giovedì 7 maggio 2009

Luigi Russolo


Luigi Russolo (Portogruaro, 30 aprile 1885 – Cerro di Laveno, 4 febbraio 1947) è stato un compositore e pittore italiano. Futurista e firmatario del manifesto L'arte dei rumori (11 marzo 1913), in cui si teorizzava l'impiego del rumore nel contesto musicale, è considerato il primo uomo ad aver teorizzato e praticato il concetto di musica elettronica sostenendo che la musica doveva essere composta prevalentemente di rumori e non di suoni armonici (fonte: it.wikipedia.org).

Vi invito a trovare e pubblicare (come commento a questo post) qualsiasi materiale riteniate utile ad approfondire la conoscenza di questo importante personaggio.
Vi ricordo di indicare sempre la fonte dei materiali che pubblicate.

26 commenti:

  1. Fonte: http://www.eclectic.it/russolo/artofnoises.htm (da questo sito è possibile anche scaricare una copia in pdf de "L'arte dei rumori")

    Luigi Russolo ha anticipato di alcuni decenni il movimento della musica concreta ed elettronica che nacque ufficialmente nel secondo dopoguerra in Francia e in Germania.
    Russolo, aderente al movimento futurista di Marinetti, tentava la costruzione di un universo sonoro fondato sui rumori e sui suoni presenti nel mondo a lui contemporaneo.
    Il Movimento Futurista, attraverso la poesia sonora, la pittura, la scultura tentava di esaltare la modernità rappresentata dall'introduzione delle macchine nella vita quotidiana.
    Luigi Russolo tento' questo esperimento attraverso la costruzione di un primordiale campionatore meccanico in grado di riprodurre i suoni "concreti" e di poterli quindi generare nel quadro di una organizzazione compositiva .
    L'Arte dei Rumori costituisce la sintesi del Russolo-pensiero e venne pubblicato per la prima volta nel 1916.
    Difatto Russolo è il primo "autore non-musicista" del XX secolo ed oltre ad anticipare gli sperimentatori della musica "contemporanea" post-weberniana, è da considerarsi il progenitore di tutto quel movimento che a partire dai primi esperimenti di Brian Eno, ha portato nel mondo della musica una serie di personaggi estranei al linguaggio musicale ordinario, e che oggi costituiscono il baricentro della musica elettronica di massa del XXI sec.

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  2. LUIGI RUSSOLO

    (Portogruaro, Venezia, 1885 - Cerro di Laveno, 1947)
    pittore e compositore italiano



    Il padre Domenico è organista del duomo di Portogruaro e direttore della Schola Cantorum di Latisana. I fratelli maggiori Giovanni e Antonio si diplomeranno al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano: il primo in violino e organo, il secondo in pianoforte e organo.
    Luigi, dopo un fugace approccio con la musica, sceglie la pittura e l'incisione e nel 1909 esordisce nella mostra annuale del Bianco e Nero alla Famiglia Artistica di Milano con un gruppo di acqueforti di sapore simbolista. In quella occasione conosce Boccioni con il quale si lega di profonda amicizia e i lavori successivi ricalcano, in qualche modo, le tematiche tipiche della produzione grafica boccioniana, con una serie di incisioni sul tema della madre e paesaggi di periferie industriali.
    Nel febbraio del 1910 con Boccioni, Bonzagni, Camona, Carrà, Erba, Martelli e Romani incontra Marinetti e aderisce al futurismo.
    L'11 febbraio 1910 sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi e l'11 aprile il «Manifesto tecnico della pittura futurista». Da questo momento inizia la sua militanza attiva partecipando a tutte le Serate futuriste e alle esposizioni organizzate in Italia e all'estero. Sono della sua produzione pittorica di quel periodo: «Autoritratto con teschi», 1909-1910; «Profumo», 1910; «Periferia-lavoro», 1910; «Chioma», 1910, «Lampi», 1910; «La rivolta», 1911; «La musica», 1911; «Ricordi di una notte», 1912; «Maison + lumière + ciel», 1912-1913; «Sintesi plastica dei movimenti di una donna», 1912; «Solidità della nebbia», 1913; «Volumi dinamici», 1913; «Dinamismo di un'automobile», 1912-1913, «Autontratto futurista», 1912-1913; «Impressioni di Bombardamento, sbrapnels e granate», 1926. Figurano disperse: «Nietzsche», 1910; «Treno in corsa nella notte», 1910, «Uomo che muore», 1911; «Una, tre teste»,1912, «Linee-forze di una folgore», 1913; «Io dinamico», 1913.
    L'11 marzo 1913 dedica al maestro Pratella il manifesto «L'arte dei Rumori» nel quale teorizza l'impiego del suono-rumore nel contesto musicale. Poco dopo realizza con Ugo Piatti una serie di intonarumori, spettacolari macchine sonore atte a creare e modificare nella loro intensità il suono-rumore anticipando tutte quelle sperimentazioni sonore che sfoceranno, nel secondo dopoguerra, nella musica concreta di Schaeffer e in quella elettronica. Da questo momento Russolo abbandona l'attività pittorica per dedicarsi anima e corpo ai problemi musicali.
    Il 2 giugno 1913 Russolo, nel corso di una serata futurista al Teatro Storchi di Modena, presenta al pubblico uno scoppiatore e l'11 agosto, ai corrispondenti della stampa estera riuniti in casa Marinetti a Milano, 15 intonarumori. Collabora alla rivista Lacerba e pubblica il 1° marzo 1914 l'articolo «Grafia enarmonica» per gl'intonarumori futuristi, un nuovo tipo di semantica musicale tuttora in uso fra i compositori di musica elettronica.
    Il 21 aprile 1914 debutta al Teatro Dal Verme di Milano dirigendo il primo Gran concerto futurista per intonarumori, con un'orchestra composta di 18 intonarumori suddivisi in gorgogliatori, crepitatori, ululatori, rombatori, scoppiatori, sibilatori, ronzatori, stropicciatori. Nel corso della serata, fra fischi, urla e lanci di proiettili vegetali, vengono eseguite tre sue composizioni: «Risveglio di una città», «Si pranza sulla terrazza del Kursaal» e «Convegno di automobili e aeroplani». Fra gli spettatori e i futuristi scoppiano violenti tafferugli, con contusi e feriti, sedati dall'intervento delle forze dell'ordine. Russolo ripete il concerto al Politeama di Genova e nel giugno al Coliseum di Londra, con dodici repliche, e in questa occasione conosce Stravinskij.
    Lo scoppio della grande guerra interrompe i rapporti internazionali di Russolo il quale, in compagnia degli amici futuristi, si arruola nel battaglione volontari ciclisti lombardi ed è nominato tenente al merito nel 5° Alpini, Battaglione Brenta. Nel settembre 1916 esce per conto delle Edizioni futuriste di Poesia il suo volume «L'Arte dei Rumori». Il 17 dicembre 1917 viene gravemente ferito a Malga Camerona e passerà 18 mesi fra un ospedale e l'altro.
    Il 4 settembre 1920 Rossini va in scena al teatro di Lugo l'opera di Pratella «L'aviatore Dro» ma, contrariamente a quanto indicato in partitura, gli intonarumori vengono sostituiti dal rumore di una motocicletta e da una sirena di opificio.
    Nel giugno 1921 Russolo è a Parigi per tre concerti al Theatre des Champs Elysées. Sono eseguite musiche composte da Fiorda e dallo stesso Russolo con 27 intonarumori inseriti in un complesso orchestrale diretto dal fratello Antonio il quale, pur non aderendo al futurismo, ha sempre operato in quell'area culturale scrivendo molte partiture.
    Alla prima del concerto, in parte disturbato dalla gazzarra inscenata da un gruppo di dadaisti capeggiati da Tzara, sono presenti: Stravinskij, Ravel entusiasta, Djagilev il Gruppo dei Sei, Milhaud, Casella, Honegger, De Falla Kahan, Claudel, e Mondrian il quale dedicherà agli intonarumori un lungo articolo sulla rivista «De Stijl»
    Nel 1922 viene rappresentato in vari teatri italiani e a Praga il dramma di Marinetti «Il tamburo di fuoco» con intermezzi musicali di Pratella e commento degli intonarumori.
    A partire dal 1923 Russolo si dedica alla costruzione di una serie di rumorarmoni, specie di armonium ove vengono raccolte le sonorità base degli intonarumori e nel 1925 brevetta l'arco enarmonico. Con questo strumento tiene un concerto a Milano eseguendo musiche del fratello Antonio e di Casavola. La sua mancata adesione al fascismo lo esclude automaticamente dalla vivace attività svolta in quegli anni dai futuristi. Per la musica si rivolgono a Pratella, il quale lentamente si sta defilando dal movimento preferendo dedicarsi alle cure dei Canterini romagnoli e agli studi di etnofonia, a Casavola e a Mix, nuovo astro nascente. La morte prematura e imprevista di Mix è l'occasione per riavvicinare i futuristi, tramite Prampolini, a Russolo e ai suoi nuovi strumenti.
    Il critico cinematografico Deslaw rammenta che in questo periodo vengono girati tre brevi film: Futuristi a Parigi in cui Russolo era autore delle musiche e protagonista assieme a Marinetti, «La marche des machines» ancora con musiche di Russolo e Montparnasse in cui figuravano Marinetti, Russolo e Prampolini, ma le ricerche di queste pellicole risultano vane. L'avvento del sonoro vanifica una delle possibilità d'impiego dei suoi strumenti e allora, sfiduciato, abbandona la musica non senza prima aver brevettato il piano enarmonico, costruendo un modello di una ottava, unico documento originale dei suoi strumenti, tutti distrutti.
    Il 28 dicembre 1929, nel corso dell'inaugurazione di una esposizione di pittori futuristi alla Galerie 23 di Parigi, tiene il suo ultimo concerto pubblico presentato da Varèse. L'incontro in quei mesi, a Parigi, con un italiano cultore di scienze occulte lo porta a interessarsi di questa materia e di filosofie orientali.


    http://www.rodoni.ch/busoni/pitturafuturista/russolo.html

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  3. Annalisa Del Vecchio7 maggio 2009 alle ore 11:24

    Fu il primo e più geniale compositore di musica futurista, ma anche costruttore di strumenti, firmatario del "Manifesto dei pittori futuristi", incisore, esoterista, studioso di filosofia orientale.
    "Luigi Russolo. Vita e opere di un futurista", in esposizione al Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto dal 27 maggio al 17 settembre 2006, è la prima grande mostra antologica su Russolo, una delle personalità più originali del Futurismo, di cui è stato uno dei teorici e fondatori.


    L'esposizione è un'occasione per ripercorrere tutta la vicenda artistica di Luigi Russolo. Degli "intonarumori", gli apparecchi da lui inventati per "intonare e regolare armonicamente e ritmicamente" i rumori, saranno esposte delle ricostruzioni con le quali il pubblico potrà interagire. In mostra anche il complesso della sua produzione incisoria, e un nucleo di suoi dipinti futuristi e prefuturisti, accanto alle opere degli artisti a lui più vicini: Gaetano Previati, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini, Romolo Romani e Ugo Piatti.
    La mostra è prodotta con la Estorick Collection of Italian Art di Londra, nella cui sede sarà esposta dal 4 ottobre al 17 dicembre. "Luigi Russolo. Vita e opere di un futurista" è stata costruita grazie ai numerosi documenti appartenenti all'archivio di Russolo, che sono custoditi nell'Archivio del '900 del Mart. Partendo da questo materiale, i curatori hanno ripercorso tutte le tappe creative dell'artista, suddividendo l'esposizione in sei sezioni: i rapporti con i pittori lombardi simbolisti e divisionisti, l'attività incisoria e pittorica dal pre-futurismo al futurismo, l'attività musicale, la produzione pittorica post-futurista, il periodo parigino e spagnolo, il ritorno in Lombardia.



    L'ARTE DEI RUMORI

    Dalle idee espresse nel "Manifesto dei rumori" del 1913 nacquero le sperimentazioni di spettacolari macchine sonore, chiamate gli "intonarumori", con cui Russolo realizzò concerti e performance.


