*Gaetano Dragotto , giudice marchigiano, è stato costretto ad oscurare un suo blog in cui ironizzava sugli sfondoni di molti suoi colleghi.Ultimissima, il procuratore blogger aveva persino osato ironizzare con giovani colleghe che, a dire dell’alto magistrato, avevano difficoltà ad applicare correttamente i criteri di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti previsti dall’articolo 69 del codice penale. Geniale era il titolo del post: “Alle ragazze non piace l’articolo 69 (Libero).(http://blog.libero.it/ziryab/6684019.html)
Nella relazione approvata dal Cms si sottolinea che l’iniziativa dell’ex pm “ha creato all’interno del distretto un clima di tensione e irritazione in un numero indefinito di colleghi, tanto che sull’argomento fu indetta un’apposita assemblea della sezione locale dell’Anm e solo dopo di essa, fu interrotto l’inserimento dei documenti nel blog”.
Un caso particolare quello di Dragotto! Io non capisco se qui il problema sia il fatto che lui abbia un blog, o piuttosto il suo tono pungente nei confronti dei colleghi. Sarebbe diventato avvocato generale dello Stato o presidente se non avesse commentato in modo sarcastico la loro professionalità? Oppure l'essere un blogger avrebbe comunque impedito che lo diventasse ? Eppure l'articolo dice che in un primo momento, avendo lui fatto notare che sul blog non compariva un solo nome e cognome, sarebbe stato "assolto". Resta quindi solo il fastidio dei colleghi a cui proprio questa cosa non è andata giù. Lui ha comunque continuato ad esercitare il suo mestiere di magistrato, ma sembra che questo suo "hobby" abbia influito negativamente sulla situazione. Effettivamente sul blog non ci sono parole offensive, solo un pò ironiche; certo che pure lui non ha tutte le ragioni, se tanto ci teneva all'ascesa nella sua carriera, diventando poi una figura che rappresentasse serietà e autorevolezza, avrebbe potuto evitare di fare battutine sull'operato dei colleghi. Ma forse, considerata la sua età pensionabile,ha preferito ritirarsi al suo hobby. Se in fondo pure le persone comuni devono stare attente a quello che dicono, figuriamoci un magistrato . Sicuramente Dragotto ha ragione e coraggio a denunciare la cattiva amministrazione della giustizia nel nostro paese, perchè c'è, ma forse non gli conveniva in questo modo; non è stato corretto nei confronti degli altri, anche se la sua intenzione era quella di dar vita ad un dibattito costruttivo. Poco male adesso potrà commentare tutti i casi processuali che vorrà senza preoccupazione e chissà che i colleghi non vadano sul blog a lasciare qualche post!
Mettersi a fare il blogger non conviene ai magistrati. Ce lo insegna la vicenda di Gaetano Dragotto procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona, dai colleghi chiamato affettuosamente «magistato blogger”. Lui stesso infatti ha deciso di dimettersi dall’incarico ad Ancona, dopo che il Csm, il supremo organo di autogoverno della magistratura, non lo aveva riconfermato fra i membri del plenum. Sul suo blog Gaetano Dragotto non risparmiava niente ai suoi colleghi. Come quella sulla «prosta¬ta salvifica». L’aveva fatta fran¬ca un maniaco che aveva mo¬strato la sua virilità a una bim¬ba ferma in auto con il finestri¬no aperto, giacché il giudice aveva attribuito l’esibizione al¬la impossibilità di «trattenersi dall’urinare». Senza domandar¬si perché non si fosse allora ri¬volto verso il muro. Oppure le attenuanti generiche, concesse a un senegalese «perché l’impu¬tato è africano e l’Africa è pove¬ra». Decisione assunta dopo una votazione che lo ha bocciato con 12 voti a sfavore, 5 a favore ed altrettante astensioni. I motivi della bocciatura non sono ancora noti, ma lui non ha dubbi: «Da fonti private mi risulta che la causa principale sia stata proprio il blog», dice lo stesso Dragotto. La sua vicenda si trascinava da più di un anno: la storia di un magistrato che non ha avuto paura di mettere in discussione il lavoro dei suoi colleghi spulciando fra le sentenze più assurde, mettendole spesso alla berlina. Lui si difende dicendo di aver «creato quel blog per gli amici e per ridere dei pasticci scritti nelle senten¬ze».
