Blog dedicato al corso di
"Teoria e metodo dei mass media" (ABPC 65)
prof. Vito Campanelli
giovedì 23 aprile 2009
Derrick de Kerckhove
Derrick de Kerckhove (Wanze, 30 maggio 1944) è un sociologo belga naturalizzato canadese. È il Direttore del Programma McLuhan in Cultura e Tecnologia e professore universitario nel Dipartimento di lingua francese all'Università di Toronto. Attualmente è docente presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è titolare degli insegnamenti di "Metodi e analisi delle fonti in rete", "Sociologia della cultura digitale" e di "Sociologia dell’arte digitale".(fonte: it.wikipedia.org)
Vi invito a trovare e pubblicare (come commento a questo post) qualsiasi materiale riteniate utile ad approfondire la conoscenza di questo importante personaggio.
Vi ricordo di indicare sempre la fonte dei materiali che pubblicate.
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Derrick de Kerckhove (Wanze, 30 maggio 1944) è un sociologo belga naturalizzato canadese.
RispondiEliminaÈ il Direttore del Programma McLuhan in Cultura e Tecnologia ed autore di La pelle della Cultura e dell'Intelligenza Connessa ("The Skin of Culture and Connected Intelligence") e Professore Universitario nel Dipartimento di lingua francese all'Università di Toronto. Attualmente è docente presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è titolare degli insegnamenti di "Metodi e analisi delle fonti in rete", "Sociologia della cultura digitale" e di "Sociologia dell’arte digitale".
De Kerckhove ha ricevuto il suo dottorato in filosofia (Ph.D), in Lingua e Letteratura Francese dall'Università di Toronto nel 1975 ed un dottorato del terzo ciclo in Sociologia dell'Arte dall'Università di Tours (Francia) nel 1979.
È stato un associato del Centro per la Cultura e la Tecnologia dal 1972 al 1980 ed ha lavorato con Marshall McLuhan per oltre 10 anni come traduttore, assistente e co-autore.
Teoria delle Intelligenze Connettive [modifica]
Richiamando la teoria delle Intelligenze Collettive di Pierre Levy, de Kerckhove l'ha aggiornata e adattata al contesto tecnologico delle reti, mirando alla connessione delle intelligenze quale approccio ed incontro sinergico dei singoli soggetti per il raggiungimento di un obiettivo. Tale connettività si affianca e contemporaneamente si oppone all'idea di collettività proposta da Levy, aggiungendo a questa l'unità frammentata delle potenzialità degli elementi della rete. Non soltanto, quindi, la comunicabilità dei singoli elementi quale caratteristica fondamentale del nuovo medium, ma la possibiltà offerta per la azione/creazione di un oggetto multimediale, un artefatto cognitivo.
Fonte: Wikipedia
In questi links sono contenute una serie di interviste poste a De Kerckohove:
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerckh.htm
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerc02.htm
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerc03.htm
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerc05.htm
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerc06.htm
Conferimento Laure ad Honorem in Sociologia Facoltà Urbino a Derrik De Kerkhove
http://www.soc.uniurb.it/downloads/vari/laudatio_lectio.pdf
Derrik de Kerckhove - "il cervello cibernetico"
Secondo l'autore il computer ha delineato il passaggio dai bainframe di tipo analogico a quelli di tipo digitale. L'uomo si è trasformato, in una sorta di semiconduttore, che associa e sintetizza proprietà psicoculturali dei brainframe precedenti, trattenendo ed elaborando personalmente parte dell'informazione che fluisce incessantemente e copiosamente nel magma generico di espressioni collettive. Con la realtà virtuale che darà vita ad una nuova cornice e cioè il "cervello cibernetico".
si potrà poi concretizzare la possibilità di una condivisione simultanea di coscienza che coinvolga tutte le componenti sensoriali e cognitive. Intanto questo universo partecipativo ha luogo grazie ad internet. Un mondo virtuale illimitato che integrando aspetti di tutti i media, crea un nuovo spazio, costruito grazie al contributo multiplo di tutti i naviganti. De Kerckhove, parla infatti di "intelligenza connettiva", vale a dire la condivisione di un pensiero collettivo all'interno della rete informatica. Questa forma di intelligenza condivisa è una sorta di intelletto sempre in funzione a cui ci si connette o sconnette senza influire sulla sua integrità complessiva. Si arriva a partecipare insieme ad intenti, progetti, idee, emozioni senza perdersi nel flusso differenziato di una indistinta identità complessiva. L'autore indica con il termine "webness" . La connettività, una delle condizioni della crescita culturale, sociale e intellettuale. Gli utenti di internet, come i neuroni celebrali, operano e generano idee e progetti quando interconnessi, negoziano significati godendo di una grossa libertà espressiva e delle nuove velocità tecnologiche.
Si tratta dunque di una sorta di estensione smisurata dell'intelligenza privata, in forma collettiva.
L'intelligenza connettiva, in quanto riformulazione del "logos" condiviso in forma elettronica, avrà l'obbligo di divenire secondo de Kerckhove, il motore di una nuova sensibilità politica che consenta un ampliamento della responsabilità individuale e collettiva.
Fonte: http://infomorfosi.blogspot.com/2008/08/derrik-de-kerckhove-il-cervello.html
Derrick de Kerckhove
RispondiEliminaDerrick de Kerckhove, Direttore del McLuhan Program in Culture & Technology dal 1983, è Professore Ordinario presso il Dipartimento di francese presso l'Università di Toronto, cross-nominato presso la Facoltà di Informatica e Studi Knowledge Media Design Institute. Ha ricevuto la sua Ph.D. in French Language and Literature from the University of Toronto in 1975 and a Doctorat du 3e cycle in the Sociology of Art from the University of Tours (France) in 1979. in Lingua e letteratura francese presso l'Università di Toronto nel 1975 e un Doctorat du 3e ciclo in Sociologia dell'Arte presso l'Università di Tours (Francia) nel 1979. He was an associate of the Centre for Culture and Technology from 1972 to 1980 and worked with Marshall McLuhan for over ten years as translator, assistant and co-author. Egli è stato associato del Centro per la Cultura e la Tecnologia dal 1972 al 1980 e ha lavorato con Marshall McLuhan per oltre dieci anni come traduttore, assistente e co-autore. He has worked on two collections of essays on McLuhan, culture, technology and biology, namely Understanding 1984 (UNESCO, 1984) and McLuhan e la metamorfosi dell'uomo (Bulzoni, 1984). Ha lavorato su due raccolte di saggi su McLuhan, la cultura, la tecnologia e la biologia, intesa cioè 1984 (UNESCO, 1984) e McLuhan e la metamorfosi dell'uomo (Bulzoni, 1984). Other publications include The Alphabet and the Brain (Springer Verlag, 1988), La civilisation vidéo-chrétienne (Feltrinelli, 1991), both books on the impact of the alphabet on mind and society, research taken further in Brainframes: Technology, Mind and Business (Bosch & Keuning, 1991). The Skin of Culture (Somerville Press, 1995) is a collection of essays on the new electronic reality, which stayed on Canadian best-sellers lists for several months. Connected Intelligence (Somerville, 1997) introduced his research on new media and cognition. Altre pubblicazioni comprendono l'alfabeto e il cervello (Springer Verlag, 1988), La civilizzazione video-cristiana (Feltrinelli, 1991), entrambi i libri sull'impatto della alfabeto sulla mente e la società, la ricerca prese ulteriormente in Brainframes: Tecnologia, Mente e Business (Bosch & Keuning, 1991). La pelle della cultura (Somerville Press, 1995) è una raccolta di saggi sulla nuova realtà elettronica, che è rimasto sul canadese best-seller liste per diversi mesi. Connected Intelligence (Somerville, 1997) ha introdotto la sua di ricerca sui nuovi media e della cognizione. Both were translated in a dozen languages including Chinese, Japanese, Korean, Polish and Slovenian. The Architecture of Intelligence was conceived and supported by and for networks. Entrambi sono stati tradotti in una dozzina di lingue, tra cui cinese, giapponese, coreano, polacco e sloveno. L'architettura di intelligence è stato concepito e supportato da e per le reti. It was first issued in Dutch in December 2000, and in English in June 2001, in Italian and German in September 2001. E 'stato rilasciato per la prima volta in olandese nel dicembre 2000, e in inglese nel giugno 2001, in italiano e tedesco nel settembre 2001. Two books were then published in Italy. La conquista del Tempo (Editori Riuniti, 2002) presents commissioned essays from many contributors on the management and perception of time in past and present technologies. La Carta di Zurigo discusses space transformed by networks and screens with architects Peter Eisenman and Antonino Saggio. Due libri sono stati pubblicati in Italia. La conquista del Tempo (Editori Riuniti, 2002) presenta saggi commissionato da molti contribuenti per la gestione e la percezione del tempo passato e le attuali tecnologie. La Carta di Zurigo discute spazio trasformato da reti e schermi con architetti Peter Eisenman e Antonino Saggio. His most recent book, McLuhan for Managers , in collaboration with Mark Federman, was published in September 2003. Il suo libro più recente, per McLuhan Manager, in collaborazione con Marco Federman, è stato pubblicato nel settembre 2003. He is also contracted to work on La fenice virtuale , a book about the history of stage performance from early Greek theatre to modern Opera, in collaboration with Francesco Monico. Egli è anche un contratto di lavoro per il Teatro La Fenice virtuale, un libro sulla storia della fase precoce prestazioni da teatro greco moderno a Opera, in collaborazione con Francesco Monico. Three new books are in preparation for publication in the fall of 2007, L'uomo letterato (translated by Antonio Caronia), Le psicotecnologie (Uninettuno, with Maria Amata Garito) and The Point-of-Being (with Edith Ackermann, Maria Luisa Malerba, Antonio Mirabella, Cristina Miranda and Loretta Secchi). Tre nuovi libri sono in preparazione per la pubblicazione in autunno del 2007, L'uomo letterato (tradotto da Antonio Caronia), Le psicotecnologie (Uninettuno, Maria Amata Garito) e il punto-di-Essere (con Edith Ackermann, Maria Luisa Malerba Antonio Mirabella, Cristina Miranda e Loretta Secchi). Still in progress are The Era of the Tag , with Andrea Cruciani and Matteo Ciasterllardi, and The Objective Imaginary with Vincenzo Susca. Sono ancora in corso l'epoca dei tag, con Andrea e Matteo Cruciani Ciasterllardi, e l'obiettivo immaginaria con Vincenzo Susca.
