mercoledì 25 marzo 2009

Giornale in ateneo - n°1

Per questa prima settimana il compito per gli studenti coinvolti è quello di confrontare come i due quotidiani in esame trattano il tema della pena di morte.
E' possibile pubblicare i popri commenti in risposta a questo post.

14 commenti:

  1. Giusto per iniziare ho fatto un veloce confronto tra i due quotidiani ("Il sole 24 ore"- "Corriere della sera");entrambi i giornali trattano del tema della pena di morte, in occasione del rapporto annuale di Amnesty International. Già in prima pagina il Corriere ci anticipa le due pagine dedicate all'argomento in questione(pag.14 e 15), con particolare attenzione alla Cina, il paese con il più alto numero di condanne capitali eseguite nel 2008 (78% circa).
    Nel Sole 24 ore invece l'argomento non è riportato in prima pagina (la cosa non mi stupisce molto, considerando il fatto che questa testata si occupa, almeno credo, prevalentemente di economia, commercio e finanza - azzardo questa opinione da perfetto ignorante in materia-), lo troviamo invece a pagina 12, anzi direi "a fine pagina 12", siccome sono dedicate 3 colonnine de circa 30 righe l'una.
    Per fare un confronto dei contenuti a mio avviso credo che l'articolo del Sole 24 ore, sebbene meno appariscente di quello del Corriere ( provvisto di fotografie e schemini riassuntivi), sintetizzi in maniera completa ciò che riguarda l'ultimo rapporto di Amnesty, o meglio riesce a riportare gli stessi fatti dell'altro giornale, a differenza che quest'ultimo sottolinea non poco il peso dei numeri riferiti alla Cina ( e mi sembra giusto!)ed inoltre vi è un altro articolo apposito che si concentra prevalentemente sul paese asiatico.
    Comunque siccome ognuno deve dire la sua, per ora vi lascio queste piccole considerazioni, anche perchè vorrei sapere se il nostro intento è "semplicemente" quello di rendere note la differenze fra le testate o anche quello di aprire un dibattito sul tema presentatoci ( in questo caso ci sarebbe molto da dire).Aspetto anche i vostri commenti :D
    Adolfo Vico

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  2. Lanciato come primo tema da leggere negli articoli richiesti "SULLA PENA DI MORTE" vorrei lanciare il mio primo commento ,mettendo a confronto le due testate ,in questo caso,IL SOLE 24 ORE E IL CORRIERE DELLA SERA.L'argomento, ovviamente, è da sempre uno degli argomenti più delicati che i vari mass media trattano.Ho scelto come primo giornale da esaminare il "CORRIERE DELLA SERA"perchè ho visto che si è preoccupato di più a mettere bene in risalto tutti i particolari(anche con statistiche figurative)riguardo ai paesi che ancora nel 2009 hanno questo tipo di punizione,e soprattuttoha fatto capire bene la grave quantità di morti che ci sono nei vari paesi. E ovvio che anche nel sole 24 ore il tema centrale è la gravità dell'argomento "pena di morte" ma è messo meno in risalto in quanto già non è anticipato nella prima pagina ,in più e è riportato solo in un piccolo angolino a pagina 12 . Anche se sintetico, a mio parere, il tema è abbastanza centrale senza troppi particolari.
    P.S.L'ARGOMENTO PERò HA BISOGNO DI ESSERE TRATTATO CON INTERESSE MAGGIORE (MI RIFERISCO AL SOLE 24 ORE)SE SI VUOLE METTERE IL "PROBLEMA"DAVANTI AGLI OCCHI DEL MONDO.!

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  3. Dovendo occuparci della notizia sulla pena di morte, senza dubbio l'attenzione si posa prima sul "CORRIERE DELLA SERA", in quanto l'immagine presente nella prima pagina di questo quotidiano anticipa, come ha fatto già notare il collega Adolfo, l'ampia trattazione che il giornale riserva a tale tema nelle pagine successive. La prima immagine è supportata da altre foto e da numerosi dati,presenti nelle pagine seguenti dove la notizia viene trattata in maniera più estesa, che insieme fanno notare come tale quotidiano abbia voluto mettere in risalto l'importanza di questo tema, la crudeltà e la freddezza dinanzi all'uccisione di "altri uomini", visibili anche nei volti di coloro che accompagnano i condannati al "patibolo" e soprattutto viene evidenziata la spettacolarità che eventi come quello della condanna a morte assumono agli occhi di veri e propri spettatori. Inoltre, proprio l'aggiunta dei dati riguardanti le percentuali con cui vengono compiute le varie esecuzioni nel mondo, dove sicuramente la Cina detiene un grande primato, e il riquadro in cui vengono riportati i "casi celebri" catturano ancor più l'attenzione del lettore, su un tema ritenuto di importanza mondiale. Differente è la trattazione della notizia su "Il Sole 24 ore". Non subito si capisce che anche tale testata si occuperà, nelle pagine successive alla prima, del tema sulla pena di morte. Infatti la notizia compare in un angolo in basso a pagina 12. Concordo ancora con il collega Adolfo sul fatto che qui la notizia, anche se breve, fornisce dati sufficienti e completi sulla vicenda. Essendo questo un giornale prettamente economico, cerca comunque di allontanare l'interesse dei suoi lettori, per un attimo, da numeri e percentuali, e di focalizzarlo su altri problemi del mondo, oltre quello della crisi economica. Anche se, per avere un effetto maggiore sui lettori, come giustamente ha detto la collega Maria, Il Sole 24 Ore dovrebbe trattare la notizia sulla pena di morte in maniera più ampia. Come infine si può notare, la trattazione di una notizia importante come questa sulla condanna a morte assume più o meno importanza nelle due testate soprattutto per la natura dei due quotidiani, uno prettamente informativo(CORRIERE DELLA SERA),l'altro economico-politico(Il Sole 24 Ore): quindi non bisogna stupirsi se nella pagina 12 Il Sole 24 Ore pone in primo piano la notizia sull' "oscurazione" di YouTube a Pechino e mette in secondo piano quella sulla pena di morte, a differenza di quanto accade nel CORRIERE DELLA SERA dove nelle pagine in cui il tema da noi preso in esame viene trattato, come già visto, in maniera molto ampia, quello su YouTube è racchiuso in un piccolo riquadro.

