venerdì 18 novembre 2011

III - Literary Cut-Ups / remixthebook.com

Le radici letterarie della tecnica del cut-up si possono individuare nel movimento Dada che rese celebre la pratica di tagliare un testo con le forbici per creare un nuovo testo. Nel 1920 Tristan Tzara, uno dei fondatori del movimento, creò poesie attraverso una tecnica che possiamo così schematizzare:
Prendi un giornale.
Prendi delle forbici.
Scegli da questo giornale un articolo di lunghezza pari a quella della poesia che desideri realizzare.
Ritaglia l'articolo.
Taglia con precisione ciascuna delle parole che formano l'articolo e mettile tutte in un sacchetto.
Agita leggermente.
Estrai i frammenti l'uno dopo l'altro.
Copia coscienziosamente le lettere nell'ordine nel quale hanno lasciato la borsa.
La poesia ti assomiglierà.
Ci siamo, ecco un autore infinitamente originale di seducente sensibilità anche se non apprezzato dal volgo.


William Burroughs, un personaggio celebre della scena Beat, è uno dei progenitori più importanti della stile letterario del cut-up.



Dar vita a cut-up letterari ha il potenziale di rivelare aspetti del proprio potenziale creativo così come accade con la costruzione delle identità virtuali social network. Invece di cadere in un miscuglio di ruoli prevedibili prescritti dalla famiglia, dalla scuola, delle aziende, dalla moda e dalla comunicazione massmediatica, sperimentare tecniche di remix come il cut-up letterario offre approcci alternativi al processo di costruzione del significato e riconfigura il rapporto dell'artista contemporaneo con gli stampi prefabbricati di auto-identità.

Esercizio di cut-up letterario:
Chiedere agli studenti di portare pile di libri e riviste. Assicurarsi che tutti abbiano delle forbici. Mettere tutte le pubblicazioni in un mucchio al centro della stanza e chiedere a ogni studente di selezionarne tre. Iniziare a tagliare  parole e frasi e metterle in un sacchetto. Cominciare a scegliere le parole e le frasi e fare nuove opere d'arte, sia individualmente sia in gruppo. Tenere traccia di tutte la possibilità di poesie cut-up e trascriverle su un computer. Ora utilizzare queste versioni digitali delle poesie come materiale di base per una serie di nuove opere da convertire in altri media come audio, video, performance, o danza (o qualsiasi combinazione di questi).

Spunti di discussione:
1. Approfondire la tecnica del cut-up trovando materiali (audio, video, testi) su William Burroughs. I materiali saranno visualizzati in classe e i più interessanti saranno pubblicati sul blog.
2. Approfondire le questione del sè creativo e dell'identita legata al remiz e pubblicare (come commento a questo post) le proprie osservazioni.

19 commenti:

  1. Ripartendo dai discorsi affrontati in precedenza, possiamo dire che le considerazioni fatte sull’idea di “REMIX” sono varie e contrastanti. In alcuni casi si tende a pensare al remix come ad un sinonimo di “copiare”, che allo stesso tempo sarebbe il contrario di “creare”. In altri, si può considerare il remix come una vera e propria arte creativa, una capacità creativa. Lo stesso linguista Tullio De Mauro afferma che “se gli esseri umani non sapessero imitare e ripetere nemmeno potrebbero imparare le regole di grammatica di una lingua”. Ciò significa che una teoria si può immagazzinare e studiare, ma una pratica concreta si può imparare soltanto ricalcandola da un’altra fonte. A tal proposito, il neurologo indiano Vilayanur Ramachandran afferma che “la capacità di imitare è il dono che sta alla base della nostra trasmissione di cultura”. La domanda che dobbiamo porci a questo punto e’ la seguente: “Si può affermare che tutto il lavoro creativo sia derivativo?” E “Come può un artista esprimere la propria identità, il proprio sé creativo attraverso un’opera di remix?” Innanzi tutto, si può affermare che tutto il lavoro creativo sia derivativo perché la creatività c’e’ quando si parte da qualcosa di esistente e lo si trasforma in qualcos’altro (“I bravi artisti copiano, ma i grandi artisti rubano”, Picasso). Per quanto riguarda la seconda domanda, credo che attraverso il remix un artista possa esprimere le sue idee e la sua personalità tanto quanto potrebbe farlo un artista che non lavori su qualcosa che già esiste. Questo perché, anche nel caso in cui un artista vada a riprendere una canzone o un testo che già si conoscono, compie necessariamente un’opera di selezione su quell’opera, che gli permette di far emergere le sue idee. In altre parole, un cantante che voglia remixare una particolare canzone, andrà a scegliere di quella canzone le parole o le musiche che meglio rendono il messaggio che si vuole trasmettere al pubblico. La creatività o l’espressione della propria identità dunque, a mio parere, non sta solo nel comporre una poesia o nello scrivere una canzone indipendentemente da quello che già esiste e già si conosce, ma anche nella scelta e nella selezione che un artista compie su un’opera già esistente per crearne una nuova.

