Blog dedicato al corso di
"Teoria e metodo dei mass media" (ABPC 65)
prof. Vito Campanelli
martedì 23 marzo 2010
Google e la Cina
img source: http://ghiasi.org/
Le cronache degli ultimi mesi hanno testimoniato le crescenti tensioni tra il governo cinese e l'azienda di Mountain View. Il conflitto in atto può anche essere letto come una contrapposizione tra due modalità di operare come filtro tra gli utenti e le informazioni: la censura cinese (che blocca alla base ogni possibilità di accesso a contenuti ritenuti contrari agli interessi del governo) e i processi invisivili che regolano i risultati delle ricerche su Google, un filtro non meno decisivo in un'epoca nella quale l'accesso alle risorse di Internet è sempre più mediato dai motori di ricerca. Sullo sfondo la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Vi invito a seguire, durante tutta la durata del corso, gli sviluppi di queste vicende che sembrano poter rappresentare uno snodo storico cruciale nei rapporti tra gli stati nazionali e quelle compagnie in grado di dominare settori strategici quali l'accesso alle informazioni digitali.
Vi invito a trovare e pubblicare notizie e commenti che possano aiutare a comprendere cosa sta succedendo, quali le possibili implicazioni, quali gli scenari futuri.
Vi invito inoltre a pubblicare i vostri commenti personali.
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Repubblica.it: Google contro la Cina.
RispondiEliminaDopo i raid di pirati informatici che volevano accedere alla posta Gmail di militanti cinesi per i diritti umani, Mountain View ha deciso di non compiacere più il governo di Pechino: lascerà liberi i risultati sul suo sito.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/01/13/news/google_cina-1924452/
http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2010/01/13/?ref=hpsbsx
Corriere.it: Cina, risposta a Google: la censura serve.
RispondiEliminaLa portavoce del governo: sia rispettata la nostra legge. E un funzionario: dobbiamo guidare l'opinione pubblica.
http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_14/google-risposta-governo-cinese-censura-ricerche_988e0c3e-00e9-11df-9901-00144f02aabe.shtml
Repubblica.it: Perché il potere ha paura del Web.
RispondiEliminaScontro tra Cina e Usa sul motore di ricerca. In gioco c'è la libertà d'informazione. E il concetto di sovranità nazionale ai tempi di Internet.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/01/25/news/potere_web-2065556/
Lucrezia La Marca ha detto...
RispondiEliminaInteressante questo articolo di Federico Rampini, non solo perché mette in evidenza la differenza del potenziale di Internet tra Oriente ed Occidente, ma anche perché induce a riflettere su quanto l'ggettivo "globale", sempre più inteso in senso "esteso" e riferito all'intero pianeta, sia in realtà molto più relativo di quanto appaia superficialmente. D'altro canto, se questo aspetto è positivo dal punto di vista del mantenimento dell'identità storico-culturale dei vari luoghi del mondo, non lo è più quando diviene il risultato della volontà di persone, che sono a capo di alcuni stati, di strumentalizzare le masse esercitando il controllo dell'informazione, proprio come avviene nella Repubblica Popolare Cinese.
Un altro aspetto importante sottolineato da Rampini è la dimostrazione della capacità del governo cinese di rivendicare il proprio spazio virtuale, attraverso l'ingaggio di veri e propri hacker che riescono a spiare i dati informatici delle più autorevoli società americane. Ed è proprio da questo ulteriore concetto che si evince la profonda volontà delle autorità cinesi di non lasciare spiragli di apertura alla libertà d'informazione nel proprio paese; tentativo, questo, che va sempre nella direzione ormai profondamente solcata, di tener chiusi gli occhi del mondo di fronte agli abusi contro i diritti umani che ogni giorno avvengono in Cina.
Leggendo questo articolo che ho trovato molto interessante,c'è un accostamento di parole che mi ha colpito maggiormente ovvero "egemonia americana". Nonostante io sia contro la censura in ogni caso,e nonostante credo che questo sia il tentativo da parte della Cina di nascondere segreti del proprio essere,sicuramente da noi non concepito,credo che sia comunque ingiusta l'imposizione americana in tutti i campi o quasi,perchè ogni Stato ha il diritto di conservare la propria cultura,il proprio modo di vivere,le proprie idee,indipendentemente dal fatto che a noi possano apparire crudeli o ingiuste.D'altro canto sarebbe bello se a decidere non fosse solo lo Stato,bensì la popolazione intera che dovrebbe trovare la forza di ribellarsi.