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  4. I dati, del rapporto annuale di Amnesty International, evidenziano quanto sia ancora presente nel mondo la pena di morte e la difficoltà -a mio parere- che si ha nell'affrontare un argomento delicato e che probabilmente desta poco interesse nel pensiero della maggior parte di quelle popolazioni che non vivono in "prima persona" le conseguenze che comporta una punizione del genere. In Cina si ha la maggiore percentuale di pene inflitte anche per reati non di sangue, dalla corruzione all'alterazione degli alimenti. (L'ultimo caso è stato quello del latte contaminato alla melamina.)
    Nonostante i dati contro, la "comunità giuridica cinese ha registrato un consenso sull'abolizione della pena capitale, è l'opinione pubblica che vuole mantenerla". Ciò sembra inspiegabile nonostante uno dei maggiori scrittori cinesi contemporanei abbia spiegato che "le esecuzioni capitali in Cina, sono sempre state viste come grandi spettacoli", i quali probabilmente la popolazione sceglie di assecondare credendo in una riduzione dei reati commessi o forse semplicemente, la loro accondiscendenza dipende dalla forte pressione politica a loro imposta.
    Nel trattare questo tema, Il "Corriere" presta lo spazio di circa 4 colonne nella pagina dei rapporti Esteri ed altre 3 in quella successiva, aggiungendo figure portanti dati statistici sui paesi che ancora hanno in vigore la pena di morte, e quali sono le tipologie di pena inflitte ai detenuti. E' evidente invece, di come "Il Sole 24 Ore" dia poco spazio - o importanza- a questa tematica, lasciando poche colonne di fondo pagina, descrivere statisticamente gli stessi dati del precedente giornale.
    Tenendo davanti le due pagine dei giornali, possiamo notare come anche un altra notizia venga riportata in modo diverso: la chiusura del sito di YouTube per i cinesi. "Il Corriere" gli dedica uno specchietto. "Il Sole" , invece, 3 colonne in alto...il che mi lascia un pò di perplessità!
    Francesca Forte

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  5. Il “Corriere della Sera” a confronto con “Il Sole 24 Ore” sul tema della pena di morte.

    << Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio. >>
    (Cesare Beccaria, “Dei delitti e delle pene”.)

    In Cina, nelle facolta’ di Giurisprudenza, oggi si legge Cesare Beccaria. Si legge dell’assurdita’ di uno stato che condanna un crimine e nello stesso tempo ne commette uno esso stesso. A renderci partecipi di questa che ai nostri occhi puo’ apparire una piccolezza, ma che per uno stato in cui vengono eseguite il 72% delle condanne a morte mondiali e’ un grandissimo passo avanti, e’ il “Corriere della Sera”, che dedica al tema della pena di morte due articoli, anticipati gia’ in prima pagina, scritti da Monica Ricci Sargentini e Marco del Corona. L’altra testata presa in esame questa settimana, “Il Sole 24 Ore”, dedica a questo attualissimo tema, in occasione del rapporto annuale sulla pena di morte reso pubblico da Amnesty International, un piccolo ma esaustivo articolo su tre colonne scritto da R.Bon.
    Mentre il primo dei due quotidiani batte molto sul ruolo della Cina e sulle migliaia di condanne eseguite o in via di esecuzione in quel paese, “Il Sole 24 Ore” ci propone uno scorcio del fenomeno piu’ generale, un sunto sui pro e contro di questo rapporto pubblicato da Amnesty: i paesi che applicano la pena di morte sono sempre piu’ pochi (il “Corriere della Sera” ne riporta 25, “Il Sole 24 Ore” 23), ma il numero dei detenuti mandati a morte in quei paesi e’ salito, alle volte addirittura raddoppiato, nel 2008 rispetto all’anno precedente. Il “Corriere della Sera”, inoltre, si e’ preoccupato di fornire una carta tematica riportante metodi e numero di esecuzioni per paese (ne “Il Sole 24 Ore” questa mappa e’ invece solo un trafiletto interno all’articolo.).
    Entrambi i giornali, vuoi in maniera piu’ completa, vuoi in maniera piu’ sintetica, riportano chiaramente lo stato attuale della situazione, con tutte le sue problematiche, i suoi progressi, le frontiere da abbattere in futuro (in primis, per quanto riguarda l’Europa, si auspica un’abolizione della pena di morte principalmente in Bielorussia, unico stato europeo che ancora applica la pena capitale.).