Derrick de Kerckhove has offered Connected Intelligence® workshops worldwide. Derrick de Kerckhove ha offerto Connected Intelligence ® workshop in tutto il mondo. In the same line, he has contributed to the architecture of Hypersession , a collaborative software now being developed by Emitting Media and used for various educational and administrative situations. Nella stessa linea, che ha contribuito per l'architettura del Hypersession, un software di collaborazione attualmente in fase di sviluppo da Emitting Media e utilizzati per le varie situazioni educative e amministrative. This project has now evolved into ThinkTag, software that adds the numerous benefits of tagging data to the standard collaborative instruments. Questo progetto è ora evoluto in ThinkTag, il software che aggiunge ai numerosi vantaggi della codifica dei dati per quanto riguarda il livello di collaborazione strumenti.
As a consultant in media, cultural interests, and related policies, Derrick de Kerckhove has participated in the preparation and brainstorming sessions for the plans for: the Ontario Pavilion at Expo '92 in Seville, the Canada in Space exhibit, and the Toronto Broadcast Centre for the CBC. Come consulente in media, gli interessi culturali, e le politiche ad essa collegate, Derrick de Kerckhove ha partecipato alla preparazione e sessioni di brainstorming per i piani per: l'Ontario Pavilion all'Expo'92 di Siviglia, il Canada in Space mostra, e il Broadcast Centre di Toronto per la cooperazione transfrontaliera. He was involved in plans for a major exhibit on Canada and Modernism at the Cité des sciences et de l’industrie in Paris for 2003-4 and has been working on The Global Village Square, a global architecture project proposing a permanent public video-meeting point between Toronto and two Italian cities, Naples and Milan. Egli è stato coinvolto nel progetto per una grande mostra sul Modernismo in Canada e la Cité des sciences et de l'Industrie di Parigi per il 2003-4 e ha lavorato su The Global Village Square, a livello mondiale di architettura propone un progetto pubblico permanente video-incontro punto tra Toronto e due città italiane, Napoli e Milano. He was a member of several government task forces on developing a telecommunications policy for Ontario, designing a cultural policy for the francophone community in Ontario, and also appeared before the CRTC Public Hearing Committee on the Information Highway. Era un membro del governo più task force, sullo sviluppo di una politica delle telecomunicazioni per l'Ontario, la progettazione di una politica culturale per la comunità francofona in Ontario, e anche di fronte alla CRTC Audizione pubblica commissione per l'informazione autostrada.
A World Economic Forum Fellow, de Kerckhove was decorated by the Government of France with the order of “Les palmes académiques” and has been a member of the Club of Rome since 1995. Un Forum economico mondiale Fellow, de Kerckhove è stato decorato dal governo della Francia, con l'ordine di "Les Palmes académiques" ed è stato un membro del Club di Roma dal 1995. In the Fall of 2003, he was appointed co-chair, as the Canadian representative, for ICT trade between Canada and Italy by the Department of External Affairs in Canada and the Ministero delle attivita produttive of the Italian government. Nell'autunno del 2003, è stato nominato co-presidente, secondo il rappresentante del Canada, per l'ICT commerciali tra il Canada e l'Italia dal Ministero degli Affari esteri in Canada e il Ministero delle attività produttive del governo italiano. For 2004-6, he was awarded the Papamarkou Chair in Technology and Education at the Library of Congress in Washington, where he was running a series of conferences and seminars on “Managing creativity in the digital context”. Per 2004-6, è stato insignito del Papamarkou presidente in tecnologia e istruzione presso la Biblioteca del Congresso a Washington, dove è in esecuzione di una serie di conferenze e seminari sul tema "Gestione della creatività nel quadro digitale". This series was covered live by C-Span. Questa serie è stata coperta dal vivo C-Span. Starting in January 2007, he returned to Italy to engage in the last of a three year national Fellowship “Rientro dei cervelli”, at the Faculty of Sociology of the University Federico II in Naples. A partire dal gennaio 2007, è tornato in Italia per esercitare l'ultima di un ciclo di tre anni di borse di studio nazionale "Rientro dei Cervelli", presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi Federico II di Napoli. He has been invited to return to the Library of Congress for a further engagement during the Spring of 2008. Egli è stato invitato a tornare alla Biblioteca del Congresso per un ulteriore impegno nel corso della primavera del 2008.
Il precedente commento è di: Eugenio Francesco Rimo.
RispondiEliminaIl pensiero e gli studi di Derrick de Kerckhove, allievo di M. McLuhan, sono fondamentali per reagire alla comunicazione passiva indotta dai media tradizionali. Le sue idee sulla intelligenza connettiva si avvicinano molto alla risposta che il netfuturismo sta provando a dare con la sua azione su internet.
RispondiElimina"La connettività è veramente una delle grandi scoperte che resta ancora da fare nel mondo moderno: è importante capire, attraverso le reti tutte collegate tra di loro e la cui complessità interna è sempre più grande, che questa possibilità è sempre esistita tra gli uomini, ma prima non si era capaci di servirsene. Adesso sappiamo servirci del nostro cervello, sappiamo accelerare la nostra intelligenza, ci sono metodi per pensare più velocemente, quindi devono esserci anche metodi per far pensare più velocemente un collettivo. Questo è assolutamente chiaro. La connettività è questo: trovare dei metodi che facciano procedere insieme i pensieri in tempo reale, che facciano pensare più rapidamente in gruppo. Io sto esplorando questo fenomeno, che ho accolto nella mia pedagogia".
Questo affermava Derrick de Kerckhove già 10 anni fa. Oggi tutto questo è diventato realtà. I neofuturisti italiani hanno da subito impiegato la connettività per sviluppare il loro pensiero. E da qualche mese, grazie ai GSPPN (Gruppi di Sviluppo Permanente del Pensiero Netfuturista), i progressi sono continui e rapidissimi. L'intelligenza risulta davvero accelerata dalle pratiche connettive. E siamo solo agli inizi.
Fonte: http://liberidallaforma.blogspot.com/2007/10/derrick-de-kerckhove-e-netfuturismo.html
Inoltre ho trovato una raccolta di articoli su Derrick de Kerckhove, provenienti da vari giornali: http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/kerckhov.htm
23/04/2009 - 17:34 - COMUNICAZIONE: DE KERCKHOVE, POTENZIALITÀ E RISCHI DEI SOCIAL NETWORK
RispondiElimina“Siamo al passaggio da un mondo materiale ad un mondo fluido, nel quale il confine tra il reale e l’immaginario è sempre più labile; sta cambiando anche la sensorialità e la comunicazione sta diventando omeopatica, mentre è iniziata la cultura del quantum e per la prima volta l’umanità si sta auto-organizzando a livello globale di fronte alle sfide della pace e dell’ambiente”. Ad affermarlo Derrick De Kerckhove, principale allievo del massmediologo McLuhan e direttore del “Programma McLuhan in cultura e tecnologia” all’Università di Toronto (Canada), intervenuto questo pomeriggio al convegno sulla comunicazione alla Pontificia Università Lateranense con una riflessione sui social network. Dopo avere illustrato le “straordinarie potenzialità dell’intelligenza connettiva” De Kerckhove ha osservato che oggi “vi è una tendenza alla autoconfessione generale: i giovani hanno bisogno di lateralizzarsi perché hanno per lo più smarrito la dimensione della profondità. Il vero valore è con chi siamo e dove andiamo insieme: la relazione conta più del contenuto della rete”. Del resto, ha aggiunto, “stiamo vivendo il momento di maggiore incertezza e precarietà del secondo dopoguerra. La gente ha timore di sparire a livello sociale, culturale ed economico e per questo cerca un modo di esserci”.