RispondiEliminaSilvio Iaccarino
"Google deciso: lascia la Cina dal 10 aprile, presto l'annuncio".
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/tecnologia/2010/03/19/news/google_lascia_cina-2757780/
"«Basta censura». Google via dalla Cina.
RispondiEliminaLa società reindirizza il traffico al portale di Hong Kong. Nel Paese resteranno solo alcune attività commerciali".
http://www.corriere.it/esteri/10_marzo_22/google-cina-hong-kong_ec1e8f86-35e6-11df-bb49-00144f02aabe.shtml
"Google ha lasciato la Cina per le memorie sovietiche di Brin".
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2010/03/google-cina-brin-russia.shtml?uuid=382a5f30-3822-11df-b39f-cfd69bf8f4a9&DocRulesView=Libero
"Google lascia la Cina «Fuori dal Paese il 10 aprile»".
RispondiEliminahttp://www.unita.it/news/mondo/96371/google_lascia_la_cina_fuori_dal_paese_il_aprile
Google e la cyberwar con la Cina. E gli Usa?
RispondiEliminahttp://temi.repubblica.it/limes/google-e-la-cyberwar-con-la-cina-e-gli-usa/10195
Cina, Google è stato solo l'inizio?
RispondiEliminaGli utenti cinesi non sono contenti dell'addio di Google. Che oltre lasciare mano libera ai censori di stato starebbe anche provocando altri abbandoni eccellenti
Roma - Il turbolento epilogo dell'esperienza di Google in Cina sta condizionando non solo i rapporti diplomatici tra Pechino e gli Stati Uniti, ma anche la percezione generale dei netizen cinesi circa il ruolo ricoperto da BigG fino a qualche giorno fa: le reazioni riportate dalla BBC lasciano trasparire un vago senso di abbandono, di tradimento, da parte di quello che era considerato un baluardo della libertà di espressione capace di eludere, anche se non completamente, la meticolosa censura applicata al Web.
"Andate via, abbiamo Baidu" è solo uno dei molti commenti lasciati sul sito sina.com da utenti risentiti per la decisione di Google. Un malessere generale che ha coinvolto i navigatori di tutta la Cina, compresa l'isola di Hong Kong che in principio sembrava essere una sorta di ultima spiaggia per il search libero di Mountain View: una speranza vana visto il tempestivo intervento del governo centrale per inasprire la censura anche sulla versione locale di Google.
Li Ka-shing, l'uomo più ricco dell'ex colonia britannica e proprietario del provider TOM Online, ha espressamente dichiarato di non essere più intenzionato a usare Google, sia a livello personale che aziendale. Attualmente fra Mountain View è l'ISP asiatico sussiste però un accordo di collaborazione che, secondo un portavoce di BigG, dovrebbe essere comunque rispettato.
Lo switch da google.cn a google.com.hk è stato subito giudicato come "un gesto irresponsabile" dalle autorità cinesi e gli effetti di eventuali blocchi o malfunzionamenti di una o più parti dell'ecosistema Google in Cina sono stati raccolti in una pagina appositamente dedicata alla questione: al momento YouTube e Blogger risultano essere completamente inaccessibili, mentre sono segnalati alcuni disservizi su Picasa, Docs e Groups. Sono in funzione, almeno in apparenza, Gmail, Search e News.
giovedì 25 marzo 2010
di Giorgio Pontico
In mancanza di un indirizzo Internet suggerisco di chiarire meglio la fonte di questo commento.