    Marzia Figliolia.

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  6. Una cosa fondamentale risalta dando uno sguardo ai due giornali di questo mercoledì: il Corriere porta già in prima pagina un articolo sulla pena di morte, mentre Il Sole 24 ore ne parla soltanto a pagina 12 nella sezione Mondo, in secondo piano rispetto alla notizia dell'oscurazione di You Tube in Cina.
    Entrambi i giornali fanno riferimento all'aggiornamento (marzo 2009) dei dati sulle esecuzioni nei vari paesi; il Corriere della Sera dedica, oltre a un piccolo spazio in prima pagina, una sorta di dossier al tema con l'aggiunta di immagini, al contrario de Il Sole 24 ore.
    Le differenze tra le due testate sono evidenti già dai titoli: dall'ironico e pessimista "Pena di morte, esecuzioni ‘’solo’’ in 25 paesi" del Corriere al più ottimista e fiducioso "Amnesty:progressi sulla pena di morte" del Sole 24 ore; come si sa, il titolo ci dice tutto dell'articolo, e di fatti il taglio negativo-pessimista persiste negli articoli di Sargentini e Del Corona, che evidenziano come in realtà la strada per arrivare a "un mondo senza patiboli" sia ancora molto lunga; tuttavia si legge anche che il paese in testa alla lista nera, la Cina, si sta avviando all'abolizione della pena capitale: è significativa l'ultima frase dell'articolo "E nelle facoltà di giurisprudenza, sempre più aperte ai docenti stranieri, si legge Cesare Beccaria, ‘’Dei delitti e delle pene’’.
    In sintesi, possiamo dire che il Corriere vuole essere molto più esaustivo sul tema rispetto al Sole 24 ore, che oltre all'ottimismo non dice granché: R.Bon. si limita a citare, così come Sargentini, il discorso della segretaria generale dell'Onu Irene Khan, ma molto brevemente, e i dati delle ultime statistiche, ponendo sempre l'accento sul fatto che la situazione è in progresso. E' vero che anche Bon. fa riferimento a un paio di aspetti negativi, ma questi sembrano passare in secondo piano: "...un quadro se non incoraggiante almeno più positivo rispetto al passato", o "Resta il fatto che...sono 138-i 2/3 del totale-i Paesi che hanno abolito la pena capitale..." sono frasi che vogliono riportare il lettore all'ottimismo, magari illudendolo che nessuno ormai muore più giustiziato.
    Personalmente trovo che il Corriere della Sera sia più realista e soprattutto più interessato a trasmetterci quante più informazioni possibili e soprattutto punti di vista diversi (ci sono articoli di due giornalisti oltre che numerosi dati e immagini), aspetto importantissimo per la formazione di un'opinione concreta. Al contrario, Il Sole 24 Ore ci dà un unico punto di vista, sembra quasi non voler far soffermare il lettore sull'argomento (l'articoletto è emarginato in un angolino, senza immagini né riferimenti in prima pagina, ha un titolo abbastanza piccolo ed è molto breve), non offre spunti di riflessione ma dati oggettivi e una visione unilaterale. Credo, infine, che quest'articolo sia un ottimo esempio di come i mass media possono manipolare le informazioni e decidere per noi cosa sapere e cosa ignorare.

    Rita Cafiero

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  7. Le prime differenze che si scorgono a prima vista confrontando i due quotidiani il "Corriere della sera" e "Il sole 24 ore" in rapporto agli articoli sul tema in questione, la pena di morte, sono ovvie.
    Il primo, a differenza dell'altro che, molto più breve e coinciso, dedica all'argomento un angolino di pagina (non per questo a mio avviso meno importante), presenta il tema anticipandolo in prima pagina e in modo più minuzioso, arricchito di particolari, esempi, fotografie, schemi riassuntivi...(che senza dubbio "incuriosicono" la lettura rendendola meno pesante soprattutto a noi giovani che spesso tendiamo a "sminuire" eventi di tale importanza).
    I due quotidiani espongono il tema della pena di morte in relazione all'annuale rapporto di Amnesty International; entrambi pongono l'accento sul continente asiatico, in particolare sulla Cina, che è statisticamente il Paese con il numero più elevato di sentenze capitali (un "tristissimo" 72% in rapporto al totale).
    Potrebbe sembrare scontato che la Cina sia in cima alla classifica in quanto le si attribuisce un numero elevato di abitanti ma non è proprio così. I quotidiani infatti ci fanno notare che la pena di morte in Cina è prevista per qualche decina di reati, compresi crimini non di sangue (il che, a mio parere, rende la cosa ancor più sconvolgente anche se rispetto al passato sono "già" diminuiti!!!). Addirittura il "Corriere della sera" ci parla di "patibolo mobile" (da alcuni nominata morte "on the road") che tratta di una nuova tecnica di esecuzione attraverso un furgone attrezzato per dispensare iniezione letale ai condannati.
    Accanto alla Cina sono rammentati con "minor rilievo" anche altri Paesi (in totale 25) che fanno sì che tale condanna non sia ancora del tutto eliminata; tra questi Iran, Arabia Saudita, Stati Uniti e Pakistan.
    Nonostante le differenze di esposizione entrambi i quotidiani rendono chiaro l'argomento facendo trasparire un risultato positivo sebbene ancor molto lontano da un "mondo senza patiboli".