    Come scritto nel "Manifesto", che ha la forma di una lettera indirizzata al musicista futurista Balilla Pratella, la ricerca di Russolo non tendeva certo alla cacofonia. Era piuttosto una rigorosa ricerca su acustica e armonia, discipline che Russolo si proponeva di aggiornare: "L'acustica ci ha insegnato ben poco - scriveva a Pratella - poiché applicata specialmente allo studio dei suoni puri ha quasi completamente trascurato, finora, lo studio dei rumori." Ecco quindi una serie di strumenti concepiti per produrre scoppi, crepitii, ronzii e stropiccii.
    Le invenzioni rumoristiche di Russolo si spinsero in seguito perfino alla cinematografia d'avanguardia, a cui si interessò nel corso del suo soggiorno parigino dal 1928 al 1930. In quegli anni, Russolo frequentò gli ambienti del cinema sperimentale, e suonò i suoi strumenti, gli intonarumori e il "Russolophone", durante le proiezioni allo "Studio 28". La mostra presenterà all'interno del percorso espositivo tre film di Eugene Deslaw, "La marche des machines", "Les nuits electriques" e "Montparnasse", montati per l'occasione da Carlo Montanaro, con un accompagnamento musicale a cura di Daniele Lombardi.


    Gli intonarumori stessi, infine, saranno presenti in mostra nelle ricostruzioni di Pietro Verardo. Alcune di esse sono state realizzate appositamente per questa esposizione sulla base di nuovo materiale documentario, che ne migliora sensibilmente l'accuratezza filologica rispetto ad altre ricostruzioni del secolo scorso. Il pubblico del Mart potrà suonare gli apparecchi, aggiungendo così alla visita un prezioso elemento di interattività.

    fonte http://www.mart.trento.it/context_mostre.jsp?ID_LINK=11&area=42&page=45

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  4. Annalisa Del Vecchio7 maggio 2009 alle ore 11:26

    “La varietà dei rumori è infinita. Se oggi, mentre noi possediamo forse mille macchine diverse, possiamo distinguere mille rumori diversi, domani, col moltiplicarsi di nuove macchine, potremo distinguere dieci, venti o trentamila rumori diversi, non da imitare semplicemente, ma da combinare secondo la nostra fantasia.”

    Russolo è probabilmente l’incarnazione stessa di ogni futurismo, certo più di Marinetti e Boccioni, opportunististi e voltagabbana, più prossimo a Kurt Schwitters o Tristan Tzara nel tollerare gli equivoci. La profonda disperazione di questi intellettuali, forzati a farsi una ragione dell’incedere del fragoroso macchinario industriale cui assistettero, produsse un intento acre, spigoloso e dolente di cui rimane solo una memoria molto frammentata.

    “La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesirno secolo, coll’invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini. Per molti secoli la vita si svolse in silenzio, o, per lo più, in sordina. I rumori più forti che interrompevano questo silenzio non erano nè intensi, né prolungati, né variati. Poiché, se trascuriamo gli eccezionali movimenti tellurici, gli uragani, le tempeste, le valanghe e le cascate, la natura è silenziosa”.

    Il tentativo compiuto da Russolo di “intonare e regolare armonicamente e ritmicamente” il rumore, svoltosi parallelamente ad una intensa produzione grafica e visuale, ha prodotto risonanze durante tutto il secolo, nei giorni nostri si può considerare compiuta la profezia secondo cui i musicisti Futuristi devono sostituire alla limitata varietà di toni disponibili all’orchestra del tempo l’infinita varietà dei toni del rumore, riprodotta con meccanismi appropriati.

    Lo studio dell’acustica applicata ai rumori, quindi, più che una qualche oziosa furia iconoclasta ignorante e fascista, fu il fulcro dell’azione di Russolo, che si impegnò, con una certa difficoltà, anche nel commento sonoro del cinema, montando congegni arditi nelle sale di proiezione a Parigi. L’aspetto generale delle sue costruzioni, collage di detriti industriali molto più che progetti artigianali, contiene il senso dell’intera azione, unica reazione sana al turbamento profondo dell’età industriale più becera.

    La nuova orchestra raggiunge la più complessa e nuova delle emozioni aurali non incorporando una successione di rumori imitanti il soggetto, ma manipolando invece l’interlacciamento di questi vari rumori ritmicamente. La varietà di rumori è indefinita. La possibilità di immaginare una intera dimensione ambientale mai esistita nello spazio nè nel tempo è illimitatamente espansa.

    La tendenza alle dissonanze più complicate, parte del tentativo di allargamento del materiale costituente lo spazio sonoro, corrisponde ad una sensibilità matura per quanto controversa. Mentre si allontana dai suoni puri e confortevoli da sala da concerto, allargandosi verso il suono della città e dell’industria, la consapevolezza mira all’integrazione, ad una accettazione catartica che produrrà conseguenze per molto tempo.

    fonte http://lateoriadelleombre.org/2008/04/11/luigi-russolo-lintonarumori/

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  5. The Art of Noises was published in 1916 by Edizioni Futuriste di Poesia. Luigi Russolo was an artist of the italian "Futurist" movement by Marinetti.
    His work was the first experiment of noise music or "concrete music" of the XX century.
    Russolo build a strange instrument called "intonarumori", a mechanical sampler.
    In this historical book he wrote the theory of noise music.

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    Luigi Russolo ha anticipato di alcuni decenni il movimento della musica concreta ed elettronica che nacque ufficialmente nel secondo dopoguerra in Francia e in Germania.
    Russolo, aderente al movimento futurista di Marinetti, tentava la costruzione di un universo sonoro fondato sui rumori e sui suoni presenti nel mondo a lui contemporaneo.
    Il Movimento Futurista, attraverso la poesia sonora, la pittura, la scultura tentava di esaltare la modernità rappresentata dall'introduzione delle macchine nella vita quotidiana.
    Luigi Russolo tento' questo esperimento attraverso la costruzione di un primordiale campionatore meccanico in grado di riprodurre i suoni "concreti" e di poterli quindi generare nel quadro di una organizzazione compositiva .
    L'Arte dei Rumori costituisce la sintesi del Russolo-pensiero e venne pubblicato per la prima volta nel 1916.
    Difatto Russolo è il primo "autore non-musicista" del XX secolo ed oltre ad anticipare gli sperimentatori della musica "contemporanea" post-weberniana, è da considerarsi il progenitore di tutto quel movimento che a partire dai primi esperimenti di Brian Eno, ha portato nel mondo della musica una serie di personaggi estranei al linguaggio musicale ordinario, e che oggi costituiscono il baricentro della musica elettronica di massa del XXI sec.
    http://www.eclectic.it/russolo/artofnoises.htm Luigi Russolo - L’Intonarumori
    Aprile 11, 2008 – 4:08 pm
    Pubblicato in discipline, indiscipline, ingegneria, microsuoni, modi d'ascolto, modi di visione, noises
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    “La varietà dei rumori è infinita. Se oggi, mentre noi possediamo forse mille macchine diverse, possiamo distinguere mille rumori diversi, domani, col moltiplicarsi di nuove macchine, potremo distinguere dieci, venti o trentamila rumori diversi, non da imitare semplicemente, ma da combinare secondo la nostra fantasia.”



    Russolo è probabilmente l’incarnazione stessa di ogni futurismo, certo più di Marinetti e Boccioni, opportunististi e voltagabbana, più prossimo a Kurt Schwitters o Tristan Tzara nel tollerare gli equivoci. La profonda disperazione di questi intellettuali, forzati a farsi una ragione dell’incedere del fragoroso macchinario industriale cui assistettero, produsse un intento acre, spigoloso e dolente di cui rimane solo una memoria molto frammentata.

    “La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesirno secolo, coll’invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini. Per molti secoli la vita si svolse in silenzio, o, per lo più, in sordina. I rumori più forti che interrompevano questo silenzio non erano nè intensi, né prolungati, né variati. Poiché, se trascuriamo gli eccezionali movimenti tellurici, gli uragani, le tempeste, le valanghe e le cascate, la natura è silenziosa”.

    Il tentativo compiuto da Russolo di “intonare e regolare armonicamente e ritmicamente” il rumore, svoltosi parallelamente ad una intensa produzione grafica e visuale, ha prodotto risonanze durante tutto il secolo, nei giorni nostri si può considerare compiuta la profezia secondo cui i musicisti Futuristi devono sostituire alla limitata varietà di toni disponibili all’orchestra del tempo l’infinita varietà dei toni del rumore, riprodotta con meccanismi appropriati.

    Lo studio dell’acustica applicata ai rumori, quindi, più che una qualche oziosa furia iconoclasta ignorante e fascista, fu il fulcro dell’azione di Russolo, che si impegnò, con una certa difficoltà, anche nel commento sonoro del cinema, montando congegni arditi nelle sale di proiezione a Parigi. L’aspetto generale delle sue costruzioni, collage di detriti industriali molto più che progetti artigianali, contiene il senso dell’intera azione, unica reazione sana al turbamento profondo dell’età industriale più becera.

    La nuova orchestra raggiunge la più complessa e nuova delle emozioni aurali non incorporando una successione di rumori imitanti il soggetto, ma manipolando invece l’interlacciamento di questi vari rumori ritmicamente. La varietà di rumori è indefinita. La possibilità di immaginare una intera dimensione ambientale mai esistita nello spazio nè nel tempo è illimitatamente espansa.

    La tendenza alle dissonanze più complicate, parte del tentativo di allargamento del materiale costituente lo spazio sonoro, corrisponde ad una sensibilità matura per quanto controversa. Mentre si allontana dai suoni puri e confortevoli da sala da concerto, allargandosi verso il suono della città e dell’industria, la consapevolezza mira all’integrazione, ad una accettazione catartica che produrrà conseguenze per molto tempo.http://lateoriadelleombre.org/2008/04/11/luigi-russolo-lintonarumori/

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  6. Biografia di Luigi Russolo

    Si impegna in studi musicali ma con il trasferimento a Milano dal 1901 frequenta i corsi liberi dell'Accademia di Brera. La sua pittura, riferita a un clima simbolista, cita il pulviscolarismo di Previati e la linea Liberty. Espone le prime acqueforti di nel 1909 alla mostra del Bianco e Nero alla Famiglia artistica milanese dove incontra Boccioni e si lega ai futuristi firmando nel 1910 il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista. Partecipa agli incontri e alle serate organizzate dal movimento in Italia e all'estero. Tiene una conferenza a Mantova sull'arte contemporanea nel 1911 e nel 1912 è a Parigi in occasione della rassegna da Bernhein Jeune. La sua pittura è fedele alle direttive dei manifesti ed incentrata sui temi della velocità e dell'energia, con nitide campiture, forti suggestioni luministiche e vivace cromìa. Ma dagli stessi anni concentra i propri interessi sulla musica. Il suo Manifesto della musica futurista teorizza una musica basata sull'organizzazione dei rumori: perciò appresta strumenti innovativi per le serate teatrali e i concerti futuristi, gli 'Intonarumori', che attirarono l'attenzione di Ravel e Strawisnkij. Del 1916 la pubblicazione de 'L'arte dei rumori' dedicata a F.B.Pratella, musicista di rilievo nell'ambito futurista, studioso, autore d'operette e di testi sinfonici. Russolo divenne quindi la personalità di riferimento del Futurismo per l'ambito musicale. Nel 1915 si arruola coi Futuristi nel 'Battaglione Volontari ciclisti lombardi'. Dopo la prima guerra mondiale si applica di nuovo alla pittura. Non aderendo alle tesi fasciste, rimane però in parte estromesso dall'attività futurista. Lavora ancora nell'ambito musicale inventando l' -arco enarmonico-. Nel 1929 brevetta il -russolophon- che attira l'interesse di esponenti della musica concreta. Invia opere alla Galleria Arte di Milano nel 1920, alla mostra futurista di Parigi nel 1921, alla prima mostra milanese del gruppo di 'Novecento' nel 1926, di nuovo ad esposizioni futuriste a Parigi nel 1925 e 1929 abbandonando in seguito del tutto l'attività futurista. La sua pittura recupera una figurazione dalle allusioni simboliche con accenni esoterici. Le ultime personali alla Galleria Borromini di Como nel 1944 e 1945, alla Galleria Salvetti di Milano nel 1946. Uno tra i suoi dipinti più significativi, 'Dinamismo di un'automobile' del 1912-13 è al Musée d'art moderne de la Ville de Paris. Bibliografia: M.Drudi Gambillo, T.Fiori, Archivi del Futurismo, Roma 1962; Futurismo & Futurismi, catalogo della mostra di Palazzo Grassi di Venezia, Milano 1986; E.Crispolti, Storia e critica del futurismo, Bari 1986.

    http://www.arsvalue.com/webapp/artista/12798878/luigi-russolo.aspx

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  7. LUIGI RUSSOLO E L'ARTE DEI RUMORI: OLTRE IL FUTURO!!