    Lisa Lucchetti

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  2. http://www.pbs.org/independentlens/william-s-burroughs/film.html

    è UN LINK IN CUI CI SONO ALCUNE SCENE E IL TRAILER DEL FILM REALIZZATO SU BURROUGHS, "William S. Burroughs: A Man Within"

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  3. Approfondendo la tecnica del cut-up di Burroughs, partendo dalla pagina inglese di Wikipedia dell'autore, ho avuto modo di scoprire cose piuttosto inaspettate: questa stessa tecnica, in ambito musicale, è stata largamente sfruttata in particolar modo da artisti quali David Bowie, Thom Yorke (Radiohead) e Kurt Cobain (Nirvana).
    Il primo ad usare il cut-up per scrivere i propri testi ma anche per la composizione dei brani, è stato David Bowie già nei primi anni 70. Ma i lavori che mi hanno colpito di più sono senza dubbio quello di Cobain e dei Radiohead. Il primo ha addirittura composto e registrato un brano con l'autore statunitense: si tratta di "The 'Priest' They Called Him", del 1993. La voce è di Burroughs e la chitarra di Cobain, mentre il "prete" raffigurato in copertina è Krist Novoselic, bassista dei Nirvana: http://www.youtube.com/watch?v=8951RyZByb8
    La collaborazione è nata dopo che, nel 1992, Cobain ha contattato colui che definiva il proprio eroe e chiedendogli di fare qualcosa insieme. Burroughs allora gli inviò una cassetta contenente la registrazione di una sua lettura di un racconto originariamente pubblicato nella raccolta "Exterminator!" e Cobain non fece altro che aggiungervi riff di chitarra basati su brani già esistenti: "Silent Night" (il brano natalizio conosciuto in Italia come "Astro del Ciel" e “To Anacreon in Heaven” ("inno" di un club musicale londinese, l'Anacreontic Society). I due, tuttavia, collaborarono a distanza senza mai incontrarsi. Esistono solo poche foto a testimonianza dei loro incontri precedenti: http://www.dangerousminds.net/images/uploads/William_S_Burroughs_and_Kurt_Cobain.jpg .
    E' possibile trovare un breve ed interessante dossier sulla collaborazione tra i due qui: http://realitystudio.org/biography/william-s-burroughs-and-kurt-cobain-a-dossier/


    I Radiohead invece, da sempre grandissimi sperimentatori si sono appropriati della tecnica del cut-up in maniera molto evidente nell'album "Kid A", del 2000. Sul loro sito, in quel periodo, era inoltre possibile trovare riferimenti a Tristan Tzara e alla poesia dadaista (qui un interessante articolo a riguardo: http://transcriptions.english.ucsb.edu/archive/courses/liu/english165/student-papers/jensen.html ). Gran parte dei testi dell'album è composta mediante la tecnica del "metti parole e frasi in un cappello e tirale fuori a caso", risultando quindi complessi e astratti. Un esempio calzante penso che possa essere "Everything in its right place" http://www.youtube.com/watch?v=HgwdG6whzU8 . La questione, ad ogni modo si fa ancora più evidente per quanto riguarda gli elementi grafici dell'album: la primissima edizione del cd conteneva un booklet nascosto, le cui immagini non sono altro che caricature e una lunghissima serie di frasi e parole. E' possibile vederle qui: http://www.flickr.com/photos/bpx/with/138980331/