    Antonia Iodice

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  8. Una prima differenza tra le due testate “Corriere della Sera” e “Sole 24 ore” si riscontra già dalla prima pagina. Difatti, mentre il Corriere della Sera presenta la notizia della pena capitale nel taglio medio-alto della prima pagina accompagnata da foto a colore, nel Sole 24 ore invece, la notizia compare indirettamente in quanto offuscata dall’informazione relativa alla censura di Youtube, a scapito dei cinesi.
    Una seconda differenza si presenta, inoltre, nelle pagine interne dei corrispettivi giornali. Il Corriere dedica due pagine al tema della pena di morte correlate da immagini forti e angoscianti. Al contrario, nel Sole 24 ore vi è un solo breve articolo privo di foto.
    Ciò può dipendere dal fatto che finanza ed economia siano “ambrosia” per questo quotidiano. Il nucleo della notizia è pressoché uguale per entrambi i quotidiani: dal 2008 l’esecuzione della pena di morte è presente “solo” in 25 Paesi, in cima alla classifica primeggia la Cina con il 72% delle esecuzioni, in Europa l’unica nazione ad applicare la pena è la Bielorussia. Gli articoli del Corriere danno però maggiori informazioni al lettore. Si legge infatti che in Cina sono nati i “bus della morte”, furgoni blindati attrezzati per impartire l’iniezione letale ai condannati nelle zone più limitrofe del paese. E ancora, si scopre che in realtà la comunità giuridica cinese ha registrato un consenso sull’abolizione della pena di morte ma pare che sia l’opinione pubblica a volerla mantenere!
    Il Corriere della Sera utilizza come tecnica di comunicazione un impatto visivo che attira maggiormente l’attenzione di chi legge.
    Il Sole 24 ore tratta la notizia con estrema brevità ma offre comunque spunti validi per profonde riflessioni.

    Commento personale: La cosa più sconvolgente, al di là del fatto che esista la pena capitale, è che l’intero procedimento avviene in segreto ed i familiari del condannato non sono informati sulla data dell’esecuzione e soprattutto non viene detto loro dove sarà poi sepolto il corpo. E’ terrificante vivere con il pensiero fisso di aver perso un familiare e non poter avere il diritto di seppellirlo, specialmente se è stato giustiziato un innocente. Concludo citando una riflessione di Cesare Beccaria tratta dal libro “Dei delitti e delle pene”: «Con questa pena lo Stato, per punire un delitto, ne commette uno a sua volta».

    Giulia Eleonora Zeno.

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  9. I quotidiani presi in considerazione questa settimana sono due: “Il Corriere della Sera” e “Il Sole 24 Ore” e il tema scelto dal docente è la pena di morte. Il primo giornale vanta la più importante tradizione di quotidiano italiano nato nel 1876, l’altro è il principale quotidiano economico italiano diretto da Confindustria. La prima differenza che possiamo notare è che mentre il “Il Corriere della Sera” riporta già la notizia in prima pagina con tanto di foto, il “Il Sole 24 Ore” riporta la notizia solo nella sezione “Mondo” a pagina dodici collocandola in basso in un angolo. Ovviamente ciò denota una diversa gerarchizzazione delle notizie, dovuta probabilmente alla diversa natura dei quotidiani. Il titolo de “Il Sole 24 Ore” è: “Amnesty: progressi sulla pena di morte” “La applicano sempre meno stati”. L’articolo riporta brevemente una dichiarazione del segretario internazionale di Amnesty International, una classifica dei paesi in cui la pena di morte raggiunge cifre record come la Cina, l’Iran, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, i dati riguardanti l’Europa (che risulta il continente “più avverso alla pena di morte” perché l’unico paese in cui è ancora in vigore questa pena è la Bielorussia) e accenna alle condanne non ancora eseguite; termina con una serie di dati sui paesi che hanno ormai abolito questa condanna.
    Il giornale di Via Solferino fornisce un dato che cambia la visione della notizia: dopo il titolo principale “Pena di morte, esecuzioni “solo” in 25 Paesi” si legge poi “Quasi raddoppiati i giustiziati (2.390), ma il 93% delle sentenze è concentrato in cinque nazioni.”. Gli articoli sono due; leggendo il primo articolo si scopre che le condanne alla pena capitale sono più che duplicate. Sono riportati i dati che si riferiscono ai paesi ai vertici della “lista nera” e si parla di come in Cina l’organizzazione sia cambiata: sembra, infatti, che questo paese utilizzi “dei furgoni attrezzati per impartire l’iniezione letale ai condannati a morte nelle province più remote”. Il secondo articolo è scritto dal corrispondente in Cina che spiega il punto di vista cinese riportando anche le parole di uno dei maggiori scrittori contemporanei cinesi, Mao Yan, il quale afferma che “Le esecuzioni capitali in questo paese sono intese come dei grandi spettacoli”. Inoltre il corrispondente spiega che la sensibilità verso questa pena capitale, nel paese è alta. Oltre ai due articoli le due pagine dedicate alla notizia riportano una cartina con tanto di legenda dove sono contrassegnati i paesi che ancora hanno in vigore la pena di morte e che tipo esecuzioni praticano (dall’impiccagione in Iran alla decapitazione in Arabia Saudita) e un grafico (accerchiato da un cappio) nel quale vengono resi noti alcuni dati come il numero delle persone mandate a morte ogni giorno (7).
    Entrambi i giornali riferiscono alcuni elementi come il fatto che i dati non sono del tutto certi.

