A Research Project
Formato definitivo fotografie x mostra:
18x24 cm
Carta fotografica opaca
L'immagine deve essere "al vivo" ossia non ci devono essere bordi o cornici.
Aleandro Sinatra ha proposto il seguente preventivo di stampa:
-18×24 = 1,00 €
Chi è interessato può contattare Aleandro ed organizzarsi con lui per la stampa.
Rimane fermo che ognuno è libero di stampare dove crede purché rispetti il formato 18x24cm e le indicazioni sopra riportate.
La deadline per la consegna è il 7/9, giorno dell'appello di settembre.
Potete consegnarmi le foto in quell'occasione.
Solo le foto consegnate il 7/9 prenderanno parte alla mostra.
Laura Graziano propone la seguente idea di visual:
Aleandro Sinatra propone il seguente modello espositivo:
Francesco Marino propone di adottare lo stile espositivo di Wolfgang Tillmans che "ricorda le camere dei teenager".
Pubblico qui di seguito alcune idee di Guendalina Fazioli in merito alla possibilità di realizzare una mostra del progetto I-Disclaim, al quale stiamo lavorando insieme dall'inizio del corso.
- stampare le foto su un supporto non pregiato
- possibilità di stampare con le macchine dell'Accademia
- modalità di esposizione che richiama quella di Franco Vaccari a Venezia nel 1972 (Esposizione in tempo reale numero 4. Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio)
- riempire la galleria delle fotografie, sia sulle pareti
sia sul pavimento - key concept: "entrare fisicamente nei
momenti rubati e allo stesso tempo esserne parte"
- foto attaccate
al soffitto a diverse altezze - key concept: "essere aggrediti dalle fotografie, camminarci in mezzo perdendo l'orientamento"
Guendalina ha proposto anche alcune elaborazioni che ci permettono di entrare nel vivo degli aspetti inerenti il piano comunicativo e il visual dell'iniziativa.
Si tratta di spunti iniziali, altri ne verranno. Vi invito a pubblicare come commento a questo post le vostre idee, proposte e controproposte.
Proposte eccellenti secondo me. Ma ad eccezione di una. Le foto appese al soffitto non hanno senso. Io tema è quello della foto rubata. Allora perché non far diventare spettatore una foto rubata anche esso? È ottima l'idea delle foto su parete e delle foto che aggrediscono ma quelle appese no. Non raggiungono l'occhio.
RispondiEliminaPer appese intendevo appese al soffitto con un filo, che cadono ad altezza viso, circa.
EliminaPer questo ho usato il termine "aggredire", perché dovresti trovartele davanti in modo casuale.
E' interessante l'idea di progettare una mostra/installazione che rappresenti a 360° quello che è il tema del progetto per permettere ai visitatori di calarsi a pieno nel concept che abbiamo scelto. Preferisco l'idea di disporre in maniera casuale le foto su pavimento e pareti rispetto a quello di appenderle al soffitto.
RispondiEliminaI-disclaim "experience"
RispondiEliminaAl key concept di "entrare fisicamente nei momenti rubati e allo stesso tempo esserne parte" Aggiungo:
la surreale proposta di una video installazione a supporto di una presentazione già caratterizzata da una serie di stampe di varie dimensioni su parete, che però potrebbe essere combinata con proiezioni di suoni,texture,animazioni.. ( sulle altre superfici,quindi up&down) portando il visitatore ad essere coinvolto sensorialmente a 360°.
(lo spunto di tale riflessione è stata la mostra di Caravaggio Experience, appunto, attualmente in corso a Palazzo delle Esposizioni
Gallery http://www.palazzoesposizioni.it/media/caravaggio-experience-gallery
Video https://www.youtube.com/watch?v=SnTn31ox3Iw
si tratta di una multi-proiezione)
Per il resto:
-Quoto l'ultimo punto.
-Il percorso ideato da Franco Vaccari sembra molto vicino alle esigenze del nostro progetto e anche quella più fattibile. Potremmo fare in modo (ad esempio lanciando un #) che anche i partecipanti alla mostra si sentano parte integrante del progetto e postino la loro foto-ricordo dell'evento sui social.