    Uno dei manifesti futuristi più geniali è senza dubbio “L’arte dei rumori” di Luigi Russolo, che porta la data dell'11 marzo 1913.
    In questo manifesto sono contenuti gran parte degli sviluppi futuri della musica novecentesca. Fu straordinaria l’idea di Russolo: pensare ad una musica che ormai doveva giovarsi non solo dei suoni ma anche di tutti i rumori che ormai costituivano il sottofondo dell'esistenza umana. È questa l’idea che ancora oggi hanno tutti i musicisti che fanno uso di rumori e suoni elettronici per le loro composizioni. Non ci sono suoni di serie A e di serie B. C’è un infinito magma sonoro, da cui il compositore può attingere liberamente.
    Ma leggiamo già una delle frasi iniziali del manifesto di Russolo.

    "La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesirno secolo, coll'invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini. Per molti secoli la vita si svolse in silenzio, o, per lo più, in sordina. I rumori più forti che interrompevano questo silenzio non erano nè intensi, né prolungati, né variati. Poiché, se trascuriamo gli eccezionali movimenti tellurici, gli uragani, le tempeste, le valanghe e le cascate, la natura è silenziosa".

    Segue una breve ed efficacissima descrizione dell’evoluzione della musica nei tempi. Fino ad arrivare ai nostri giorni.

    "Oggi l'arte musicale, complicandosi sempre più, ricerca gli amalgami di suoni più dissonanti, più strani e più aspri per l'oreccbio. Ci avviciniamo così sempre più al suono-rumore.
    Questa evoluzione delta musica è parallela al moltiplicarsi delle macchine, che collaborano dovunque coll'uomo. Non soltanto nelle atmosfere fragorose delle grandi città, ma anche nelle campagne, che furono fino a ieri normalmente silenziose, la macchina ha oggi creato tanta varietà e concorrenza di rumori, che il suono puro, nella sua esiguità e monotonia, non suscita più emozione. Per eccitare ed esaltare la nostra sensibilità, la musica andò sviluppandosi verso la più complessa polifonia e verso la maggior varietà di timbri o coloriti strumentali, ricercando le più complicate successioni di accordi dissonanti e preparando vagamente la creazione del rumore musicale. Questa evoluzione verso il "suono rumore" non era possibile prima d'ora. L'orecchio di un uomo del settecento non avrebbe potuto sopportare l'intensità disarmonica di certi accordi prodotti dalle nostre orecchie (triplicate nel numero degli esecutori rispetto a quelle di allora). Il nostro orecchio invece se ne compiace, poiché fu già educato dalla vita moderna, così prodiga di rumori svariati. Il nostro orecchio però se ne accontenta, e reclama più ampie emozioni acustiche. D'altra parte, il suono musicale è troppo limitato nella varietà qualitativa dei timbri. Le più complicate orchestre si riducono a quattro o cinque classi di strumenti ad arco, a pizzico, a fiato in metallo, a fiato in legno, a percussione. Cosicché la musica moderna si dibatte in questo piccolo cerchio, sforzandosi vanamente di creare nuove varietà di timbri. Bisogna rompere questo cerchio ristretto di suoni puri e conquistare la varietà infinita dei "suoni-rumori".

    Ma poiché Russolo ebbe un animo totalmente futurista, la sua mente non si limitò ad anticipare i tempi. Ebbe anche l’illuminazione di prevedere cosa sarebbe accaduto in futuro.

    "La varietà dei rumori è infinita. Se oggi, mentre noi possediamo forse mille macchine diverse, possiamo distinguere mille rumori diversi, domani, col moltiplicarsi di nuove macchine, potremo distinguere dieci, venti o trentamila rumori diversi, non da imitare semplicemente, ma da combinare secondo la nostra fantasia."

    Ecco. Questa è oggi esattamente la situazione di un compositore di musica elettronica. Si sceglie tra una varietà infinita di rumori, e li si combina insieme. Oggi un compositore di musica elettronica, leggendo L’arte dei rumori di Russolo, non può che provare un’emozione intensa. Ancora una volta, dal futurismo è nato un nuovo modo di intendere il mondo.
    Oggi c'è ancora qualcuno che si ostina a negare il valore della musica elettronica. In realtà negare oggi i suoni elettronici significa negare il mondo in cui viviamo. Ancora una volta si tratta di una concezione stupidamente passatista. La musica elettronica è la naturale evoluzione di un secolare percorso evolutivo. Con la musica elettronica si è aperta un'autostrada che potremo percorrere per chissà quanti secoli ancora.

    Fonte: http://liberidallaforma.blogspot.com/2007/08/luigi-russolo-e-larte-dei-rumori-oltre.html



    CURIOSITA’
    In occasione dei sessant’anni dalla morte di Luigi Russolo, a Portogruaro ha avuto luogo qualche anno fa un Festival diretto da Daniele Lombardi ( tra i massimi esperti italiani di musica futurista ) in onore della figura e dell’opera del grande ed eclettico artista portogruarese, intitolato “ W Russolo”. Sono stati coinvolti artisti di indiscussa fama internazionale come Sylvano Buscotti al quale in particolare è stato commissionato un brano con l’utilizzo degli Intonarumori.

    Leggendo i vari articoli relativi a questo evento, ed in particolar modo le interviste fatte agli artisti presenti mi ha colpito molto una domanda posta all’artista sopra citato, Buscotti, che riguarda in un certo senso la futurista “arte dei rumori” in relazione ai giorni nostri:

    Che senso può avere in una società in cui siamo assuefatti al rumore scrivere dei brani rifacendosi alla poetica musicale futurista, l’arte del rumore?

    - Non solo siamo assuefatti al rumore, ne siamo schiacciati. Russolo sarebbe spaventato dall’inquinamento acustico in cui viviamo. Credo che un senso non vada cercato, vada sfuggito. Forse dobbiamo solo ricordare quello che Russolo e i suoi compagni di avventura ipotizzano, la poesia del rumore, rumore che poi è diventato una delle grandi piaghe del nostro secolo. Per trovare il silenzio sono stato costretto ad abitare all’undicesimo piano di un piccolo grattacielo a Milano. Oggi sarebbe più esatto parlare di “arte del silenzio”. Se Russolo fosse vissuto oggi, invece degli Intonarumori, avrebbe creato delle magnifiche “sordine del rumore”!!!

    Fonte: www.euterpevenezia.it


    Antonia Iodice

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  8. Eugenio Francesco Rimo7 maggio 2009 alle ore 16:37

    Luigi Russolo ha anticipato di alcuni decenni il movimento della musica concreta ed elettronica che nacque ufficialmente nel secondo dopoguerra in Francia e in Germania.
    Russolo, aderente al movimento futurista di Marinetti, tentava la costruzione di un universo sonoro fondato sui rumori e sui suoni presenti nel mondo a lui contemporaneo.
    Il Movimento Futurista, attraverso la poesia sonora, la pittura, la scultura tentava di esaltare la modernità rappresentata dall'introduzione delle macchine nella vita quotidiana.
    Luigi Russolo tento' questo esperimento attraverso la costruzione di un primordiale campionatore meccanico in grado di riprodurre i suoni "concreti" e di poterli quindi generare nel quadro di una organizzazione compositiva .
    L'Arte dei Rumori costituisce la sintesi del Russolo-pensiero e venne pubblicato per la prima volta nel 1916.
    Difatto Russolo è il primo "autore non-musicista" del XX secolo ed oltre ad anticipare gli sperimentatori della musica "contemporanea" post-weberniana, è da considerarsi il progenitore di tutto quel movimento che a partire dai primi esperimenti di Brian Eno, ha portato nel mondo della musica una serie di personaggi estranei al linguaggio musicale ordinario, e che oggi costituiscono il baricentro della musica elettronica di massa del XXI sec.

    Fonte: http://www.eclectic.it/russolo/artofnoises.htm

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  9. Il 30 aprile 1885 - nasce a Porto Gruaro Luigi Russolo


    Sono andato a cercar
    fra i rumori, timbri
    da intonare, in modo
    da formare vari
    strumenti musicali
    ("intonarumori")
    (Alla ricerca del vero)


    http://appuntinovalis.blogspot.com/2009/04/luigi-russolo.html Giuseppe Prezzolini, in un suo articolo intitolato Fascismo e futurismo, pubblicato il 3 luglio del 1923, scrive: “Evidentemente nel Fascismo c’è stato del Futurismo e lo dico senza alcuna intenzione. Il futurismo ha rispecchiato fedelmente certi bisogni contemporanei e certo ambiente milanese. Il culto della velocità, l’amore per le soluzioni violente, il disprezzo per le masse e nello stesso tempo l’appello fascinatore alle medesime, la tendenza al dominio ipnotico delle folle, l’esaltazione di un sentimento nazionale esclusivista, l’antipatia per la burocrazia, sono tutte tendenze sentimentali passate senza tara nel fascismo dal futurismo“.

    Molti futuristi furono fascisti, altri no. E’ questo il caso di Luigi Russolo (Portogruaro, Venezia, 1885 - Cerro di Laveno, 1947); Russolo nasce a Portogruaro, in via del Seminario 29, il 7 maggio 1885 da Domenico ed Elisabetta Michielon, penultimo di cinque figli: Giovanni, Antonio, Maria, Luigi e Caterina.
    Nel 1901, dopo aver ultimato gli studi ginnasiali, raggiunge la famiglia, trasferitasi a Milano qualche anno prima per dare la possibilità a Giovanni e Antonio di frequentare il Conservatorio, dove poi si diplomeranno. Dopo qualche breve approccio con la musica opta per la pittura, alternandola al lavoro come apprendista presso il restauratore Crivelli. pittore e compositore.

    Luigi, come abbiamo visto, sceglie la pittura e l’incisione: nel 1909 esordisce nella mostra annuale del Bianco e Nero alla Famiglia Artistica di Milano con un gruppo di acqueforti di sapore simbolista. In quella occasione conosce Boccioni con il quale si lega di profonda amicizia e i lavori successivi ricalcano, in qualche modo, le tematiche tipiche della produzione grafica boccioniana, con una serie di incisioni sul tema della madre e paesaggi di periferie industriali. Nel febbraio del 1910 con Boccioni, Bonzagni, Camona, Carrà, Erba, Martelli e Romani incontra Marinetti e aderisce al futurismo.

    L’11 febbraio 1910 sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi e l’11 aprile il Manifesto tecnico della pittura futurista. Da questo momento inizia la sua militanza attiva partecipando a tutte le Serate futuriste e alle esposizioni organizzate in Italia e all’estero.

    Dal 1913 Russolo abbandona l’attività pittorica per dedicarsi anima e corpo ai problemi musicali dell’arte futurista.http://famigliaartisticamilanese.wordpress.com/2008/05/26/luigi-russolo-futurista-non-fascista/

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  10. Luigi Russolo. Life and Works of a Futurist

    "L'acustica ci ha insegnato ben poco, poiché, applicata specialmente allo studio dei suoni puri, ha quasi completamente trascurato, finora, lo studio dei rumori". Così scriveva Luigi Russolo, musicista e pittore, forse il primo ad annullare la separazione fra suono e rumore, entrambi componenti delle nostre qualità auditive e, in quanto tali, capaci di suscitare reazioni emotive.
    E il gracidare delle rane, il ronzio dei motori, lo scrosciare della pioggia divennero musica. A produrla, complessi marchingegni incastonati in scatole di legno, animati da corde di violoncello azionate da una manovella esterna: gli "intonarumori", bizzarre "creature" ideate da una mente impavida e visionaria, che, preludendo alla "musica concreta" del secondo dopoguerra, creò un inedito linguaggio sonoro, basato sull'equivalenza di suoni e rumori, e lo usò per le sue composizioni.
    Un'originale mostra, organizzata in collaborazione con il Mart - il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto - rende omaggio proprio a questo peculiare aspetto della produzione artistica di Luigi Russolo, ricostruendo ed esponendo sette dei suoi "intonarumori", e, soprattutto, offrendo al pubblico la possibilità di sperimentarli.
    Curato da Franco Tagliapietra e Anna Gasparotto, l'allestimento, oltre alle macchine sonore, annovera gran parte della produzione incisoria dell'artista, nonché un nucleo di suoi dipinti futuristi e prefuturisti e numerose opere degli artisti a lui più legati, da Gaetano Previati a Umberto Boccioni, Gino Severini, Carlo Carrà e Ugo Piatti.
    Tra le opere pittoriche, si segnalano "La Musica" (1911), "La rivolta" (1911), "Solidità della nebbia" (1912), "Movimenti simultanei di una donna" (1912), oltre ad un'interessante serie di "Autoritratti".
    La mostra consente, inoltre, di visionare alcuni saggi di cinematografia d'avanguardia, cui Russolo attese nel biennio '28-'30, periodo in cui le proiezioni dello "Studio 28" avevano come sottofondo le "sinfonie" delle sue invenzioni rumoristiche. http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=arte&scheda=russolo_life