RispondiEliminaIl link da cui è stato tratto l'articolo di Giorgio Pontico è: http://punto-informatico.it/2840724/PI/News/cina-google-stato-solo-inizio.aspx
RispondiEliminaUna cosa è certa: questo scontro avrà ripercussioni enormi e segnerà uno snodo cruciale per il futuro del web. Premetto che sono un fermo sostenitore della libertà di Internet, ma a mio parere non dobbiamo lasciarci confondere le idee da semplicistiche distinzioni manichee come il "bene" rappresentato dalla libertà a stelle e strisce e il "male" della censura rossa: i fattori coinvolti sono molteplici e riguardano ricavi miliardari che, purtroppo, poco hanno a che fare con la difesa dei diritti umani. Infatti Federico Rampini nel suo articolo ci ricorda che Google nel 2006 accettò "il patto con il diavolo" accordando con il governo locale alcune censure verso gli internauti pur di entrare in un mercato florido come quello cinese.
RispondiEliminaUn altro aspetto da sottolineare è quello politico: questa diatriba segnerà sicuramente i delicati rapporti tra le due amministrazioni nazionali, che negli ultimi periodi hanno avuto diversi motivi di dicussione (vedi il caso dell'incontro tra Obama e Dalai Lama: http://www.corriere.it/esteri/09_ottobre_05/dalai-lama-obama-usa-cina_c9e175a8-b1a9-11de-82d9-00144f02aabc.shtml).
Ho trovato molto interessante un articolo su un blog (fonte http://www.marketing-ippogrifo.com/scontro-cina-google/) soprattutto per due motivi. Prima di tutto ci sintetizza in maniera schematica gli ultimi avvenimenti e le rispettive conseguenze (evidenziando che questa rottura non conviene nè a Google nè alla Cina stessa),e poi lancia una provocazione, insinua il dubbio che dietro possa esserci una clamorosa strategia di marketing.
Salvatore Cavaliere
Simpatico direi è il titolo dell'articolo di giornale di Stampa.it : Google della bilancia tra Usa e Cina.
RispondiEliminaScorrendo le righe di questo articolo si può ben capire come il giornalista, Francesco Sisci, si pone nei confronti di questi ultimi avvenimenti tra Cina e Usa, affermando che Google sia diventato una questione puramente politica; e come il presedente americano voglia creare un riconciliamento tra le due nazioni attraverso una conferenza internazionale.
A mio punto di vista si sta venendo a creare una situazione molto delicata, perchè questa pseudo "guerra" per la supremazia del cyber-spazio avrà sia vinti che vincitori, e ci saranno delle conseguenze, ancora del tutto ignote sull'esito, che si ripercuoteranno su tutto noi, sicuramente.
Ora non possiamo che aspettare e vedere come si muoverà "il google della bilancia" tra queste due nazioni!
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=98&ID_articolo=504&ID_sezione=180&sezione=
Sono contraria alla censura perchè credo che ogni individuo debba aver diritto di informazione e, quindi, a mio parere, l'accesso libero a Internet è da ritenersi positivo.
RispondiEliminaTuttavia, leggendo le informazioni sulla questione Google-Cina nei vari link proposti nel blog, mi sono resa conto di quanto cose che noi occidentali diamo per scontato non lo siano, in realtà, per tutto il globo. Mi ha particolarmente colpito questo paragrafo dell’articolo “Perchè ilpotere ha paura del web” scritto da Rampini: “In Occidente diamo ormai per scontato da anni che la superficie terrestre sia scandagliata minuziosamente da GoogleMap. Ricordo il divertimento con cui mi accorsi, quando abitavo a San Francisco, che dalle foto satellitari si poteva vedere non solo casa mia ma anche la targa della mia auto. Non appena mi trasferii a Pechino nel 2004 scoprii che intere zone della capitale cinese invece erano oscurate, a cominciare dal quartiere di Zhongnanhai dove risiede la nomenklatura comunista. Ciò che a noi appare naturale, o inevitabile, cioè che la mappatura terrestre sia fatta da un'impresa privata americana, non è accettabile a Pechino. E' un'intrusione virtuale nella sovranità: un valore per il quale gli Stati scendono in guerra da secoli. E visto da Pechino il confine che separa un colosso privato come Google dal governo di Washington, è labile”. Questo passaggio dimostra come vaste parti del globo non abbiano accesso alle informazioni cui noi, in quanto occidentali, abbiamo invece accesso.