Domande:
1)La discussione in merito alla classificazione delle foto è ancora valida?
Perchè se ad esempio questo percorso fotografico fosse suddiviso in base al contenuto che mostra, per ipotesi si passerebbe da
foto sui mezzi-foto con cibo- foto che parlano d'arte - foto con sport...
2)C'è un limite di tempo entro il quale si finirà di postare su I-disclaim e si inizierà una cernita delle foto?
Giada
Si potrebbe stamparle come foto tessere (magari un po' più grandi), in quanto le foto tessere sono generalmente usate per ritrarre l'aspetto e l'identità di una persona, e sono in questo senza una cosa "intima"
RispondiEliminaGloria Nervi
L'idea di essere "aggrediti" mi piace molto, inoltre potremmo mettere delle tracce ambientali della città, per dare un effetto di immersione ancora migliore!
RispondiEliminaMi piace moltissimo la versione con la censura degli occhi!
RispondiEliminaUn'idea potrebbe essere quella di stampare le foto su dei rotoli di carta igienica e farli calare dal soffitto, con la possibilità di staccare i fogli (e quindi le singole foto) e portarseli via come ricordo.
"Unconscious moment", come momenti di inconsapevolezza di essere stati immortalati ma anche di momenti di intimità.
L'unica cosa non so quanto possa piacere questa idea ne quanto sia possibile realizzarla con i macchinari dell'accademia!!
Emanuela Salvatori
Salve prof, qualche settimana fa mi ero proposta per curare l'impaginazione del catalogo. Purtroppo non mi è possibile gestire anche l'eventuale campagna di crowdfunding (o altri eventuali metodi di raccolta fondi).
RispondiEliminaSe non sbaglio si parlava di trovare un modo di catalogare le foto tramite alcuni hashtag predefiniti (#eating, #talking, ecc) da utilizzare anche nell'eventuale catalogo come capitoli. Credo possa essere un'ottima idea sfruttare questa divisione anche per l'ipotetica mostra, così da dare una suddivisione dei contenuti e orientare lo spettatore, oltre che creare un nesso tra la mostra stessa e l'eventuale pubblicazione. Inoltre credo che sfruttare il concetto degli hashtag rimandi anche alla natura delle foto, per la maggior parte scattate da dispositivi mobili.
A me piace molto l’ultima opzione :) in classe farò vedere una foto (non riesco ad inserirla in questo commento) di come potrebbero essere allestiti alcuni angoli della mostra; le foto diventano una sorta di scultura che a mio parere potrebbero esprimere l’idea di quante infinite foto abbiamo scattato e possiamo scattare ancora.
RispondiEliminaEviterei la stampa su carta poco pregiata poiché le foto già sono di bassa qualità.
Enrica Sacco
Dipende però dall'intenzione, per quanto riguarda la carta. Forse proprio perché non sono fotografie fatte ad arte e a bassa risoluzione, stamparle su carta fotografica patinata non ha molto senso. Sono scatti fatti di fretta e di nascosto, spesso sfocati: secondo me rendono di più se stampati non dico su una uso mano, ma su 120 g sì.
EliminaSecondo me è più importante creare un'esperienza piuttosto che un'esposizione nel senso stretto del termine, quindi meglio stamparne il più possibile e riempire la sala. Sempre a mio avviso, ovviamente.
Sarebbe interessante affidare una foto all'entrata della mostra ad ogni visitatore, successivamente una volta entrato alla mostra sarà egli stesso a decidere dove posizionare la foto stessa. I pannelli dove si potranno posizionare le foto avranno solamente dei titoli di riferimento legati a delle emozioni. Ogni spettatore sarà guidato semplicemente dalla sensazione e dalla emozione che quella foto gli susciteranno, a posizionare quest'ultima in un determinato pannello. Alla fine risulterebbe una sorta di esperimento che si può ripetere ogni volta che la mostra viene aperta, come un riallestimento continuo, un modificare lo spazio continuamente. Ma come scopo ci potrebbe essere quello di catalogare le foto e quindi capirne le differenze emotive. Non so è una proposta spicciola che mi è venuta sul momento, magari è più una idea progettuale.