E’ un controsenso che coloro che dovrebbero operare secondo giustizia siano i primi ad essere scorretti. Il Csm ha bocciato tre pratiche intestate a Dragotto senza dare alcuna spiegazione. Come se non si fosse capito che galeotto è stato il blog di Dragotto! E’ vero non fa piacere a nessuno essere ripresi e screditati, ma fino ad un certo punto. Quando si è a questi livelli “alti”, credo che sia necessario anche un attimo di autocritica e senso dell’umorismo, farsi una bella risata per l’errore commesso nella sentenza e, cercare di evitarne futuri. Forse sarò troppo critica, ma non credo sia giusto che Dragotto non abbia potuto continuare la sua attività di procuratore generale, a causa del suo blog (in cui peraltro non comparivano nomi e cognomi dei magistrati). Del resto ciò accade per molte altre persone, ad esempio lo scozzese Joe Gordon impiegato in una libreria fu licenziato per aver infangato il nome dell’azienda sul suo blog (2005), oppure la giornalista Olga Lumia ha perso il lavoro per aver linkato su facebook un articolo di Repubblica.it (2009). In attesa che le cose magari cambino, consiglio di scrivere le proprie considerazioni, ingiurie e altro su un diario personale cartaceo, e successivamente disintegrarlo!
Fino a ieri lo hanno chiamato il «magistrato blogger». Da domani Gaetano Dragotto, procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona, sarà solo un blogger. Ha deciso di dimettersi dopo che il Csm ha bocciato la sua conferma nell’incarico, mettendo con quella decisione la parola fine a una vicenda che si trascinava da più di un anno: la storia di un magistrato che non ha avuto paura di mettere in discussione il lavoro dei suoi colleghi spulciando fra le sentenze più assurde, e che ora dice addio alle aule dei tribunali.
http://toghe.blogspot.com/2008/03/le-responsabilit-dei-magistrati.html Il dr Dragotto ha una storia umana e professionale molto significativa e, nel corso della sua lunga carriera, ha dato con generosità e coraggio contributi preziosi all’istituzione e alla magistratura associata. E’, fra l’altro, fra i fondatori di Magistratura Democratica che, con altri, si sono battuti con coraggio e pagando prezzi personali assai alti perché, in anni molto difficili, anche nella magistratura si facessero strada i valori della democrazia oggi, purtroppo, ancora in grande pericolo.
Io non so dire se Dragotto abbia fatto bene o meno a creare questo blog e commentare in maniera sarcastico l'operato dei suoi colleghi...ma, come lui, amo dire le cose come stanno, in modo schietto e magari anche ironico, perchè si sa che le migliori verità si rivelano con un pizzico di ironia. Di conseguenza, anche se nel mio piccolo, so quanto sia scomodo comportarsi così: sentirsi dire la verità fa male, soprattutto nel mondo del lavoro e ancor di più nella politica...e così si rischia di esser tagliato fuori. Dragotto ha avuto coraggio, secondo me provava soprattutto una grande passione per il suo lavoro (lo dimostra il fatto che volesse innescare una sorta di bomba, la miccia per una discussione concreta e costruttiva su quelli che sono i difetti [innumerevoli]della giustizia nel nostro paese..) ma dire la verità costa, e forse in veste di solo blogger potrà fare per la giustizia italiana ancora meno di quello che ha potuto fare in veste di giudice...ma almeno potrà esprimere liberamente le sue opinioni, la grande possibilità che il Web 2.0 ci offre: partecipare attivamente nella società che ci circonda. Ovviamente tale libertà può avere effetti negativi: non tutti usano il Web per elargire contenuti utili come quelli del dott.Dragotto, ma questo è un altro discorso...io sono a favore degli uomini come lui, che hanno in qualche modo il potere di mostrarci una realtà che per ovvi motivi non possiamo conoscere al 100%. Solo così possiamo renderci conto davvero della società in cui viviamo e, più consapevoli, possiamo prendere coscienza delle ingiustizie che ci gironzolano intorno...
Un tizio entra in un caffè e chiede un bicchiere d’acqua naturale. Il barista gliela versa da una bottiglia riportante una etichetta di una notissima marca. Al primo sorso il cliente si accorge che qualcosa non va e si sente male. Aveva appena bevuto detersivo tossico per lavastoviglie. Si apre il processo per commercio di sostanze alimentari contraffatte. La sentenza: assoluzione del barista perché non ha somministrato una sostanza alimentare contraffatta ma direttamente una sostanza tossica non destinata all’alimentazione. Come dire: se ti cade una goccia di detersivo nell’acqua minerale, allora ne rispondi penalmente. Ma se servi liquido per lavastoviglie puro, allora la fai franca.