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  11. LUIGI RUSSOLO
    L'attività artistica di Russolo ha avuto molteplici interessi ed è stata caratterizzata da passaggi da un tipo di arte ad un’altra: dalla musica alla pittura, di nuovo alla musica, poi alla filosofia e all’esoterico, per poi finire, negli ultimi anni, ancora con la pittura. La musica e la pittura non possono essere accostate per univocità di linguaggio o per contenuti, ma il fatto che Russolo ne abbia fatto uso, non fa che rafforzare '’ipotesi che in quell’uomo albergasse la certezza dell'universalità del'’arte e dell'esistenza di linguaggi comuni a tutte le arti: dalla letteratura alla pittura, dalla scultura alla musica, dal teatro alla danza, dalla poesia al “rumore”. L'eccleticità artistica di Russolo, evidenziata negli ultimi anni del futurismo, è sempre stata supportata da un aspetto razionale, spesso motivato da ideali certezze estetiche e filosofiche, ma anche da un’empirica praticabilità delle arti.
    Luigi Carlo Filippo Russolo, che nacque a Portogruaro nel 1885 il primo di maggio, venne dapprima iniziato alla musica, seguendo così una certa tradizione familiare. Suo padre Domenico era organista presso il Duomo di Portogruaro e direttore della Schola Cantorum di Latisana, in provincia di Udine. La forte tradizione musicale nella famiglia portò i due fratelli maggiori di Luigi, Giovanni e Antonio, a diplomarsi al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Luigi non seguì, se non più tardi e con musicalità e idee diverse, le orme del padre.
    Nel 1901, terminati gli studi ginnasiali, raggiunse la famiglia a Milano, dove di giorno lavorava come apprendista restauratore nella bottega del Crivelli - col quale mise mano all’Ultima cena di Leonardo - la sera seguiva i corsi all'Accademia di Belle Arti di Brera. Qui ebbe modo di stringere amicizia con Carlo Carrà; prestò la sua opera come bozzettista per costumi teatrali. Russolo, come la maggior parte degli artisti di allora, frequentava il Caffè Sorini, dove incontrò Balla, Boccioni e il poeta Buzzi, di questi divenne amico. Con i pittori firmatari del Manifesto futurista partecipò, nel 1911, presso la Casa del Lavoro di Milano, alla 1a Esposizione d’Arte Libera. Con il gruppo futurista espose nelle maggiori città gallerie europee: alla Riesing dell’Aja, alla Bernheim Jeune di Parigi, Sakville Galerie di Londra, alla galleria Der Sturm di Berlino, alla Galerie Giroux di Bruxelles e infine alla Galerie Andretsche di Amsterdam.
    La figura di Russolo, a posteriori, risulta essere alquanto complessa e i risultati artistici furono segnati da alterne fortune, da momenti di ripensamento e cambiamento anche nello stile di vita. Le rivoluzionarie composizioni musicali trovarono una prima teorizzazione nella rivista Lacerba, dove Russolo pubblicò articoli di musica. Iniziarono così le prime riflessioni sulla musica non melodia e sulle “macchine musicali” che riproducevano i suoni della città, del progresso, dei motori a scoppio, della guerra. L'interesse della critica fu veramente alto, tanto che nella Casa Rossa di Marinetti in Corso Venezia a Milano, Russolo presentò alla stampa di tutto il mondo ben undici tipi di Intonarumori, alcuni dei quali furono utilizzati per la prima volta nell’opera di Pratella L'Aviatore Dro. Nel corso degli anni ne brevettò ben 27 (rombatori, gorgogliatori, ronzatori, stropicciatori, crepitatori, sibilatori ululatori, scoppiatori, ecc).
    Il 21 aprile 1914 Russolo diresse, al teatro Dal Verne in Milano, il suo Primo Concerto Futurista per Intonarumori, diviso in tre parti: Risveglio di una città; Si pranza sulla terrazza del Kursaal; Convegno di automobili e aeroplani
    Fu un'esperienza veramente intensa per l'artista, in quanto i “rumori” più forti non vennero emessi dagli strumenti dell’artista portogruarese, ma dalla folla che insorse in modo decisamente violento, tanto da richiedere l'intervento delle forze dell'ordine.
    Lo stesso anno Stravinskij e Diaghilev erano giunti a Milano per ascoltare il Concerto Futurista per Intonarumori. Per gli illustri ospiti Marinetti organizzò a casa sua un’audizione riservata. Stravinskij accettò volentieri l'invito, poiché intendeva verificare la possibilità di utilizzarne alcuni in uno dei suoi concerti. Francesco Cangiullo, ne Le serate futuriste: romanzo storico vissuto, descrisse così quella serata: “Un crepitatore crepitò con mille scintille, come focoso torrente. Stravinskij schizzò emettendo un sibilo di pazza gioia, scattò dal divano da cui sembrò scattasse una molla. In quella un frusciatore frusciò come gonne di seta d’inverno, come foglie novelle d'aprile ... Il compositore frenetico si avventò sul piano per cercare di trovare quell'onomatopeico suono prodigioso, ma invano provò tutti i semitoni con le sue dita avide, mentre il ballerino [Massine] muoveva le gambe del mestiere... Diaghilev faceva: Ah-ah-ah-ah, come una quaglia. L'unico che non si commosse era proprio l'inventore; si maneggiava il pizzetto ed obiettava: ‘Sìii ... potrebbero anche andare ... ma dovranno essere altro che modificati”.
    Nel 1915 l'impegno con la storia venne mantenuto. Russolo, con i suoi amici futuristi - Funi, Boccioni, Sant'Elia, Sironi - fu incorporato al Battaglione Volontari Ciclisti Lombardi. Partì per il fronte e il 10 novembre del 1915, con il grado di tenente presso il Vo Battaglione Alpini del Brenta. Da quell'esperienza ne uscì ferito fisicamente – alla testa – e moralmente: morirono Boccioni e Sant'Elia. Dopo il secondo soggiorno parigino Russolo aderì, per una sola mostra alla nuova corrente pittorica, più tardi teorizzata dalla Sarfatti come Novecento, firmando il manifesto: Contro tutti i ritorni in pittura. Ma ormai era imminente l’abbandono anche degli interessi musicali. Partecipò, nel 1926, alla Biennale di Venezia, con l'opera Impresioni di un Bombardamento – opera ora di proprietà del Comune di Portogruaro – presentata dallo stesso Marinetti. Dopo quella manifestazione Russolo si ritirò, prima in Spagna poi a Cerro di Laveno, sul Lago Maggiore, dove morì nel 1947.
    La pittura lo richiamò nel 1942. Le opere di quegli anni si possono definire come lo specchio di una personalità isolata, volontariamente fuori da ogni movimento artistico. Così lo descrisse Carrà: “Per lui, come per ogni vero artista, la pittura non è mai stata momento da spendere alla giornata. Ritiratosi sul Lago Maggiore il rigore morale si è forse anche accentuato, e ciò si arguisce osservando le opere di questi ultimi anni, dove ogni traccia di aprioristico tendenzioso modernismo è completamente scomparso. Guidato da una forte coscienza morale, cerca anzitutto di conferire alla sua pittura l'impronta di un concetto estetico che esclude qualsiasi compiacenza sensuale, di modo che le linee, i colori e le forme nulla hanno di casuale, nulla che non sia il frutto delle sue particolari riflessioni”.
    Carrà lo ha descritto come un uomo schivo, timido, isolato anche intellettualmente, ma attento al mondo che lo circondava, alla mutevolezza dell'arte e delle sue molteplici forme espressive (importanti sono gli ultimi scritti per capire le tendenze dell'arte del ventennio). Ma in queste poche righe si trova la conferma di un artista che, per trovare realizzata la propria personalità, ha avuto bisogno di vivere sensazioni intense e di attingere ad altre forti personalità come Boccioni – dal quale ha assimilato la pittura - e di Marinetti, che gli ha aperto la via per riprodurre i rumori e i suoni della modernità, del progresso, della nuova faccia del Novecento.

    "Brano tratto da Portogruaro.Net a cura di Diego Collovini" www.portogruaro.net

    http://www.prolocolavenomombello.com/personaggi/russolo.htm

    Danila Galleri

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  12. Giulia Eleonora Zeno7 maggio 2009 alle ore 18:41

    LUIGI RUSSOLO: GENIALE E POLIEDRICO FUTURISTA
    Articolo di: "Andrea Catra"
    fonte:http://www.ilpiave.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2798

    Luigi Russolo (1885-1947), veneto di Portogruaro, è stato uno dei più originali e poliedrici artisti che hanno animato il panorama culturale italiano del primo novecento.
    Cresciuto in un famiglia di musicisti, si stabilisce a Milano nel 1901 dove frequenta l'Accademia di Brera, partecipando in quel periodo al restauro del Cenacolo di Leonardo a Santa Maria delle Grazie.

    Inizialmente i suoi orientamenti stilistici in pittura si fondarono su una tecnica divisionista e si caratterizzarono per la scelta di soggetti legati alla città e alla civiltà industriale, interpretate in chiave fantastico-simbolista.
    Diviene poi futurista e firmatario del manifesto L'arte dei rumori (11 marzo 1913), in cui si teorizzava l'impiego del rumore nel contesto musicale.
    Visionario e poliedrico (oltre che compositore di musica futurista e pittore, è stato pure incisore, studioso di filosofia orientale ed esoterista) , e' considerato il primo uomo ad aver teorizzato e praticato il concetto di musica elettronica sostenendo che la musica doveva essere composta prevalentemente di rumori e non di suoni armonici.
    Come un novello Leonardo arriva a studiare e realizzare stumenti musicali mai visti primi con i quali eseguire le sue composzioni: l’ “intonarumori", apparecchio meccanico capace di sviluppare suoni disarmonici e avanguardistici subito battezzati, nelle performances di quel movimento, "musica futurista"; il "rumorarmonio, costruito nel 1924, mezzo necessario ad amplificare gli effetti musicali creati dall'intonarumori. Nel 1925 poi è la volta del piano e dell’arco enarmonico. Sicuramente è lui insieme a Francesco Balilla Pratella il cardine del rinnovamento futurista in musica.
    Il versante pittorico lo vide realizzare opere quali, Maschere (1909) Autoritratto con teschi (1910), Il profumo (1909-1910), La musica (1911) Sintesi plastica dei movimenti di una donna (1912) , Solidità nella nebbia (1913), Volumi dinamici (1913) , Dinamismo di un automobile (1914) che manifestarono la sua adesione alla corrente futurista.
    Nel 1934 inizò un lungo esilio nella sua casa a Cerro di Laveno sul Lago Maggiore dove iniziò la scrittura di un intrigante saggio filosofico, Al di là della materia, in cui confluivano le sue idee sul paranormale. La sua uscita di scena dal palcoscenico della pittura è stata silenziosa e senza polemiche con il passato futurista. Di questo suo esilio Carrà scrisse: “Per lui, come per ogni vero artista, la pittura non è mai stata momento da spendere alla giornata. Ritiratosi sul Lago Maggiore il rigore morale si è forse anche accentuato, e ciò si arguisce osservando le opere di questi ultimi anni, dove ogni traccia di aprioristico tendenzioso modernismo è completamente scomparso. Guidato da una forte coscienza morale, cerca anzitutto di conferire alla sua pittura l’impronta di un concetto estetico che esclude qualsiasi compiacenza sensuale, di modo che le linee, i colori e le forme nulla hanno di casuale, nulla che non sia il frutto delle sue particolari riflessioni”...
    Dal 1942 fino alla morte, nel ’47, produsse come non mai con uno stile che egli stesso definì "classico moderno". Più di cento sono le opere realizzate in quei cinque anni (contro le sole tredici da futurista) e molte di queste sembrano rifarsi ad alcuni temi già affrontati nel periodo cosiddetto pre-futurista, come a sottolineare da un lato la validità autonoma e d’avanguardia del futurismo, e dall’altro che quell’esperienza era definitivamente finita.
    Morì il 4 febbraio del 1947, dopo tre giorni di coma a seguito di un’embolia che gli paralizzò la parte sinistra.