Sono in oltre convinta che la questione su cui si discute negli ultimi giorni cambierà irrimediabilmente i rapporti tra USA e Cina e quindi instaurerà una nuova “guerra fredda” tra Occidente-Oriente per la conquista del cyber-spazio e modificherà inevitabilmente le relazioni diplomatiche e politiche tra i due Stati.
Claudia Agostino
Sono d’accordo con il mio collega Salvatore sul fatto che tutta la questione sia da interpretare come una guerra economico-politica e che non sia giusto identificare Google con il bene e la Cina con il male. Già il fatto che negli anni passati Google avesse accettato di filtrare le informazioni in accordo con il governo cinese dimostra quanto poco nell’ambito della questione vengano tenuti in conto i diritti umani. Forse è un accostamento un po’ azzardato comunque mi è venuto in mente il film “The departed:il Bene e il Male”, diretto da Martin Scorsese, storia di Billy Costigan, infiltrato per la polizia di Stato, nella cerchia del boss Frank Costello e Collin Sullivan che, lavorando per Costello, si inflitra nella polizia. Pur trattando di criminalità organizzata e quindi di un argomento diverso, vedo un’attinenza con la questione Google-Cina in quanto non solo il film tratta il tema dello spionaggio (di spionaggio è stato infatti accusato il governo cinese) ma anche perchè, nel film, colui che sembra il cattivo lavora, in realtà, per la giustizia e, viceversa, il delinquente viene considerato uno dei migliori agenti di polizia. Ciò che voglio dire è che, anche in questo caso, è difficile stabilire chi sia il cattivo e chi il buono: Google accettò nel 2006 di filtrare le informazioni in accordo col governo cinese; la Cina è a sua volta accusata di spionaggio nei confronti di alcuni dissidenti e di membri di società americane e di voler censurare alcune informazioni: in fondo, forse non esiste nè il cattivo nè il buono ma ognuno agisce solo nel proprio interesse. Se il governo cinese esercita una “dittatura massmediatica”, anche gli USA utilizzano Google per imporre la propria egemonia tecnologica sul mondo.
RispondiEliminaUn altro fattore su cui voglio riflettere è il fatto che l’uso dei mezzi informatici abbia reso molto più rapido e facile lo spionaggio rispetto ad una situazione come quella del film in cui, per spiare, si ricorre all’uso di infiltrati in carne ed ossa. Oggi, per chi è esperto di mezzi informatici, basta un click e questo aspetto può rivelarsi piuttosto pericoloso perchè dimostra come chiunque possa avere accesso alle nostre informazioni, anche le più riservate, al di là di ogni nostro diritto alla privacy.
Claudia Agostino
Non vorrei essere ripetitiva ma ank' io sono pienamente d' accordo che questa sia diventata una"guerra" puramente economico politico, magari con il tempo verrà accantonato questo episodio per far spazio ad altre accuse,"guerre" così non finiranno mai!
RispondiEliminaMi ritrovo d’accordo con i colleghi soprattutto dal punto di vista della (dis)informazione della popolazione cinese. Il governo cinese e Google dovrebbero dare ascolto anche alla massa di netizen che usa il grande motore di ricerca. A proposito di questo, consiglio di leggere quest’articolo interessante: http://punto-informatico.it/2838800/PI/Lettere/speciale-cara-google-cara-cina.aspx (che non posto per una questione di spazio). Si tratta di una lettera aperta che gli internauti cinesi hanno inviato sia al loro governo sia a Google. La questione è molto complessa, è vero che Google è sceso a compromessi con la Cina per accaparrarsi una buona parte del mercato cinese ma, dopo svariati attacchi hacker è anche normale che abbia deciso di non filtrare più le informazioni considerate pericolose dalla “Grande Muraglia”. Potrebbe darsi che sia stato tutto frutto di una manovra politico-economica della Cina per avere un unico monopolio dell’informazione e sbarazzarsi quindi del potente Google, dal momento che ora è la Cina la prima potenza mondiale. Tuttavia, per saperne di più bisogna aspettare le prossime mosse.
RispondiEliminaHo trovato in rete nuovi aggiornamenti sulla vicenda Google-Cina.
