giovedì 30 aprile 2009

Internet Landscapes

Vi invito a commentare le fotografie che Marco Cadioli realizza su Second Life e, più in generale, ad esprimere le vostre opinioni sul lavoro di quest'artista.
Potrete trovare le sue foto a questi indirizzi:
http://www.marcomanray.com/artworks.html
http://www.marcomanray.com/avatars.html
http://www.internetlandscape.it/arenae/index.html

28 commenti:

  1. Marco Cadioli è un Net Reporter. O meglio, è un laureato in fisica cibernetica e docente di Digital Media che si occupa di computer animation e realtà virtuale dal 1985. Dal 2003 ha cominciato a scattare le sue prime foto durante i viaggi online e al Peam 2006 ha appena tenuto una conferenza dal titolo “My First Second Life”, reportage fotografico in ambiguo equilibrio tra realtà reale e realtà virtuale. Sono immagini scattate in Second Life, dove Marco Cadioli vive come Marco Manray.

    Ma sono anche immagini pubblicate da vere testate giornalistiche: Liberation in Francia, Il Sole24ore e Glamour in Italia. E sono anche immagini esposte in luoghi fisici: la Galleria Pack di Milano, il BitArt di Firenze (nel 2004) e il Sintesi Electronic Art Festival di Napoli.
    E’ questa stratificazione di piani di realtà la base teorica del lavoro di indagine sul paesaggio di internet di Marco Cadioli: La Rete non è solo un medium, un mezzo, ma è uno spazio, e come tale è in continua evoluzione e modificazione. E come tutte le cose della vita che accadono e si modificano (e proprio per questo sono raccontate dai reporter) anche quello che accade ed esiste nella Rete merita di essere raccontato: da ARENAE, il reportage dai luoghi in cui si combatte in Rete dove Cadioli è entrato come
    fotografo embedded nei giochi di guerra appunto a “My First Second Life”, oggetto della conferenza al Pescara Electronic Artist Meeting 2006.
    Fonte: http://blog.mytech.it/2006/12/marco-cadioli-un-net-reporter-di-second-life-al-peam-2006/
    La mia modestissima opinione limitata ai lavori che ho potuto visionare finora (mi riservo di approfondire) è che il reportage "enemy territory" è pura poesia, un incanto, guarderei quelle foto per ore senza esserne mai satura. Ergo: sono un capolavoro.

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  2. Devo ammettere che le foto di Marco Cadioli sono davvero impressionanti in quanto,a mio avviso,riescono a raccontare la rete allo stesso modo in cui si riescono a raccontare i paesaggi reali. Secondo il giornalista Wagner James Au, mondi virtuali come World of Warcraft, There e soprattutto Second Life stanno ridefinendo il nostro modo di rapportarci alla rete e presto diventeranno le interfaccie che medieranno il nostro rapporto con il cyberspazio.

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  3. Prima della lezione di questa mattina non conoscevo Marco Cadioli, ma dopo aver visto i suoi lavori, ne sono rimasta affascinata.
    Di Marco Cadioli mi ha incuriosita come sia riuscito a costruirsi una professionalità nel realizzare foto in rete. I suoi lavori sono davvero interessanti e trovo altrettanto interessante, che attraverso la fotografia si racconti cosa succede in rete.

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  4. Forse sarò una persona limitata, ma vedere come arte questi lavori non mi riesce.
    Come abbiamo avuto modo di dire in classe, l'arte non fa altro che esprimere e visualizzare gli elementi che costituiscono la nostra realtà; quindi, essendo io estranea ai mmog ed a Second Life, semplicemente non riesco a vederli come la mia realtà e quindi non riesco ad apprezzare questo tipo di arte? Può darsi. O sarà anche che la mia percezione del mondo, grossolana,materialista, mi impedisce di accettare un paesaggio non riprodotto, ma composto da pixel e paragonarlo alla realtà. Né tantomeno mi permette di guardare le guerre virtuali come “vere ARENAE contemporanee accolgono i guerrieri che si sfidano in scenografie mutevoli, definite da mappe che possono continuamente variare ricordando le diverse battaglie come accadeva nei fori romani” (cito dal terzo link.) Capa, con tutto il rispetto per Cadioli, era decisamente su un altro livello. Prendere la realtà e sporcarsi con essa, viverla, veramente, appieno, credo sia una cosa che le macchine non ci possono dare.
    O forse, ancora, ho paura che un giorno le macchine ci diano una realtà al pari di questa, e che in un mondo artificiale eppure più reale del reale, l'uomo e la sua umanità si perdano? Chissà, magari l'artista ci gioca proprio con la paura di persone come me, sventolandoci sotto il naso questa realtà a cui non vogliamo rapportarci? Reporter dell'evoluzione di un nuovo fenomeno, più che artisti? O artisti in quanto reporter di qualcosa di nuovo?
    ...e mi torna in mente che l'arte odierna, come primo scopo, ha quello di stupire e far pensare l'osservatore, e di essere alla portata di chi è in grado di conoscere e comprendere il substrato culturale dell'autore.

    Allora facciamo così... io mi siedo... e ci penso pure...forse un giorno cambierò idea??Per il momento, resto una zotica incapace di comprendere certe arti...

    Claudia Di Meo

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  5. "I travel across the net like a Japanese tourist in Europe. I jump from a place to another. I travel across the net like I was a reporter to tell about place made by data. I take shots of the net" (Marco Cadioli)

    Nel corso della conferenza Games@IULM, Marco Cadioli presenta i suoi ultimi lavori, una serie di reportage dal mondo virtuale di Second Life, tra cui Camp Darfur, Better World Island(qui trovate ulteriori informazioni), LOL-The Office, the worlds's largest virtual architecture office (and saggio di Marco Cadioli), Art in Second Life ( articolo di Digimag di marzo 2006) and The Port, uno dei progetti artistici piu' interessanti di Second Life(ulteriori informazioni disponibili qui).

    Ecco un brevissimo estratto dell'intervento di Marco Caldioli, in stream of consciousness:

    "Quando ho cominciato questo progetto, nel 2003, mi e' sembrato naturale 'fermare' attraverso un mezzo classico quello che stavo vivendo, il mondo dietro lo schermo. Non c'erano spazi virtuali ai tempi, c'erano per lo piu' immagini, pagine statiche. Il punto di svolta e' stato entrare nei mondi virtuali (partono le immagini). con Arenae (2005), sono entrato nelle arene dove migliaia, milioni di persone si incontrano per combattere. Non sono un giocatore e non guardo a questi luoghi come forme di intrattenimento. Quello che mi interessa sono le forme di relazione sociali, prototipi dei spazi ambitativi. Counter-Strike mi ha affascinato in quanto fotografo 'embedded', con l'assistenza di una guida. Io giravo in questi scenari e scattavo immagini. Parlando degli inseguimenti nella metropolitana di Londra dopo gli attentati lo scorso luglio - il commentatore di Sky ha esclamato "Sembra di vedere scene di counter-Strike", a riprova che le varie dimensioni di realta' sono ormai in collusion. Io ho scattato immagini in bianco e nero, ispirandosi alla metodologia della magnum. Enemy Territory l'ho scelto perche' mi portava a rivevere lo sbarco in Normandia ispirandomi alle tecniche di Robert Capa, fondatore della Magnum, cercando delle sinergie tra questo tipo di immagini e il loro rimando 'reale'. Il passo successio e' quello di stampare queste immagini su carta ed esplorle, togliendo dalla rete quell'attimo ripetibile, e lasciare che le immagini tornino oggetti, deperibili. Quake III mi ha permesso di giocare con le superfici, modificando il numero di poligoni, togliendo l'aspetto umano, ma mostrando quello che c'e' sotto, togliendo la pelle per mostrare cosa c'e' sotto questi personaggi e distorcendo l'immagini. Ho chieste in rete un 16mm per fare foto. Ci siamo costruiti gli strumenti per fotografare in rete, con uno zoom per passare dal 16mm distorto con teleobiettivi. Usavamo i razzi per disegnare, insomma. I reportage successivi sono cominciato in parallelo nel 2005 ma proseguono adesso e sono da Second Life. Second Life e' un luogo, piu' che una vita. Uno spazio in vendita, la comprano le aziende americane. Un dialogo da Second Life: "Bella la pioggia l'hai fatta tu? No me l'ha regalata un mio amico". Ci sono posti onirici, sembra di essere nel paese delle meraviglie, la creativita' delle costruzioni e' straordinaria, ci sono architetti che reinventano l'architettura... Il sesso - le animazioni che riproducono ogni fantasia conosciuta o desiderata. A volte l'architettura si sfoga e crea cose interessanti, spazio conferenze, progetto xanadu, pubblico degli incontri di box, gallerie d'arte, gallerie private, istituzionali, museo della storia di second life, si stratifica una storia e vedo uno screenshots di due anni. Mi sto facendo solo una vaga idea di questa sia tutto questo - uno spazio molto diverso dal cyberspace, uno spazio in costruzione, uno spazio costruito a partire dal bit, al contrario - faccio le foto per sapere come e' cominciato tutto questo"