    Sicuramente i due quotidiani trattano la notizia in maniera differente, basti pensare al diverso spazio che gli dedicano, ma uno è un quotidiano politico- economico- finanziario e da maggior risalto a una notizia che può riguardare i fondi pensione, l’altro invece è il più diffuso quotidiano italiano e deve giustamente dare maggior risalto alla notizia. Inoltre il “Il Corriere della Sera” riporta un dato fondamentale (i giustiziati sono quasi raddoppiati nel 2008) cosa che cambia, a mio avviso la visione della notizia. Ciò mi porta alla questione su quanto i media influenzano le nostre menti: il docente in aula ha detto “non ci dicono come pensare ma su cosa pensare”…e se tutti i giornali avessero riportato la notizia come “Il Sole 24 Ore”? Avremmo letto che i paesi in cui è praticata la pena di morte sono diminuiti e non che nel frattempo i condannati a morte sono raddoppiati!
    Ci sono da fare però altre considerazioni: se si rapporta il numero delle esecuzioni avvenuto in Cina (1718) con il numero delle esecuzioni avvenute negli Stati Uniti (37) in relazione alle corrispettive popolazioni (Cina 1.321.851.900, Stati Uniti 303.824.646 dati che si riferiscono al 2008) se ne deduce che i morti negli Stati Uniti sono proporzionalmente maggiori. E non è da più da condannare allora un paese che pretende di essere un esportatore di democrazia? Quello che voglio dire e che la Cina non ha la stessa tradizione democratica degli Stati Uniti (che ricordiamo, hanno avuto il Bill of Rights nel 1791) e che la sensibilizzazione dell’opinione pubblica cinese verso questa tematica sta nascendo ora: l’uso di questo verbo mostra la differenza. Negli Stati Uniti quest’anno sono avvenute solo 37 esecuzioni: “È un numero molto basso” pensa un lettore e si tranquillizza perché nonostante questo paese, una “democrazia occidentale”, mantenga in vigore questa pena, condanna poche persone… perché l’opinione pubblica pensa agli Stati Uniti come uno dei maggiori paesi in cui sono garantiti i diritti umani se poi Guantanamo è una loro invenzione?
    “Il Sole 24 Ore” è diretto da Confindustria, dietro il “Il Corriere della Sera” troviamo invece il “colosso Rcs Pubblicità il primo operatore nella raccolta di pubblicità a mezzo stampa in Italia”* che comprende oltre al giornale di Via Solferino la “Gazzetta dello Sport”, il free press “City” alcune emittenti radiofoniche come “LatteMiele”, periodici come “L’Europeo” e “Amica” e pubblica libri “Rizzoli Editore”, “Adelphi”, etc. etc. In questi quotidiani gli interessi economici quanto possono pesare? E’ davvero libera questa informazione?

    * Giuseppe Altamore, “I padroni delle notizie”.

    Daniela Galasso

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  10. La pena di morte nel Corriere della Sera e nel Sole 24 Ore del 25 marzo 2009.