Una giovane, spinta dall’amore per il fidanzato, gli aveva prestato una bella somma, poi aveva scoperto che lui aveva un’altra relazione e l’aveva denunciato per truffa. Il giudice decide di assolverlo perché il fatto non sussiste con questa motivazione: “E' forte nel giudicante la consapevolezza che l'unico 'raggiro' ipotizzabile in questo caso sia stato quello inesorabile ed antico architettato da Cupido. Tale raggiro non ha rilevanza per il reato in esame”.
Un giudice sbaglia nel calcolare la pena ridotta per il rito abbreviato. La determina in tre mesi, poi applica lo sconto di un terzo, e condanna all’imputato a mesi tre di reclusione. “Il calcolo della pena era tanto complicato che il giudice ha avuto bisogno di ricorrere a quella norma che, per i processi più complessi, permette al giudice di depositare la motivazione entro novanta giorni”.
Un uomo si sbottona i pantaloni e si esibisce davanti al finestrino di un’auto in cui si trova una bambina di quattro anni. Rinviato a giudizio per corruzione di minore, si difende dicendo che soffre di prostata e aveva urgente necessità di far pipì. Il giudice lo assolve con questa motivazione: “L'uomo, pur trovandosi in una delle più trafficate vie della città, a causa di una patologia alla prostata documentata dalla cartella clinica, non sarebbe riuscito a trattenersi dalla necessità di urinare”. “Del tutto inutile per il giudice verificare perché poi l'imputato non abbia urinato, ma sia riuscito a scappare per non farsi prendere dal padre della bambina giustamente inferocito e perché, visto che aveva questo bisogno impellente” non si sia rivolto verso il muro.
*Gaetano Dragotto , giudice marchigiano, è stato costretto ad oscurare un suo blog in cui ironizzava sugli sfondoni di molti suoi colleghi.Ultimissima, il procuratore blogger aveva persino osato ironizzare con giovani colleghe che, a dire dell’alto magistrato, avevano difficoltà ad applicare correttamente i criteri di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti previsti dall’articolo 69 del codice penale. Geniale era il titolo del post: “Alle ragazze non piace l’articolo 69 (Libero).Lancio un appello a tutti i blogger per recuperare e rigenerare i 43 posts del blog di Dragotto perso nella rete.
*Gaetano Dragotto , giudice marchigiano, è stato costretto ad oscurare un suo blog in cui ironizzava sugli sfondoni di molti suoi colleghi.Ultimissima, il procuratore blogger aveva persino osato ironizzare con giovani colleghe che, a dire dell’alto magistrato, avevano difficoltà ad applicare correttamente i criteri di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti previsti dall’articolo 69 del codice penale. Geniale era il titolo del post: “Alle ragazze non piace l’articolo 69 (Libero).(http://blog.libero.it/ziryab/6684019.html)
RispondiEliminaNella relazione approvata dal Cms si sottolinea che l’iniziativa dell’ex pm “ha creato all’interno del distretto un clima di tensione e irritazione in un numero indefinito di colleghi, tanto che sull’argomento fu indetta un’apposita assemblea della sezione locale dell’Anm e solo dopo di essa, fu interrotto l’inserimento dei documenti nel blog”.
(http://www.daw-blog.com/2009/07/03/quei-poveri-giudici-tesi-e-irritati/)
Un caso particolare quello di Dragotto! Io non capisco se qui il problema sia il fatto che lui abbia un blog, o piuttosto il suo tono pungente nei confronti dei colleghi.
RispondiEliminaSarebbe diventato avvocato generale dello Stato o presidente se non avesse commentato in modo sarcastico la loro professionalità? Oppure l'essere un blogger avrebbe comunque impedito che lo diventasse ? Eppure l'articolo dice che in un primo momento, avendo lui fatto notare che sul blog non compariva un solo nome e cognome, sarebbe stato "assolto". Resta quindi solo il fastidio dei colleghi a cui proprio questa cosa non è andata giù. Lui ha comunque continuato ad esercitare il suo mestiere di magistrato, ma sembra che questo suo "hobby" abbia influito negativamente sulla situazione. Effettivamente sul blog non ci sono parole offensive, solo un pò ironiche; certo che pure lui non ha tutte le ragioni, se tanto ci teneva all'ascesa nella sua carriera, diventando poi una figura che rappresentasse serietà e autorevolezza, avrebbe potuto evitare di fare battutine sull'operato dei colleghi. Ma forse, considerata la sua età pensionabile,ha preferito ritirarsi al suo hobby.
Se in fondo pure le persone comuni devono stare attente a quello che dicono, figuriamoci un magistrato . Sicuramente Dragotto ha ragione e coraggio a denunciare la cattiva amministrazione della giustizia nel nostro paese, perchè c'è, ma forse non gli conveniva in questo modo; non è stato corretto nei confronti degli altri, anche se la sua intenzione era quella di dar vita ad un dibattito costruttivo. Poco male adesso potrà commentare tutti i casi processuali che vorrà senza preoccupazione e chissà che i colleghi non vadano sul blog a lasciare qualche post!