    Marco Cadioli: Laureato in Fisica, (cibernetica) ha iniziato a lavorare nella produzione di 3D computer animation dal 1985 e ha seguito successivamente le principali tappe dell'evoluzione dei new media. Analizza sistematicamente il paesaggio in evoluzione di internet e dal 2003 scatta fotografie durante i suoi viaggi on line, come "primo reporter della rete". Presenta i photo reportage nel progetto Internet Landscape e nel 2005 ha pubblicato ARENAE, un reportage dai luoghi della rete dove si combatte entrando come fotografo embedded in giochi di guerra. Collabora come net reporter dal mondo di Second Life per la rivista DIGIMAG e pubblica il suo "Diario di un Net Reporter" per la rivista rescogitans.it.
    Nel 2006 ha realizzato "Interview with the robot" un video di 7 minuti con l'intervista a una intelligenza artificiale esposto a SuperNeen Milano 2006. Ha esposto come opere su carta fotografie dei reportage a BitArt Firenze 2004, Premio Michetti Pescara 2005, e nei festival PEAM Pescara Electronic Artists Meeting e Sintesi Electronic Art Festival di Napoli.
    Insegna "Digital Media" all'Accademia di Comunicazione di Milano e in diversi Master. Ha tenuto su questi temi seminari presso: Università Statale di Milano, Università IULM, Università Cattolica, Università di Siena, Politecnico di Como.
    http://www.videoludica.com/news/gamescenes/games-at-iulm-marco-cadioli-net-reporter?lang=it ARENAE:SCENE DI GUERRE VIRTUALI Marco Cadioli ha messo via pellicola, obiettivi e macchina fotografica li ha sostituiti con un programma che cattura lo schermo: al posto della realtà fisica ha scelto di catturare in immagine quello che accade nei mondi virtuali di second life, delle chat e dei giochi di ruolo.
    E la cosa, anche se a prima vista potrebbe sembrare scontata, non lo è affatto. Internet si è da subito imposto come un laboratorio dove in ogni istante si inventano relazioni sociali e si sperimentano altre forme di vita che meritano di essere oggetto di riflessione. Quanto ai videogames poi, che essi abbiano influenzato l’iconografia e le tendenze estetiche almeno degli ultimi quindici anni è un dato che possiamo dare per acquisito. Per capire quanto profondamente i videogiochi stiano ridisegnando i nostri sogni, basta ricordare la notizia di poche settimane fa secondo cui l’industria videoludica ha ormai superato in fatturato perfino quella cinematografica. Il sempre maggiore interesse da parte del sistema dell’arte verso questo “media” è quindi una conseguenza quasi naturale. Niente di strano quindi nel fatto che un artista scelga il videogioco come oggetto di rappresentazione, come riferimento stilistico e perfino come strumento di produzione d’arte. Cadioli, con il suo progetto Internet Landscape, già da alcuni anni documenta per immagini quello che accade nello sterminato paesaggio in evoluzione che è la rete, fissando su pixel eventi, relazioni sociali, vittorie e drammi che segnano le seconde vite degli internauti.
    ARENAE, naturale proseguimento di Internet landscapes, porta il reportage nelle zone di guerra. Ogni giorno, infatti, sono migliaia i server su cui per gioco ci si ammazza. Il fotografo dunque, proprio come un reporter embedded, si è fatto condurre per questi mondi da giocatori esperti, seguendo da vicino le loro azioni e documentando in presa diretta questi scenari di guerra sintetica.
    A guardare bene queste foto, la cosa più impressionante è la perfetta somiglianza tra le scene digitali e le immagini dei grandi fotografi che ci hanno mostrato cosa è la guerra standoci in mezzo. http://www.patamagazine.com/it/arenae-scene-di-guerre-virtuali

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  6. L'idea che le opere mi hanno dato è di una certa relatività della realtà sensibile, una provocazione al mondo oltremodo artificiale che è la società odierna, al punto che l'irreale, se vissuto troppo a lungo può sostituire una realtà che non soddisfa.
    Purtroppo(o fortunatamente) il mio rapporto con la realtà virtuale si esaurisce con i video game da console, dunque non riesco ad avvicinarmi ad una posizione ideologica dal mio punto di vista così estrema.
    Apprezzo l'espressione di un concetto forte come quello esposto dalle foto di Cadioli, ma sebbene l'Arte sia sì espressione di un pensiero, è anche fatta di coinvolgimento sensoriale,c'è della materia in essa che vive,che ci colpisce e che ci rende partecipi..Personalmente queste foto non le considero arte, ma piuttosto una attestazione di aridi "paradisi artificiali".

    Graziano Aletta

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  7. Sinceramente non mi permetto di giudicare se queste foto siano arte o meno. Potrebbe sembrare banale,ma in realtà è la risposta più semplice ad un'esigenza che abbiamo tutti:documentare un vissuto , immortalare una sensazione.L'aumento progressivo del tempo dedicato alla navigazione,da molti ritenuto alienante,offre la possibilità di conoscere nuovi posti,incontrare nuove persone ,quindi l'unico strumento adatto per documentare tali momenti è la fotografia. Fotografare la Rete non significa solo fissare l'istane,ma anche dare stabilità à ciò che per sua natura è mobile,fragile e perituro.

    Giordano Maria

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  8. Appoggio in toto la considerazione della "collega" Claudia. Al di la della questione se sia Arte o meno qualcosa(o qualcuno!) querelle ormai superata dai tempi di Duchamp,queste foto sinceramente non mi danno nulla...non mi piacciono semplicemente..alcune le trovo addirittura brutte!!Prima del corso nemmeno io conoscevo l'autore e second life (gli unici giochi che mi divertono sono tetris e puzzle bubble ...una droga!)per definizioni. ora so qualcosa in più'.... Certo...ad una sua mostra c'andrei solo se gratis!!! E' una realta' che non mi appartiene, che non sento mia. Sento miei Bresson,Capa e simili.

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  9. Se fino a ieri mi avessero chiesto chi fosse Marco Cadioli,avrei risposto un perfetto sconosciuto...solo in seguito alla sua lezione ho scoperto che dietro a questo nome si nasconde un grande artista capace di riprodurre ,raccontare la rete allo stesso modo in cui si raccontano paesaggi reali,concreti ,una sorta di reportage virtuale condotta attraverso softwares.
    In Second Life non c'è bisogno di dormire,non si mangia,non fa freddo, ma le case sono quelle del mondo reale, con un tetto anche se non piove e con delle scale anche se si può volare...Insomma,oserei dire,un vero e proprio intreccio tra mondo reale e mondo virtuale.