In questo orizzonte, per De Kerckhove “dobbiamo educare le persone, e in particolare i giovani, a saper stare in una realtà reale, non sorella del sogno”, a dare insomma “la giusta importanza ai social network per le enormi potenzialità che recano con sé” ma senza rinunciare alla vita reale. “Al centro del social network – ha spiegato ancora l’esperto – si colloca il core group, il gruppo più forte, ma il social network comprende anche i gruppi di periferia”. Sei “i gradi di separazione fra le persone nel mondo”: “Nella rete di conoscenze che tutti abbiamo – sono ancora parole del docente – bastano sei passaggi di grado per conoscere chiunque: una lateralizzazione delle conoscenze che assume una precisa dimensione matematica. Ogni membro di social network è infatti potenzialmente reperibile sulla rete che diventa così una mappa con enormi potenzialità relazionali”. Una questione, tuttavia, da “trattare con cautela”, avverte. “Chi è il proprietario reale del social network? Che uso ne può fare? Quali conseguenze potrebbe avere per una persona l’avere lasciato nel web un archivio permanente di informazioni su di sé che in futuro potrebbero rivelarsi controproducenti?”, si chiede l’esperto, che mette inoltre in guardia dai possibili rischi di furto o manomissione della propria identità, “un problema etico ma anche un reato che il software dovrà essere in grado di prevenire”.
http://www.toscanaoggi.it/news.php?IDNews=16401&IDCategoria=1
The McLuhan Program
RispondiEliminaThe McLuhan Program's mandate is to encourage understanding of the effects of technology on culture and society from theoretical and practical perspectives, and thus to continue the ground-breaking work initiated by Marshall McLuhan.
To this end, the Program offers courses, conducts and supports research, and draws together members of the University community whose interests lie in the inter- and trans-disciplinary studies of communications, culture and technology. Through its research, course offerings, publications, speaking engagements, and experimentation in new and old media, the Program serves as an enabling connective force among the University of Toronto, other academic institutions throughout the world, governments, industry, artists of all types and the general public.
The McLuhan Program in Culture and Technology has three primary objectives:
1. To promote and extend the investigations of the "Toronto School of Communications" initiated by Harold Innis, Eric Havelock and Marshall McLuhan. Traditionally, the McLuhan Program primarily concentrated on the effects of information and communication technologies. Today, with the enormous changes affecting all aspects of human endeavour, the Program aims to use McLuhan-inspired thinking and perception tools to investigate the effects of new human processes on culture and society.
2. To provide a forum for the exchange of ideas among the global community of academics, professionals, and practitioners who share our passion for these investigations.
3. To offer a range of graduate credit courses and continual-learning non-credit seminars and courses that support these endeavours.
dal sito:
http://www.utoronto.ca/mcluhan/about_history.htm
Aletta Graziano
"L'intelligenza connettiva è un termine che uso per indicare l'impatto odierno di Internet sul pensiero umano. Allo stesso tempo, è un concetto che ha radici antiche, pre-verbali, addirittura applicabile al regno animale, solo che non era riconoscibile come tale. Questo per dire che le nuove tecnologie, tutte le nuove tecnologie ci danno semplicemente gli strumenti per analizzare questa condizione dell'essere umano. Siamo abituati a ritenere che il pensiero appartenga a una dimensione privata, e questo è il frutto di quel tipo di comunicazione specifico che è la lettura. Inoltre, il pensiero è considerato come il risultato di un qualcosa di "interiore", mentre il prendere la parola è immaginato come un atto individuale. Ma anche il dialogo fa parte del pensiero. Per questo ritengo che il pensiero sia un "linguaggio silenzioso", ma che la parola sia una forma di pensiero connettivo. L'intelligenza connettiva trova un suo naturale ambito nella connessione web, nella quale però il singolo ha la duplice possibilità di far parte di un gruppo senza perdere la sua identità e di avere un'identità senza perdere il senso del gruppo.
RispondiEliminaVorrei però precisare che l'intelligenza connettiva è differente dall'intelligenza collettiva di cui si scrive quando si affronta la comunicazione elettronica. In questo caso, l'intelligenza collettiva è legata a universi a senso unico in cui l'individuo si perde. L'individuo si perde, infatti, nel discorso televisivo, nel discorso radiofonico, esattamente come si perdeva nel discorso orale comunitario. L'intelligenza connettiva riguarda invece la possibilità di condividere il pensiero, l'intenzione e i progetti espressi da altri."
Fonte:http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/020730a.htm
Alessia Maiuriello
"Soltanto internet ha abolito lo spazio"
RispondiEliminaHa prima analizzato le metamorfosi della scrittura in ambiente digitale. Poi ha parlato del suo Canada, del rapporto tra la natura e l’individuo in un territorio così vasto e così profondamente segnato dalla storia dell’uomo e delle sue trasformazioni, tra biologia, tecnologia e creatività. Derrick de Kerckhove, uno dei massimi esperti mondiali di intelligenza connettiva che si occupa di comunicazione, del suo significato sociale e dei condizionamenti della tecnologia nel linguaggio, è uno dei protagonisti di questa Fiera del Libro. Salta da un dibattito a una conversazione con grande carismatica presenza, da vero guru dei mass-media, l’ex allievo di Marshall McLuhan con il quale ha lavorato per oltre dieci anni come traduttore, assistente e coautore di numerosi saggi su cultura, tecnologia e biologia.
Professor de Kerckhove, partiamo dal suo maestro McLuhan quando diceva che il medium è il messaggio. Le chiedo: qual è il messaggio proposto da Internet?
«Oggi Internet è il medium di convergenza, il medium per eccellenza fra tutti quelli che sono prodotti dall’elettricità. Siamo nell’epoca dell’elettricità, con il doppio controllo: individuale e, con l’accesso al linguaggio di gruppo, consentito dai media, anche collettivo. Grazie a Internet c’è una forma di libertà nuova. Il suo messaggio specifico è la connettività, come anche l’interattività, come anche l’ipertestualità, con la sua possibilità di andare da un punto all’altro. Internet ci fa accedere a un ambiente vivo, pressoché organico, ci permette di metterci in contatto con intelligenze umane perpetuamente al lavoro su qualcosa o su tutto, con potenziale rilevanza per qualcuno o per tutti. Adesso si può accedere alla memoria individuale come alla propria. La connettività è una delle risorse più potenti del genere umano. E’ una condizione di crescita accelerata».
Siamo alla Fiera del Libro. Quale futuro vede per il libro con l’espansione del computer?
«Il libro ha un presente, non parliamo del futuro. Ci sono oggi più libri che mai, è diventato un problema reale l’obbligo di limitare il numero di cartelle che si scrivono prima di pubblicarle. Ogni medium non è una forma di rimpiazzo: la televisione non è rimpiazzata dal computer e da Internet, non si riverserà su Internet, ma Internet andrà ad affiancarsi alla tv con la Web-tv. Non penso che il libro sarà abbandonato per l’ipertesto. Non solo perché non tutti avranno immediato accesso a Internet, ma anche perché penso che la gente si orienterà, prenderà i due media come oggetti differenti. Come accade alla tv e al cinema».
Insomma l’esperienza della realtà virtuale non si sostituisce all’esperienza della lettura?
«L’interattività non contribuisce alla costruzione dell’identità dell’uomo. Dà più potere: ma non più identità. Oggi, nella storia della nostra cultura, il testo è l’unico mezzo di comunicazione che ci dà identità. Non l’abbandoneremo mai. Elaborare informazioni significa controllare un linguaggio. Ma per poter controllare il nostro linguaggio, per essere padroni delle nostre parole, che è la condizione per conquistare meglio l’identità, allora c’è bisogno di un testo».
Lei che è stato tra i primi ad analizzare Internet, si aspettava uno sviluppo così grande, eccezionale della Rete?
«Me lo aspettavo: la Rete è connettiva. Natura, vita, espansione sono esattamente la stessa cosa per essa. Incrementando la connettività, aumenta in egual misura la comunità. C’è una continuità misteriosa nel modo di collegarsi del pianeta, dalle scoperte e dalle prime applicazioni dell’elettricità».
Nell’ambiente dell’era digitale il corpo sembra destinato ad avere minore importanza. Non crede?
«Non credo al fatto che stiamo per perdere i nostri corpi. Oggi sappiamo come funzionano i nostri sensi: il tatto, la vista, l’udito. Sappiamo molto più di essi. La scienza ha studiato tutto ciò anche in virtù delle esigenze proprie, della realtà virtuale e delle sue applicazioni. Oggi ciascuno può raggiungere e ricollegarsi con qualsiasi posto che non può vedere, con Internet non è importante quale immagine si proietti perché tutto è un artificio. Così ciascuno diventa soltanto il proprio corpo. E’ la prova fisica, materiale, dell’esistenza. E’ una riconsiderazione del corpo anche sul piano legale, personale, psicologico. Il corpo pensa. Oggi scopriamo che se noi non abbiamo un corpo che lavora in collaborazione con noi non abbiamo nulla».