    Le differenze: Il Corriere della Sera riporta la notizia nel taglio centrale esprimendo attraverso il titolo e la brevissima sintesi una condanna dell’azione del governo cinese. Condanna che prosegue a pagg.14 e 15. E’ inoltre prassi del quotidiano diretto da Paolo Mieli accompagnare un argomento di prima pagina con una o due fotografie (come in questo caso) allo scopo di catturare l’attenzione del lettore. Le immagini scelte: un processo pubblico e l’autobus che porta le “squadre della morte” non sono un semplice corredo, ma un’esaltazione della barbarie.
    Il Sole 24 Ore, considerato l’organo d’ informazione di Confindustria, fa invece una scelta singolare. In prima pagina sotto la rubrica “Panorama” viene segnalato: “Google accusa: Pechino oscura You tube”, riferendosi alla censura di un video che documenta le violenze a manifestanti pro-Tibet, e rinvia a pag.12 dove si può leggere anche del rapporto annuale sulla pena di morte di Amnesty International. In pratica ha dato risalto a un tipo di violazione dei diritti umani,il web sotto controllo ( forse perché il 2009 è un anno in cui ci saranno particolari ricorrenze come quella del ventesimo anniversario di Tienanmen), piuttosto che alla pena capitale.
    Analizzando i titoli, quello scelto dal Sole 24 ore cita (correttamente) la fonte del rapporto sottolineando l’aspetto “positivo”: “Amnesty: progressi sulla pena di morte”, occhiello: “la applicano sempre meno Stati”, mentre quello del Corriere della Sera è più graffiante (è quindi chiara la posizione assunta dal quotidiano sul tema): “Pena di morte, esecuzioni “solo” in 25 paesi”. Anche qui si indica la fonte, c’è poi l’aggiunta di Cina e Iran, come i due paesi in cima alla lista nera. In una parola i paesi boia. E dall’occhiello si traggono altre informazioni: i giustiziati sono raddoppiati con la precisazione che il 93% delle sentenze è concentrato in 5 nazioni e infine che l’Europa è la più avversa alla pena di morte, fatta eccezione per la Bielorussa.
    Esaminando il contenuto degli articoli è lapalissiano che il Corriere della Sera è molto più esaustivo, non si limita a diffondere i dati del rapporto indicando in Cina, Iran, Arabia Saudita, Stati Uniti, Pakistan i paesi in cui si sono praticate il 93% delle condanne o il dato fortemente negativo che i giustiziati sono stati 2.390, ben 1.138 in più del 2007 o ancora la dichiarazione venata di speranza di Irene Khan, la segretaria generale dell’organizzazione (“stiamo andando verso un mondo libero dalle esecuzioni”), ma ricorda anche che il risultato positivo è in parte dovuto alle moratorie approvate dall’Onu e fortemente volute dall’Italia e che aumentano i paesi abolizionisti: nel 2008 Uzbekistan e Argentina, in futuro Burundi, Mali, Togo e Libano. Aggiunge altri particolari rendendo edotto il lettore di come avvengono le esecuzioni in Cina (72% del totale). Racconta del patibolo mobile e dell’iniezione letale al posto del colpo alla testa per evitare il contagio da Aids (quest’ultimo metodo in realtà viene riferito solo nell’apposito schema che accompagna l’articolo e scritto in blu per richiamare lo sguardo). Si legge anche un approfondimento, un articolo del corrispondente da Pechino, Marco del Corona, che svela il caso cinese al di là delle statistiche. Secondo Liu Renwen, uno specialista dell’Accademia delle Scienze Sociali, e Mo Yan, uno dei maggiori scrittori contemporanei, l’opinione pubblica vuole mantenere la pena di morte perché è intesa come un grande spettacolo, ma il mondo giuridico si muove nell’ombra per abolirla. Significativo che in alcune università si legga il testo di Cesare Beccaria “Dei delitti e delle pene”. Inoltre a pag.15 viene riportato un planisfero che schematizza graficamente il rapporto delle esecuzioni nel 2008: i 25 paesi in cui è in vigore e i 5 modi diversi a cui ricorrono, in più un asterisco accanto ad alcune nazioni per indicare che i numeri potrebbero essere più alti. Infine un tocco di “spettacolarizzazione” rammentando tre casi celebri di pena capitale. In definitiva si può riconoscere che il Corriere della Sera ottempera alla sua funzione di quotidiano nazionale più letto e che cerchi di sviluppare un approccio critico in coloro che si avvicinano alla questione.
    Il Sole 24 Ore invece riporta la notizia in 84 righe senza alcuna analisi specifica o collegamento inerente al rapporto Amnesty che appare riferito in modo un po’ troppo stringato fatta eccezione per il “caso Nigeria” di cui si narra nel dettaglio. Fra l’altro operazione ben riuscita perché si ha l’impressione di vedere i “morti viventi” delle prigioni del paese africano.
    Similitudini: entrambi i quotidiani riportano il commento ufficiale di Irene Khan, la segretaria generale dell’organizzazione Amnesty International nel tentativo di sostenere che ormai si è intrapreso un cammino di speranza, ma subito dopo avvertono il lettore che i dati non si basano su cifre ufficiali ma solo su informazioni fornite dai media e dalle organizzazioni umanitarie perché spesso le condanne a morte vengono eseguite “in totale segretezza e senza trasparenza”. C’è una contraddittorietà palese.

    Infine due note a margine per le notizie che completano gli esteri. L’argomento “Pechino che oscura you tube” raccontato dal Sole 24 Ore in ben 98 righe a pag.12, viene invece riportato sul Corriere della Sera in un box dalle misure ridotte. Il visto negato al Dalai Lama (che ha suscitato l’indignazione dei premi Nobel) dal governo di Pretoria in Sudafrica per la conferenza sul calcio come strumento di pace e contro il razzismo è riferita dal Corriere della Sera in modo più ampio e circostanziato rispetto al Sole 24 Ore che la liquida in una didascalia sotto una fotografia.
    Il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore hanno obbiettivi diversi e spazi diversi da dedicare alle varie tematiche (infatti per quanto banale non va dimenticato che il giornalista ha un numero determinato di battute a disposizione), ma una domanda resta: perché il quotidiano economico ha scelto quell’impaginazione? Non si poteva sfruttare la pagina in modo alternativo?

    Sul tema segnalo questo commento tratto dal sito web osservatoriosullalegalita.org:
    Pena di morte : vinceremo !
    di Claudio Giusti** membro del Comitato scientifico dell'Osservatorio
    Non possiamo più perdere.
    Sono profondamente convinto che l'abolizione della pena di morte in New Mexico sia il punto di svolta della nostra lotta e che da ora in avanti, sconfitte tattiche a parte, la vittoria sia solo questione di tempo.
    Il fatto che la pena capitale sia stata abolita per le ragioni sbagliate non cambia nulla, anzi: ci dà utili appigli.
    Il Movimento Abolizionista dovrebbe sviluppare una strategia che abbia come obbiettivo gli stati in cui la pena di morte è in grave difficoltà.