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  10. L'essere artista consente di muoversi senza il vincolo e il limite di una disciplina
    E’ il desiderio dei suoi protagonisti di esprimere se stessi in maniera slegata dal contesto della vita quotidiana..
    Tentare di capire le forme attuali che l'arte sta esprimendo significa in certo qual modo calarsi nei nuovi gusti, nell'estetica e nei linguaggi dei nuovi media.
    Leggendo un intervista sull’arte virtuale tanti giornalisti chiedevano all’artista che ripercussioni poteva avere questo nuovo modo di vedere l’arte, e mettevano in discussione la figura dell’artista dicendo che in questo modo l’artista non poteva più esprimere veramente se stesso …ma le tante risposte confermavano un po’ anche quello che anche io penso ,ossia che l’artista diventa veramente creatore quando creare un nuovo mondo, quindi non solo le architetture, gli scenari, ma anche le regole di comportamento, i giudizi, che avvengono in questo nuovo mondo, fa dell'artista un vero e proprio creatore di mondi, che è il massimo che un artista può immaginare.
    E' proprio un nuovo modo di fare arte.
    Intervista a MARCO CADIOLI:

    Puoi presentarti brevemente? Chi sei, cosa fai quali sono gli obiettivi della tua riflessione artistica?

    Come artista sto vivendo la nascita dei mondi virtuali dall'interno, attraverso un lavoro di fotografia. Stiamo costruendo un nuovo pezzo di mondo, il mondo virtuale, e io documento questo processo di nascita. Paradossalmente è un lapavoro che ha che fare con la realtà, quella che qualche milione di persone sta già vivendo. La fotografia si dimostra un mezzo assolutamente valido per raccontare cosa succede in rete, ferma attimi di quel flusso degli eventi inarrestabile che stiamo vivendo nei mondi virtuali, lo porta fuori e lo restituisce al mondo. Le foto di tre anni fa sembrano preistoriche, parlano già di una internet che non c'è più.
    Mi occupo dell'evoluzione del "paesaggio" della rete dal 2003, con il progetto Internet Landscape, che mette assieme un mio approccio da ricercatore e docente a una forma artistica che mi sono inventato, quella della net photography.

    Perchè Second Life? Da dove deriva il fascino per i mondi virtuali?

    Sono entrato in Second Life all'inizio del 2005, c'erano circa 40.000 residenti. Da subito c'era l'impressione che si trattasse di una cosa grossa, in fermento, ogni giorno si assisteva alla nascita di idee che venivano immediatamente realizzate. A fine 2005 c'erano già 100.000 residenti, oggi quasi 800.000. Il fatto che Second Life sia completamente costruito dai suoi residenti lo rende affascinante e imprevedibile. Incontri veramente di tutto, dal campionato di boxe alle conferenze sui new media, dai locali di lap dance ai concerti dal vivo. Sto scattando foto in Second Life perché lo considero un immenso laboratorio di qualcosa che verrà, di un nuovo modo di pensare e vivere in rete. I mondi virtuali mi affascinano perché reinventano le regole, sono mondi che partono da zero e possono autodefinirsi, sono una sfida. Assomigliano in parte al reale perché sono costruiti da noi, sul nostro immaginario, ma godono di libertà infinite che possono far esplodere la creatività, e le relazioni che avvengono tra gli avatar sono relazioni tra esseri umani, costruttive.

    Che cos'e', esattamente, un reportage fotografico in Second Life?

    E' raccontare attraverso le immagini una storia, solo che questa storia si svolge in un mondo virtuale. La forza del reportage fotografico sta nel fatto che quegli eventi escono da Second Life, li vedi su media tradizionali, stampati su una rivista o appesi in una galleria. Tornano ad appartenere al mondo e al tempo reale. I miei reportage raccontano di eventi che accadono, fatti di vita quotidiana, relazioni, paesaggi. A volte sono costruiti attorno ad un tema, come per i reportage che ho fatto sulla musica dal vivo, le gallerie d'arte, l'architettura che cercano di descrivere una scena nascente. Altre volte sono legati ad esperienze personali, avventure mie, oppure sono appunti presi al volo.

    Qual è stata la reazione del pubblico e della critica ai tuoi lavori videoludici?

    All'inizio c'è stata diffidenza nell'accettare l'idea di fotografia nei mondi virtuali, sembrava un'affermazione più concettuale che un vero modo di operare. Con il progetto ARENAE, in b/n sulle guerre on line, la forza della fotografia è emersa, tutti hanno sottolineato la vicinanza delle immagini scattate nei giochi alle reali fotografie di guerra. E' stato accolto molto bene. Alcuni critici, soprattutto legati all'area della net art, sostengono il mio progetto e questo mi fa molto piacere ma sarebbe interessante confrontarsi anche in ambiti più ampi, svincolati da etichette di arte digitale. My First Second Life lo sto lanciando proprio in questi giorni.
    Descrivimi brevemente le tue esperienze piu' curiose in Second Life.
    In giugno sono stato chiamato da una giornalista del quotidiano francese Liberation che doveva realizzare un dossier su Second Life e mi chiedeva di essere il suo photo reporter. Abbiamo passato una notte in Second Life, seguendo una sua scaletta di interviste, con un divertente gruppo di amici, discografici, artisti, organizzatori di matrimoni, fashion designer. Un vero reportage scritto a Parigi con il fotografo a Milano, intervistando gente di New York e Los Angeles tutti seduti sullo stesso divano in una casa discografica di Second Life, e poi pubblicato su carta. E' stato spiazzante anche quando mi hanno portato in barca a vela per la prima volta, non volevo credere che eravamo mossi dal vento. E anche quando mi hanno sparato a migliaia di metri di altezza in un esperimento di programmazione e il mio avatar ha cominciato a dissolversi, ero bidimensionale e non riuscivo a tornare a terra. Tengo un diario con tutte le mie avventure, su Res Cogitans, una rivista di filosofia. Lì puoi trovarne molte altre.

    Che tecniche usi per scattare fotografie all'interno di Second Life?

    Utilizzo il sistema di controllo della camera messo a disposizione da Second Life. E' un sistema abbastanza sofisticato, posso controllare benissimo l'inquadratura, sia in soggettiva che muovendo la macchina nello spazio liberamente. Si fanno foto da angolature molto particolari - puoi volare e posso inquadrare me stesso nella scena. Ho il controllo sulla focale utilizzata da un grandangolare estremo a un forte tele. E' possibile costruirsi delle luci da posizionare nella scena come in studio, ma io preferisco scattare in luce naturale, con la macchina "in mano" direi, senza cavalletto e pose.
    (www.landscape.it)
    MARIA GRIMALDI

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  11. Credo che l'idea di realizzare foto di paesaggi virtuali sia veramente originale. Alcune immagini sono davvero belle, ma devo ammettere che rimango un pò scettica nei confronti di questo tipo di "arte", proprio perchè (come è stato detto anche in altri commenti) i metamondi come Second Life non fanno parte della mia realtà..