Dentro il circuito di Internet, ogni idea all’apparenza vale quanto una qualsiasi altra. Dobbiamo concludere, con René Lévy che l’evoluzione tecnica ha reso impossibile, per sempre alle nostre spalle, la trascendenza?
«L’intelligenza connettiva allarga i confini mettendo un intero pianeta alla portata della mente tornata universale. Stiamo diventando responsabili di quella parte di noi che ora si estende fino al fondo della terra, e intorno ad essa. Con macchine molto simili alla condizione della mente, e con menti umane che si connettono attraverso il tempo e lo spazio, il futuro può e dovrebbe essere più una questione di scelta che di destino. Come un integratore di ordine complesso, la spiritualità è simile all’elaborazione dell’informazione che ha luogo a una tale velocità da rendere tutto limpido e trasparente».
La Webness omologa sempre più il nostro pensiero e il nostro senso dell’essere totale. Lei dice: correndo veloce con i bit, o ci si schianta o ci si integra.
«Le reti e l’intelligenza umana sulle reti sono la cosa più vicina alla spiritualità che la tecnologia ci abbia consegnato. Io posso intendere la spiritualità come la più rapida di tutte le corse, di tutti i processi. E’ talmente rapida che nessuno può vederla. La mente più rapida è più lenta della spiritualità, e così il sistema più rapido è più vicino, un po’, alla spiritualità anche se non è spiritualità. Non si può dire che la realtà virtuale ed Internet siano spirituali. Ma una cosa si può dire: che ci aiutano a capire che cosa sia la spiritualità. Il sacro è qualcosa di molto più rapido. Un tema teologico assai interessante dice che la luce è spiritualità rallentata e la luce è di fatto molto più rapida di qualsiasi altra cosa».
Si è realizzato il villaggio globale ipotizzato da McLuhan oppure si sono aperte altre possibilità?
«McLuhan parlava di villaggi globali in termini di spazio, quando la televisione era il medium principale. Nel mondo delle reti non esiste spazio, lo spazio è solo virtuale, non reale. Internet si distribuisce ovunque con il pensiero. McLuhan non voleva essere un profeta, diceva sempre che non si possono prevedere le cose che non sono accadute. Non faceva deduzioni, ma solo riflessioni».
In che cosa sente di più la sua lezione, il suo metodo, le sue non “profezie"...
«La cosa che sento più mia è la sua idea che indossiamo l’elettronica come una seconda pelle. Ce ne accorgiamo ogni giorno di più».
Questa intervista è di Renato Minore ed è tratta dal sito del Messaggero on line(sezione archivio).
Tantissimi altri interventi e interviste a De Kerckhove, personaggio di indiscusso carisma, si possono leggere su: http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/kerckhov.htm
"La tv odia l'interattività"
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=vf_Yn4RVAm4
INTELLIGENZA CONNETTIVA E POLITICA ...
RispondiEliminaWEB, DEMOCRAZIA, E SECOND LIFE. L’ottimismo di Derrick De Kerckhove, in un’intervista di Adnkronos - a cura di Federico La Sala
IL MONDO CHE VOGLIAMO È QUELLO CHE PENSIAMO. MA DOBBIAMO PENSARLO, PRIMA.
venerdì 10 ottobre 2008.
"La ’web-democracy’ sta decidendo le elezioni americane"
De Kerckhove: "Grazie al web abbiamo vissuto una grande rivoluzione"
Il guru della cultura digitale: "C’è stato un cambiamento radicale della società, come nel Rinascimento, a cui per reazione sono seguite guerre di religione e Inquisizione. Oggi la risposta ai grandi progressi compiuti è il terrorismo". La realtà virtuale non è il presente ma il futuro. Se ne è parlato in un convegno a Roma
Roma, 10 ott. (Ign) - Derrick De Kerckhove, considerato un guru della cultura digitale, è stato assistente di Marshall McLuhan e autore de ‘La pelle della Cultura e dell’Intelligenza Connessa’. De Kerckhove, belga naturalizzato canadese, insegna all’università di Toronto e all’università Federico II di Napoli ed è intervenuto ieri al convegno ’Second Life: oltre la realtà il virtuale’
Professore, può l’intelligenza connettiva contribuire allo sviluppo sociale?
Lo sta facendo già adesso. Lo fa con tutto il mondo dei ’collaborative software’, a partire da wikipedia e da tutti i programmi e i sistemi che permettono alle persone di condividere le cose fra di loro. I blog hanno fatto un miracolo negli Usa portando un afroamericano come Obama sulla soglia della presidenza. Anche il marketing adotta strategie che partono dal basso. Siamo in un periodo dove l’intelligenza connettiva si realizza in tutti i modi. Anzi, tutto il web 2.0 è una giungla di intelligenza connettiva.
Ha detto che l’Italia non è ancora pronta per una gestione autonoma dei blog. Perché?
Io ho detto questo? Ma è criminale! Lo avevo detto in seguito alle reazioni eccessive che avevano scatenato il blog e le iniziative di Beppe Grillo.
Il problema dell’Italia non è il rapporto con il blog. Anzi, il blog può essere una medicina per la situazione che c’è nel vostro Paese, una possibilità di rispondere a un controllo dei media principali che è abbastanza evidente. Permettono una libertà di espressione che è importantissima.
Il primo problema dell’Italia è che solo il 31% della popolazione si connette a internet, quando il resto del mondo avanzato ha una media del 70%.
C’è un secondo problema, non solo italiano per la verità, che è il controllo e la chiusura di tutte le sistemi di wi-fi. Strutture che darebbero tanti italiani la possibilità immediata di connettersi al web. Dovrebbe essere reso accessibile a tutti, magari pagando un contributo minimo.
Il blog può funzionare veramente come un’agorà elettronica. Di questa agorà, gli unici protagonisti naturali sono quelli che lei chiama ’Digital Natives’?
Quelli che io ho definito ‘Digital Natives’ sono quelli che hanno meno di 20 anni e sono nati insieme ad internet. È chiaro che la Rete è uno strumento per sensibilizzarli alla partecipazione politica, per portarli a votare. Ma i media tradizionali non si interessano per niente a questi giovani. Però i blog per fortuna riescono a coinvolgerli. Del resto sono proprio i blog che oggi lanciano i temi e i problemi che diventano l’oggetto del dibattito politico ‘mainstream’.
Le democrazie occidentali hanno più di qualche difficoltà. La ’web-democracy’ può essere un aiuto, una stampella, o cosa?
Sicuramente un aiuto. Nel 2004, ultime elezioni americane vinte da Bush, avevo detto: il prossimo voto sarà deciso dai blog. Ed è quello che sta accadendo negli Stati Uniti.
Lei ha detto: “Dobbiamo pensare il mondo di domani, non subirlo”, in questa frase c’è lo spirito del web 2.0 o già quello del web 3.0?”
Questo dipende da tante condizioni. La prossima tappa di chi si occupa di ’Second Life’ è di pensare a questo spazio come uno spazio di costruzione del mondo. Cioè trovare nel virtuale delle soluzioni ai problemi reali e poi portarle nel mondo vero.
Siamo passati da strutture gerarchiche e piramidali ad un mondo di ubiquità e di equivalenza di tutti i punti di connessione. Abbiamo vissuto una grande rivoluzione cognitiva.
Il nostro pensiero è sempre più connesso con le cose che succedono. Cioè sono sempre più veloci i tempi di realizzazione di quello che pensiamo. Del resto, non possiamo rispondere bene alle emergenze del pianeta se non abbiamo un sistema molto connesso e autoorganizzato, capace di dare risposte rapidissime ai problemi globali che si presentano.
Il mondo che vogliamo è quello che pensiamo. Ma dobbiamo pensarlo, prima.
Lei rimane ottimista quindi?
Si, ma il mio non è un ottimismo di chi dice “spero che tutto vada bene”.
Abbiamo oggi una condizione economica, sanitaria, culturale e artistica senza paragoni con i periodi storici che ci hanno preceduto. Tutta la storia, però, è stato un alternarsi di progresso e reazione ai cambiamenti. Noi adesso siamo come nel Rinascimento: a quell’epoca seguirono le guerre di religione e l’Inquisizione, che furono un modo (violento) di acclimatarsi alla rivoluzione alfabetica che aveva cambiato radicalmente la società.
Oggi il terrorismo è la normale risposta ai grandi progressi che abbiamo vissuto. Ma è un fenomeno che si può combattere con tutte le risorse scientifiche e politiche, quelle che danno la possibilità alla gente di vivere in uno spazio libero.
Fonte: http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=3603
L'architettura dell'intelligenza di De Kerckhove
RispondiEliminapresentazione del testo di a.casillo (architetto libero professionista e dottore di ricerca in Tecnologia dell’architettura)
L’informatica intesa come tecnologia ha cambiato, per alcuni, il modo di concepire l’architettura, per altri il modo di costruirla, per altri ancora il modo di viverla.
Fermo restando la veridicità parziale di queste affermazioni, possiamo dire, senza il timore di essere smentiti, che questa tecnologia ha comportato quantomeno una rivisitazione della metodologia del progettare e gestire la realtà e quindi l’architettura.