RispondiEliminaA me questa idea piace moltissimo, diventerebbe addirittura una performance.
EliminaCome se le "vittime" delle fotografie riacquistassero idealmente il diritto di auto-collocarsi. Bello.
Anche a me quest'idea piace molto!
Eliminacredo che potrebbe essere anche interessante, dopo la parte performativa della mostra, creare un'ulteriore stanza dove vengono rivelati, dal fotografo stesso sulla foto, i dettagli dello scatto (la situazione, l'emozioni, dove, come e quando ecc.) . Così è possibile per il visitatore, confrontare la sua scelta.
Jessica Grandola
Una bella idea anche questa
EliminaTrovo molto interessante l'idea di "essere aggrediti dalle fotografie, camminarci in mezzo perdendo l'orientamento" e opterei più per le fotografie su pavimento (magari creando anche dei percorsi in base al contenuto delle foto) e quelle su pareti, ma eviterei quelle appese al soffitto.
RispondiEliminaCredo che non sarebbe male l’idea di una mostra che si crea da se.
RispondiEliminaOgni singolo spettatore avrà la possibilità di attaccare una foto (che gli verrà fornita all’ingresso) in qualsiasi angolo della stanza.
Si creerà una mostra a 360° perché ogni spettatore sceglierà il posto che a lui ispirerà di più e che per lui sarà più consono.
Si darà vita ad un allestimento sconosciuto, di cui tutti, anche gli artisti, non ne saranno a conoscenza se non alla fine della mostra.
Inoltre, vi è anche un aspetto ludico in questo allestimento perché daremo la possibilità ai bambini di divertirsi attaccando foto.
Con questo escamotage si tutti potranno vivere la mostra da protagonisti e non da spettatori!
Silvia Tosto
L'idea di "tappezzare" completamente la galleria con le foto del progetto mi piace molto, sicuramente sul visitatore creerebbe un impatto non indifferente; tuttavia anch'io sono in disaccordo con l'idea di appendere le foto e farle calare dal soffitto: lo trovo superfluo, eccessivo e anzi confusionario in aggiunta a quanto già proposto. Credo che sarebbe interessante coinvolgere il pubblico e renderlo parte integrante della mostra (parlo in maniera abbastanza "utopica" al momento), magari facendo in modo di fotografare i visitatori e proiettando tali foto in qualche spazio della galleria. Quello che mi chiedevo, è: le foto saranno esposte TUTTE o ne verrà fatta una "scrematura" come si stava accennando a lezione?
RispondiEliminaArianna Cordeschi
(Tra l'altro, preferisco la terza locandina tra quelle che sono state pubblicate in questo post.)
EliminaArianna Cordeschi
Secondo me sarebbe una buona idea allestire la sala della mostra nello stesso modo in cui sono disposte le foto nel sito, progettando una griglia semplice, cosicché siano ordinate e piacevoli da vedere. Inoltre, proporrei di oscurare gli occhi dei bambini, dove è necessario, in questo modo non dovremo scartare ulteriori fotografie valide. Dato che le foto sono scattate da cellulari, direi che le stampe devono essere di dimensioni ridotte, per evitare sgranature, e la carta (come dice anche Enrica) non dovrebbe essere troppo di bassa qualità, sennò c'è il rischio di peggiorare la qualità della foto già abbastanza scarsa.
RispondiEliminaSarebbe anche utile fare un breve catalogo, con l'elenco degli studenti partecipanti e le corrispondenti fotografie. Così possiamo evitare il problema di dover firmare tutte le fotografie rischiando di andare a creare confusione nella composizione. A lezione parlavamo di fare un QR Code, ma secondo me andarlo ad inserire vicino alla fotografia creerebbe confusione; piuttosto sarebbe utile utilizzarlo nel catalogo (che può essere anche una brochure), perché rende tutto più sintetico.
Eviterei le fotografie sul pavimento: anche se è una bella idea, le fotografie calpestate e rovinate potrebbero alterare l'equilibrio della composizione.