    Sara Lorusso

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  4. Su questo sito ho trovato una "macchina per il cut up". Si tratta di un programma che crea testi partendo da altri già esistenti usando, per l'appunto, una tecnica molto simile a quella di Burroughs.

    http://languageisavirus.com/cutupmachine.html

    Francesca Ferrigno

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  5. Questione del sè creativo e dell'identità legata al remix


    La mia risposta non può non essere affermativa, il remix in primis è un manufatto artistico, esso può esternare un pensiero, uno stato d'animo,un'esigenza, anche un interrogativo, in ogni caso è espressione di se stessi. Gli attuali cut-ups,la rete in generale, ci consentono di dar vita a delle caratteristiche essenziali della nostra natura umana, infatti il semplice copia-incolla sostiene la nostra capacità di giocare, di sognare e di costruire sulla base dell'immateriale; milioni di utenti,cercando spazi di libertà, trasformano ,quotidianamente, la propria vita in " un'opera d'arte", infatti la possibilità di conoscere ed incontrare amici, offerta dai social-network, mette in moto un'incredibile creatività, si tratta di una creatività che può essere rivelata anche attraverso scambi, discussioni ed incontri, ognuno ,quindi, sceglie modalità affini al proprio essere.Ho provato ad osservare in maniera più dettagliata il mio profilo e quello di alcuni amici su facebook, ed ho notato come le più comuni azioni(caricare un video,foto,file audio ecc) siano notevolmente esplicative, in quanto consentono di cogliere prerogative caratteriali degli utenti, ad esempio incessanti informazioni circa il proprio pensiero, umore o azioni, non esprime forse l'esigenza di vivere sotto lo sguardo degli altri e grazie ad esso?, ancora, caricare costantemente video ed informazioni di politica, non manifesta l'esigenza di un dibattito politico, assente negli ultimi anni? Secondo alcuni giornalisti lo sviluppo tecnologico contribuisce ad un ripiegamento su se stessi, si tratta ,secondo me, di un'osservazione del tutto errata, il legame sociale non è ostacolato dalla tecnica, ma al contrario è sostenuto da essa, la creazione di pagine personali, blog, messaggi, file audio, foto da scaricare contribuiscono a creare il legame sociale; mi sembra opportuno, a questo punto, citare Max Weber, secondo il quale "il reale può essere compreso solo in funzione dell'irreale". L'irreale, secondo Weber, ossia l'interpretazione teologica offerta dalla Riforma, genera il reale, cioè il capitalismo nascente e la modernità alla quale esso dà origine. Attualmente assistiamo ad un simile meccanismo: le comunità virtuali si stanno trasformando in comunità reali.

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  6. Di seguito posto il link di due dei cortometraggi realizzati da William S. Burroughs con la tecnica del cut up,insieme all'amico pittore Brion Gysin,nei quali si ripetono stesse immagini e stessi suoni.Il primo è "Towers open fire",il secondo "The cut ups"

    http://www.youtube.com/watch?v=MMQSDwQUwWM

    http://www.youtube.com/watch?v=FAxUWfe_PJY&feature=player_embedded#!

    Nei due video è possibile notare la presenza di stesse immagini come quella della dreamachine,evidenziando proprio la tecnica del cut up di riutilizzare le stesse figure (suoni o parole) elaborandole in montaggi sempre diversi

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  7. Per quanto riguarda il discorso del sè creativo,credo che una qualsiasi produzione artistica,che sia un dipinto,una poesia,una canzone,anche il semplice scarabocchio,sia in un certo senso manipolata da ciò che noi siamo:quando dipingiamo un quadro,o scegliamo un colore,siamo condizionati,sia consciamente che inconsciamente,dalle nostre emozioni,dalle nostre inclinazioni e tendenze;allo stesso modo ritengo che una determinata persona che abbia prodotto qualcosa,possa con il tempo e quindi con il cambiamento interiore dovuto all'esperienza,non accettare più la sua stessa produzione perchè non la ritiene più in grado di rispecchiare il suo essere.
    Inoltre,per riprendere un discorso affrontato in aula sul motivo per cui un artista decide di creare un'opera,ricercando su internet,mi sono imbattuta in questa lettura