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  12. Vive e lavora a Milano. Laureato in Fisica, (cibernetica) ha iniziato a lavorare nella produzione di 3D computer animation dal 1985 e ha seguito successivamente le principali tappe dell'evoluzione dei new media. Analizza sistematicamente il paesaggio in evoluzione di internet e dal 2003 scatta fotografie durante i suoi viaggi on line, come "primo reporter della rete". Presenta i photo reportage nel progetto “Internet Landscape” e nel 2005 ha pubblicato “ARENAE”, un reportage dai luoghi della rete dove si combatte entrando come fotografo embedded in giochi di guerra. ARENAE estende le esplorazioni di Internet Landscape agli Mmorpg (Massive Multiplayer Online Role Playing Game), i Mondi Virtuali in rete, Universi Persistenti che ricreano veri ambienti all’interno dei quali poter vivere con il proprio avatar. Solo apparentemente giochi, definiscono i primi ambienti collettivi che si stanno popolando, sono un laboratorio di sperimentazione di relazioni sociali e forme di vita in rete. L'idea alla base del progetto è raccontare la rete allo stesso modo in cui si raccontano i paesaggi reali, concreti e in carne ed ossa. Ovvero attraverso immagini fotografiche, descrizioni di luoghi, archiviazione di materiali e via dicendo. Quello di Cadioli è insomma una sorta di reportage virtuale. Collabora come net reporter dal mondo di Second Life per la rivista DIGIMAG e pubblica il suo "Diario di un Net Reporter" per la rivista rescogitans.it. Al Peam (Pescara Electronic Artist Meeting ) 2006 ha tenuto una conferenza dal titolo “My First Second Life”, reportage fotografico in ambiguo equilibrio tra realtà reale e realtà virtuale. Sono immagini scattate in Second Life, dove Marco Cadioli vive come Marco Manray. Second Life (2003) è un ambiente virtuale 3d on line, cioè uno spazio tridimensionale all’interno del quale è possibile muoversi con il proprio personaggio. A differenza di tutti gli altri videogiochi non hai una missione da compiere, non c’è un ambiente fantastico. E’ uno spazio vuoto in partenza, che viene costruito da tutti i residenti. Ci sono a disposizione degli strumenti per poter costruire gli oggetti, tecnicamente si chiamano sistemi di modellazione. E’, in pratica, un mondo tra il cibernetico e il reale. Marco Manray è il fotografo del mondo virtuale di Second life, è estensione di Marco Cadioli in un mondo virtuale (“per me Marco Cadioli e Marco Manray sono la stessa persona. L'unica differenza è che Marco Manray lavora anche come fotografo di mondi virtuali”). Ha esposto come opere su carta fotografie dei reportage a BitArt Firenze 2004, Premio Michetti Pescara 2005, e nei festival PEAM Pescara Electronic Artists Meeting e Sintesi Electronic Art Festival di Napoli. Insegna "Digital Media" all'Accademia di Comunicazione di Milano e in diversi Master. Ha tenuto su questi temi seminari presso: Università Statale di Milano, Università IULM, Università Cattolica, Università di Siena, Politecnico di Como.
    http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Cadioli_Marco#Biografia

    Anche io prima di questa lezione ero completamente all'oscuro riguardo Marco Cadioli, second life ecc.
    Le foto sono molto belle da un punto di vista tecnico ma non parlerei di arte se dovessi riferirmi a quelle immagini...perchè,come citava già una mia collega, l'arte è espressione della realtà io credo che invece second life e quant'altro siano null'altro che un mondo virtuale al quale noi non possiamo rifarci, non possiamo pensare che ciò sia espressione della realtà perche sene distacca largamente(a mio avviso).Ho comunque trovato interessante scoprire questo mondo di second life di marco cadioli...


    bruna la sala

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  13. Giulia Eleonora Zeno4 maggio 2009 alle ore 15:56

    Personalmente neanche io conoscevo quest'artista nè Second Life, o meglio avevo sentito parlare di Second Life ma non sapevo cosa fosse. L'idea è originale e soprattutto congeniale all'epoca in cui viviamo, Marco Cadioli ha avuto una buona intuizione! Di fatti, secono le statistiche del gennaio 2009, Second Life ha circa 500.000 utenti mensili attivi, questo dimostra quanto le nuove tecnologie siano entrate a far parte della nostra vita. Cadioli non ha fatto altro che mettere a dispozione di noi tutti, la sua arte, adeguandosi alle new tech che subentrano da un giorno all'altro. Per quanto riguarda le fotografie mi piacciono più di tutte quelle dei paesaggi, e mi hanno particolarmente colpito quelle concernenti la danza nel melone (Dancing in a Watermelon), è una cosa bizzara lo so, ma è anche fantastica...cioè dai ammettiamolo, chi non vorrebbe danzare in un'anguria?!?
    Ovviamente non posso contestare chi non reputa questa arte, d'altronde è una cosa soggettiva. Pertanto concluderei con questa citazione latina: "De gustibus non disputandum est".

    Giulia Eleonora Zeno.

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  14. a mio avviso,il lavoro di marco cadioli non è altro che la rappresentazione d ciò che la rete riesce ad essere;l'estensione della realtà in 1contesto virtuale,ma dall'impatto non inferiore alla realtà stessa...capisco questa sorta di diffidenza verso i connotati di artisticità che vengono attribuiti ai reportage di cadioli,ma se ci pensiamo un attimo,questi spaccati di vita "reale/virtuale" sono nè più nè meno dell'equivalente del giocare a poker ad uno stesso tavolo con un giapponese,un americano od un australiano...io sono rimasto affascinato dai lavori di cadioli,ma non in prospettiva artistica(l'arte è altro...),semmai cyber-giornalistica,la definirei così!Forse il nostro net-reporter si cimenta in questi reportage dal net(vedi ARENAE)x farci capire quanto certe scene d questa vita parallela riescano ad assumere lo stesso pathos di alcune immagini che purtroppo vediamo ogni giorno nei tg...MORALE??? Prima di vedere cosa è successo al nostro alter-ego in second life(che io non ho,non ho tempo,mi basta la mia first life!!!)pensiamo a ciò che ci succede veramente in prima persona...la rete ha modificato le nostre vite,facciamo sì che sia uno strumento per il miglioraento di esse,e non per la loro distruzione creandone di nuove e "parallele",ma troppo finte,ancora troppo...
    Luciano Pentangelo

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  15. Annalisa Del Vecchio4 maggio 2009 alle ore 17:38

    Finalmente è online Arenae l'ultima fatica di Marco Cadioli. Arenae è il più recente sviluppo di Internet Landscape, un progetto in corso da ormai due anni attraverso cui Cadioli racconta il web. L'idea alla base del progetto è raccontare la rete allo stesso modo in cui si raccontano i paesaggi reali, concreti e in carne ed ossa. Ovvero attraverso immagini fotografiche, descrizioni di luoghi, archiviazione di materiali e via dicendo. Quello di Cadioli è insomma una sorta di reportage virtuale, condotto attraverso softwares, screenshots e downloads.
    Arenae rappresenta ad ogni modo un'importante evoluzione di Internet Landscape. I soggetti della ricerca non sono più ordinari siti web, ma luoghi della rete apparentemente sommersi e irraggiungibili: i mmorpg ( massive multiplayer online role playing game), cioè i mondi online persistenti nei quali milioni di persone conducono esistenze parallele attraverso i loro avatar.
    Ospitando i mmorpg, internet diventa veramente simile ad un luogo reale, ad uno spazio di possibilità. Secondo il giornalista Wagner James Au, mondi virtuali come World of Warcraft, There e soprattutto Second Life stanno ridefinendo il nostro modo di rapportarci alla rete. E presto diventeranno le interfaccie che medieranno il nostro rapporto con il cyberspazio. L'intuizione di Cadioli è raccontare le relazioni, i comportamenti, le azioni e gli scenari che si dipanano in questi mondi, restituendo loro la dignità che si conviene a forme di esperienze reali, concrete e cariche di significato. Raccontare questi mondi, insomma, come luoghi a tutti gli effetti reali.
    Ma c'è un altro aspetto molto importante nella ricerca antropologica di Cadioli. E cioè l'idea che questi spazi possano essere vissuti ed esplorati in modi differenti. Non solo da giocatori, ma anche da viaggiatori, turisti, osservatori, scienziati e via dicendo.
    Un buon numero di residenti virtuali non sono giocatori e non intendono esserlo. La loro permanenza all'interno dei mondi sintetici prescinde da dinamiche di tipo ludico. Molti sono turisti, altri studiosi, altri ancora lavoratori che sperimentano all'interno dei mmorpg nuove forme di business. Di questo aspetto inevitabilmente se ne stanno accorgendo start up dell'Electronic Entertainment come GamePal che fornisce servizi online per noleggiare avatars e visitare attraverso di essi mondi virtuali, per una durata di tempo limitato.
    Il servizio si rivolge a tutte quelle persone che intendono visitare i mondi virtuali per curiosità, per esempio come temporanei visitatori, e che ovviamente non hanno il tempo per la lunga e laboriosa costruzione dell'identità virtuale che invece caratterizza i residenti hardcore.