Clarice Armiento
Secondo me l'idea della censura agli occhi è buona in quanto politicamente corretta, ma purtroppo alcune foto perdono molto sia a livello di intimità creata che, a volte di senso. La terza soluzione mi sembra migliore, infatti sebbene si vedano i visi per intero il gran numero di immagini rende tutto molto più collettivo e "universale", si perde la sensazione di privacy rubata e si fa capire il vero senso di questo progetto.
RispondiEliminaLa partecipazione dello spettatore alla mostra rende il tutto concettualmente più interessante. Si potrebbe valutare insieme l'idea di lasciare allo spettatore la possibilità di scegliere le foto (stampate su carta adesiva o addirittura magnetica) e determinare una nuova e variabile selezione delle foto. Sicuramente la carta adesiva conviene di più, ma se ci dovesse essere un budget maggiore, non sarebbe male valutare la stampa su supporto magnetico, che puo' essere attaccato e staccato a piacimento su pannello metallico.
RispondiEliminaSimone Cera
Secondo me sarebbe bello tappezzare la galleria con le foto.
RispondiEliminaMagari si potrebbero alternare foto e specchi, di varie dimensioni, in modo che lo spettatore mentre guarda le foto possa "rubare degli scatti" di altri spettatori riflessi negli specchi.
In questo modo lo spettatore si cala completamente nel tema della mostra.
L'idea degli specchi è molto bella! però c'è sempre il problema dei costi, se si riuscissero a rimediare...
Eliminami piace quest'idea
EliminaConcordo a pieno con l'idea di far immergere il visitatore nei momenti rubati. Anch'io credo che la censura degli occhi ostacolerebbe di molto il risultato finale dato che lo sguardo è quell'elemento fondamentale che ci fa capire il più delle volte l'emotività, il pensiero e cosa stia provando una persona in un dato momento. Quindi la soluzione secondo me per non incombere nella violazione della privacy è quella di ridurre la grandezza delle foto così da creare un'ambiente abbastanza pieno, e nessuna foto verrebbe messa in evidenza rispetto le altre.
RispondiEliminaQuoto per le foto sul pavimento.
ERIKA PANACCI
Sono pienamente d'accordo con l'idea di far immergere il visitatore nei momenti rubati.
RispondiEliminaCredo invece per quanto riguarda la censura degli occhi che ostacolerebbe molto il risultato finale, in quanto lo sguardo è quell'elemento fondamentale che il più delle volte ci fa capire l'emotività, cosa stia pensando e provando una persona in un dato momento.
Quindi la soluzione secondo me per non incombere in violazioni della privacy, sarebbe quella di ridurre la grandezza delle foto così da creare un'ambiente pieno e nessuna foto verrebbe messa in evidenza rispetto le altre.
Quoto per le foto sul pavimento.
ERIKA PANACCI
La striscia sugli occhi è un'idea per il visual, non una modifica alle fotografie esposte.
EliminaAh allora perfetto!
EliminaSarebbe molto carino poter guardare le foto esposte anche tramite i dispositivi mobile, come se fosse una visita virtuale della mostra. Oltre a dare la possibilità a tutti coloro che non potranno essere presenti, si potranno vedere le varie foto tramite il dispositivo madre che le ha create.
RispondiEliminaSe potessi azzardare direi che sarebbe ottimo creare un'impostazione alla Instagram con la ricerca per hashtag e perché no anche l'idea del "mi piace”.
La modalità esposizione di Franco Vaccari sembra molto vicina alle nostre esigenze del progetto e penso anche la più fattibile.
RispondiEliminaProporrei anche lo stile espositivo di Wolfgang Tillmans, in cui la disposizione delle sue foto, costellate sulla parete, ricordano le camere dei teenager.
https://www.google.it/search?q=tillmans+wolfgang&espv=2&biw=1821&bih=1464&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwixqsnfvobNAhXM0RoKHfCMCpgQ_AUIBigB&dpr=0.9#imgrc=UI0QeBGSKXR5EM%3A
L’idea di essere "aggrediti" è molto interessante, promuovere l’evento pensavo ad una campagna di Guerrilla Marketing con delle foto e/o diversi flyer per la città.
