venerdì 2 ottobre 2009

GEERT LOVINK: LA CULTURA DELLE LISTE E L'ARTE DELLA MODERAZIONE

Intervista di Donata Marletta pubblicata su DigiMag:
http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1588

3 commenti:

  1. Lovink (classe 1959) è uno dei personaggi che in ambito europeo ha dato un contribuito importante alla costruzione di una prospettiva critica sui nuovi media. Tra i fondatori nel 1983 dell’Adilkno Foundation (Foundation for the Advancement of Illegal Knowledge), editore di Mediamatic e della mailing-list internazionale Nettime.org , animatore e organizzatore del progetto Digital City di Amsterdam , è stato protagonista e organizzatore di innumerevoli eventi riguardanti la cultura critica dei New Media. Geert Lovink è un personaggio difficilmente inquadrabile nei canoni dell’intellettuale classico, passa agevolmente dall’ ambiente accademico a quello controculturale, al limite, ma sicuramente non al margine sia dell’uno che dell’altro ambiente, è una figura d’intellettuale dei nuovi media alquanto orginale. Un ritratto dell’intellettule virtuale, che è quasi un autobiografia, Lovink l’ha tracciato in uno dei saggi di Dark Fiber (2002, p. 39 -47).

    Uno scenario mutato: Internet come la conoscevamo, Internet com’è ora

    Secondo Lovink il presupposto per una matura critica della cibercultura è la consapevolezza di uno scenario profondamente mutato rispetto alla Internet della prima ora. Entrambi i volumi sono stati pubblicati, dopo il 2000, l’anno del dotcom crash, evento che mise la parola fine sulla strombazzata età dell’oro della new economy targata Internet; crollo che è uno degli elementi chiave di questo nuovo quadro. Il tramonto dell’euforia utopistica dei primi tempi, il fatto che Internet sia entrata nella quotidianità di un numero sempre crescente di persone, l’avanzare dei tentativi di privatizzazione e blindatura della Rete da parte di Stati e corporations in nome della sicurezza, sono elementi altrettanto importanti che dipingono un paesaggio profondamente diverso rispetto alla Rete come la conoscevamo da pionieri negli anni 80. Da strumento straordinario, quasi esoterico destinato a pochi, Internet è diventato un mezzo pubblico utilizzato da un numero enorme di persone, con tutto ciò che ne consegue:

    «Internet non è più una cosa nuova. L’email sta diventando parte della vita quotidiana, come è successo con la televisione, l’aspirapolvere e il frigorifero» (Ivi , p. 21).

    http://www.girodivite.it/Il-Net-Criticism-di-Geert-Lovink.html

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  2. La cultura delle mailing - list

    I due volumi di Lovink, come accennato, si presentano con una loro particolare densità per i diversi argomenti affrontati. Si spazia dall’analisi più propriamente teorica all’etnografia “molto partecipata” di alcune mailing list. In realtà di teoria in senso propriamente accademico non si discute moltissimo, vengono privilegiati soprattutto le analisi approfondite su singoli case studies di vita sociale in Rete di cui l’autore è stato, ed è ancora attivo partecipante in prima persona, trattandosi spesso di progetti ancora attivi:

    «L’invito a dar vita a una critica della Rete è innanzitutto una ricerca degli studi di qualità sulle relazioni on-line attuali. Netzcultur ist das was der Fall ist (La cultura di Rete è tutto ciò che accade). La critica della Rete non è né prescrittiva ne descrittiva ma riflessiva...Un medium utilizzato da centinaia di milioni di persone si merita la critica più sofisticata e immaginativa possibile, una critica che si posizioni nel cuore degli sviluppi tecnici, legali e commerciali. Non è sufficiente studiare le implicazioni e i risvolti della tecnologia, come fanno molti studi di scienze sociali.» (Ivi, p. 8)

    La cultura delle mailing-list è il campo privilegiato di Lovink, un’attenzione che ha un preciso fondamento teorico e pragmatico:

    «Le liste (e i blog) formano le dorsali comunicative di così tanti movimenti di oggi e sottocorrenti culturali/intellettuali ... avverto che è d’importanza strategica per il futuro della “comunicazione mediata al computer” che le dinamiche interne alle comunità delle mailing-list diventino più note E’ tempo di porre domande precise, libere dalla nostalgia e dal risentimento Che cosa possiamo imparare dalla sovraeccitazione di metà anni Novanta. Quali modelli sono diventati dominanti nella scena di Internet no-profit? Come hanno distribuito il potere in Rete le comunità degli artisti? » (Ivi , p. 26)

    http://www.girodivite.it/Il-Net-Criticism-di-Geert-Lovink.html

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  3. * Questa è la seconda parte dell'articolo precedente.

    In Dark Fiber viene ricostruita la vicenda della comunità di rete Digital City di Amsterdam e della mailing list Netime. In Internet non è il paradiso vengono analizzate minutamente le vicissitudini di diverse mailing-list e progetti on line. Nel terzo capitolo si parla di Syndacate, una lista aperta e non moderata nata nel 1996 il cui scopo era di mettere in relazione artisti dei nuovi media operanti in Europa Occidentale e dell’Est. Rimasta impigliata nelle polemiche seguite alla guerra del Kossovo, vittima di un “troll” , incapace di affrontare la questione della moderazione viene chiusa definitivamente nel 2001. Al quarto capitolo ci si occupa di X-Change, una lista riguardante i problemi delle radio di rete e i problemi relativi allo streaming e alla disponibilità di banda larga che tali iniziative incontrano. Anche il capitolo 6 si occupa delle questioni relative al software libero attraverso un attenta disamina dei materiali on-line della lista tedesca Oekonux. Di particolare interesse il capitolo “Definizioni di open publishing” che si pone il problema del bilanciamento tra libertà e chiusura negli spazi informativi on-line. Come mantenere aperto e democratico un canale di comunicazione, senza rischiaredi finire nel caos e nel rumore senza senso? Vengono analizzati i casi di Slashdot e di Indymedia, discussi i sofware utilizzati e i loro limiti. Il problema principale da porsi è che :

    «Quando la cultura democratica diventa tecnologica , presto o tardi anche le regole democratiche devono essere iscritte nei sistemi tecnici, per esempio nella forma del software. La tecnologia non è una forza aliena che invade le società democratiche. Invece di chiederci in che modo la democrazia rappresentativa possa essere salvata o rinnovata usando la Rete, la prima domanda che dobbiamo porre è quanto sia democratca Internet stessa ( e la sua cultura). Vale a dire, bisogna indagare la dimensione materiale della comunicazione on-line» (Ivi, p. 290)

    L’attenzione di Lovink è dunque rivolta alle effettive concrete dinamiche che si vanno svolgendo in Rete e all’interazione reciproca con i software che determinano tali dinamiche e da cui i software stessi sono determinati. Un’analisi concentrata soprattutto sul “software sociale” della Rete, al lavorio quotidiano che avviene su e intorno ad essa, alle trame dei discorsi che si sviluppano e si avviluppano sulle mailing-list, sui blog, ma anche agli eventi off-line e ai rapporti che si organizzano grazie alla Rete stessa. Lovink diffida delle grandi teorie, guarda con diffidenza ai guru dei new media. Soltanto attraverso un’attenzione metodica, pragmatica al medum stesso sarà possibile costruire una critica della cybercultura nella sua modalità avanzata.


    http://www.girodivite.it/Il-Net-Criticism-di-Geert-Lovink.html

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