    http://web.mclink.it/MC8216/arianna/creativo.htm

    in cui il copywriter Giancarlo Livraghi affronta il tema della creatività dal punto di vista della comunicazione,sostenendo che "se non funziona non è creativo",nel senso che l'artista deve creare in funzione del fatto che il pubblico deve accettare la sua opera;egli sostiene infatti che "prima di essere “creativi” bisogna aver capito qual è il modo in cui le persone entrano in relazione con le nostre proposte; quali sono i contenuti che vogliamo trasmettere; qual è la strategia del progetto".A tal proposito quindi farei una distinzione tra gli artisti:quelli che hanno bisogno di esplicare la propria arte nel privato solo per una esigenza personale ed egoistica,e quelli che invece diventano artisti per puro esibizionismo,ma anche qui credo si tratti di egoismo dal momento che si ricerca una sorta di appagamento interiore da una approvazione esteriore.

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  8. http://rivistanugae.blogspot.com/2009/05/il-cut-up-di-william-burroughs.html

    E' un link in cui viene affrontato il tema del cut-up di Burroughs con video annesso.

    Fabiana Renzi

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  9. Le opere di B.possono essere considerate il punto estremo della sperimentazione letteraria e cinematografica.Leggere una sua opera significa entrare in una allucinazione dove tutto è confuso, non vi sono confini tra ciò che è e ciò che non è, tra il possibile e il realizzato. I personaggi,alcuni molto spietati e rudi, hanno sempre dei contorni evanescenti che ne permettono la fusione o la dileguazione. Non vi è un giudizio o pensiero schierato ,esiste solo il mondo del possibile, nel senso di "dove tutto è possibile". Credo che B. abbia espresso in questo modo il concetto di "sè creativo". E'come una forza insopprimibile dell'espansione del sè che ricerca e prova nuove dimensioni,è come andare alla ricerca di quella che gli americani chiamano(considerando la propria terra)the land of opportunity

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  10. La questione della creatività e dell'identità.

    Oggi sempre più artisti ci propongono pezzi "già sentiti" in chiave mixata. Il che per molti potrebbe sembrare un semplice "copiare" qualcosa di già esistente. A mio parere usare bene questa tecnica vuol dire saper padroneggiare le proprie capacità tecniche ed espressive sfruttando i mezzi messi a disposizione dalle nuove tecnologie. Non si tratta di un semplice copia e incolla, c'è un lavoro enorme dietro.
    Gli oggetti del lavoro sono infatti ricercati a lungo, gli abbinamenti non sono casuali, in ogni pezzo è visibile una precisa narrazione, che va ad arricchire quella presente nel pezzo originale, creando così un qualcosa che rispecchia due diverse idee, due diversi modi di percepire il mondo. L'approccio è quindi di tipo creativo, nel remix si enfatizzano aspetti legati alla propria personalità. Potremmo anzi definirla un'arte ad alto tasso di creatività. D'altronde ci basta pensare alle sue origini, ai dadaisti che riuscivano a dare una nuova identità a delle parole riprese da giornali e rimesse un po' a caso.
    Ma sono tantissimi altri gli esempi, anche ai nostri giorni. Cito ad esempio un giovane artista napoletano, Giovanni Scafuro, che crea le sue opere "riciclando" oggetti di uso quotidiano come forchette, piatti ecc, riuscendo a dare loro una nuova identità.
    (http://www.giovanniscafuro.it/)

    Francesca Ferrigno

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  11. Il link postato sotto è una recensione del romanzo più famoso di Borroughs "Il pasto nudo". Nuked Lunch è il titolo dell' edizione statunitense pubblicata nel 1962, seguita ad una prima edizione francese del 1959 dal titolo "Le festin nu". Pasto Nudo e' il primo volume di una tetralogia che comprende anche "La macchina morbida" "The ticket that exploded" e "Nova express".Il romanzo è stato portato sullo schermo nel 1991 da David Cronenberg nel film Il pasto nudo.