Mettersi a fare il blogger non conviene ai magistrati. Ce lo insegna la vicenda di Gaetano Dragotto procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona, dai colleghi chiamato affettuosamente «magistato blogger”.
RispondiEliminaLui stesso infatti ha deciso di dimettersi dall’incarico ad Ancona, dopo che il Csm, il supremo organo di autogoverno della magistratura, non lo aveva riconfermato fra i membri del plenum.
Sul suo blog Gaetano Dragotto non risparmiava niente ai suoi colleghi. Come quella sulla «prosta¬ta salvifica». L’aveva fatta fran¬ca un maniaco che aveva mo¬strato la sua virilità a una bim¬ba ferma in auto con il finestri¬no aperto, giacché il giudice aveva attribuito l’esibizione al¬la impossibilità di «trattenersi dall’urinare». Senza domandar¬si perché non si fosse allora ri¬volto verso il muro. Oppure le attenuanti generiche, concesse a un senegalese «perché l’impu¬tato è africano e l’Africa è pove¬ra».
Decisione assunta dopo una votazione che lo ha bocciato con 12 voti a sfavore, 5 a favore ed altrettante astensioni. I motivi della bocciatura non sono ancora noti, ma lui non ha dubbi: «Da fonti private mi risulta che la causa principale sia stata proprio il blog», dice lo stesso Dragotto.
La sua vicenda si trascinava da più di un anno: la storia di un magistrato che non ha avuto paura di mettere in discussione il lavoro dei suoi colleghi spulciando fra le sentenze più assurde, mettendole spesso alla berlina. Lui si difende dicendo di aver «creato quel blog per gli amici e per ridere dei pasticci scritti nelle senten¬ze».
E’ un controsenso che coloro che dovrebbero operare secondo giustizia siano i primi ad essere scorretti. Il Csm ha bocciato tre pratiche intestate a Dragotto senza dare alcuna spiegazione. Come se non si fosse capito che galeotto è stato il blog di Dragotto!
RispondiEliminaE’ vero non fa piacere a nessuno essere ripresi e screditati, ma fino ad un certo punto. Quando si è a questi livelli “alti”, credo che sia necessario anche un attimo di autocritica e senso dell’umorismo, farsi una bella risata per l’errore commesso nella sentenza e, cercare di evitarne futuri. Forse sarò troppo critica, ma non credo sia giusto che Dragotto non abbia potuto continuare la sua attività di procuratore generale, a causa del suo blog (in cui peraltro non comparivano nomi e cognomi dei magistrati). Del resto ciò accade per molte altre persone, ad esempio lo scozzese Joe Gordon impiegato in una libreria fu licenziato per aver infangato il nome dell’azienda sul suo blog (2005), oppure la giornalista Olga Lumia ha perso il lavoro per aver linkato su facebook un articolo di Repubblica.it (2009). In attesa che le cose magari cambino, consiglio di scrivere le proprie considerazioni, ingiurie e altro su un diario personale cartaceo, e successivamente disintegrarlo!
Giulia Eleonora Zeno.
http://www.pasteris.it/blog/2009/07/03/il-blogger-togato-fa-logout/
RispondiEliminaFino a ieri lo hanno chiamato il «magistrato blogger». Da domani Gaetano Dragotto, procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona, sarà solo un blogger. Ha deciso di dimettersi dopo che il Csm ha bocciato la sua conferma nell’incarico, mettendo con quella decisione la parola fine a una vicenda che si trascinava da più di un anno: la storia di un magistrato che non ha avuto paura di mettere in discussione il lavoro dei suoi colleghi spulciando fra le sentenze più assurde, e che ora dice addio alle aule dei tribunali.
http://toghe.blogspot.com/2008/03/le-responsabilit-dei-magistrati.html
Il dr Dragotto ha una storia umana e professionale molto significativa e, nel corso della sua lunga carriera, ha dato con generosità e coraggio contributi preziosi all’istituzione e alla magistratura associata. E’, fra l’altro, fra i fondatori di Magistratura Democratica che, con altri, si sono battuti con coraggio e pagando prezzi personali assai alti perché, in anni molto difficili, anche nella magistratura si facessero strada i valori della democrazia oggi, purtroppo, ancora in grande pericolo.