Cosa ben più interessante da considerare però, è che la Rivoluzione Informatica (tecnologie, metodologie, obiettivi) ha invece influito sui termini fondamentali per l’interpretazione dello spazio, materializzando percettivamente un mondo virtuale: il ciberspazio, ormai riconosciuto come spazio antropico, cioè un ambiente in cui gli uomini svolgono delle azioni collettive, condividono esperienze e sperimentano nuove modalità di relazione e contatto.
In sostanza da un punto di vista disciplinare non si tratta più di ragionare esclusivamente in termini di impatto sul processo culturale che è alla base del fare architettonico, quanto di fare una riflessione in termini di sviluppo fisico e tecnologico delle reti digitali, di come si configurano gli spazi che si vanno delineando dentro e fuori di esse, e soprattutto di come si progetta questo dentro, e il fuori e le loro interfacce.
Questo significa che l’architetto (ancora una volta) è sollecitato ad allargare i confini dei propri interessi culturali e delle proprie conoscenze e competenze, servendosi delle nuove tecnologie strumentali, materiali, intellettuali, per farle proprie.
In qualche modo la sezione dedicata a La Rivoluzione Informatica della collana Universale di Architettura (che fu di Zevi), ci invita a riflettere su ciò che è accaduto, accade e sta accadendo, all’architettura nell’era della post-informazione.
Questo libro è il primo di un non architetto pubblicato in questa sezione. E ovviamente non è un caso che questi sia Derrick de Kechkove, già assistente di Marshall McLuhan, nonché direttore del McLuhan Program in Culture and Technology all’Università di Toronto: uno dei più importanti esperti internazionali di media e comunicazioni.
Quando Antonino Saggio mi ha chiesto un contributo (…), la proposta mi ha affascinato perché questa connessione è chiaramente uno dei ponti fra reale e virtuale più interessanti da tracciare. Comunque, non avendo competenza specifica né in architettura né in web design, ho deciso di sviluppare il progetto come un esperimento di «intelligenza connettiva», scrive De Kechkove nell’introdurre il testo.
Il risultato è un tesoro. Di intuizioni, di link, di percorsi, afferma Antonino Saggio nella prefazione, sostenendo che ciò ne costituisce solo un aspetto, e neanche il più importante. Quello che è decisivo è che questo libro ci pone profondamente in crisi. Si tratta, di volta in volta, di misurare il proprio know how tecnologico e anche sociologico o filosofico con quello che Derrick qui propone.
In realtà, per chi si occupa da tempo di intrecci e connessioni tra architettura e informatica, un senso di crisi, o almeno di sgomento, nasce con la consapevolezza che, sebbene da sempre uomini di pensiero di vario tipo e provenienza culturale, con proposte avveniristiche a volte ardite a volte eccentriche, hanno fatto immaginare altri mondi urbani forse possibili, nel ciberspazio i progetti e le idee si richiamano a tecnologie non più immaginifiche ma reali e sempre più a portata di mano, come ha notato anche Tomas Maldonado in Critica alla ragione informatica [Feltrinelli, Milano 1997], rendendo probabili altri mondi urbani, e introducendo nuove regole e nuovi valori da attribuire ai termini delle questioni (tempo, direzioni, presenza, etc.).
Si può pensare che da un punto di vista architettonico, gli ambienti sintetici digitali sono tanto più interessanti, sotto un profilo sia tecnologico sia comunicativo, quanto più sono virtualmente reali, nel senso di costruiti, visitabili, e abitati come delle vere e proprie polis (utopiche e non). Ma cos’è l’architettura dell’intelligenza?
L’architettura dell’intelligenza è l’architettura della connettività. È l’architettura che mette insieme i tre principali ambienti spaziali in cui oggi viviamo: mente, mondo e network.
Lo spazio architettonico è percepito attraverso la visione dell’insieme strutturato degli oggetti che lo delimitano, che possono variare dalla materialità di un elemento fisico all’immaterialità di uno scorcio panoramico, e che possono suggerire le più svariate associazioni a fatti o eventi dello spazio mentale. Lo spazio architettonico, fatto di contenente e contenuto, significato e significante, attraverso la sua fisicità e i relativi rimandi ad aspetti cognitivi estende la nostra dimensione al di fuori di noi stessi e verso gli altri, perché è nel «reale», quindi in un ambiente di per sé potenziato (mondo e mente) in cui accadono diverse cose che appartengono all’ambiente fisico e a quello virtuale. In sostanza è sempre stato uno spazio multimediale e multimediato.
Ma la comparsa del cyberspazio sostenuto da Internet e dal World Wide Web ci invita a riconsiderare i precedenti due tipi di spazio cui eravamo abituati.
Il desiderio di costruire città digitali può spiegare almeno in parte il successo di giochi per computer in cui si agisce nelle tre dimensioni per edificare e governare una moderna metropoli, e a sua volta esso stesso può essere ricondotto alla voglia di cercare altri mondi possibili.
Accanto a città che duplicano ed estendono città reali come Digital Toronto, Digitale Stad e Cyber Berlin, ci sono svariate categorie fra cui quella che potrebbe chiamarsi «pura» architettura cyberurbana, costituita cioè da edifici e città inventati e interamente contenuti nel cyberspazio: game-city come Simcity costruite da un singolo utente, per puro divertimento, o come strumento di studio per la pianificazione urbana; cybercittà come Alphaworld, cui contribuiscono molte persone e che sostengono comunità con differenti livelli di partecipazione.
Nel 1995 è nata Sherwood City, primo progetto di città virtuale, tridimensionale, visibile e interattiva in remoto. E nel 1996 TheU, università virtuale realizzata ovviamente in tre dimensioni con la tecnologia AlphaWorld, in cui si insegna a costruire nel ciberspazio.
Ad oggi gli esempi di pura architettura cyberurbana non si contano più. Ma ci sono anche esempi di sovrapposizione tra virtuale e reale, in cui la sfida è sempre quella di costruire un’idea architettonica appropriata.
Un'idea architettonica è trovare il modo di interconnettere le persone a distanza fornendo loro una piattaforma comune o una struttura dove ogni utente occupa una posizione ed esegue comandi corrispondenti a quelli occupati ed eseguiti localmente.
L’architettura, giacché spazio multimediale e multimediato, è sempre stata un’infrastruttura culturale, un dispositivo materiale di accesso all’immateriale, un punto di interconnessione per le varie specie di spazi propri dell’uomo, tra cui oggi annoveriamo il ciberspazio che ci fa parlare di architettura connettiva.
Le parole «architettura connettiva» per me sono convincenti perché mettono insieme i due regni e definiscono l’area di specializzazione che è richiesta per occuparsi formalmente delle due cose insieme.
La comparsa del ciberspazio, quindi, non solo ci porta a riconsiderare l’idea che avevamo di spazio, ma, conseguentemente, ci stimola a rinnovare in concreto idee architettoniche, progetto, strumenti e mezzi.
Con le sue riflessioni, tra definizioni e deduzioni, De Kechkove crea un percorso, indica una strada, lascia delle tracce che invitano a seguirle, costruisce un filo logico tra varie connessioni, che diventano occasioni senz’altro utili, per non dire fondamentali, per incominciare a darsi delle risposte e, ancor di più, a porsi le domande giuste, poiché soltanto la consapevolezza dei problemi ci mette in condizione di trasformare le competenze in progettualità.
Fonte: http://www.archandweb.com/pagine/casillo_01.htm
http://www.ejournal.it/special_event/relatori/articoli/de_kerckhove.htm
RispondiEliminaLinguista e antropologo, 56 anni, De Kerckhove è stato studente del grande sociologo e teorico della comunicazione Marshall McLuhan, di cui è considerato l'erede intellettuale.
È direttore dell'Istituto McLuhan di Cultura e Tecnologia dell'università di Toronto, studioso degli sviluppi antropologici di Internet e anticipatore di un futuro che riunisce arte, ingegneria e comunicazione.
Autore di "Understanding", 1984, e coautore con Amilcare Iannucci di "McLuhan e la metamorfosi dell'uomo", (due raccolte di prove su McLuhan, la cultura, la tecnologia e la biologia). Coautore di "The Alfabet and the Brain: The Lateralization of writing", l'alfabeto ed il cervello.
Un altro libro, "Brainframes: Tecnologia, Mente e Business " pubblicato in italiano, tratta delle differenze tra gli effetti della televisione, dei computer e dei hypermedia sulla cultura di massa, gli affari ed i mercati economici. "La Pelle della Cultura", Somerville Press, 1995, tradotto in dodici lingue è un saggio di prove sulla nuova realtà elettronica. "Connected Intelligence: The Arrival of The Web Society" anch'esso tradotto in una decina di lingue.
Il suo ultimo libro, " The architecture of Intelligence" è uscito nel Giugno 2001 e ne è prevista già la traduzione in diverse lingue. Si possono trovare dei brani su un sito di collaborazione che permette ai lettori di continuare la sua elaborazioni(www.architecture.openflows.org).