    Marco Cadioli partecipa al Premio Michetti al Museo Michetti, Francavilla al Mare (Chieti) a partire dal 23 luglio 2005

    fonte http://www.videoludica.com/news/gameculture/marco-cadioli?lang=it

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  16. Io personalmente trovo le sue fotografie veramente interessanti. Mi trasmettono un forte senso di libertà anzi probabilmente è questo il loro scopo; Second Life è il luogo migliore in cui sentirsi liberi e diversi da come si è nella vita reale.
    Io credo che oggi nell'arte contemporanea le fotografie abbiano un ruolo centrale grazie a quello che esse sono in grado di comunicare, di racconatare solo attraverso un'immagine. Artista in questo caso è colui che sa cogliere il momento giusto, narrandoci visivamente la storia giusta.
    Bella ad esempio è la donna nera e grassoccia che va a ballare con un micro top e pantaloncini fiera del suo corpo. Quando l'ho vista,di primo impatto, mi ha fatto sorridere ma poi mi ha raccontato una storia, forse non sarà la stessa per tutti, ma d'altronde le emozioni sono soggettive! Questo è il nuovo mondo dell'arte.

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  17. Marco Manray Cadioli
    Io, reporter in Second Life
    Otto milioni di utenti, architetture fantastiche e innovative, avatar da urlo, una nuova moneta e una inedita economia, una socialità estremamente coinvolgente: sono questi alcuni degli elementi di novità del fenomeno Second Life, la nuova piattaforma immersiva che coinvolge solo in Italia circa mezzo milioni di internauti.
    Marco Manray Cadioli è uno dei viaggiatori più conosciuti di Second Life. Uno tra i pochi che sia riuscito a costruirsi una professionalità e ad avere un ritorno economico dalle sue curiosità in Rete. È un fotografo che sempre più viene coinvolto dalle grandi aziende e dal giornalismo internazionale per documentare i reportage e i servizi di moda che hanno luogo proprio su Second Life.Ma Marco Manray Cadioli non è solo questo. È anche un ottimo giornalista che ha avuto modo di conoscere i veri protagonisti di questa straordinaria esperienza: dai progettisti grafici della Linden, l’azienda che ha inventato questo mondo virtuale, ai più importanti performer e musicisti che hanno scelto Second Life come luogo espositivo.

    Marco Cadioli, laureato in fisica, è net reporter in Second Life come Marco Manray dal 2005. Dopo studi in informatica ha iniziato a lavorare in animazione 3D fin dal 1985, seguendo da vicino lo sviluppo dei nuovi media. Insegna “Digital Media” all’Accademia della Comunicazione di Milano. Suoi reportage sono stati pubblicati su “Liberation”, “Elle”, “Il Sole 24 Ore” e “Repubblica” ed esposti al maxii (Roma - Museo delle arti del XXI secolo), Pescara Elettronic Artists Meeting (peam), SuperNeen (Milano). Vive e lavora a Milano, oltre che su Second Life. I suoi reportage possono essere visti online: www.internetlandscape.it

    http://www.internetlandscape.it/io-reporter-second-life.htm

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  18. Marco Cadioli ha lanciato nel 2003 il progetto Internet Landscape. Reportages from the Net, potrebbe sembrare banale, quando non è altro che la risposta più semplice a un'esigenza che abbiamo tutti: quella di documentare un vissuto, immortalare una sensazione, conservare il ricordo di un viaggio. L'aumento progressivo del tempo dedicato alla navigazione, da molti ritenuto alienante, offre la possibilità di conoscere posti nuovi, incontrare nuove persone, osservare incantati un environment capace di dispiegare di fronte ai nostri occhi uno spettacolo irripetibile come un tramonto tropicale o il passaggio di una cometa. Come fermare questi momenti e documentare questi incontri se non con un mezzo agile e rapido come quello della fotografia?
    Insegnante di Digital Media all'Accademia di Comunicazione di Milano, Cadioli è interessato in particolare a quei siti capaci di abbandonare la tradizionale metafora della pagina per strutturarsi in ambienti da percorrere (come il Dreamdomain di Randommedia o la Whitneybiennal del net artista Miltos Manetas) o in luoghi di incontro, popolati da personaggi reali (come le facce tra le interfacce immortalate nella community di Ego7) o virtuali (come i Networkers inventati da Oddcast, proposti alle aziende come eccezionali venditori di prodotti).
    Del resto, se il gesto è semplice e la sua motivazione molto naturale, complesse sono invece le problematiche che solleva. Innanzitutto, i reportage di Cadioli riscattano il net surfing dal pregiudizio che ne fa, tuttora, una esperienza diminuita rispetto alla vita reale, e anzi negativa per la nostra sanità mentale. Inoltre, fotografare la rete non significa solo fissare l'istante, ma anche dare stabilità a ciò che per sua natura è mobil e, fragile, perituro. Nella vita frenetica della rete, alcuni paesaggi spariscono senza lasciare traccia, nemmeno le rovine: fotografarli vuol dire, anche, offrire loro quella eternità che non hanno mai avuto. Immagini digitali di un mondo digitale, le fotografie di Cadioli non vogliono restare in Rete, e la loro prossima metamorfosi, già pianificata, le porterà ad uscire dal virtuale per approdare al reale. Sottoponendole alle leggi del nostro mondo, e trasformandole, come il fiore che il sognatore si ritrova fra le mani alla fine del sogno, nella testimonianza concreta di un viaggio nell’immateriale.

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  19. Second Life non incanta più crollano il business e gli utenti
    Repubblica — 21 aprile 2008 pagina 30 sezione: AFFARI FINANZA

    Una seconda vita per Second Life. È quello che in molti prevedono accadrà in breve tempo nel mondo virtuale più famoso del mondo. Una ristrutturazione che è diventata necessaria visto il calo di interesse attorno all' universo parallelo nato nel 2003 e diventato un sito di gran successo lo scorso anno. L' hype è svanita, Second Life non è più di moda, non ha il fascino che sembrava avere solo dodici mesi fa, e molti di quelli che pensavano di traslocare definitivamente dalla vita vera a quella virtuale cominciano a ripensarci. Eppure Philip Rosedale, il papà di Second Life, Ceo della Linden Lab, vede il futuro ancora roseo: «E' vero, abbiamo visto una vera e propria bolla all' inizio dello scorso anno», ha ammesso. «Parte di questa bolla era creata da un enorme copertura dei media, avevamo centinaia di articoli scritti su di noi nel mondo ogni giorno». Adesso la copertura della stampa è decisamente calata, e lo "splendore" del mondo virtuale sembra essersi spento, «ma la realtà è ben diversa», dice ancora Rosedale, «abbiamo un business che crea profitti, gli utenti sono in crescita, il nostro progetto è grande e va avanti». Di certo, comunque, gli ultimi avvenimenti che hanno portato Second Life nuovamente all' attenzione della stampa internazionale non sono stati positivi, gli ultimi mesi sono stati abbastanza critici per la Linden Lab, l' azienda che ha creato e gestisce il mondo virtuale: un' indagine federale ha portato l' azienda a bandire il gioco d' azzardo da Second Life, nonostante il gambling fosse una delle maggiori fonti di reddito; una vera crisi economica si è abbattuta sul mondo degli avatar, con un costante calo di distribuzione dei Linden Dollar, la moneta corrente di Second Life, e la crisi di tutte le istituzioni finanziarie del "secondo mondo" dopo il crack di una banca virtuale. Insomma, se le cose sono difficili nel mondo fisico, non lo sono certamente meno nel mondo virtuale. E il segnale più clamoroso che le cose fossero in pieno cambiamento non è stato quello dell' abbandono, lo scorso dicembre, del Chief Technology Officer, Cory Ondrejka, ma soprattutto l' annuncio di Philip Rosedale dell' abbandono del suo posto di Ceo della Linden Lab. «Ma non c' è nulla di cui preoccuparsi», ha scritto Rosedale nel blog di Second Life, «non vado da nessuna parte. Second Life sta crescendo, abbiamo bisogno, come tutte le società in crescita, di avere un Ceo in grado di gestire l' evoluzione. Io divento presidente della Linden Lab. Second Life è il lavoro della mia vita, sarò coinvolto al 100% a tempo pieno, mi concentrerò sulla strategia del prodotto e sulla visione, continuando a disegnare la giusta azienda e restando un comunicatore effettivo e un evangelista di Second Life. E come membro della comunità probabilmente mi si incontrerà più spesso nel mondo virtuale». Vero è che la realtà di Second Life sta già cambiando: l' accordo stipulato con la Ibm nelle scorse settimane porterà il software della Linden in molte aziende, che potranno dare vita a mondi virtuali privati; il mondo dell' intrattenimento è in continua crescita, con concerti, presentazioni di film e di libri, incontri e interviste che si susseguono a un ritmo crescente. «Ci sono centinaia di università che hanno aperto corsi in Second Life e molte aziende che usano il nostro mondo virtuale per rimpiazzare incontri e conferenze». Rosedale non nega che ci sia bisogno di qualche cambiamento: «L' interfaccia è ancora troppo complicata», ha dichiarato. «Bisogna rendere più semplice l' accesso iniziale al nostro mondo, più intuitivo e immediato. Nella prossima release del software ci sarà una integrazione con il web che noi consideriamo molto importante: si potranno costruire dei "muri" che sono in grado di trasformarsi in pagine web scritte in html». Sono i numeri, in realtà, a spingere Rosedale verso il cambiamento: gli utenti registrati sono più di tredici milioni, i frequentatori "veri", quelli che abitano le "isole" con frequenza quotidiana, non sono più di 450.000, un numero troppo basso per interessare gli investitori pubblicitari e le aziende che pensavano di fare marketing nel mondo parallelo. Ma va anche detto che Second Life non ha molta concorrenza, World Of Warcraft che è il mondo virtuale che ha maggior interesse in rete, è infinitamente più piccolo e meno popolato. Insomma, meno moda e più sostanza, è questa la parola d' ordine per la seconda vita di Second Life, un mondo un po' meno virtuale ma non meno interessante.