    Giada M.Oricchio

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  11. Pena di morte.. di Alessandro Mantico

    Medesimo è il tema,essenzialmente diversa la modalità di comunicazione dell’aberrante “fenomeno”..
    Chiaro,estremamente efficace è lo stile scelto da “CORRIERE DELLA SERA” (nell’articolo del 25 Marzo 2009 a cura di Monica Ricci Sargentini e Marco del Corona),che utilizza immagini crude le quali,immediate,riportano alla triste riflessione su una carneficina che si sussegue da secoli,ancora attuale.. scioccante è pensare che nel 2009 ci siano ancora paesi legati a pratiche così estreme..
    Il testo scorre chiaro e adatto a fungere da colonna sonora alle immagini ed all’esaustiva carta tematica rappresentante il numero di esecuzioni per paese e le rispettive metodologie di “assassinio”;non solo fisico,ma anche assassinio di identità affettiva dal momento che i familiari delle “vittime”, sono privati dell’apparente consolazione quale può rappresentare una dovuta sepoltura ed il compianto di un proprio caro,dopo lo strazio subito anche per l’agonia in cui si è costretti a vivere poiché è negato loro addirittura il sapere data e ora dell’uccisione.
    Affine è l’utilizzo di un modo al quanto discutibile di introdurre la statistica delle esecuzioni mediante una sorta di incoraggiamento…: “solo 23/25 paesi effettuano la pena di morte(dati forniti da Amnesty International)”,omettendo a mio avviso un più indicato..”purtroppo,ancora..” al posto di “solo”.
    Meno efficace risultano il lessico e l’impostazione dell’articolo di R.bon pubblicato su “IL SOLE 24 ORE”(25 Marzo 2009),che si differenzia da quello edito da “CORRIERE DELLA SERA”,per l’assenza di immagini che rimandino all’intollerabile fenomeno e per la scelta di un testo più breve ma a suo modo conciso.
    Immagini.. necessarie, utili a dipingere nelle menti gli attimi di chi vive i suoi ultimi secondi,dove ogni pensiero è annientato dalla freddezza di una pena da scontare così violenta,che viene persino spettacolarizzata come lascia intendere l’immagine selezionata da “CORRIERE DELLA SERA”.

    “RIFLETTIAMO”…

    (tratto da Wikipedia)
    Nella Bibbia sono elencate situazioni in cui nelle leggi, che Dio dà a Mosè per esporle al popolo ebraico si stabilisce la pena capitale come punizione per determinate colpe: ad esempio, nell'Antico Testamento è scritto:“Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte”.. Nell'Antico Testamento (Genesi, cap.2, 12-15), esistono alcuni passi in cui Dio condanna la vendetta umana, minacciando punizioni peggiori ("sette volte" e "settanta volte sette") per chi avesse ucciso Caino e Lamek.Diversi passi, in prevalenza dell'Antico Testamento, affermano la legittimità della pena di morte quando è violata la legge di Mosè. A questi si aggiungono gli episodi di guerra e della storia del popolo eletto, dove i nemici periscono per volontà divina. Riguardo alla violazione della legge ebraica, in Ebrei 10:28: "Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni". In Levitico 24:16 viene messo a morte "Chi bestemmia il nome del Signore", in Levitico 20:10 chi commette adulterio, in 27:29 "Nessuna persona votata allo sterminio potrà essere riscattata; dovrà essere messa a morte", e in Levitico 24:17 "Chi percuote a morte un uomo". In Esodo 21,17 viene messo a morte chi maledice il padre o la madre.Il passo è ripreso nel Nuovo Testamento, da Marco 7,10: "...infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte". In Numeri 35,30, si afferma che non si può accettare un prezzo di riscatto da un omicida: "Se uno uccide un altro, l'omicida sarà messo a morte in seguito a deposizione di testimoni, ma un unico testimone non basterà per condannare a morte una persona. Non accetterete prezzo di riscatto per la vita di un omicida, reo di morte, perché dovrà essere messo a morte".La morte del colpevole avveniva per lapidazione. Questa forma di esecuzione coinvolge tutta la comunità locale adulta, che collettivamente è chiamata ad applicare la legge, e risparmia l'individuazione di un singolo come boia. Nel Nuovo Testamento Gesù richiama più volte al perdono e condanna l'episodio della lapidazione della donna adultera:
    “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”.

    Beh.. senza parole?o senza via di scampo?
    Mi piacerebbe pensare,e me ne convinco,che tutto ha un fine.. e quindi.. col tempo.. anche lo straziante fenomeno della “pena capitale” possa cessare.

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  12. Correzione: il nuovo direttore del Corriere della Sera è De Bortoli fino a ieri alla guida del Sole 24 Ore. Forse ora si capisce perchè ha rifiutato la presidenza della Rai.

    Dal Corriere.it: Lo stesso comunicato annuncia la lista dei candidati per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione di Rcs MediaGroup, che si proporrà sia composto da 21 membri. Piergaetano Marchetti, Antonello Perricone, Raffaele Agrusti, Roberto Bertazzoni, Gianfranco Carbonato (Indipendente), Claudio De Conto, Diego Della Valle, John Elkann, Giorgio Fantoni (Indipendente), Franzo Grande Stevens, Berardino Libonati (Indipendente), Jonella Ligresti, Giuseppe Lucchini, Paolo Merloni, Andrea Moltrasio (Indipendente), Renato Pagliaro, Carlo Pesenti, Virginio Rognoni (Indipendente), Alberto Rosati, Enrico Salza e Antonio Segni (Indipendente).