    http://lennynero.wordpress.com/2007/08/19/il-pasto-nudo-di-wburroighs/

    MICHELA D'ANTO'

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  12. La tecnica del remix è intesa da molti come la tecnica del "copiare"; io penso che non sia così in quanto, pur riproducendo un'opera d'arte, un romanzo, una canzone già edita, si può dar vita ad una creazione personale e dunque propria con un pizzico di originalità.Facendo riferimento alla mia esperienza personale di aspirante cantante, ci tengo a dire che durante le diverse esibizioni o manifestazioni canore, sono molto spesso tenuta a cantare brani editi, ma ciò non vuol dire limitarmi a "copiare" la canzone e a riprodurla nello stesso modo in cui l'ha riprodotta il cantante originale; per me ciò vuol dire riuscire a renderla mia, apportando variazioni che possono essere legate alla tonalità, alla vibrazione, alle pause, agli acuti o ad altre particolarità tecniche ed inoltre variazioni legate ad un aspetto molto più intimo e personale quali i sentimenti e le emozioni che provo e cerco di trasmettere al pubblico. Così facendo rendo "mia" la canzone che è di qualcun'altro e do vita ad una creazione "originale" tirando fuori ciò che è il mio "sé creativo"!

    Dalila Coppeta

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  13. http://michelenigro.wordpress.com/2011/01/23/berlusconi-e-il-cut-up-di-burroughs/ Crecando qualche materiale interessante riguardante la tecnica del cut-up e Burraughs, mi è saltata all'occhio una pagina del blog di un certo Michele Nigro, il quale espone chiaramente i princìpi della tecnica del "taglia e incolla" utilizzando un discorso che Silvio Berlusconi tenne il 14 dicembre 2010. Nigro illustra passo per passo tutte le fasi della tecnica di Burraughs, supportandone la spiegazione con immagini; ma c'è stato un punto in particolare sottolineato dal blogger, che mi ha dato uno spunto di riflessione. Egli fa notare come, anche in seguito alla de-costruzione del discorso, vi sono alcune parole(sottolineate in grassetto)che mantengono la propria "carica virale",poichè il "taglio"è stato effettuato a livello medio,ovvero non dividendo ciascuna parola dall'altra, ma estrapolando brevissimi frammenti di frase.Il fattore che mi ha maggiormente colpito è stato il fatto che Nigro ha utilizzato le tecniche del cut up per sottolineare che essa,come in passato è servita,in ambito letterario,per liberare la parola da vincoli prestabiliti,oggi è un ottimo mezzo per"smascherare" i meccanismi di Controllo usati dai media e dalle personalità dotate di un certo potere(come i politici),per isolare le parole e i messaggi che essi decidono di lasciar passare,riuscendo così, ad ingannare le masse.

    Riguardo al discorso del Sè creativo e dell'identità legata al remix,hotrovato interessanti le parole di Antonio Damasio(1995),il quale afferma "L'evento creativo avviene in tre fasi secondo un ordine generalmente condiviso: ispirazione, intuizione e percezione, anche se l'ordine può essere intercambiabile e addirittuara sostituito, come nella action painting, dal corpo in azione (il Sè creativo istintuale), oppure quando l'artista lavora su commissione, come accade a Caravaggio, per cui il soggetto dell'ispirazione è già dato e subentra il dialogo tra i "diversi Sè" presenti all'evento".I lavori del Caravaggio non sono sempre tutti nati da un'intuizione a sè stante.Quando gli veniva commissionato un dipinto di una Madonna o di un Cristo,ad esempio, egli non creava queste immagini dal nulla,dal momento che queste erano state raffigurate già da numerosi artisti prima di lui. Ciò non toglie il fatto che egli seppe rendere proprie lesue raffigurazioni, facendole divenire espressioni del suo essere, a prescindere dalle loro precedenti versioni raffigurative.
    Benedetta Petrosino

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  14. "Gli uomini finiscono per essere così diversi solo perchè hanno iniziato col copiare e perchè continuano a farlo".