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  20. Posso solo congratularmi con il talento..
    è l unica cosa ke riesco ad esprimere quando mi trovo dinanzi a ciò che io definisco tale..non conoscevo Secondlife..mi sono iscritto per curiosità dopo aver visto le foto in aula,e dopo averne discusso con il professore,al quale dimostro di non avere tabu' con tale mondo virtuale =) ,affermando non solo che mi ha praticamente rapito,ma è come se già conoscessi parte di questo "mondo parallelo" poichè le rappresentazioni di Marco Cadioli mostrateci durante la lezione mi avevano dato un'esatta prospettiva del fenomeno..riscontrata in seguito..direi:affascinante e intrigante..sono stato a visitare con il mio avatar i posti che ho visitato dal vivo,come Londra,Parigi,Grecia..e mi complimento davvero con i curatori di Secondlife..che definirei come neofita "ASSUEFACENTE" :)

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  21. Attraverso la fotografia in rete,Marco Manray mostra sogni e desideri repressi che si celano dietro ad ogni essere umano, il quale decide di prender parte alla comunità virtuale,ovvero al mondo in cui non esistono regole,ma solo piaceri estremi.

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  22. Sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it dopo il caso tra il premier e la moglie
    Il 66% degli intervistati non modifica la sua opinione. Per il 59% non c'è una trama
    Divorzio Berlusconi-Lario
    fiducia stabile, ma nessun complotto

    ROMA - Divide gli italiani. Ma non sposta gli equilibri. Casomani li cristallizza. Li radicalizza. Almeno per ora. Il divorzio, mediatico, tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi non provoca mutamenti significativi negli elettori. Che tendono a considerarla una vicenda dalle scarse influenze sulle loro scelte politiche. Il sondaggio Ipr Marketing realizzato per Repubblica.it è chiaro. Dopo la partecipazione a Porta a Porta del premier, i numeri danno gli elettori del centrodestra arroccati intorno al Cavaliere e quelli del centrosinistra che traggono ulteriore linfa per criticare il premier. Ed anche un malessere dei cattolici che appare molto inferiore alle previsioni. Nonostante la dura reprimenda dell'Avvenire.

    GUARDA LE TABELLE

    Stando ai numeri la fiducia nel premier dopo Porta a Porta resta invariata (66%). Uno stallo che si registra anche nella parte degli elettori che si dicono cattolici praticanti (61%). Fiducia in calo per il 20% e in aumento per il 13%. Positiva anche l'impressione fatta dal premier nel salotto di Vespa: convincente per il 57%, sincero per il 51%, rilassato per il 52%. Percentuali che diventano plebiscitarie tra gli elettori del Pdl (80% circa). Di altro avviso il 47% che l'ha trovato provocatorio e presuntuoso (42%).

    Traballa, invece, la tesi "del complotto organizzato dalla sinistra e dalle sue gazzette". Per il 59% non c'è stata nessuna macchinazione (lo pensano anche il 27% degli elettori del Pdl). Gli irriducibili complottisti, invece, si attestano al 28%.

    Premier e signora, inoltre, si dividono la vicinanza degli intervistati. Il 38% parteggia per il premier, il 34% per Veronica Lario. Anche in questo caso si nota la netta divisioni partitica tra gli elettori del Pdl (solo il 5% è con la moglie del Cavaliere). Ma anche l'area cattolica (praticante e non) sceglie il presidente del Consiglio (40%).

    Infine le ricadute nell'urna, anche in vista delle prossime elezioni europee e amministrative. Per il 64% non è cambiato nulla. Per il 23% l'ipotesi di votare Pdl è in calo, per l'11% in crescita. Cifre che fanno capire quanto una vicenda ampiamente pubblicizzata su giornati e tv, abbia ricadute minime sui cittadini. Almeno fino ad oggi. Resta da vedere, però, quale sarà l'atteggiamento in futuro con il perdurare dell'attenzione mediatica e l'eventuale scoperta di nuovi elementi. Senza dimenticare l'atteggiamento del Pd. Ad oggi deciso a non voler attaccare il premier su "una vicenda privata". Scelta che sta avendo indubbie ricadute sull'opinione degli elettori. Ma che, con l'arrivo della campagna elettorale, potrebbe mutare.

    Fonte la Repubblica.it

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  23. Il metamondo Second Life, per quanto mi riguarda, era ( ed è ancora per alcuni versi) qualcosa di assolutamente sconosciuto ma che a sentirne parlare già dalla prima volta mi ha affascinata.
    Ho cercato, per quanto ho potuto, di documentarmi ma credo che per capire bene cosa sia questo “mondo” bisogna viverlo (…non ho ancora creato il mio avatar ma credo che presto lo farò!!).
    Ora però non siamo qui per parlare di Second Life ma di un personaggio, Marco Manray Cadioli, che fa parte dei quindici milioni di residenti di questo metamondo, in cui è riuscito a crearsi una vera e propria professionalità: quella di foto reporter.
    Il lavoro di Cadioli è qualcosa di assolutamente inedito, attraverso il quale egli dirige il proprio obiettivo verso i pixel che danno vita alle immagini che si materializzano sugli schermi dei computer. Fotografa paesaggi, volti, gesti, quella che si direbbe vita quotidiana; la particolarità e la novità di tale lavoro consistono nel fatto che i soggetti dei suoi scatti abitano il Web.

    “Le fotografie di Cadioli sono un invito a superare quel labile confine rappresentato dal monitor del computer ed a scoprire che ciò che ci ostiniamo a chiamare virtuale è spesso più reale di ciò che ci circonda e di cui possiamo avvertire la materialità. Si tratta di un invito a strappare il velo della virtualità, per scoprire come dietro ciascuna delle forme che si disegnano sul nostro schermo è possibile intravedere nuove manifestazioni della personalità di uomini per i quali il mondo, così come lo conosciamo, è diventato un habitat insufficiente”.

    “Nessun uomo ne sa mai abbastanza di una qualsiasi arte” ( Ezra Pound )

    A mio parere “l’opera” di Cadioli, per quanto artistica o meno, non sta a me definirlo, è stata di fondamentale importanza poiché è riuscito, attraverso fotografie incantevoli e a dir poco stupefacenti, a cogliere ed immortalare tutto ciò che appartiene al “mondo virtuale” di Second Life…!!!