    Giulia Eleonora Zeno

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  13. “Scegliendo, dominando e coordinando i rumori, noi abbiamo gia’ in parte raggiunta quella nuova volutta’ insospettata […]: L’Arte dei rumori” Luigi Russolo - Lettera-manifesto “L’Arte dei rumori” - Lacerba, 1913

    Luigi Russolo è stato il primo uomo del pianeta a parlare (e non solo!) di due cose di cui noi adesso siamo letteralmente dipendenti: la musica elettronica e il rumore cresciuto in una famiglia di musicisti sin da bambino sviluppa uno spiccato gusto estetico sia musicale che pittorico. la chiave di lettura da utilizzare per l'ascolto delle opere di questo visionario precursore è senza dubbio quella fantastico-simbolista. sorvolando la sua formazione e altre nozioni sulla sua vita (che potete facilmente reperire altrove) vi dico subito che l'11 marzo del 1913 firma il manfesto "l'arte dei rumori" in cui teorizzava la valenza dell'utilizzo di quest'ultimi in campo musicale. Sosteneva che la vera ricerca musicale doveva basarsi no sull'utilizzo dei suoni armonici , che lui conziderava dannatamente limitato come campo di esplorazione, ma bensì sui rumori.Russolo descrive l'evoluzione storica dal silenzio al suono fino al suono-rumore o rumore musicale. Egli afferma che le capacità limitate degli strumenti musicali tradizionali non possono più soddisfare il senso acustico ed estetico dell'uomo moderno. Teoria squisitamente affascinante accompagnata dall' ideazione costruzione e utilizzo di un proprio strumento musicale l'"intonarumori".


    Luigi Russolo e uno dei suoi assistenti Ugo Piatti con un Intonarumori l'intonarumori è una vera e propriafamiglia di strumenti musicali meccanici inventati dal "profeta" Luigi Russolo. questi stranistrumenti erano costituiti da generatori di suoni acustici che permettevano di controllare la dinamica, il volume, la lunghezza d’onda di diversi tipi di suono.Ogni strumento era formato da un parallelepipedo di legno con un altoparlante di cartone o metallico nella parte anteriore. Il suonatore schiacciava bottoni e strane leve per mettere in funzione il macchinario e controllarne le dinamiche.All’interno degli intonarumori c’erano lastre di metallo, ingranaggi e corde metalliche che venivano fatte vibrare. Le tensioni delle corde erano modificate dal suonatore che, glissando sulla corda, generava note.Secondo il rumore prodotto, gli strumenti erano classificati per famiglie (crepitatori, gorgogliatori, rombatori, ronzatori, scoppiatori, sibilatori, stropicciatori e ululatori), ciascuna delle quali comprendeva a sua volta vari registri (soprano, contralto, tenore e basso).


    Nel 1914 Russolo e Marinetti diedero 12 concerti di "Intonarumori" al Coliseum di Londra, le esecuzioni furono, apparentemente, applaudite calorosamente e Marinetti affermò che 30.000 spettatori avevano allora conosciuto la musica del futuro. nn aveva tutti i torti!!!sottolineo che il tutto ambientato all'inizio del 900:O!!! parliamo spesso di theremin, moog e finiamo per dimenticarci di una sperimentazione così alta ed illuminante avvenuta in casa nostra agli inizi del secolo 900.

    bisogna comunque dire che la reazione del pubblico iniziale non è stata delle migliori e lo possiamo immaginare e al proposito Marinetti disse (riferendosi alla presentazione di queste scatole rumorose) : "abbiamo mostrato il primo motore a vapore ad una mandria di mucche". gli artisti a differenza del pubblico ne furono entusiasti: Mondrian pubblicò un articolo su De Stijl parlando appunto degli intonarumori, senza parlare dell'influenza che ha avuto su artisti quali Igor Stravinsky, De Falla, Casella, Edgard, Varèse, John Cage e Pierre Schaefer

    Gli eroici giorni delle macchine dei rumori terminarono dopo la prima guerra mondiale. Russolo subì gravi ferite alla testa durante la guerra e dopo una lunga convalescenza lasciò l'Italia per andare a Parigi dopo portò avanti elaborazioni successive delle sue Macchine Rumorose.
    "ogni manifestazione della nostra vita è accompagnata dal rumore. Il rumore è quindi famigliare al nostro orecchio, ed ha il potere di richiamarci immediatamente alla vita stessa. Mentre il suono estraneo alla vita, sempre musicale, cosa a sé, elemento occasionale non necessario, è divenuto ormai per il nostro orecchio quello che all'occhio è un viso troppo noto, il rumore invece, giungendoci confuso e irregolare dalla confusione irregolare della vita, non si rivela mai interamente a noi e ci serba innumerevoli sorprese."

    Luigi Russolo da "l'arte dei rumori" 1916


    http://pcna.splinder.com/post/

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  14. http://www.teatrorussolo.it/

    L’inaugurazione del Teatro Comunale Luigi Russolo rappresenta l’avverarsi di un sogno che la comunità portogruarese attendeva da decenni. Portogruaro infatti non possedeva un teatro comunale da una cinquantina d’anni e in una città ricca di arte, storia e cultura la realizzazione del Teatro cittadino è il compimento di un progetto ambizioso, di un servizio di cui gode l’intero territorio: un importante spazio che arricchisce la vita culturale e prosegue l’attività teatrale e musicale che ha visto la realizzazione di consolidate stagioni in città.
    Per dar vita a questo progetto il Comune di Portogruaro ha acquisito dalla Diocesi di Concordia Pordenone l’immobile denominato “Silvio Pellico” al fine di dotare la città di un nuovo teatro. L’edificio, realizzato agli inizi del 1900, era di proprietà della Curia di Pordenone e si presentava dopo i lavori di ristrutturazione degli anni ’50, in uno stato di abbandono sia all’interno sia in facciata. L’assetto era stato concepito per le proiezioni cinematografiche e non possedeva i requisiti e gli spazi necessari per lo svolgimento di attività teatrali.
    ocumenti che dimostrano l’attività teatrale della città di Portogruaro risalgono già dal 1600 con documenti contabili che attestano la realizzazione di spettacoli che si tenevano sempre nella sala del Municipio, detto allora palazzo Pretorio con lo scopo di rappresentare delle opere «per universal trattenimento» nel periodo del carnevale. Si trattava, con ogni probabilità, di rappresentazioni sporadiche, effettuate in occasione del carnevale, talvolta anche in autunno, come era abitudine nella città di Venezia, cui i cittadini di Portogruaro cercavano di ispirarsi e il cui modello di vita e di costume era ricalcato il più possibile.
    Agli inizi del Settecento un documento getta uno sprazzo di luce sull’attività culturale a Portogruaro: ci sono «giovani cittadini di questa città che rappresentano serie opere che saranno anche di divertimento e sollievo di tutti questi cittadini et abitanti, e decoro pure della medesima città» . Era stato eretto un palcoscenico, ed erano state collocate le poltrone per gli spettatori, che pagavano un regolare biglietto.
    Alcuni screzi fra nobili, per futili motivi, indussero l’allora podestà Pietro Marco Zorzi, all’inizio del 1787, a revocare il permesso di tenere spettacoli teatrali nel palazzo Pretorio. A seguito della decisione podestarile sorse l’idea di erigere un vero teatro che potesse soddisfare i bisogni culturali dei cittadini di Portogruaro ed essere luogo di accoglienza di diverse discipline.
    Fu così che iniziarono i lavori del Teatro Sociale, così chiamato perchè la proprietà era dei soci, ma allora battezzato col nome di Teatro Accademico, che fu inaugurato il 2 febbraio 1789 con la rappresentazione de La tragedia urbana di Beverly, un dramma di cui non si ricorda neppure l’autore, ma che in quel tempo godeva del favore universale. Quella sera un pubblico numerosissimo ed entusiasta accorse ad applaudire gli attori, che erano dei dilettanti appartenenti alla nobiltà cittadina, la quale vantava una già secolare tradizione filodrammatica, frutto di un patrimonio culturale ereditato da Venezia e costantemente difeso e sviluppato.
    Intanto, nel 1838, nasceva a Portogruaro l’Istituto Filarmonico Santa Cecilia, attivo fino al 1995 con il nome di Istituto Musicale Santa Cecilia, cui è subentrata la Fondazione che ne perpetua il nome.
    La stampa locale di fine Ottocento testimonia una vitalità culturale di prim’ordine, di cui il Teatro Sociale costituiva il fulcro, con rappresentazioni teatrali, balli, conferenze, concerti, opere liriche con tanto di orchestra e coro, cui il pubblico accorreva numeroso non solo da Portogruaro, ma anche da località del Veneto e del Friuli.
    Questa attività culturale di alto profilo continuò fino al secondo dopoguerra, essendo stato nel frattempo, negli anni 1913-14, il Teatro Sociale restaurato e ampliato su progetto dell’ing. Piero Bon. Era soprattutto l’opera lirica quella che andava per la maggiore.
    Nel 1957 con lo sviluppo del cinematografo l’edificio conobbe la sorte di molti altri teatri storici e fu radicalmente rimaneggiato e ridotto a cinema, perdendo così la sua caratteristica struttura di teatro all’italiana.

    Nel corso di questi cinquant’anni anche in assenza di un vero teatro il fervore culturale che caratterizza Portogruaro non si è fermato. Grazie alle varie stagioni teatrali invernali ed estive che in questi anni si sono svolte in luoghi alternativi e soprattutto grazie alla Fondazione Musicale Santa Cecilia che con il suo grande contributo musicale ha sostenuto la vita culturale portogruarese si è mantenuto un interesse e una continuità con l’arte che adesso troverà nel Teatro Comunale Luigi Russolo un luogo di espressione artistica, di aggregazione e di fruizione di spettacoli e manifestazioni artistiche.


    Tratto dalla tesi di laurea “Il Nuovo Teatro Comunale Pellico- Nuovo spazio culturale della città di Portogruaro”
    di Alice Cengarle

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  15. http://it.wikipedia.org/wiki/Intonarumori

    L'Intonarumori fu una famiglia di strumenti musicali inventati nel 1913 da Luigi Russolo. Essi erano formati da generatori di suoni acustici che permettevano di controllare la dinamica, il volume, la lunghezza d’onda di diversi tipi di suono.

    Ogni strumento era formato da un parallelepipedo di legno con un altoparlante di cartone o metallico nella parte anteriore. Il suonatore schiacciava bottoni e leve per mettere in funzione il macchinario e controllarne le dinamiche.

    All’interno degli intonarumori c’erano lastre di metallo, ingranaggi e corde metalliche che venivano fatte vibrare. Le tensioni delle corde erano modificate dal suonatore che, glissando sulla corda, generava note.

    Secondo il rumore prodotto, gli strumenti erano classificati per famiglie (crepitatori, gorgogliatori, rombatori, ronzatori, scoppiatori, sibilatori, stropicciatori e ululatori), ciascuna delle quali comprendeva a sua volta vari registri (soprano, contralto, tenore e basso).

    La prima apparizione pubblica degli intonarumori fu nel 1913 al Teatro Storchi a Modena dove Russolo presentò un “esplodente”. Nel 1914 fece molti concerti a Milano (Teatro Dal Verme), Genova (Politeama) e Londra (Coliseum). Nel 1921, finita la Prima Guerra Mondiale, presentò tre concerti a Parigi (Théatre des Champs-Elysées) e, nel 1922, collaborò con Filippo Tommaso Marinetti componendo sottofondi musicali creati con intonarumori per ‘’il tamburo di fuoco’’.

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  16. Russolo, Luigi (Portogruaro, Venezia 1885 - Cerro di Laveno, Varese 1947), pittore, compositore e scrittore italiano. Figlio di un organista, che gli trasmise la passione per la musica, si trasferì a Milano nel 1901, formandosi come pittore presso l'Accademia di Brera e facendo pratica di restauro. Nel 1909 conobbe Boccioni e si legò al gruppo dei futuristi, sottoscrivendo nel 1910, con Boccioni, Balla, Carrà e Severini, il Manifesto dei pittori futuristi e La pittura Futurista - Manifesto tecnico. Negli anni successivi partecipò alle esposizioni e alle serate-spettacolo del gruppo: nei suoi dipinti ricorrono le tematiche della città e dell'industria, e soggetti in movimento trattati con una certa tendenza all'astrazione (La rivolta, 1911, Gemeentemuseum, L'Aia; Solidità della nebbia, 1912, collezione Mattioli, Milano; Sintesi plastica del movimento di una donna, 1913, Musée des Beaux-Arts, Grenoble).