    Navigando in internet alla ricerca di materiale su Bourroughs in realzione alla tecnica del cut-up, ho trovato riportata in un documento questa frase che è del filosofo francese Etienne Bonnot de Condillac ed è tratta dal suo saggio sull'origine delle conoscenze umane. Leggendola mi è parso che fosse adeguatissima al discorso sul remix di cui abbiamo discusso finora a lezione e mi ha permesso di riflettere sul fatto che qualsiasi lavoro o opera artistica, che sia una canzone, un romanzo, un film, un quadro ecc., non nasce mai dal nulla, ma è frutto di una rielaborazione che si origina trovando l'inspirazione o prendendo spunto da lavori già esistenti. Così facendo un uomo/artista riesce ad ottenere, attraverso determinate scelte, un'opera del tutto personale che rispecchia le sue potenzialità creative e dunque il suo sè creativo, differenziandosi,come dice De Condillac, dagli altri uomini/artisti. C'è da dire dunque che, nonostante il filosofo utilizzi il termine "copiare", bisogna allontanare il concetto di remix da quell'accezione negativa che gli è stata attribuita ed iniziare a considerare tale concetto come una pratica del tutto degna di creatività.

    Caterina Improta

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  15. Gironzolando un pò su internet ho avuto modo di leggere varie cose sull'idea dell'arte come rappresentazione soggettiva, espressione personale. Pratiche artistiche come quelle letterarie, come la pittura o una semplice foto non si limitano solamente alla rappresentazione oggettiva di un qualcosa, ma vi presentano l'esposizione di una particolare visione che si vuol dare di quella cosa. Appare infatti anche quello che noi possiamo chiamare "punto di vista personale", un interpretazione soggettiva strettamente legata all'essere dell'artista. Quando io artista mi ritrovo dinnanzi ad un paesaggio o sto semplicemente per scattare una foto, decido io quale taglio voler dare, quale punto mettere in evidenza per esempio, quale messaggio voler trasmettere. In un certo senso quindi io sto "ripiegando" ,se cosi vogliamo dire , l'opera al MIO modo di vedere.
    Ora questa concezione del "se creativo" , questa idea del rappresentare se stessi tramite pratiche artistiche, è quello che secondo me valorizza un remix. Ovvero, è la risposta che si può dare alle critiche di plagio. Tramite un remix si apporta proprio un interpretazione personale di quell'opera e facendo ciò ne crea una "nuova", che allo stesso tempo esprime qualcosa di me .

    Clelia Cibelli

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  16. Dimostrare e affermare la propria identità oggi può essere più semplice che nel passato. Paradossalmente è prorpio il mondo virtuale che fornisce maggiori garanzie e che quindi diventa luogo ideale in cui potersi esprimere sotto ogni punto di vista senza timore di giudizi. Molto spesso infatti sono proprio le persone a noi più vicine che ci inibiscono maggiormente, i loro giudizi hanno un peso troppo importante per rischiare e mettersi in gioco. Costruendosi un'identità virtuale non si corrono questi rischi e, paradossalmente, l'io creativo ha maggiori possibilità di esprimersi in rete che tra le mura domestiche. Pensiamo a quanti scrittori aprono dei blog, spesso sotto nomi fittizi, a quanti creano video e montaggi su youtube o caricano foto su flickr. Certo, non tutti tengono nascosta la loro creatività nel mondo "reale", ma mi sento di poter affermare che non sono pochi i casi di questo genere. Confrontarsi con gli altri non è mai stato così semplice, conoscere persone con i propri interessi e creare progetti artistici a lunga durata con essi non è più così raro: nascono forum, si organizzano mostre e si creano riviste online con degne redazioni, in cui a parlare di cinema o teatro potrebbe essere anche il tetro ragioniere della porta accanto. Per quanto riguara il remix non può fare altro che favorire lo sviluppo di una prorpia originalità, perchè un'impronta personale è più visibile sull'opera di un altro che su una ex novo. Pensiamo al cut up o ad artisti che iniziano proprio come tribute band. "Aggiungere" e "togliere" spesso fanno maggiormente la differenza che "creare": reinterpretare un classico come "My way" in chiave rock, come ha fatto Sid Vicious, ha senza dubbio segnato la storia più che molti pezzi scritti ex novo, prorpio perchè l'anima rock si è dimostrata tale ancor di più "osando" mettere mano ad un classico considerato "intoccabile" e mettendo in risalto una personalità, proprio per questo, ancor più forte. Metter mano a dei pezzi natalizi come fa Michael Bublè fa più notizia che scriverne di nuovi perchè già avere il coraggio di confrontarsi con la "storia" è sintomo di autenticità. Attingere alla storia di Gesù, immaginando che sia innamorato di Maria Maddalena, conferisce a Martin Scorsese con "L'ultima tentazione di Cristo" una personalità senza dubbio spiccata ed originale, come si può dire anche di "Jesus Christ Super Star". In definitiva, secondo me la personalità di un artista viene fuori maggiormente proprio dal "confrtonto", perchè si sottolineano maggiormente le peculiarità e non la banalità di un autore .