RispondiEliminaInternet: Cina, bloccato l'accesso a Google
Shanghai, 31 mar. - (Adnkronos) - Per tutta la giornata di ieri gli internauti residenti in Cina non hanno potuto servirsi del motore di ricerca di Google, sia in inglese che in cinese. Una volta raggiunta la home page, ogni tentativo di ricerca riceveva come risposta una notifica di errore. Solo in serata, scrive il New York Times, qualche internauta di Shanghai e' riuscito ad avere occasionale accesso al sito in cinese. Le autorita' di Pechino non hanno fatto alcuna dichiarazione in proposito, ne' la societa' di Mountain View ha voluto commentare. Ma la convinzione diffusa e' che si tratti di un intervento deciso dal governo cinese dopo che il 22 marzo Google ha deciso di trasferire il suo motore di ricerca in cinese sui server di Hong Kong per sfuggire alla censura di Pechino. La Cina aveva reagito parlando di decisione "totalmente sbaglaita" da parte di Google e, fin dal 23 marzo, l'attivita' del motore di ricerca e' stata sabotata, con il blocco di tutte le connessioni a siti considerati sensibili e delle ricerche con parole collegate ai dissidenti e al leader spirituale tibetano, il Dalai Lama. La controversia fra Cina e Google, iniziata in gennaio quando la societa' americana ha lamentato di essere vittima di cyberattacchi, ha contribuito alla crescita della tensione fra Washington e Pechino.
Fonte:http://www.adnkronos.com/IGN/News/CyberNews/Internet-Cina-bloccato-laccesso-a-Google_193080409.html
Il titolo "Google aggira Pechino" del Sole 24 ore a mio parere è abbastanza forte, perchè così d'impatto fa capire che sia avvenuto qualcosa di illecito, quando invece si è cercato semplicemente di dirottare l'alternativa da un'altra parte, in questo caso Hong Kong!Questa è una guerra che ahimè durerà per un pò dato che questa nuova sfida cibernetica ha colpito quello che è uno stato fortissimo nelle sue tradizioni e che non permette ai suoi cittadini di guardare al di là della Muraglia Cinese!Prima o poi la Cina doveva pur fare i conti con questa sorta di dirottamento,in un'era in cui possiamo considerarci tutti appartenenti a un villaggio globale.E' da sottolineare forse un aspetto negativo e cioè l'omologazione di tutti i vari popoli che hanno accesso ad internet e la relativa perdita di una propria identità, ma non si può neanche privare milioni di persone di conoscere cosa c'è oltre se stessi..
RispondiEliminaCioppa Matilde
La vicenda Google-Cina, in fondo può essere a pieno titolo inquadrata nell’eterno tentativo, di chi detiene il potere, di imbavagliare e pilotare l’informazione qualora questa sia ritenuta di ostacolo e non funzionale alla propria sopravvivenza politica. Non a caso, storicamente, sia nei regimi totalitari, autoritari o populisti, sia nelle democrazie, grande rilievo è sempre stato dato alla propaganda ed al controllo dei mezzi di informazione; Un esempio per tutti la figura di Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler. Anche in Italia, purtroppo, stiamo vivendo da molti anni una fase in cui vige una forma soft e mascherata di censura che si manifesta con l’allontanamento dalla televisione di personaggi ritenuti scomodi e con la manipolazione delle notizie che vengono trasmesse dai telegiornali. Un esempio emblematico di questo sconfortante stato di cose nel nostro Paese è la vicenda dell’allontanamento di Beppe Grillo dalle televisioni pubbliche e commerciali, proprio in quanto assertore di posizioni scomode per chi, a destra come a sinistra deteneva e detiene tuttora il potere.
RispondiEliminaSaveria Secreti
http://www.youtube.com/watch?v=dl7XvVB6Ga0
http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/cina-le-orwelliane-manovre-non-sempre-riuscite-della-dirigenza-per-combattere-internet-318082/
RispondiEliminaLe vicende avvenute in questi giorni, riguardanti le tensioni tra l'azienda Google e il governo cinese, ci spingono a fare delle riflessioni sull'attuale scenario di alcuni paesi, riguardo la libertà di informazione.