    A partire dal 1913 Russolo si allontanò progressivamente dalla pittura, dedicandosi piuttosto alla ricerca sulla musica: redasse un manifesto d'avanguardia musicale (L'arte dei rumori) e costruì una macchina produttrice di sonorità, l’“intonarumori”, con la quale eseguì concerti in Italia e all'estero (Londra), spesso tra lo sconcerto e le ire del pubblico. Dopo la guerra, a cui prese parte come volontario, continuò la serie delle esposizioni futuriste e dei concerti, grazie anche a nuovi strumenti da lui inventati (Rumorarmonio, Arco enarmonico). Ricominciò a dipingere a Parigi (1931-32), ma abbandonò nuovamente questa attività quando rientrò in Italia e si stabilì a Cerro di Laveno, dandosi alla speculazione filosofica (ne scaturì il testo Al di là della materia, 1938). Solo negli ultimi anni di vita si riaccostò alla pittura, elaborando uno stile semplificato classico-moderno.

    http://it.encarta.msn.com/encnet/refpages/RefArticle.aspx?refid=981536047

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  17. Consultando questo sito è possibile leggere ulteriori notizie su Luigi Russolo e vedere alcune immagini del suo "intonarumori":
    http://pcna.splinder.com/post/12901582

    Platone sosteneva che iI mondo fosse costituito secondo principi musicali e la vita intera dell'uomo fosse dominata dall'armonia e dal ritmo. Aristotele scriveva: "Dato che come alcuni imitano molte cose rappresentandole con i colori e con le figure, mentre altri per mezzo della voce, così, anche per le arti sopra dette, tutte quante producono l’imitazione nel ritmo, nel discorso e nell’armonia, e questi o presi separatamente o mescolati assieme."

    Accedendo a questo link è possibile leggere alcune informazioni circa l'interfaccia MIDI:
    http://www.media.unisi.it/liberarte/musacv.html

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  18. LUIGI RUSSOLO

    (Portogruaro, Venezia, 1885 - Cerro di Laveno, 1947)
    pittore e compositore italiano


    Il padre Domenico è organista del duomo di Portogruaro e direttore della Schola Cantorum di Latisana. I fratelli maggiori Giovanni e Antonio si diplomeranno al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano: il primo in violino e organo, il secondo in pianoforte e organo.
    Luigi, dopo un fugace approccio con la musica, sceglie la pittura e l'incisione e nel 1909 esordisce nella mostra annuale del Bianco e Nero alla Famiglia Artistica di Milano con un gruppo di acqueforti di sapore simbolista. In quella occasione conosce Boccioni con il quale si lega di profonda amicizia e i lavori successivi ricalcano, in qualche modo, le tematiche tipiche della produzione grafica boccioniana, con una serie di incisioni sul tema della madre e paesaggi di periferie industriali.
    Nel febbraio del 1910 con Boccioni, Bonzagni, Camona, Carrà, Erba, Martelli e Romani incontra Marinetti e aderisce al futurismo.
    L'11 febbraio 1910 sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi e l'11 aprile il «Manifesto tecnico della pittura futurista». Da questo momento inizia la sua militanza attiva partecipando a tutte le Serate futuriste e alle esposizioni organizzate in Italia e all'estero. Sono della sua produzione pittorica di quel periodo: «Autoritratto con teschi», 1909-1910; «Profumo», 1910; «Periferia-lavoro», 1910; «Chioma», 1910, «Lampi», 1910; «La rivolta», 1911; «La musica», 1911; «Ricordi di una notte», 1912; «Maison + lumière + ciel», 1912-1913; «Sintesi plastica dei movimenti di una donna», 1912; «Solidità della nebbia», 1913; «Volumi dinamici», 1913; «Dinamismo di un'automobile», 1912-1913, «Autontratto futurista», 1912-1913; «Impressioni di Bombardamento, sbrapnels e granate», 1926. Figurano disperse: «Nietzsche», 1910; «Treno in corsa nella notte», 1910, «Uomo che muore», 1911; «Una, tre teste»,1912, «Linee-forze di una folgore», 1913; «Io dinamico», 1913.
    L'11 marzo 1913 dedica al maestro Pratella il manifesto «L'arte dei Rumori» nel quale teorizza l'impiego del suono-rumore nel contesto musicale. Poco dopo realizza con Ugo Piatti una serie di intonarumori, spettacolari macchine sonore atte a creare e modificare nella loro intensità il suono-rumore anticipando tutte quelle sperimentazioni sonore che sfoceranno, nel secondo dopoguerra, nella musica concreta di Schaeffer e in quella elettronica. Da questo momento Russolo abbandona l'attività pittorica per dedicarsi anima e corpo ai problemi musicali.
    Il 2 giugno 1913 Russolo, nel corso di una serata futurista al Teatro Storchi di Modena, presenta al pubblico uno scoppiatore e l'11 agosto, ai corrispondenti della stampa estera riuniti in casa Marinetti a Milano, 15 intonarumori. Collabora alla rivista Lacerba e pubblica il 1° marzo 1914 l'articolo «Grafia enarmonica» per gl'intonarumori futuristi, un nuovo tipo di semantica musicale tuttora in uso fra i compositori di musica elettronica.
    Il 21 aprile 1914 debutta al Teatro Dal Verme di Milano dirigendo il primo Gran concerto futurista per intonarumori, con un'orchestra composta di 18 intonarumori suddivisi in gorgogliatori, crepitatori, ululatori, rombatori, scoppiatori, sibilatori, ronzatori, stropicciatori. Nel corso della serata, fra fischi, urla e lanci di proiettili vegetali, vengono eseguite tre sue composizioni: «Risveglio di una città», «Si pranza sulla terrazza del Kursaal» e «Convegno di automobili e aeroplani». Fra gli spettatori e i futuristi scoppiano violenti tafferugli, con contusi e feriti, sedati dall'intervento delle forze dell'ordine. Russolo ripete il concerto al Politeama di Genova e nel giugno al Coliseum di Londra, con dodici repliche, e in questa occasione conosce Stravinskij.
    Lo scoppio della grande guerra interrompe i rapporti internazionali di Russolo il quale, in compagnia degli amici futuristi, si arruola nel battaglione volontari ciclisti lombardi ed è nominato tenente al merito nel 5° Alpini, Battaglione Brenta. Nel settembre 1916 esce per conto delle Edizioni futuriste di Poesia il suo volume «L'Arte dei Rumori». Il 17 dicembre 1917 viene gravemente ferito a Malga Camerona e passerà 18 mesi fra un ospedale e l'altro.
    Il 4 settembre 1920 Rossini va in scena al teatro di Lugo l'opera di Pratella «L'aviatore Dro» ma, contrariamente a quanto indicato in partitura, gli intonarumori vengono sostituiti dal rumore di una motocicletta e da una sirena di opificio.
    Nel giugno 1921 Russolo è a Parigi per tre concerti al Theatre des Champs Elysées. Sono eseguite musiche composte da Fiorda e dallo stesso Russolo con 27 intonarumori inseriti in un complesso orchestrale diretto dal fratello Antonio il quale, pur non aderendo al futurismo, ha sempre operato in quell'area culturale scrivendo molte partiture.
    Alla prima del concerto, in parte disturbato dalla gazzarra inscenata da un gruppo di dadaisti capeggiati da Tzara, sono presenti: Stravinskij, Ravel entusiasta, Djagilev il Gruppo dei Sei, Milhaud, Casella, Honegger, De Falla Kahan, Claudel, e Mondrian il quale dedicherà agli intonarumori un lungo articolo sulla rivista «De Stijl»
    Nel 1922 viene rappresentato in vari teatri italiani e a Praga il dramma di Marinetti «Il tamburo di fuoco» con intermezzi musicali di Pratella e commento degli intonarumori.
    A partire dal 1923 Russolo si dedica alla costruzione di una serie di rumorarmoni, specie di armonium ove vengono raccolte le sonorità base degli intonarumori e nel 1925 brevetta l'arco enarmonico. Con questo strumento tiene un concerto a Milano eseguendo musiche del fratello Antonio e di Casavola. La sua mancata adesione al fascismo lo esclude automaticamente dalla vivace attività svolta in quegli anni dai futuristi. Per la musica si rivolgono a Pratella, il quale lentamente si sta defilando dal movimento preferendo dedicarsi alle cure dei Canterini romagnoli e agli studi di etnofonia, a Casavola e a Mix, nuovo astro nascente. La morte prematura e imprevista di Mix è l'occasione per riavvicinare i futuristi, tramite Prampolini, a Russolo e ai suoi nuovi strumenti.
    Il critico cinematografico Deslaw rammenta che in questo periodo vengono girati tre brevi film: Futuristi a Parigi in cui Russolo era autore delle musiche e protagonista assieme a Marinetti, «La marche des machines» ancora con musiche di Russolo e Montparnasse in cui figuravano Marinetti, Russolo e Prampolini, ma le ricerche di queste pellicole risultano vane. L'avvento del sonoro vanifica una delle possibilità d'impiego dei suoi strumenti e allora, sfiduciato, abbandona la musica non senza prima aver brevettato il piano enarmonico, costruendo un modello di una ottava, unico documento originale dei suoi strumenti, tutti distrutti.
    Il 28 dicembre 1929, nel corso dell'inaugurazione di una esposizione di pittori futuristi alla Galerie 23 di Parigi, tiene il suo ultimo concerto pubblico presentato da Varèse. L'incontro in quei mesi, a Parigi, con un italiano cultore di scienze occulte lo porta a interessarsi di questa materia e di filosofie orientali.

    FOnte: http://www.rodoni.ch/busoni/pitturafuturista/russolo.html

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  19. Ho fatto una piccola ricerca su Luigi Russolo sperando di trovare anche qualche suo componimento, ma se andate su YouTube vedrete quanti hanno fatto degli studi su di lui e in alcuni video è anche possibile ascoltare i "rumori" prodotti dalle macchine da lui inventate... Ad ogni modo su e-mule si può scaricare qualcosa di suo.
    Luigi Russolo
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
    Luigi Russolo, 1916 circa
    Luigi Russolo (Portogruaro, 30 aprile 1885 – Cerro di Laveno, 4 febbraio 1947) è stato un compositore e pittore italiano.
    Futurista e firmatario del manifesto L'arte dei rumori (11 marzo 1913), in cui si teorizzava l'impiego del rumore nel contesto musicale, è considerato il primo uomo ad aver teorizzato e praticato il concetto di musica elettronica sostenendo che la musica doveva essere composta prevalentemente di rumori e non di suoni armonici. La sua musica veniva eseguita con uno strumento da lui stesso ideato l'"Intonarumori", apparecchio meccanico capace di sviluppare suoni disarmonici e avanguardistici subito battezzati, nelle performances di quel movimento, "musica futurista"; nel 1922 costruì il "rumorarmonio", mezzo necessario ad amplificare gli effetti musicali creati dall'intonarumori.
    Ogni strumento era formato da un parallelepipedo di legno con un altoparlante di cartone o metallico nella parte anteriore. Il suonatore schiacciava bottoni e leve per mettere in funzione il macchinario e controllarne le dinamiche.
    All’interno degli intonarumori c’erano lastre di metallo, ingranaggi e corde metalliche che venivano fatte vibrare. Le tensioni delle corde erano modificate dal suonatore che, glissando sulla corda, generava note.
    Secondo il rumore prodotto, gli strumenti erano classificati per famiglie (crepitatori, gorgogliatori, rombatori, ronzatori, scoppiatori, sibilatori, stropicciatori e ululatori), ciascuna delle quali comprendeva a sua volta vari registri (soprano, contralto, tenore e basso).
    Se cliccate su questo link potete leggere la lettera che Russolo scrisse a Balilla Pratella, lettera che poi sarebbe diventata la sua opera e sintesi di pensiero: "L'Arte dei Rumori"
    http://www.thereminvox.com/article/articleview/117
    Ne riporto alcuni passi che mi hanno colpita:
    "Ancient life was all silence. In the nineteenth century, with the invention of the machine, Noise was born. Today, Noise triumphs and reigns supreme over the sensibility of men. For many centuries life went by in silence, or at most in muted tones. The strongest noises which interrupted this silence were not intense or prolonged or varied. If we overlook such exceptional movements as earthquakes, hurricanes, storms, avalanches and waterfalls, nature is silent”.
    "This musical evolution is paralleled by the multipication of machines, which collaborate with man on every front. Not only in the roaring atmosphere of major cities, but in the country too, which until yesterday was totally silent, the machine today has created such a variety and rivalry of noises that pure sound, in its exiguity and monotony, no longer arouses any feeling. "
    A quest'altro link ho ritrovato una cronologia abbastanza significativa dell'attività di Russolo:
    http://www.rodoni.ch/busoni/pitturafuturista/russolo.html
    Ho notato particolarmente come dall'esordio caratterizzato da fischi e risse si passi via via ad un apprezzamento da parte di altri artisti e senza dubbio da parte della società, visto che lo stesso Russolo viene invitato a collaborare alla colonna sonora di alcuni film... è sfortunato perchè si ritrova a farlo proprio nel periodo in cui il cinema conosce il sonoro (il 1927 è l'anno del primo film sonoro, "Il cantante di jazz" della Warner Bros), poichè come sappiamo prima di quella data le proiezioni cinematografiche erano accompagnate da orchestre presenti nei luoghi di proiezione o comunque da forme embrionali di "colonne sonore" realizzate con alcuni strumenti; immaginiamo che successo avrebbe avuto una macchina capace di riprodurre rumori quando il cinema era ancora muto...
    E' interessante leggere le considerazioni dell'artista sulla "musica", così come sarebbe interessante leggere "Le Futurisme" (manifesto pubblicato da Marineti l'11 febbraio 1909): ci fa capire lo stato d'animo che era evidentemente comune in quell'epoca... una volontà di rompere gli schemi, chiudere col passato e progredire verso un futuro in cui domina la macchina, la velocità...
    La guerra non sarà stata "somma e igiene del mondo" come dicevano nel loro manifesto, ma di sicuro i Futuristi ci hanno azzeccato dicendo che un giorno la macchina avrebbe dominato il mondo...