Io non so dire se Dragotto abbia fatto bene o meno a creare questo blog e commentare in maniera sarcastico l'operato dei suoi colleghi...ma, come lui, amo dire le cose come stanno, in modo schietto e magari anche ironico, perchè si sa che le migliori verità si rivelano con un pizzico di ironia.
Di conseguenza, anche se nel mio piccolo, so quanto sia scomodo comportarsi così: sentirsi dire la verità fa male, soprattutto nel mondo del lavoro e ancor di più nella politica...e così si rischia di esser tagliato fuori. Dragotto ha avuto coraggio, secondo me provava soprattutto una grande passione per il suo lavoro (lo dimostra il fatto che volesse innescare una sorta di bomba, la miccia per una discussione concreta e costruttiva su quelli che sono i difetti [innumerevoli]della giustizia nel nostro paese..) ma dire la verità costa, e forse in veste di solo blogger potrà fare per la giustizia italiana ancora meno di quello che ha potuto fare in veste di giudice...ma almeno potrà esprimere liberamente le sue opinioni, la grande possibilità che il Web 2.0 ci offre: partecipare attivamente nella società che ci circonda. Ovviamente tale libertà può avere effetti negativi: non tutti usano il Web per elargire contenuti utili come quelli del dott.Dragotto, ma questo è un altro discorso...io sono a favore degli uomini come lui, che hanno in qualche modo il potere di mostrarci una realtà che per ovvi motivi non possiamo conoscere al 100%. Solo così possiamo renderci conto davvero della società in cui viviamo e, più consapevoli, possiamo prendere coscienza delle ingiustizie che ci gironzolano intorno...
http://ziryab.blog.lastampa.it/ziryab/2009/03/gaetano-dragott.html
RispondiEliminaUn tizio entra in un caffè e chiede un bicchiere d’acqua naturale. Il barista gliela versa da una bottiglia riportante una etichetta di una notissima marca. Al primo sorso il cliente si accorge che qualcosa non va e si sente male. Aveva appena bevuto detersivo tossico per lavastoviglie.
Si apre il processo per commercio di sostanze alimentari contraffatte. La sentenza: assoluzione del barista perché non ha somministrato una sostanza alimentare contraffatta ma direttamente una sostanza tossica non destinata all’alimentazione. Come dire: se ti cade una goccia di detersivo nell’acqua minerale, allora ne rispondi penalmente. Ma se servi liquido per lavastoviglie puro, allora la fai franca.
Una giovane, spinta dall’amore per il fidanzato, gli aveva prestato una bella somma, poi aveva scoperto che lui aveva un’altra relazione e l’aveva denunciato per truffa.
Il giudice decide di assolverlo perché il fatto non sussiste con questa motivazione: “E' forte nel giudicante la consapevolezza che l'unico 'raggiro' ipotizzabile in questo caso sia stato quello inesorabile ed antico architettato da Cupido. Tale raggiro non ha rilevanza per il reato in esame”.
Un giudice sbaglia nel calcolare la pena ridotta per il rito abbreviato. La determina in tre mesi, poi applica lo sconto di un terzo, e condanna all’imputato a mesi tre di reclusione.
“Il calcolo della pena era tanto complicato che il giudice ha avuto bisogno di ricorrere a quella norma che, per i processi più complessi, permette al giudice di depositare la motivazione entro novanta giorni”.
Un uomo si sbottona i pantaloni e si esibisce davanti al finestrino di un’auto in cui si trova una bambina di quattro anni. Rinviato a giudizio per corruzione di minore, si difende dicendo che soffre di prostata e aveva urgente necessità di far pipì.
Il giudice lo assolve con questa motivazione: “L'uomo, pur trovandosi in una delle più trafficate vie della città, a causa di una patologia alla prostata documentata dalla cartella clinica, non sarebbe riuscito a trattenersi dalla necessità di urinare”. “Del tutto inutile per il giudice verificare perché poi l'imputato non abbia urinato, ma sia riuscito a scappare per non farsi prendere dal padre della bambina giustamente inferocito e perché, visto che aveva questo bisogno impellente” non si sia rivolto verso il muro.
*Gaetano Dragotto , giudice marchigiano, è stato costretto ad oscurare un suo blog in cui ironizzava sugli sfondoni di molti suoi colleghi.Ultimissima, il procuratore blogger aveva persino osato ironizzare con giovani colleghe che, a dire dell’alto magistrato, avevano difficoltà ad applicare correttamente i criteri di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti previsti dall’articolo 69 del codice penale. Geniale era il titolo del post: “Alle ragazze non piace l’articolo 69 (Libero).Lancio un appello a tutti i blogger per recuperare e rigenerare i 43 posts del blog di Dragotto perso nella rete.