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  17. Questione del sè creativo e dell'identità legata al remix


    La mia risposta non può non essere affermativa, il remix, in primis è un manufatto artistico, esso può esternare un pensiero, uno stato d'animo, un'esigenza, anche un interrogativo,in ogni caso è espressione di se stessi. Gli attuali cut-ups, la rete in generale, ci consentono di dar vita a delle caratteristiche essenziali della nostra natura umana, infatti il semplice copia-incolla sostiene la nostra capacità di giocare, di sognare e di costruire sulla base dell'immateriale; milioni di utenti,cercando spazi di libertà, trasformano quotidianamente, la propria vita in "un'opera d'arte",infatti la possibilità di conoscere ed incontrare amici,offerta dai social-network,mette in moto un'incredibile creatività,si tratta di una creatività che può essere rivelata anche attraverso scambi,discussioni ed incontri,ognuno,quindi,sceglie modalità affini al proprio essere. Ho provato ad osservare in maniera più dettagliata il mio profilo e quello di alcuni amici su facebook, ed ho notato come le più comuni azioni(scaricare video,foto, file audio ecc) siano notevolmente esplicative,in quanto consentono di cogliere prerogative caratteriali degli utenti, ad esempio incessanti informazioni circa il proprio pensiero,umore o azioni,non esprime forse l'esigenza di vivere sotto lo sguardo degli altri e grazie ad esso?,ancora, caricare costantemente video ed informazioni di politica non manifesta l'esigenza di un dibattito politico,assente negli ultimi anni?.Secondo alcuni giornalisti lo sviluppo tecnologico contribuisce ad un ripiegamento su se stessi,si tratta, secondo me, di un'osservazione del tutto errata, il legame sociale non è ostacolato dalla tecnica ma al contrario è sostenuto da essa, la creazione di pagine personali, blog,messaggi,file audio,foto da scaricare contribuiscono a creare il legame sociale. Mi sembra opportuno,a questo punto, citare Max Weber secondo il quale"il reale può essere compreso solo in funzione dell'irreale". L'irreale secondo Weber,ossia l'interpretazione teologica offerta dalla Riforma, genera il reale, cioè il capitalismo nascente e la modernità alla quale esso dà origine. Attualmente assistiamo ad un simile meccanismo: le comunità virtuali si stanno trasformando in comunità reali.