    Rita Cafiero

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  20. Luigi Russolo fu il primo musicista che annullò l’ idea che ci sia separazione fra suono e rumore , ritenendo che l’ uno e l’altro siano componenti delle nostre qualità auditive e come tali capaci di suscitare in noi reazioni emotive . Ideò un linguaggio sonoro dove suoni e rumori sono equivalenti e lo usò per le sue composizioni , costruendo anche vari tipi di strumenti “intonarumori “. In una delle frasi iniziali del manifesto futurista di Russolo leggiamo:”La vita antica fu tutta silenzio , nel diciannovesimo secolo , con l’invenzione delle macchine , nacque il rumore .Oggi il rumore trionfa e domina sulla sensibilità degli uomini . Per molti secoli la vita si svolse in silenzio , poiché se trascuriamo gli eccezionali movimenti tellurici , gli uragani , le tempeste , le valanghe e le cascate , la natura è silenziosa”. Come pittore Russolo ha realizzato pochi quadri , ma significativi . Ad esempio in Dinamismo di un’automobile sono contenuti tutti gli elementi fondamentali del futurismo , sia dal punto di vista dello stile , che da quello del tema : il mito della macchina e della velocità ; la violenza aggressiva del colore e le “linee-forza” costituite da cunei progressivamente più acuti.
    (Fonte: L’ Art Noveau di Adorno) Alessia Angrisano

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  21. Luigi Russolo
    (Portogruaro 1885 - Cerro Di Laveno 1947)
    Si impegna in studi musicali ma con il trasferimento a Milano dal 1901 frequenta i corsi liberi dell'Accademia di Brera. La sua pittura, riferita a un clima simbolista, cita il pulviscolarismo di Previati e la linea Liberty. Espone le prime acqueforti di nel 1909 alla mostra del Bianco e Nero alla Famiglia artistica milanese dove incontra Boccioni e si lega ai futuristi firmando nel 1910 il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista. Partecipa agli incontri e alle serate organizzate dal movimento in Italia e all'estero. Tiene una conferenza a Mantova sull'arte contemporanea nel 1911 e nel 1912 è a Parigi in occasione della rassegna da Bernhein Jeune. La sua pittura è fedele alle direttive dei manifesti ed incentrata sui temi della velocità e dell'energia, con nitide campiture, forti suggestioni luministiche e vivace cromìa. Ma dagli stessi anni concentra i propri interessi sulla musica. Il suo Manifesto della musica futurista teorizza una musica basata sull'organizzazione dei rumori: perciò appresta strumenti innovativi per le serate teatrali e i concerti futuristi, gli 'Intonarumori', che attirarono l'attenzione di Ravel e Strawisnkij. Del 1916 la pubblicazione de 'L'arte dei rumori' dedicata a F.B.Pratella, musicista di rilievo nell'ambito futurista, studioso, autore d'operette e di testi sinfonici. Russolo divenne quindi la personalità di riferimento del Futurismo per l'ambito musicale. Nel 1915 si arruola coi Futuristi nel 'Battaglione Volontari ciclisti lombardi'. Dopo la prima guerra mondiale si applica di nuovo alla pittura. Non aderendo alle tesi fasciste, rimane però in parte estromesso dall'attività futurista. Lavora ancora nell'ambito musicale inventando l' -arco enarmonico-. Nel 1929 brevetta il -russolophon- che attira l'interesse di esponenti della musica concreta. Invia opere alla Galleria Arte di Milano nel 1920, alla mostra futurista di Parigi nel 1921, alla prima mostra milanese del gruppo di 'Novecento' nel 1926, di nuovo ad esposizioni futuriste a Parigi nel 1925 e 1929 abbandonando in seguito del tutto l'attività futurista. La sua pittura recupera una figurazione dalle allusioni simboliche con accenni esoterici. Le ultime personali alla Galleria Borromini di Como nel 1944 e 1945, alla Galleria Salvetti di Milano nel 1946. Uno tra i suoi dipinti più significativi, 'Dinamismo di un'automobile' del 1912-13 è al Musée d'art moderne de la Ville de Paris. Bibliografia: M.Drudi Gambillo, T.Fiori, Archivi del Futurismo, Roma 1962; Futurismo & Futurismi, catalogo della mostra di Palazzo Grassi di Venezia, Milano 1986; E.Crispolti, Storia e critica del futurismo, Bari 1986.


    Fonte:http://www.arsvalue.com/webapp/artista/12798878/luigi-russolo.aspx

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  22. Nel primo capitolo de "L'arte dei rumori" di Luigi Russolo, artista futurista, scritto nel 1913 , egli esordisce con la dedica al caro balilla Pratella, riportando l'intuizione della nuova "arte dei rumori" durante l'esecuzione orchestrale, nel manifesto Futurista del 1913.
    Lo scritto inizia con l'analisi dell'evoluzione del rumore che ci circonda, dal silenzio degli antichi all'apparire delle macchine della società industriale, ai limiti imposti dal definire precise strutture in ambito musicale, tra le quali rimane il sistema temperato equabile dominante nella nostra cultura musicale.
    Questa evoluzione della musica è parallela al moltiplicarsi delle macchine
    Al suono, svolto in forma orizzontale, si introduce la "perpendicolarità" dell'accordo, scoprendo l'accostamento dei suoni, dapprima secondo intervalli più consoni ad un facile approccio poi introducendo le dissonanze che dominano la musica contemporanea e l'avvicinarsi, dice Russolo, al "suono-rumore".
    L'età moderna ci ha abituato a queste nuove espressioni musicali che ci circondano, Russolo ne coglie il significato e da appassionato al suono classico dei grandi afferma: ".ne siamo sazi e godiamo molto di più nel combinare idealmente dei suoni di tram, di motori a scoppio, di carrozze e di folle vocianti che nel riudire, ad esempio l'"Eroica" o la "Pastorale" . O ancora: "Conoscete voi spettacolo più ridicolo di venti uomini che s'accaniscono a raddoppiare il miagolio di un violino?" . Parlando delle orchestre: "Entriamo..in uno di questi ospedali di suoni anemici"..."si opera una miscela ripugnante formata dalla monotonia delle sensazioni e dalla cretinesca commozione religiosa degli ascoltatori buddisticamente ebbri di ripetere per la millesima volta la loro estasi più o meno snobistica o imparata”.
    Russolo propone una teoria del rumore che ne permetta un utilizzo musicale e comincia con il riunire i rumori in 6 famiglie.
    1: Rombi, tuoni, scoppi, scrosci, tonfi, boati.
    2: Fischi, sibili, sbuffi.
    3: Bisbigli, mormorii, borbotii, brusii, gorgoglii.
    4: Stridori, scricchiolii, fruscii, ronzii, crepitii, stropiccii.
    5: Rumori ottenuti a percussione su metalli, legni, pelli, pietre, terrecotte, ecc.
    6: Voci di animali e di uomini (gridi, strilli, gemiti, urla, ululati, risate,rantoli, singhiozzi).
    “Ogni rumore ha un tono, talora anche un accordo che predomina nell'insieme delle sue vibrazioni irregolari”.
    Da qui la proposta di arricchire il suono strumentale delle orchestre, giunte all'uso delle dissonanze, con l'uso dei rumori, proponendo l'applicazione delle leggi dell'acustica per poterne modulare il tono e adattare il rumore a queste nuove esecuzioni.
    "Così i motori e le macchine delle nostre città industriali potranno un giorno essere sapientemente intonati, in modo da fare di ogni officina un'inebriante orchestra di rumori" .
    Il pensiero non può che rimandare a quelle sonorità che 65 anni dopo portano artisti a noi vicini, come Einsturzende Neubauten o Test Department, a rendere reale questa visione del futuro.
    Si parlerà del suo "Intonarumori" in una prossima puntata sugli albori dell'elettronica. Purtroppo il folle strumento fu distrutto durante la seconda guerra mondiale.
    Questo primo capitolo è scaricabile in lingua italiana dal sito in .pdf:
    http://www.eclectic.it/russolo/artofnoises.pdf

    Fonte: http://www.drexkode.net/PageContents/Saggi/Arte%20dei%20rumori.htm

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  23. ".ne siamo sazi e godiamo molto di più nel combinare idealmente dei suoni di tram, di motori a scoppio, di carrozze e di folle vocianti che nel riudire, ad esempio l'"Eroica" o la "Pastorale" . O ancora: "Conoscete voi spettacolo più ridicolo di venti uomini che s'accaniscono a raddoppiare il miagolio di un violino?" . Parlando delle orchestre: "Entriamo..in uno di questi ospedali di suoni anemici"..."si opera una miscela ripugnante formata dalla monotonia delle sensazioni e dalla cretinesca commozione religiosa degli ascoltatori buddisticamente ebbri di ripetere per la millesima volta la loro.

    LA DEFINIZIONE DI “RUMORE” PER LUIGI RUSSULO

    Russolo inventò una definizione più precisa di rumore: nell'antichità – spiega – non c'era che il silenzio, ma con l'invenzione, nel XIX secolo, della macchina, “era nato il rumore”. Da allora, continua Russolo, il rumore regnò come “un maestro assoluto per la sensibilità degli uomini”. Inoltre l'evoluzione della musica seguì un corso parallelo alla “moltiplicazione delle macchine”, creando una rivalità di rumori “non soltanto nell'atmosfera rumorosa delle grandi città, ma anche nelle campagne che fino a ieri erano abitualmente silenziose”, in modo che “il suono puro, nella sua esiguità e nella sua monotonia, non sollevava più emozioni”.

    Schema di costruzione originale di un Intonarumori:

    All’interno degli intonarumori c’erano lastre di metallo, ingranaggi e corde metalliche che venivano fatte vibrare. Le tensioni delle corde erano modificate dal suonatore che, glissando sulla corda, generava note.
    Secondo il rumore prodotto, gli strumenti erano classificati per famiglie (crepitatori, gorgogliatori, rombatori, ronzatori, scoppiatori, sibilatori, stropicciatori e ululatori), ciascuna delle quali comprendeva a sua volta vari registri (soprano, contralto, tenore e basso).
    estasi più o meno snobistica o imparata" .(LUIGI RUSSOLO)
    Russolo propone una teoria del rumore che ne permetta un utilizzo musicale e comincia con il riunire i rumori in 6 famiglie.