In seguito alle sue ricerche su tecnologie e conoscenza, Derrick di Kerckhove ha organizzato dei seminari di intelligenza connettiva in diversi paesi, e propone adesso questo approccio innovatore sul pensiero appoggiandosi sulle tecnologie della notizia come parte del programma McLuhan.
http://www.e-journal.it/special_event/relatori/cv/de_kerckhove.htm
"Alla ricerca dell’intelligenza connettiva"
…Il poeta è il primo scienziato, colui che si occupa del software che utilizza l'uomo: il linguaggio. Nell'epoca dell'elettronica il poeta è colui che scrive il software il nuovo linguaggio. La nuova poesia è quella del software; Linus Thorvald è il grande poeta dell'oggi; Linux è una forma d'arte, è una poesia moderna. Accanto a questa nuova idea di poesia sopravvive tutto un mondo di nomi e di "modi di dire". Diventa valore un semplice nome, ho visto nomi di domini quotati ben due milioni di dollari…
…L'autoritas era al centro del pensiero francese degli anni '70 - L'autorità di Dio, del padre, della società ecc ecc Adesso l'unica cosa che giustifica questo scambio è l'auto-organizzazione, ed è un'auto-organizzazione senza controllo. Nel business, nella guerra, nelle arti, nell'insegnamento, nella psicologia: mettere troppa pressione all'autorità vuol dire "soffocare" l'informazione. Il simbolo del nostro nuovo secolo è la rete, la rete senza centro, né orbita, né certezze; è una connessione infinita di cause; è l'archetipo che rappresenta ogni cosa perché ogni cosa vi può appartenere, ogni intelligenza, ogni economia e ogni uomo, ogni famiglia, insomma qualsiasi cosa appaia interessante. La rete non utilizza più l'unità di misura dell'atomo, rigida, quantificabile e rassicurante; la rete è complessità e può diventare caos se portata agli eccessi. Ma è vero che quando prendiamo grandi quantità di oggetti qualitativamente mediocri e li connettiamo tra di loro succede qualche cosa di molto misterioso: emerge un valore che è superiore alla somma delle parti, c'è un incremento della performance che non è solo basato su un'addizione. Raggruppando i nostri neuroni "stupidi" in una mente cosciente, il nostro cervello sfrutta il loro potere, allo stesso modo internet si appoggia su stupide macchine, stupidi personal computer; un pc è come un singolo neurone; quando sono collegati a migliaia tra di loro in una rete, questi semplici stupidi nodi generano un valore aggiunto che è di molto superiore alla semplice somma delle parti. Questa stessa dinamica si ripete anche in altri campi : nell'economia e nella finanza. Per questo la frontiera dell'uomo è quella dell'intelligenza connettiva. Un concetto che ha attirato l'attenzione di una parte della comunità scientifica internazionale. Lo spazio di Internet viene visto come "vivo", vivo di una presenza collettiva, brillante, attiva e umana. Ogni singolo utente diventa una singola parte di un pensiero collettivo, non esiste un drive al pensiero ma il pensiero "emerge" e si autorganizza sui contributi di ogni singolo utente. Pierre Levy se ne era già occupato e che vi aveva scritto sopra addirittura un bel libro…
…L'informazione è il vero ambiente, e ci cade addosso plasmandoci. In effetti la Scuola di Toronto sostiene che "L'uomo non pensa, non scrive e non parla: comunica con i messaggi e lascia l'iniziativa ai mezzi che portano i messaggi" - È quello che diceva Marshall McLuhan: "Il medium è il messaggio". E l'internet è un medium potentissimo perché tende all'omnicomprensività, nel senso che è multimediale, cioè che riassume in se tutti gli altri media. Certo è che una grande parte dell'informazione di cui abbiamo bisogno per orientarci nel reale deriva dall'ambiente, è ambientale. Questo lo diamo per scontato ma l'uomo attinge le risorse del proprio essere soprattutto dall'ambiente. Come sosteneva McLuhan i media sono ambienti dove l'uomo vive e quindi il problema si sposta verso la comunità, verso lo spazio comune, della comunitas, lo spazio, appunto, dove ogni singolo uomo è testimone dell'esperienza ambientale che ha vissuto e tutti insieme rielaborano quest'esperienza: lo spazio pubblico era il paese, poi il grande centro urbano, poi la nazione, l'Europa e adesso il globo intero. L'ambiente è il nuovo medium e il nuovo medium è globale; l'informazione è l'ambiente che ci arriva addosso e di questo ambiente sappiamo molto poco, l'uomo sta iniziando a decodificare il messaggio dell'internet. E sappiamo che il messaggio di ogni medium va ricercato nel mutamento di proporzioni, di ritmo e di schemi che introduce nei rapporti umani. I quali rapporti sono definiti, alla stessa maniera, dai media differenti…
…Mcluhan sosteneva che: " Quando l'informazione viaggia alla velocità dell'elettricità, il mondo delle tendenze e delle voci diventa il mondo reale": che cos'è che determina i saliscendi vorticosi del Nasdaq? Storicamente l'uomo tende a vedere nell'economia stessa la spiegazione dei comportamenti del mercato. Ma questo è riduttivo, sono in gioco altre variabili e contrariamente a quanto sostengono gli economisti le tendenze economiche riflettono condizioni e circostanze che emergono da una interdipendenza tra tendenze economiche e tendenze sociali: e in qualche modo c'entra anche qui l'intelligenza connettiva. Nelle comunicazioni, l'intervallo tra stimolo e risposta è collassato mentre aumenta la quantità di transazioni. Questo ci porta a entrare in una dimensione accelerata dove al minimo variare di un parametro vi è una risposta del pensiero connettivo. Lo spazio sempre più breve tra azione e reazione crea una sorta di continuità tra pianificazione e azione, semplicemente perché a pianificare è l'intelligenza di tutti, connettiva appunto, noi diamo un semplice stimolo. La moltiplicazione dei contatti apre ovunque la possibilità di unificare le risposte di tutto il mondo. Oggi intere economie sono rielaborate all'istante, l'elettricità avvolge il globo in un unica rete. Qualsiasi sommovimento in borsa si ripercuote sull’equilibrio degli investimenti di tutto il mondo. Questo funge da moltiplicatore sia nel bene che nel male. Mai come oggi è stato importante l'intangibile valore delle idee associate a un prodotto, ad una società; queste idee inserite in un flusso di intelligenza collettiva determinano gli andamenti dei titoli. Il nostro hardware, la realtà materiale, si contrae e implode su se stesso, perché le nostre tecnologie di comunicazione riducono esponenzialmente gli intervalli di spazio e tempo fra le operazioni. Al tempo stesso il nostro software, la nostra realtà psicologica e tecnologica si espande di continuo. Come ha detto McLuhan "L'inflazione è denaro che ha una crisi di identità", noi siamo, nella società della comunicazione, l’identità del denaro e noi decidiamo della sua psiche. La problematica del Nasadaq del dot.com è la problematica di una crisi di valutazione, una crisi di identità, una crisi di investimento emozionale. All'oggi una crisi di questo tipo non vuol dire che alcuni investitori di New York non ci credono, vuol dire che i dubbi e le paure della rete hanno creato un'intelligenza connettiva che ha svalutato il Nasdaq. È una crisi di identità, ma il messaggio è positivo poiché le crisi hanno già in sé le soluzioni, cioè sono esse stesse soluzioni e tra sei mesi la borsa salirà di nuovo. In effetti aveva ragione Mcluhan "nel villaggio elettronico il rumore è la realtà" e oggi viviamo un'economia del sentimento…
…Al contrario, internet rende all'utente il controllo della parola sullo schermo. Sono tre le fondamentali caratteristiche della rete: connettività, ipertestualità e interattività. Tutte e tre definiscono la virtualità. Nell'Internet esiste una tensione verso una memoria globale ma l'accesso rimane individuale e potenzialmente privato. Per questo non si può parlare di globalismo come forma omogenea. È globale e personale allo stesso istante. Il cyberspazio è uno spazio comune e personale. Infatti noi utilizziamo l'accesso al web come nostra memoria. La condizione perché ciò sia rispettato è che nessuno deve comandare e governare sul web…
…I contenuti sul web continueranno a crearsi e a ricrearsi, non ci sarà la possibilità di imporre nulla, si impone solo il codice; che deve essere open source; internet è e rimane un dominio pubblico. La condizione "sine qua non" per dirigere la creazione dei prodotti sull'internet, siano essi anche i contenuti, è la creazione di un sistema economico, di un'economia elettronica, che non potrà che essere automatizzata. Solo a questo punto l'uomo riprenderà in mano la creazione del prodotto, d'altronde l'invenzione delle prime forme di alfabeto coincide con le prime forme di economia basata su un valore e quindi sulla creazione dei primi prodotti. A tutt'oggi internet assomiglia ancora a un'economia del baratto, non so se cambierà e in che tempi, ma certamente la base di partenza è la creazione di sistemi economici automatizzati elettronici. Il grande problema dei diritti d'autore è un problema reale. Ma non si può applicare il vecchio sistema bisogna creare un sistema di guadagno con i diritti d'autore o come ha detto Ted Nelson un Transcopirigth; un'economia di scambio dei diritti. Adesso non c'è un'economia del web e su un ambiente, un mondo, nuovo, si applicano modelli vecchi economici. Se non si crea questo nuovo sistema economico del web penso che ci sarà un insuperabile problematica dei contenuti e del diritto d'autore; bisogna pagare per i contenuti ma con le regole attuali non si può. Oggi il problema c'è ed è grande. Dobbiamo trovare nuovi modelli di business, che sicuramente saranno automatizzati, io volevo fare un lavoro sulla divulgazione della proprietà intellettuale senza perdere l'usufrutto del bene creato: è intimamente legato al concetto di intelligenza connettiva…