    “ Attraverso l’arte noi esprimiamo la nostra concezione di ciò che la natura non è” (Pablo Picasso)

    Antonia Iodice

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  24. Ad essere sincero, inizialmente, la notizia riguardo il professor Marco Cadioli, alis Marco Manray, non mi ha destato un particolare interesse; non ci ho trovato niente di così originale o particolare. Credo che tutti noi giocando ad un videogame, almeno per una volta, abbiamo pensato:" Ah però, che bello sfondo, che bella immagine, etc." E la cosa finiva lì. Poi leggendo un po' i vostri commenti, ho scoperto che il "signor Photographer in Second Life" ha avuto parecchi riconoscimenti (ovviamente se fosse stato altrimenti non staremmo qui a parlarne) e quindi ho intuito la "genialità" di Marco Cadioli.
    Leggendo i commenti, le notizie su Second Life e di altre realtà virtuali, mi è venuto in mente un tema molto caro agli scrittori ma soprattutto ai lettori del Settecento che è quello del "Self Made Man", cioè dell'uomo, del protagonista che, partendo sempre in condizioni sfavorevoli, alla fine riesce a "farsi un nome", a diventare qualcuno. Questa cosa ha sempre affascinato gli uomini,non faccio esempi,se non dicendo: "vedi America-Americani".
    Ora date le attuali situazioni, diciamo dagli ultimi trent'anni, riuscire a diventare qualcuno, a farsi un nome, è sempre più difficile. La vita che viviamo sulla Terra è troppo difficile, anche provare a "sfondare" con un quiz show o con un reality può essere difficile o quanto meno "faticoso", sarebbe molto meglio riuscire, stando comodamente seduti davanti al nostro bel personal computer. Da qui l'esigenza di evadere della realtà per passare a quella virtuale; magari nemmeno qui riusciremmo a diventare i numeri 1 ma almeno c'è la possibilità di fare ed essere quello che ci pare e piace.
    Tornando a Marco Manray trovo geniale o quanto meno "furbo" riuscire a trarre qualcosa di concreto, come riconoscimenti, oserei dire, con tutto il rispetto, anche remunerativi, o semplicemente delle soddisfazioni personali traslabili alla realtà. Direi che Marco Cadioli è diventato un"self made man" però nelle vesti di Marco Manray ,nel Web. Meglio ancora è self made man due volte, la prima in Second Life come uno dei non so quanti personaggi, e la seconda nella realtà: un fotoreporter che si cala nei mondi virtuali per poi risalire con testimonianze alla mano di quel mondo.
    Non è certo il primo a trarre vantaggi da queste realtà virtuali, ne tanto meno è un caso, essendo il professor Marco Cardioli, laureato in Fisica Cibernetica; però se la questione è considerarlo un artista o meno, io direi:" perchè no?!", ritrae una realtà, credo che questo basti per definirlo tale, chiaramente la "sua arte" non sarà condivisa, come le mia opinione, ma credo che le cose stiano così

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  25. Giusto un altra cosa che trovo interessante in relazione anche all'ultima lezione. " I media digitali sono una rappresentazione numerica" , quindi una foto digitale senza il suo "velo digitale" sarebbe una successione di 0 e 1 e non credo sia più definibile come tale; inoltre l'immagine di una foto digitale scattata da una realtà virtuale sarebbe il prodotto di due serie di 0 e 1, cioè sarebbe un'immagine di un mondo fatto di 0 e 1, salvata a sua volta in un formato che ad ogni modo la tradurrà in 0 e 1 . Quindi Marco Manray avrebbe anche il merito, di transcodificare squarci di Second Life in un formato materiale, concreto, come può essere una semplice foto stampata su un pezzo di carta, eliminando tutti quegli 0 e 1 che stanno dietro un formato digitale. è come se rendesse tangibile, più concreta, quella realtà. Infatti dice: "Il passo successivo è quello di stampare queste immagini su carta ed esporle, togliendo dalla rete quell'attimo ripetibile, e lasciare che le immagini tornino oggetti, deperibili"(da un'intervista a Marco Cadioli)-.
    Credo che la sua opera artistica inizi già dalla creazione del personaggio Marco Manray, per poi passare dagli screenshot, alla loro traduzione in uno formato compatibile con la cultura della vita reale.
    Credo che ogni tipo di allarmismo verso queste forme d'arte, sia sbagliato. Marco Manray come ogni altro artista di questo genere -che non saprei definire- non fanno altro che descrivere il loro tempo, il nostro tempo, lo fanno in questo modo semplicemente perchè questo tempo si svilluppa sempre di più nel web. Il vero allarmismo andrebbe quindi verso questo fenomeno di "seconda vita", ed è proprio grazie ad artisti come Marco Manray che riusciamo a farci un idea un po' più critica riguardo il fenomeno: ne veniamo a conoscenza,ne siamo attratti,ci sbalordiamo, ci facciamo,in qualche modo, delle opinioni.

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  26. Diamo un concetto di "opera d'arte". E' un concetto così SUPERIORE, che abbiamo difficoltà a rapportarci ad esso come lo abbiamo con il "divino". Indubbiamente potremmo dire "E' ciò che un artista crea", ma poi ci ritroveremmo a dare una definizione, ancor più difficile, di ARTISTA. Accontentiamoci, dunque, della contorta definizione "Opera d'arte è CREAZIONE e CREATIVITA'...è ciò che trasmette qualcosa al proprio io"(definizione del tutto personale).Un disegno a carboncino, un tempio greco, un affresco, un quadro, un film, una fotografia(come non citare Capa, Doisneau o Brassai...), un cartoon, una poesia un fumetto(l'Eternauta o Corto Maltese ad esempio), un graffito, un romanzo... Con l'avvento dell'informatica, ma soprattutto dei videogames, si è venuto a creare NON SOLO un fenomeno culturale (come in passato poteva essere il cubismo, o il realismo, o il futurismo...tutte arti visuali), ma anche un "mondo a sè stante", con le proprie regole, la propria "natura". Da un certo punto di vista la vera opera d'arte potrebbe essere considerata proprio questo Nuovo Mondo...questo nuovo UNIVERSO. E l'artista in questione è dunque colui che crea, attraverso l'unione di pixel e di poligoni (forse non tutti sanno che una struttura 3d è formata da poligoni)una figura tridimensionale, un MONDO tridimensionale. Insomma il vero artista sarebbe da considerare chi crea quel paesaggio così simile a quello dello sbarco in Normandia...o colui che crea l'anguria nella quale si può ballare.
    Tuttavia, limitandoci a questo, si metterebbero in discussione opere come quelle dei già citati Brassai o Doisneau e di migliaia di altri fotografi.
    Opera d'arte è anche saper CATTURARE la bellezza, saper catturare l'attimo, ed è quello che un fotografo fa.
    Marco Cadioli è un'esploratore. Potremmo considerarlo come un astronauta in viaggio "verso l'infinito e oltre" (direbbe il buon Buzz Lightyear) che con la sua macchina fotografica cattura le bellezze del cosmo. Cadioli cattura le bellezze di questo universo che a noi è sempre più familiare. Reagiamo a queste foto un pò come all'epoca si reagì all' impressionismo....o come Caravaggio immaginiamo avrebbe potuto reagire nel vedere un dipinto di Kandinsky. Dal mio punto di vista le foto di Marco Cadioli sono contestabili come opere d'arte, possono piacere o meno, ma sono sicuramente innovative. Credo che molti di noi non le trovino stimolanti (o quantomeno la maggior parte di queste foto possono non esserlo) perchè rappresentano una realtà che, per quanto virtuale, è a noi vicinissima. Insomma, a pochi interessano le foto di un negozio di abbigliamento, per quanto non possa essere "reale"... Ciò è dovuto al fatto che questi mondi virtuali sono ormai così radicati nella nostra mente, nella nostra esperienza, che troviamo interessanti solo le cose NUOVE, o le cose che non esistono. Credo (puro pensiero personale) che avrebbe suscitato più interesse se ad esempio al posto delle foto degli avatars alienati di Second Life, ci fossero state foto di una battaglia tra strane creature...o la battaglia tra due navi di pirati o tra astronavi...o paesaggi impossibili da vedere in natura, idealizzati. Elementi, insomma, che solo nella nostra fantasia riusciamo a visualizzare. Cos'è, infatti, un mondo virtuale se non la rappresentazione dei nostri sogni, della nostra immaginazione...?