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  18. La questione che mi interessa approfondire è l’effetto che questa tecnica artistica può avere sull’identità individuale. Sembra che essa abbia il potere di stimolare la creatività del soggetto e la propria libertà d’espressione. Il cut up è non solo una tecnica adattabile a tutte le arti (la letteratura, la musica, la pittura), ma è anche una tecnica artistica a portata di tutti: ognuno può sperimentarla. Il suo scopo è destituire i canoni artistici che ci vengono proposti. Attraverso il cut up le parole vengono liberate da una forma già data, già fissata, per essere rimescolate, casualmente e caoticamente, in una forma nuova e personale. Le parole sfuggono al controllo di chi le ha ordinate per noi, sfuggono ai limiti che qualcun altro ha definito per noi, e diventano nostre. Il punto che trovo più interessante è capire da cosa nasce l’esigenza di una tecnica decostruzionista come il cut up. Si cerca di liberarsi dai modelli culturali che la società ci propone, spesso ci impone. In aula è stato menzionato un docente del nostro ateneo, Chambers Iain . Ho seguito il suo corso di Studi Interculturali che mi ha appassionato proprio perché induceva a riflettere su quanto siamo influenzati da modelli culturali già fissati dalla tradizione. Tra i vari autori che il professor Chambers citava ho apprezzato F. Fanon e il modo in cui affronta il problema dell’identità del nero nel contesto coloniale. Il nero, per essere accettato, deve imitare il bianco. Quest’interiorizzazione del modello del dominatore è frustrante e conflittuale, quasi schizofrenica e realizza l’artificio dell’identità: il nero viene deprivato del proprio sé. Il pensiero di Fanon può sembrare lontano dalla nostra realtà: noi non viviamo sotto un potere coloniale. Tuttavia siamo immersi in sistemi familiari, culturali e sociali i cui messaggi hanno, potenzialmente, il potere di colonizzare le nostre menti. Se non ci poniamo rispetto ad essi con un approccio critico e riflessivo il pericolo è di diventare estranei a noi stessi. I nuovi mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo fondamentale in questo senso. La sociologa S.Turkle analizza gli effetti che l’avvento del cyberspazio ha avuto sull’identità. Nel suo saggio “La vita sullo schermo” emerge il concetto di frammentazione del sé. Le reti interattive offrono agli utenti la possibilità di assumere nuove identità attraverso i numerosi "giochi di ruolo". Ma se da un lato la virtualità contribuisce ad ampliare la consapevolezza del sé, dando forma alle molteplici istanze presenti nell'individuo, dall'altro lato può condurre ad una sovrapposizione a volte drammatica tra finzione e realtà. Nel libro “Alone Together” la sociologa analizza i casi di decine di giovani. Di un soggetto intervistato che la studiosa chiama Brad, scrive: "Brad ha detto, scherzando solo in parte, che è preoccupato di confondere ciò che scrive nella sua vita on line e ciò che realmente è nella vita tradizionale. Non avere ancora un'identità definita, lo rende ansioso nel "postare" cose su se stesso che non sa se sono vere. Questo ha un peso su di lui, in quanto le cose che dice on line hanno un'influenza su come le persone lo trattano nella vita quotidiana. Le persone si riferiscono a lui in base alle cose che ha detto su Facebook. Brad lotta per essere se stesso anche su Facebook ma è difficile. Dice che quando cerca di essere onesto su Facebook, non può resistere alla tentazione di utilizzare il sito per fare l'impressione giusta”.
    Questo ci fa capire quanto sia importante utilizzare strumenti come Facebook nella maniera giusta, in modo da coglierne i vantaggi ma senza lasciarsi condizionare da un sistema che anziché esserci utile contribuisce a confonderci nella già difficile “ricerca del sé”.

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  19. Riguardo la possibilità di esprimere il proprio se' creativo con una operazione di remix: non solo esprimere a pieno la propria creatività attraverso un remix è possibile, ma addirittura applicarsi nella rielaborazione di un materiale artistico preesistente può essere il modo più efficace per far risaltare, per contrasto, le specificità della propria proposta. Rimasticare e rielaborare alla luce del proprio stile personale un'opera altrui significa fornire al fruitore la possibilità immediata di confrontare il remix con l'originale e, cogliendo le differenze tra i due, individuare i tratti peculiari dello stile del remixer: il suo se' creativo.
    Il primo esempio che mi viene in mente è l'operazione che compiono i Devo riprendendo Satisfaction dei Rolling Stones (http://www.youtube.com/watch?v=e75BUYdZq-g): risuonando e stravolgendo un brano celeberrimo come il successo dei Rolling Stones, offrono, per contrasto, un saggio esemplare del loro stile robotico, delirante e deumanizzato; le caratteristiche dello stile dei Devo risultano tanto più evidenti perchè applicate su un brano la cui natura, nella versione originale, è opposta: carica di dinamismo e di sessualità animalesca.

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