…Il ruolo dell'Italia è interessante, molto interessante; in effetti non ha un mercato esteso, perché oggi, sulla rete globale i mercati non possono più esser nazionali ma sono linguistici e al di là di comunità italiane, ricche e fiorenti, come in Canada, l'Italia non può competere con il mercato linguistico spagnolo, inglese o cinese e indiano. L'Italia da questo punto di vista sul web è debole, quello che l'Italia ha è uno dei più grandi patrimoni culturali del mondo e dovrebbe trovare il modo di dare i diritti del suo patrimonio letterario e artistico a tutto il mondo. L'Italia ha un tesoro culturale e sul piano dell'arte ha un ruolo mondiale. In ogni caso l'Italia è finalmente in un'ottima posizione per approfittare delle nuove tecnologie. Fin'ora lo sviluppo della vostra rete di comunicazioni è stato strozzato dalla inconsistenza delle nuove infrastrutture, difficilmente si è in presenza di cablaggi completi. Ed è stato soffocato anche dallo stesso tipo di cieca avidità che ha caratterizzato l'economia delle telecomunicazioni nella maggior parte delle nazioni europee. Come possono le nuove generazioni sviluppare comunicazioni e competenze scientifiche on-line se le tariffe restano alte come oggidì? Comunque con l'impressionante mobilità del mercato l'Italia dimostra chiaramente l'emergere di una nuova telefonia che sta bypassando l'establishment delle connessioni e delle trasmissioni. Attualmente assistiamo, in maniera evidente ad una migrazione universale di comunicazione vocale da sistemi connessi in rete a sistemi connessi via cavo. La stessa cosa sta succedendo per quel che riguarda i messaggi scritti grazie a una nuova generazione di sistemi di scrittura internet specifici. Quando l'Hardware e i servizi quali il Blackberry e il Motorola New Internet Pagers raggiungeranno il mercato italiano si assisterà al vero ingresso di internet nelle scuole e la fine dei monopoli strutturati e sedimentati delle telecomunicazioni. Gli italiani sono ormai ampiamente informati tramite sistemi di comunicazione digitali e riusciranno a dare il loro contributo in gran parte di quello che resta da fare…
…Fondamentalmente sono alla ricerca dell'Intelligenza connettiva...
Sto iniziando a scoprire nuovi percorsi teoretici interessanti: come "l'inconscio connettivo" sia diverso dal cosidetto "inconscio collettivo"; quello che emerge dal senso, significato, è fondamentalmente diverso da quello che viene chiaramente e consapevolmente condiviso. E anche applicazioni pratiche: sto lavorando alla strutturazione e allo sviluppo di tre strumenti software di collaborazione e condivisione del pensiero e dei processi creativi. Questi tre software si chiamano ThinkWire.net, Architecture.openflows.org e Sessionstorm.com…
…Mi sto attualmente interessando a quello che chiamo "la conquista del tempo" che è un'innovazione tecnologica e sociale che ci permetterà di allargare le nostre vite quantitativamente e, sopratutto, qualitativamente. Da quando abbiamo conquistato la luna e cablato il pianeta in una rete globale tramite le tecnologie della comunicazione elettriche ed elettroniche abbiamo portato a termine la conquista dello spazio. Lo abbiamo fatto utilizzando la sua stessa simulazione portandolo in una realtà virtuale. Adesso la nuova frontiera dello sviluppo tecnologico e sociale è il tempo. Oggi le persone comprano lo spazio e dicono ancora che il tempo è denaro. Ma domani le stesse persone compreranno il tempo come possibilità di scelta, o come, economicamente parlando, mercato della scelta. Mi interessa molto anche l'idea del tempo come mercato. Un mercato ampio e globale...
…Globale è la dimensione delle nostre nuove proporzioni. Ad oggi il "villaggio globale" di Marshall McLuhan è superato, siamo diventati tutti individui globali grazie alle nuove possibilità di accesso alle comunicazioni satellitari e alle nostre infinite connessioni globali via internet
Adesso osservo la presenza nella Rete di un'arte globale e se gli artisti, notoriamente l'avanguardia psicologica della società, stanno focalizzando i loro sforzi su questo argomento, vuol dire che sta nascendo una nuova sensibilità che implica una futura e prossima accetazione del globalismo…
…Il globalismo è basato sul multiculturalismo, sull'interpenetrazione dei destini (l'Asia cade, e si sente, sull'Europa) e nasce una responsabilità di tutti verso tutti. Questa nuova responsabilità ridefinisce una nuova misura dell'uomo: una nuova responsabilità sociale economica, ecologica. Per questo il globalismo porta con sé una nuova e rinvigorita responsabilità civica ed è questo nel suo insieme un processo irreversibile. Il ruolo del pensiero è quello di farla propria e di umanizzarla. Globalità vuol dire, secondo me, fondamentalmente estensione della responsabilità, perché nell'epoca della velocità elettrica siamo tutti vicini e il problema di un vicino è anche un mio problema, sia che si parli di politica, di diritti umani, di economia, di guerra e di privilegi…
…Come diceva McLuhan il messaggio è l'ambiente e satura il campo d'attenzione rendendoci impossibile vedere cosa ci sta facendo fare e dire. A questo punto noi diventiamo il contenuto, nel senso che siamo noi il suo prodotto, anche se crediamo il contrario. Certo nell'Internet esistono alcuni principi di base, integrazione, esteriorizzazione, ipertestualità, connettività. Questi principi ci portano, se vogliamo avere almeno un "minimo" controllo, a imparare ad afferrare i punti di controllo decentrati e a non individuare più un centro nelle cose. A comprendere che l'unico bene diventa l'attenzione umana, che i luoghi fisici vengono sostituiti da interazioni multiple con qualsiasi cosa, sempre e dappertutto. In questo scenario l'atteggiamento più efficace per sopravvivere è un atteggiamento di costante eccitazione evolutiva che si chiama innovazione. Il futuro dell'uomo è nelle reti: grandi, infinite, profonde e talmente veloci da farci paura. Reti elettriche copriranno tutto il globale, in senso fisico e in senso immateriale, daranno vita a nodi complessi che plasmeranno, in un continuo processo di definizione, la nostra vita, le nostre economie e le nostre culture. Tutto questo non va visto come un qualcosa al quale si possa dare una forma, che si possa rappresentare con un concetto, ma è più simile a un flusso, più simile a una sequenza di suoni. È immersivo e pervasivo e l'uomo se vuole comprenderlo ci si deve immergere esattamente come si fa per la musica la quale, non è rappresentabile se non come un continuo flusso di note. Per questo McLuhan aveva ragione quando parlava di "Oralità secondaria" e recupero del predominio dell'orecchio sull'occhio…
…Il globale non è sostanzialmente un problema economico, è un problema psicologico. Per questo è necessario attuare una ridefinizione dei meccanismi economici sulle nuove basi della psicologia dell'uomo. Ma ci sono delle grandi resistenze da parte delle multinazionali, resistenze che investono anche la sfera psicologica. Internet oggi cresce in due direzioni: la direzione dell'autorganizzazione e della sofisticazione tecnologica; il wireless e il motore di ricerca che si autorganizza in strumenti tecnologici di condivisione del pensiero e della creatività. Io sono convinto che c'è un grande futuro per la condivisione dei pensieri. In questo scenario le logiche di controllo delle multinazionali potranno vincere qualche battaglia ma non riusciranno a imporre un vero controllo perché nessuno avrà il vero controllo: il futuro dell'informazione e della creazione sarà dominato dalla condivisione e dalla co-creazione…
…Siamo in uno stato di connessione permanente e questo è terribilmente interessante e affascinante. È una specie di riedizione del mito di Zeus Panopticon che sapeva in ogni momento dove era nel mondo, ma ha insito in sé un grande problema che cela un grave pericolo: dove inizia il nostro potere di connessione inizia il pericolo sulla nostra libertà individuale. Oggi con la tecnologia cellulare è possibile controllare chiunque, sapere con chi parla, dove si trova, come si sposta. Mi viene in mente Victor Hugo che chiamava tomba l'occhio di Dio da cui Caino il grande peccatore non poteva fuggire. Ecco questo è il grande pericolo insito nella tecnologia, quello di creare un grande occhio che seppelisca l'uomo e la sua creatività sotto il suo controllo. Abbiamo un esempio di come la tecnologia sia pericolosa con il caso di Djokhar Dudayev, il generale ceceno, ucciso dai russi con un missile che è stato guidato fino al suo orecchio dal segnale del gsm che stava usando in quel momento. Come Zeus disse a Narciso "guardati da te stesso!" questa frase suona bene in questa fase della storia dell'uomo. Virgilio sostiene che l'elettriicità cela un enorme pericolo perchè può diventare un flusso dove tutto è controllato, ma è anche vero che l'elettricità permette al mondo pubblico e civile di vedere i massacri e le difficoltà di certe parti del mondo liberando certe popolazioni dal gioco oppressivo dell'oscurantismo. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra accesso e privacy. Se non stiamo attenti sparisce l'identità privata e sarà la fine dell'uomo come individuo e della società democratica…
…Il concetto di spazio nacque dall'alfabeto e dalla matematica. Il suffisso spazio oggi assomiglia a una versione tronca di cyberspazio, un termine della letteratura fantascientifica per descrivere lo spazio elettronico che sommerge tutto. Ma le radici sono molto profonde e il mio lavoro è volto proprio al recupero di quelle radici. Questo perchè secondo me quando l'uomo ridefinisce delle nuove rappresentazioni della realtà deve rifarsi a schemi precedenti per non perdere la continuità culturale e per permettere alla propria identità psicologica di adattarsi. Allo stesso tempo recuperare dei modelli precedenti è utile per esplorare le nuove realtà attraverso l'evidenza delle variazioni.