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  13. ciao a tutti....
    da poco ho finito di leggere i commenti dei miei colleghi di corso, penso che un po’ tutti avete espresso la stessa o quasi la medesima opinione,opinione che sembra esser positiva per il corriere della sera e negativa per il sole 24 ore.
    Personalmente credo che non bisogna dimenticare che il 24 ore nasce come giornale economico, come affermato da Alfredo e quindi è già tanto che un giornale del genere dedichi un articolo ad una questione etica e non economica, ed inoltre penso che non sia molto importante soffermarsi sulla lunghezza dei paragrafi o sul numero di pagine che ogni singolo quotidiano ha dedicato all’argomento ma bisognerebbe soffermarsi sulle effetti che questo comporta.
    Spesso mi sono trovata a parlare con i miei amici della pena di morte e per la prima volta mi accorsi di essere completamente contraria alla pena di morte in quanto non riuscivo a capacitarmi di come l’uomo potesse decidere le sorti della vita di un altro uomo.
    Quindi penso che il noccioli della questione sia proprio questo….capire fin dove l’uomo può arrivare e fin dove vuole giungere.
    L’uomo di oggi vuole forse porsi al posto di Dio?
    Per quanto riguarda ancora la mia opinione penso che, come affermava Cesare Beccaria, la pena di morte è giunta al suo culmine in quanto credo che provochi effetti maggiori su un condannato una pena duratura che al contrario una pena che provochi la sua immediata morte perché come si sa dopo la morte l’uomo non può più pensare e capire la gravità del suo gesto al contrario una condanna che duri anche tutta la vita può portare questo a meditare sulla sua colpa capendo quali sono stati gli effetti provocati.
    Quindi come detto da Beccaria l’estensione della pena provoca danni maggiori rispetto all’intensione della pena stessa.
    Ora concludo con una citazione di "J. R. R. Tolkien":

    « - [...] Merita la morte. - Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze. »

    (Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello, Libro I, Capitolo II di J. R. R. Tolkien)

    Tolkien, cattolico, pensa che solo Dio possa togliere o dare la vita......
    E VOI TUTTI,invece,COSA PENSATE???

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  14. Oggi più che mai si parla della pena di morte come pena da istituire o come pena da eliminare. Taluni sostengono che la pena di morte è necessaria, perché unico valido deterrente alla criminalità. Altri sostengono che la pena di morte non ha alcun tipo di influenza sul tasso di criminalità, poiché, nei paesi dove è applicata, la delinquenza non è diminuita, anzi in alcuni casi è addirittura aumentata.

    Io ritengo la pena di morte una pena inutile, una pena che oltre ad andare contro il diritto fondamentale della nostra esistenza, il diritto alla vita, lede una serie di disposizioni normative di carattere internazionale approvate anche dai paesi che sistematicamente applicano la pena capitale come pena "ordinaria".Una delle prime norme che tale pena va a ledere, è l'articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Tale dichiarazione è stata approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 10 dicembre 1948. Essa non è un trattato internazionale ma, come si esprime nel suo preambolo, è un ideale comune da raggiungere da tutti i popoli e da tutte le nazioni, pertanto non è produttiva di norme giuridicamente obbligatorie; essa ha comunque una notevole importanza perché viene richiamata nel Preambolo della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali ed anche nel Patto internazionale dei diritti civili e politici.

    Questa analisi dimostra l'anti-giuridicità della pena di morte ma nonostante questo i dati che ci giungono sui giustiziati per vari reati sono allarmanti. Ogni anno sono puniti con la morte migliaia di detenuti in decine di paesi, e sono quasi cento i paesi in cui sono condannate a morte, in attesa di giudizio, migliaia e migliaia di persone. E non parliamo qui solo di stati arretrati o autoritari, come il Marocco, l'Egitto, ma anche alcuni tra i più civili e democratici, come il Giappone, la Corea del sud o gli Stati Uniti. Si parla molto degli Stati Uniti a questo proposito, ma occorre sapere che in alcuni stati, soprattutto islamici, la pena di morte non è l'eccezione, ma quasi la norma, e non vengono puniti con la morte solo gli omicidi: in Mauritania è punita con la morte l'omosessualità (poiché dal 1980 si giudica con la legge islamica, come accadeva in Afghanistan sotto il regime talebano).
    Il "Corriere della sera", in un suo articolo, scrive che ormai l'abolizione della pena di morte È una tendenza in atto da almeno dieci anni. Ed è stata confermata nel 2004 e nei primi mesi del 2005. Questa è una notizia carica di speranza, nonostante i terribili record negativi di alcuni paesi autoritari fra cui spicca la Cina con migliaia di esecuzioni e oltre il 90% del totale mondiale. Oggi, i paesi o i territori che hanno deciso di abolire la pena capitale per legge o in pratica, per via definitiva o con moratoria, sono 138. Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono 86; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 11; un paese, la Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa, si è impegnato ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni; quelli che hanno introdotto una moratoria delle esecuzioni sono cinque; i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 35.
    Il "Mattino", in un suo articolo, invece evidenzia come in questi paesi si alto il tasso di mortalità come consegenza della pena di morte.. Afferma che solo nel 2008 ci sono state 2.390 condanne e i 3/4 delle esecuzioni solo in Cina.Secondo Amnesty, il 75 per cento dei paesi del mondo ha rinunciato a quella che l'organizzazione umanitaria considera una pena «disumana e degradante». Questo perchè l'intera materia resta avvolta nella parziale segretezza di stato...
    Concludo col dire che , secondo me, punire un essere umano con la pena di morte non porta a nulla; nn viene risolto alcun problema. E ciò è dimotrato dalle continue azioni errate dell'essere umano, dagli stessi repentini avvenimenti che si susseguono senza trovare mai una fine...

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