Il titolo dell'articolo da me proposto, suggerisce una visione "orwelliana" della società cinese: totale controllo e manipolazione dell'informazione di un regime autoritario forte, inevitabilmente ci riporta alle vicende raccontate in "1984", la più importante opera dello scrittore inglese.
La questione da affrontare in realtà è il limite ,molto labile ,tra libertà del singolo individuo e autonomia di uno stato che , da sempre, è in contrasto ideologico con gli Usa (e in generale con l'ideologia occidentale). Se da una parte infatti, senza dubbio, il cittadino deve essere libero di sapere e quindi giudicare(e su questo non ci piove), la questione va analizzata più approfonditamente.
Come evidenziato da alcuni miei colleghi infatti, se focalizziamo l'attenzione sull'aspetto politico, la presenza di un "Big Brother" che sia libero di accedere ad ogni aspetto della vita, può creare un disagio.
Nel caso specifico, la facilità dell'accesso alle informazioni, fornito dal motore di ricerca Google, poteva risultare ,agli occhi del chiuso governo cinese, un pericoloso tentativo di spionaggio da parte dell'occidente.
Chiaramente credo che nessuno voglia (e possa) giustificare un atteggiamento di così grave chiusura al mondo esterno.
Il discorso fatto prima vale infatti solo se esiste un' armonia tra stato e cittadino, mentre per quanto riguarda la Repubblica Popolare Cinese, c'è un tentativo di impedire ogni possibilità di opposizione.
La libertà di informazione non deve entrare in contrasto con la tutela della "privacy" del singolo e della comunità, la difficoltà sta proprio nel mediare questi due diritti fondamentali.
Sono infine d'accordo con il ragionamento di fondo di chi ritiene che la vicenda si riduca ad una mera questione economico(da parte di Google)-politica (da parte delle autorità cinesi), e che in realtà entrambe le parti abbiano guardato soltanto i propri interessi.
L'articolo proposto è un estratto del New York Times, di seguito l'articolo originale.
http://www.nytimes.com/2010/04/08/world/asia/08censor.html?hp
In un articolo de:"Il sole 24 ore"ho trovato interessante l'opinione dei giovani riguardo la decisione di Google.Ciò che ne risulta è che parte della gioventù cinese,contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare,non soffre in realtà la censura nè prova ad aggirarla.
RispondiEliminaForse se domani uno studente italiano scoprisse di non avere più Google,Facebook o Youtube si sentirebbe fuori dal mondo,cosa che invece non è accaduta tra gli studenti di Pechino.Come essi stessi testimoniano è Baidu il principale motore di ricerca cinese,e Youku.com sostituisce il "nostro" Youtube,così come Facebook,in Cina molto meno utilizzato come social network rispetto a Renren.
Ovviamente non per tutti i giovani il blocco di Google è stato irrilevante,molti vedono in questa decisione un tagliar fuori la Cina dal resto del mondo,il che a mio avviso è estremamente giustificato.
Se internet da la possibilità di essere sempre al corrente di tutto ciò che accade nel mondo non vedo perchè a giovani universitari cinesi debba essere negata questa opportunità e possano loro solo usufruire di una così citata nell'articolo"INTERNET MONCA".
www.ilsole24ore.com
Perché Google non fa proseliti contro la Cina?
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/03/google-cina.shtml?uuid=443d0d4c-39b0-11df-9fa9-1d4f0b3be0c7&DocRulesView=Libero
Ho trovato molto interessante questo breve articolo del Sole24Ore che lancia una provocazione circa le dinamiche che spesso muovono le decisioni di queste società solo in apparenza "trasparenti".
Salvatore Cavaliere
http://www.webmasterpoint.org/news/google-e-russia-censura-e-blocco-in-arrivo-dopo-cina_p35772.html
RispondiEliminaPurtroppo la censura non colpisce solo la Cina, ma anche in Russia è a rischio.
Il governo ha intenzione di investire 100milioni di dollari per creare un nuovo motore di ricerca nazionale per controllare le informazioni e guardare agli interessi dello stato.
Assurdo pensare che la libertà degli individui possa essere minata da “stati-padroni”!