    Davide Fiore

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  27. Dopo aver visionato le "opere" di questo "artista" (semplici screenshots in realtà, ma nel periodo moderno potrebbe -e ripeto, potrebbe- essere intesa come "fotografia digitale") Mi sento in dovere di commentare.

    Premetto che non sono estraneo nè a forme di arte digitale (di cui io sono un minore esponente, come potrete vedere in seguito con il link di fine commento) nè al mondo dei gamers (Avendo io usufruito di MMO quali World of Warcraft, Lineage II e Ragnarok Online), ma mi sembra troppo paragonare semplici screenshots, per quanto progettati, a forme d'arte.

    Come viene spesso detto, l'arte deve esprimere qualcosa. Punti di vista soggettivi che devono essere colti e rielaborati sia da chi produce l'opera e sia da chi la osserva.

    Sia essa fatta con i pixel o con i colori acrilici, deve sempre e comunque far fronte a ciò che si ci trova davanti.

    Prendiamo ad esempio le Arenae che l'"artista" ci propone: Possono essere affascinanti, giusto, ma non rispecchiano le battaglie. Non si può paragonare un Deathmacth di Quake III (a cui ho giocato, ma che non mi è mai andato a genio) con una battaglia al foro romano o una guerra di trincea. Così come non si può riproporre la guerra tramite la pressione del bottone Stamp mentre si gioca a Counter Strike.
    Ripeto, tuttavia, che ad equilibrare la mancanza di una "sensazione interna" (di fatti negli screenshots vediamo solo frammenti di videogiochi, la cui "non-interazione" può affascinare o meno) con un notevole impatto visivo (merito della grafica e del gioco di inquadrature).

    Per quanto riguarda le sue "opere" (mi trattengo dall'eliminare le virgolette in quanto è ancora azzardato chiamare le creazioni digitali "opere") inerenti a Second Life, semplicemente mancano di sensazione, sono solo forme. Prendiamo ad esempio Flatland. Ciò che vedo io, da suo (sebbene in forma minore) collega è una forma, in prospettiva, ma senza un suo senso. Chiamarlo astrattismo, inoltre, mi sembra ancora troppo.

    Altro discorso invece per l'artwork Replica. Per quanto possa sembrare artistico, una replicazione di un avatar non significherà nulla, dal momento che i "cloni" sono incompleti. Avrei visto più significato se i "cloni" del primo avatar fossero stati identici a lui.

    Landscapes, invece, ha un senso. Strano, ma è l'unico artwork in cui vedo una vena di naturalismo. Certo, la desaturazione del colore uccide un pò quello che era l'intento originale, ma come si suol dire in questi casi "De gustibus not discutam est" (chiedo scusa per il mio latino molto "maccheronico".

    Insomma, io mi trovo in una situazione di netto dualismo: Se da una parte, come "artista digitale" capisco e approvo il modus operandi di Marco Cardioli. Tuttavia, sono ben lungi dal definire ciò "OPERE D'ARTE DIGITALE". Sarei più propenso a definirle, come già detto prima, "Fotografia Virtuale".

    Sotto, come già detto in apertura, linko tre dei miei lavori, creati interamente con l'ausilio di un semplice programma di grafica e mouse.
    I link appartengono alla mia galleria di DeviantArt, un "punto di ritrovo" virtuale per artisti di tutti i generi e stili.

    (No More Lies // Una prova di astrattismo digitale)
    http://jackpiro333.deviantart.com/art/No-More-Lies-118891834

    (Samurai, Bushido // Riproduzione di una scena di Silhouette's Theatre)
    http://jackpiro333.deviantart.com/art/Samurai-Bushido-111272134

    (Dark Matter // Astrattismo)
    http://jackpiro333.deviantart.com/art/Dark-Matter-104704988

    (Armonia Su Ali di Farfalla // Colorama)
    http://jackpiro333.deviantart.com/art/Armonia-Su-Ali-Di-Farfalla-80967790

    [Click sull'immagine per allargarla alle dimensioni reali]

    Vi invito a prendere i link sopraccitati solo come riallacciamento a ciò che è detto nel post, non come spam o altro.

    Iannaccone Fabio

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  28. "Marco Cadioli è un fotografo che dirige il proprio obiettivo verso i pixel che danno vita alle immagini che si materializzano sugli schermi dei computer. Fotografa paesaggi, volti, gesti, quella che si direbbe vita quotidiana; la particolarità e la novità di tale lavoro consistono nel fatto che i soggetti dei suoi scatti abitano il Web. Cadioli stesso abita – in qualche modo – in un metamondo. Sebbene risieda in un luogo fisico preciso, che è Milano, alcune sue estensioni hanno sviluppato una propria identità e hanno tessuto reti di relazioni sociali che saremmo tentati di definire autonome. Testimoniare attraverso la fotografia i luoghi della Rete e le entità che la popolano è un’operazione che richiede un’autentica fusione tra il fotografo e l’oggetto della propria ricerca. Così è stato per Cadioli che non ha mai indugiato in un punto di osservazione lontano e distaccato, ma si è letteralmente immerso in profondità: si è interfacciato, per utilizzare un termine caro al linguaggio tecnologico. L’artista non giudica i fenomeni che si presentano alla sua vista, piuttosto li interpreta e li rappresenta; ogni creazione artistica diventa dunque una finestra spalancata sulla realtà ed un invito ad affacciarvisi. Le fotografie di Cadioli sono un invito a superare quel labile confine rappresentato dal monitor del computer ed a scoprire che ciò che ci ostiniamo a chiamare virtuale è spesso più reale di ciò che ci circonda e di cui possiamo avvertire la materialità. Si tratta di un invito a strappare il velo della virtualità, per scoprire come dietro ciascuna delle forme che si disegnano sul nostro schermo è possibile intravedere nuove manifestazioni della personalità di uomini per i quali il mondo, così come lo conosciamo, è diventato un habitat insufficiente".http://museodelmetaverso.ning.com/profiles/blogs/2001614:BlogPost:3763

    Second Life sta per seconda vita, vita parallela e proprio per questo, secondo me, a frequentare questo sito non solo coloro che incuriositi cercano di scoprire i misteri di questo nuovo mondo virtuale, ma soprattutto coloro che non sono soddisfatti dalla vita reale, che vogliono che tutti i propri desideri possano essere realizzati, che hanno bisogno di evadere dalla solita routine quotidiana e, creando una nuova vita, con il proprio avatar fa tutto ciò che nella vita reale non farebbe. Se deve essere una vera vita deve avere tutto ciò che non manca nella vita reale, ma sempre con qualcosa in più. Una delle cose fondamentali per l'uomo è ormai la fotografia perchè è capace di evocare ricordi, fermare il tempo, immortalare delle emozioni. Ed è quello che, a mio avviso, Marco Cadioli ha cercato di fare in Second Life. A vedere le sue foto magari io preferirei una foto reale, con gente vera o un bel quadro di Caravaggio. Ma è proprio fermarci all'apparenza che non dobbiamo fare: guardando una delle sue foto virtuali lo scopo è quello di fantasticarci su, di sentirsi diversi, come se fossimo cartoni animati dove tutto è possibile. Possiamo vestire i panni del nostro eroe preferito e sentirci importanti anche se poi nella vita reale siamo persone comuni. Solo così possiamo dare un significato a tali immagini che altrimenti sarebbero tristi da guaradre. Marco Cadioli in Second Life non immortala immagini a caso, altrimenti tutti potrebbero diventare artisti del virtuale come lui, ma immagini che stanno a metà tra il reale ed il fantastico, immagini che riescono comunque a lasciare il segno.

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