Vi invito a trovare sul Web testi critici che affrontano (spiegano/smentiscono/collegano ad altre posizioni teoriche) la tesi di Flusser per la quale, nel contemporaneo, siamo programmati da immagini (dunque da un codice bidimensionale).
Potete postare i contributi che troverete come commento a questo post (è importante indicare autore e fonte delle tesi che citate) spiegando il vostro punto di vista ovvero perché trovate convincente la tesi che proponete.
Ho trovato, facendo una ricerca su Google, un sito dedicato ad una mostra fotografica intitolata "Realtà manipolate" o "come le immagini ridefiniscono il mondo" del fotografo Cody Trepte. Mi ha colpita in particolar modo perché il fotografo cerca di spiegare cosa si nasconde davvero dietro una fotografia digitale, ossia il codice binario di cui parla Flusser. L'artista crea questi quaderni con una foto iniziale che danno l'idea di un album di famiglia (quindi appartenente alla sfera emotiva e personale) però poi all'interno non vi sono le foto di famiglia che ci aspetteremo...ma il codice binario che le compone nella realtà e che solitamente non vediamo scattando la foto.
RispondiEliminaRiporto qui di seguito una parte del testo del sito in cui si spiega la posizione del fotografo:
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Fonte: http://www.strozzina.org/manipulatingreality/trepte.php
Credo sia interessante l'articolo della rivista Agalma di Giuseppe Patella (docente di Teorie dell'Arte)riguardo il testo di Flusser Filosofia del design.Con esso ci troviamo di fronte ad un originale studio filosofico sul design scritto non da un filosofo in senso stretto,nè tantomeno da un designer professionale , ma da un eclettico studioso di linguaggio e di media. L'interrogativo che muove il libro è quello di cercare una connessione tra arte e tecnica , qualità e quantità , ma soprattutto - come scrive l'autore- vuole cercare di "svelare gli insidiosi e subdoli aspetti della parola design , che in genere passano sotto silenzio".L'autore ritiene che il nostro avvenire sia una questione di design, cioè di forma delle cose , vale a dire di come riusciamo ad impossessarci del nostro destino e siamo capaci di dargli forma. L'uomo è dotato di un'anima con due occhi; che riesce a guardare all'eternità e alle sue forme e contemporaneamente riesce a tradurre e a manipolare qui ed ora quelle forme. Flusser afferma:"Sforniamo mondi in qualsiasi forma desideriamo e lo facciamo bene almeno quanto il Creatore nei sei famosissimi giorni".Nella società in cui viviamo ciascuno crede di prendere liberamente decisioni , ma in realtà vive di programmi , vive cioè di una libertà "programmata".
RispondiEliminaPropongo la lettura di un articolo dell’Unità del 12 gennaio 2010 scritto da Angelo Guglielmini, che potete leggere al seguente link: http://cerca.unita.it/data/PDF0114/PDF0114/text50/fork/ref/10012tsy.HTM?key=+ANGelo+Guglielmi&first=1&orderby=1&f=fir (Magari ,se è possibile, consiglio di aprire la versione in pdf in modo da avere una visione più chiara).
RispondiEliminaL’articolo si basa sul libro di Flusser “Immagini” ed espone in maniera chiara che la società odierna subisce delle trasformazioni grazie alla tecnica e non attraverso la filosofia e la religione. Quindi i veri rivoluzionari non sono gli strateghi del pensiero bensì coloro che operano all’interno della tecnica stessa, i filmaker, i programmatori del computer ecc. Pertanto credo che quest’articolo possa farci approfondire alcuni aspetti già trattati a lezione.
Giulia Eleonora Zeno
Molto interessante è l'articolo ritovato sulla pagina web di google: http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2008/07092008.pdf
RispondiEliminaL'articolo è stato scritto da Aurelio Magista s'intitola: Design Hi-tech, scorrendo questa pagina mi sono soffermata sulla parola "matrimonio", ebbene si, si sta parlando del matrimonia tra arte e tecnologia. A mio parere questa parola avrebbe suscitato l'ira di Flusser, che viene citato nell'articolo proposto, perchè è come se stesse travisando la sua tesi. Nell'articolo è stato riportato una sua esortazione: «La cultura
borghese moderna ha operato una netta separazione fra il mondo delle arti e quello della tecnica e delle macchine; così la cultura è stata rigidamente scissa in due rami che si escludono a vicenda: quello
scientifico, quantificabile e “duro”; e quello artistico, qualificativo e “morbido”... La parola design si inserì nella breccia e andò a formare un ponte fra le due branche. Ciò è stato possibile perché il termine esprime una connessione fra arte e
tecnica. Per questo in epoca contemporanea design indica grosso modo il luogo in cui arte e tecnica vengono di comune accordo a coincidere.» Non essendo stata presente alla lezione, la mia analisi è mossa soltanto dallo studio delle pagine del testo, però penso di poter quasi essere convinta che nell'articolo sia stato proposto questo pezzo di Flusser rovesciando il suo pensiero. Chi leggerà l'articolo, non conoscendo l'autore, potrà pensare che queste parole siano favorevoli a questa fusione, ma ciò non è del tutto vero; perchè sappiamo che Flusser muove il suo discorso affermando che l'uomo crea dei ponti che gli permettono di superare la distanza tra sè e il "mondo". Oggi il mondo ci offre belezza unita alla tecnologia e usa immagini pubblicitarie, e altri media per catturare la nostra attenzione. Si deve sottolineare che non stiamo parlando di un'immagine di tipo artigianale ma piuttosto di un'immagine "moderna" che è di tipo tecnologico, tra queste due tipologie di immagini Flusser pone una decisiva differenza. A questo punto sta a noi capire se secondo il nostro autore si può parlare di quadri quando si parla di televisione, come scrive il sottotitolo dell'articolo.
Esplorando il web in cerca di contributi riguardanti le tesi di Flusser affrontate in aula, ho trovato molti articoli che affrontano o citano un testo in particolare del teorico cecoslovacco: “Per una filosofia della fotografia”. Un articolo di Gianmarco Chieregato e Vilma Torselli ha rapito maggiormente la mia attenzione: Il Senso Del Limite, che tra i tanti spunti trattati, affronta temi come l'etica nel rapporto uomo-macchina e la facilità esecutiva che talvolta limita la libertà espressiva ("non è tanto il fotografo ad usare la macchina quanto la macchina ad usare il fotografo").
RispondiEliminaPotete trovare questo articolo all'indirizzo: http://www.artonweb.it/fotografia/articolo29.html
Salvatore Cavaliere