Tra le varie elaborazioni proposte da Guendalina Fazioli trovo più adeguata la prima proposta.
Da non sottovalutare, come hanno detto, una potenziale campagna di crowdfunding (ad esempio: https://www.kickstarter.com/) sia per allestimento sia per un eventuale catalogo.
Francesco Marino
Condivido tutte le idee. Pure io eviterei le fotografie poste sul soffitto. L'idea è eccezionale di poter esser aggrediti dalle foto, perdendo l'orientamento. Così come è eccezionale l'idea di poter entrare dal vivo all'interno delle foto..sarebbe un sacco bello anche l'idea di una mostra come quella che è stata fatta a Firenze di Van Gogh Alive con musiche suggestive di fondo.. Che ne pensate?
RispondiEliminaTrovo che sia imbarazzante la scelta tra tutte le idee proposte prima, difficile aggiungere qualcosa di nuovo. Non so se a livello pratico poi sia possibile realizzarle tutte ma un'idea che da un po mi aveva accattivata era quella di anteporre alle pareti un telo nero e traforarlo nelle prossimità delle fotografie, distribuite a varie altezze in modo da costringere il visitatore a cercare gli spiragli di luce dietro cui si aprono le immagini rubate ai quattro angoli del mondo. In questo modo il visitatore si sentirà attivo nella ricerca delle fotografie e al tempo stesso si sentirà come se violasse la privacy altrui, un po come ci accade quando siamo di fronte a Etant Donné di Marcel Duchamp. Risparmieremmo in questo modo cornici e vetri per ogni foto e l allestimento a prima vista sembrerebbe solo una grande camera oscura traforata in mille punti.
RispondiEliminaConcordo con il pensiero di silvia per chi non potrebbe essere presente il giorno della mostra, il creare un app o la pubblicazione sul sito di facebook in modo che chiunque riesca a guardare le foto scelte per la mostra.
RispondiEliminaPer quanto riguarda invece la mostra stessa, sarebbe bello tappezzare le pareti con tutte le foto da noi scelte, in modo che il visitatore possa soffermarsi ad ammirare ogni singola foto, capendo il significato che proviamo a dare a questa mostra.
Mattia Corvini
Si potrebbe pensare a realizzare vari collage con una forma specifica, per esempio organizzarle in modo da creare l'avatar di messenger. Le foto non dovrebbero avere nessuna cornice e si potrebbero stampare in due dimensioni ( es: A5 A4 Verticale/Orizzontale ). Per la questione dei nostri nomi, potremmo appendere tanti post-it e scrivere il nome sopra. Scrivere a mano sia le parole con gli hashtag che le linee guida che collegano le foto ai post-it, così da creare una specie di mappa
RispondiEliminaConcordo sulla modalità di esposizione che richiama quella di Franco Vaccari per la mostra.
RispondiEliminaSal ve sono Simone Tentoni e non so perche mi da problemi a mettere il nome oggi. Comunque pensavo ad una fittisa forseta di fili che pende dal soffitto a cui attaccare le foto. In modo che la gente debba farsi strada tra le foto per vedere le altre.
RispondiEliminaSi potrebbe fare una fittissima foresta di fili attaccati al soffito a cui incolleremo le foto. Cosi la gente dovrà farsi strada tra le foto per vedere le altre. Al filo possiamo attaccare una o più foto e una striscetta col nome del fotografo
RispondiEliminaA me piace molto la scelta che è stata fatta due anni fa per la mostra fotografica di Daido Moriyama al Ciac di Foligno. L’esposizione raccoglieva un’accurata selezione di oltre 120 fotografie di uno dei più grandi ‘fotografi on the road’ a livello mondiale, uno ‘spirito libero e viaggiatore solitario, tra i maggiori protagonisti della fotografia contemporanea giapponese’.
RispondiEliminaMi piacerebbe vedere le nostre foto come una raccolta sequenziale o composta e divisa per temi proprio come si vede in queste foto della mostra
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