    1: Rombi, tuoni, scoppi, scrosci, tonfi, boati.
    2: Fischi, sibili, sbuffi.
    3: Bisbigli, mormorii, borbotii, brusii, gorgoglii.
    4: Stridori, scricchiolii, fruscii, ronzii, crepitii, stropiccii.
    5: Rumori ottenuti a percussione su metalli, legni, pelli, pietre, terrecotte, ecc.
    6: Voci di animali e di uomini (gridi, strilli, gemiti, urla, ululati, risate,rantoli, singhiozzi).

    Ogni rumore ha un tono, talora anche un accordo che predomina nell'insieme delle sue vibrazioni irregolari. Da qui la proposta di arricchire il suono strumentale delle orchestre, giunte all'uso delle dissonanze, con l'uso dei rumori, proponendo l'applicazione delle leggi dell'acustica per poterne modulare il tono e adattare il rumore a queste nuove esecuzioni.
    "Così i motori e le macchine delle nostre città industriali potranno un giorno essere sapientemente intonati, in modo da fare di ogni officina un'inebriante orchestra di rumori" .
    FONTE (DREXKODE.IT)


    MUSICA CONCRETA/ELETTRONICA

    La varietà dei rumori è infinita. Se oggi, mentre noi possediamo forse mille macchine diverse, possiamo distinguere mille rumori diversi, domani, col moltiplicarsi di nuove macchine, potremo distinguere dieci, venti o trentamila rumori diversi, non da imitare semplicemente, ma da combinare secondo la nostra fantasia.".

    Ecco. Questa è oggi esattamente la situazione di un compositore di musica elettronica.
    La nascita e lo sviluppo della musica elettronica,è principalmente attribuibile a due diverse scuole;in Francia, presso lo studio radiofonico GRM di parigi nacque la “Musica Concreta” caratterizzata dall utilizzo di suoni reali registrati; in Germania, presso lo studio radiofonico di Colonia, nacque invece la scuola tedesca che utilizzava suoni generati elettronicamente come onde sinusoidali rumore bianco etc.. La scuola di Colonia dette l'impulso alla nascita di molte altre scuole in tutto il resto d'europa; pochi anni più tardi negli Stati Uniti nacquero nuovi strumenti che permisero la produzione di elaborate composizioni nonchè lo sviluppo commerciale, sociale e industriale di questo movimento. In Italia dove ci sono dei precedenti storici pionieristici con Russolo, Marinetti, pratella e la teorizzazione della musica futurista, naque ben presto un filone della musica elettronica che coniugava il concretismo francese e il purismo tedesco. A dare vita alla scuola italiana presso "l'istituto di fonologia rai" di Milano,furono i compositori Luciano Berio e Bruno Maderna.

    MARIA GRIMALDI

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  24. Luigi Russolo: Il Rumore e' Musica.

    Luigi Russolo, un pittore futurista degli inizi del 20° secolo, fu forse il primo artista noise. Nel suo manifesto del 1913, L'Arte dei Rumori, egli dichiarò che la rivoluzione industriale aveva dato agli uomini moderni una maggiore capacità di apprezzare i suoni più complessi. Russolo riteneva che la tradizionale musica melodica fosse riduttiva e prevedeva che un giorno sarebbe stata sostituita dal rumorismo musicale. Egli progettò e costruì un certo numero di dispositivi generatori di rumore chiamati Intonarumori e li assemblò in un'unica orchestra. Una performance del suo Gran Concerto Futuristico (1917), andò incontro a forte disapprovazione e violenza da parte del pubblico, come Russolo stesso aveva previsto. Nessuno dei suoi dispositivi originali sono sopravvissuti, ma di recente ne sono stati ricostruiti alcuni che vengono utilizzati in presentazioni ed esposti in musei. Nonostante le opere di Russolo abbiano solo una piccola somiglianza con i lavori di musica noise moderna, esse rappresentano un'importante ed essenziale tappa nell'evoluzione di questo genere, e oggi molti artisti conoscono il suo manifesto.

    « All'inizio l'arte della musica ricercava purezza, limpidezza e dolcezza del suono. Successivamente i diversi suoni sono stati amalgamati, assicurando che potevano, tuttavia, accarezzare l'orecchio con dolci armonie. Oggi la musica, in quanto diventa sempre più complicata, si sforza di amalgamare i suoni più dissonanti, strani e duri. In questo modo si arriva sempre più vicini al suono-rumore. » (Luigi Russolo)

    [Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Noise]

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  25. BOCCIONI, CARRA', RUSSOLO, BALLA, SEVERINI
    MANIFESTO DEI PITTORI FUTURISTI
    11 febbraio 1910
    Agli artisti giovani d'Italia!
    Il grido di ribellione che noi lanciamo, associando i nostri ideali a quelli dei poeti futuristi, non parte già da una chiesuola estetica, ma esprime il violento desiderio che ribolle oggi nelle vene di ogni artista creatore.
    Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobistica del passato, alimentata dall'esistenza nefasta dei musei. Ci ribelliamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e all'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l'abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita.
    Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell'umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro.
    Noi siamo nauseati dalla pigrizia vile che dal Cinquecento in poi fa vivere i nostri artisti d'un incessante sfruttamento delle glorie antiche.
    Per gli altri popoli, l'Italia è ancora una terra di morti, un'immensa Pompei biancheggiante di sepolcri. L'Italia invece rinasce, e al suo risorgimento politico segue il risorgimento intellettuale. Nel paese degli analfabeti vanno moltiplicandosi le scuole: nel paese del dolce far niente ruggono ormai officine innumerevoli: nel paese dell'estetica tradizionale spiccano oggi il volo ispirazioni sfolgoranti di novità.
    E' vitale soltanto quell'arte che trova i propri elementi nell'ambiente che la circonda. Come i nostri antenati trassero materia d'arte dall'atmosfera religiosa che incombeva sulle anime loro, così noi dobbiamo ispirarci ai tangibili miracoli della vita contemporanea, alla ferrea rete di velocità che avvolge la Terra, ai transatlantici, alle Dreadnought, ai voli meravigliosi che solcano i cieli, alle audacie tenebrose dei navigatori subacquei, alla lotta spasmodica per la conquista dell'ignoto. E possiamo noi rimanere insensibili alla frenetica attività delle grandi capitali, alla psicologia nuovissima del nottambulismo, alle figure febbrili del viveur, della cocotte, dell'apache e dell'alcolizzato?
    Volendo noi pure contribuire al necessario rinnovamento di tutte le espressioni d'arte, dichiariamo guerra, risolutamente, a tutti quegli artisti e a tutte quelle istituzioni che pur camuffandosi d'una veste di falsa modernità, rimangono invischiati nella tradizione, nell'accademismo e soprattutto in una ripugnante pigrizia cerebrale.
    Noi denunciamo al disprezzo dei giovani tutta quella canaglia incosciente che a Roma applaude a una stomachevole rifioritura di classicismo rammollito; che a Firenze esalta dei nevrotici cultori d'un arcaismo ermafrodito; che a Milano rimunera una pedestre e cieca manualità quarantottesca; che a Torino incensa una pittura da funzionari governativi in pensione; e a Venezia glorifica un farraginoso patinume da alchimisti fossilizzati! Insorgiamo, insomma, contro la superficialità, la banalità e la facilità bottegaia e cialtrona che rendono profondamente spregevole la maggior parte degli artisti rispettati di ogni regione d'Italia.
    Via, dunque, restauratori prezzolati di vecchie croste! Via, archeologhi affetti di necrofilia cronica! Via, critici, compiacenti lenoni! Via, accademie gottose, professori ubbriaconi e ignoranti! Via!
    Domandate a questi sacerdoti del vero culto, a questi depositari delle leggi estetiche, dove siano oggi le opere di Giovanni Segantini: domandate loro perché le Commissioni ufficiali non si accorgano dell'esistenza di Gaetano Previati; domandate loro dove sia apprezzata la scultura di Medardo Rosso!...E chi si cura di pensare agli artisti che non hanno ancora vent'anni di lotte e di sofferenze, ma che pur vanno preparando opere destinate ad onorare la patria?
    Hanno ben altri interessei da difendere, i critici pagati! Le esposizioni, i concorsi, la critica superficiale e non mai disinteressata condannano l'arte italiana all'ignominia di una vera prostituzione!
    E che diremo degli specialisti? Suvvia! Finiamola, coi Ritrattisti, cogl'Internisti, coi Laghettisti, coi Montagnisti!...Li abbiamo sopportati abbastanza, tutti codesti impotenti pittori da villeggiatura.
    Finiamola con gli sfregiatori di marmi che ingombrano le piazze e profanano i cimiteri! Finiamola con l'architettura affaristica degli appaltatori di cementi armati! Finiamola coi decoratori da strapazzo, coi falsificatori di ceramiche, coi cartellonisti venduti e cogli illustratori sciatti e balordi.
    Ed ecco le nostre conclusioni recise:
    Con questa entusiastica adesione al futurismo, noi vogliamo:
    1. Distruggere il culto del passato, l'ossessione dell'antico,il pedantismo e il formalismo accademico.
    2. Disprezzare profondamente ogni forma di imitazione.
    3. Esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima.
    4. Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia di pazzia con cui si sferzano e s'imbavagliano gl'innovatori.
    5. Considerare i critici d'arte come inutili o dannosi.
    6. Ribellarci contro la tirannia delle parole: armonia e buon gusto, espressioni troppo elastiche, con le quali si potrebbe facilmente demolire l'opera di Rembrandt, quella di Goya e quella di Rodin.
    7. Spazzar via dal campo ideale dell'arte tutti i motivi, tutti i soggetti già sfruttati.
    8. Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa.
    Siano sepolti i morti nelle più profonde viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai giovani, ai violenti, ai temerari!

    Fonte: http://www.irre.toscana.it/futurismo/opere/manifesti/manipt1.htm

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  26. http://www.youtube.com/watch?v=8lmQLszLhfs&feature=related

    http://www.youtube.com/watch?v=P_v_0JoK4y4&feature=related


    Gli intonarumori, le tele, le incisioni e il materiale d'archivio del geniale artista futurista Luigi Russolo, al Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
    "Scegliendo, dominando e coordinando i rumori, noi abbiamo già in parte raggiunta quella nuova voluttà insospettata [...]: L'Arte dei rumori" Luigi Russolo - Lettera-manifesto "L'Arte dei rumori" - Lacerba, 1913

    L’opera del primo e più geniale compositore di musica futurista, ma anche costruttore di strumenti, firmatario del "Manifesto dei pittori futuristi", incisore, esoterista, studioso di filosofia orientale in esposizione al Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto dal 27 maggio al 17 settembre 2006.
    La prima grande mostra antologica su Russolo, una delle personalità più originali del Futurismo, di cui è stato uno dei teorici e fondatori è l’occasione per ripercorrere tutta la vicenda artistica dell’artista.

    Degli "intonarumori", gli apparecchi da lui inventati per "intonare e regolare armonicamente e ritmicamente" i rumori, saranno esposte delle ricostruzioni con le quali il pubblico potrà interagire. In mostra anche il complesso della sua produzione incisoria, e un nucleo di suoi dipinti futuristi e prefuturisti, accanto alle opere degli artisti a lui più vicini: Gaetano Previati, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini, Romolo Romani e Ugo Piatti.

    La mostra è prodotta con la Estorick Collection of Italian Art di Londra, nella cui sede sarà esposta dal 4 ottobre al 17 dicembre. "Luigi Russolo. Vita e opere di un futurista" è stata costruita grazie ai numerosi documenti appartenenti all'archivio di Russolo, che sono custoditi nell'Archivio del '900 del Mart. Partendo da questo materiale, i curatori hanno ripercorso tutte le tappe creative dell'artista, suddividendo l'esposizione in sei sezioni: i rapporti con i pittori lombardi simbolisti e divisionisti, l'attività incisoria e pittorica dal pre-futurismo al futurismo, l'attività musicale, la produzione pittorica post-futurista, il periodo parigino e spagnolo, il ritorno in Lombardia.

    Alla fine del percorso viene proposta una ricostruzione organica sulle riflessioni letterarie e filosofiche dell'artista, che hanno portato Russolo ad avvicinarsi, a partire dagli anni Quaranta e fino alla morte, avvenuta nel 1947, ad una nuova e prolifica stagione pittorica da lui stessa definita "classico-moderna". Si tratta di una produzione di disegni e dipinti di carattere figurativo, in cui prevale la quiete dell'animo pacificato dell'artista-filosofo. Questo periodo sarà rappresentato in mostra da opere come "Riflessi" (1944) e "Paesaggio romantico" (1944).

    http://arte.stile.it/articoli/2006/05/25/luigi_russolo.886274.php

    bruna la sala

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