Io parlo di tre spazi: lo spazio fisico, materiale, il dominio dell'Hardware; lo spazio digitale del software e delle reti di luce; e lo spazio mentale e cognitivo delle rappresentazioni. Oggi spazi molto complessi descrivono delle dinamiche non rappresentabili con l'alfabeto e ritorniamo a un mondo acustico. La rete comprende miliardi di soggetti, di agenti e di oggetti e opera in "dimensioni enormi" con dinamiche assolutamente nuove. La stessa economia di rete ha scambiato un luogo di scambio di mercato fisico con uno spazio di mercato concettuale. Il mio libro recupera la tradizione della rappresntazione spaziale di Vitruvio utilizzando l'architettura come un modello di scienza della navigazione che permetta all'uomo di orientarsi in questa complessità. L'architettura sarà un termine per permettere, con le sue regole, all'uomo di definire delle modalità comuni di esplorazione e rappresentazione dei tre spazi. Ho trovato estremamente interessanti alcuni libri: Margarhet Werteim, The Pearly gates of Cyberspace e uno di L. Lessig, Code, entrambi si interrogano sui tre spazi. Il mio libro parla poi di come l'uomo si relaziona a questi tre spazi e come ne esce, o potrebbe uscire, cambiato…
…Gli americani utilizzano il termine Mindshare, all'opposto di marketshare; tutto il mercato dell’informazione è una questione di mindshare. Il mindshare verte sulla questione del: quante persone possono fare uso di questa informazione e per quanto tempo? La ricchezza del mindshare è che il prodotto, l'informazione, ha tempi di obsolescenza totalmente diversi dalle merci tradizionali, e questi tempi possono, di fronte a prodotti di qualità, essere estermamente lunghi. La nuova economia si occupa di entità astratte, come l'informazione, le relazioni, i diritti d'autore e i valori mobiliari. L'economia americana, e ormai si può dire anche qualla europea si è spostata, in parte, su questa economia dell'intangibile. Il mondo in silicio dei computer e delle reti è ora un'indsustria fiorente, e la cosa bella è che ha ancora un potenziale enorme. Ma a tutt'oggi i flussi di luce dell'informazione non hanno una forma economica misurabile. Qual'è l'unità di misura dell'impulso elettrico del nostro pensiero? Una cartella scritta? Qual'è l'unità di misura del software? Le singole stringhe? Le "n" configurazioni possibili? In effetti gli economisti non sanno come dare il valore, e se non sai a cosa imputare il valore diventa difficile costruire una catena del valore. All'interno della rete si afferma il "principio di emergenza, il mondo dell'internet è un mondo virtuale differente dal mondo fisico; e questo mondo virtuale dura molto di più. Non c'è molta differenza tra la finzione di Alphaworld (un Multi User Domain virtuale a forma di città) e la realtà simulata della Pompei digitale, sono due regni dell'informazione, due entità che emergono dall'informazione e si affermano acquisendo valore e non accettando la senescenza. La loro intangibile emergenza le fa diventare oggetto di mercato. Secondo me è sbagliato pensare di fare denaro solo con la virtualità ma il nuovo mercato è basato sul virtuale, il nuovo è il virtuale. La nuova economia si occupa di informazione a un livello molto profondo. La comunicazione è alla base della specie umana, è alla base della nostra cultura e della nostra natura e della nostra economia. E siccome la comunicazione è il luogo di formazione dell'uomo e della società ecco che se introduciamo dei nuovi mezzi e strumenti, ebbene, muterà la struttura stessa della società…
…I microprocessori sono il nuovo sistema nervoso dell'uomo. La rete e tutti i computer collegati ad essa sono un caso speciale nella storia "tecnobiologica"; i microprocessori impongono un processo di innovazione costante attraverso la legge di Moore. Ci sono voluti i tempi geologici affinché sul nostro pianeta si evolvesse la vita; ogni cellula, iniziando a comunicare con l'altra produceva un organismo vivente sferico. All'inizio per comunicare le cellule dovevano stare l'una a contatto dell'altra. Ad un certo punto si sviluppò il primo protosistema nervoso che permise a due cellule di comunicare a distanza. Con i sistemi nervosi le cellule potevano muoversi ed era possibile organizzare le cellule in ogni forma e dimensione: era possibile creare di tutto. Insomma adesso siamo nella stessa situazione; solo che potendo creare di tutto, si può sbagliare e creare un sacco di società ed economie che non servono a nulla.
Valeria Pezzella
HO RITENUTO OPPORTUNO “INTRODURRE” NEL BLOG UNA RECENSIONE AD OPERA DI UNA GIOVANE LETTRICE DI UN LIBRO DI DERRICK DE KERCKHOVE, “L’ARCHITETTURA DELL’INTELLIGENZA” , TRA L’ALTRO GIA’ TRATTATO DALLA MIA COLLEGA GIADA, POICHE’ CREDO CHE RACCHIUDA TUTTE LE IDEE DI QUESTO GRANDE PERSONAGGIO RIGUARDO IL MONDO DELLA RETE DELLE RETI.
RispondiEliminaFonte: http://spazioinwind.libero.it/laulla/course/page2/Recensione.htm
Per una giovane lettrice che, come me, si appresta a leggere, per la prima volta, un libro scritto da un importante mass-mediologo è certamente un "tuffo nel cyberspazio". La definirei un'importante presa di coscienza, la scoperta di uno "spazio" completamente nuovo che "viene fuori dal nulla", per usare le parole di Ddek.
Derrick de Kerckhove ci invita a riflettere sugli importanti cambiamenti che si stanno verificando attorno a noi grazie allo sviluppo di nuove tecnologie nel campo informatico e al nuovo modo di comunicare e di rapportarsi con il resto del mondo reso possibile, in primo luogo, dall'elettricità. Il nostro è ormai un "e-world", un mondo in cui le informazioni non sono più elaborate soltanto tramite l'alfabeto e, quindi, la stampa e i libri, ma sono sempre di più reperibili su internet grazie al World Wide Web. Internet, dunque, insieme all'alfabeto, costituisce la tecnologia centrale dell'elaborazione umana di informazioni e l'individuo è oggi in grado di sviluppare una "mente connettiva". Non una "mente privata" o "spazio mentale" a cui siamo abituati, un universo privato totalmente individuale dedicato all'immaginazione e al pensiero, e neanche uno "spazio fisico" esterno oggettivo, governato dalle discipline razionali, ma "menti private connesse tra di loro attraverso il cyberspazio". Questo non comporta che lo spazio interno (né tanto meno quello esterno) saranno rimpiazzati dal cyberspazio e dall'ambiente cognitivo supportato da computer e internet; anzi, la scoperta più interessante di Ddek è che esistono delle vere e proprie analogie tra spazio mentale e cyberspazio: entrambi, infatti, sono dotati di memoria e dispongono di meccanismi di ricerca e recupero o visualizzazione di informazioni (la memoria per lo spazio mentale e i motori di ricerca per il cyberspazio). Inoltre, così come le immagini che percepiamo attraverso la vista vengono codificate e quindi costruite dal nostro cervello, le immagini sullo schermo del computer sono il risultato di un continuo flusso di elaborazione.
Uno schermo connesso è una meravigliosa opportunità per un individuo, "è il punto di coincidenza tra lo spazio mentale dell'utente ed il cyberspazio", e oltre ad essere una "finestra sul mondo", come avveniva per i mass media prima dell'avvento del Web, permette all'utente di entrare direttamente nel mondo.
Il cyberspazio è definito da Ddek come un "terzo regno fra, intorno e dentro lo spazio fisico e mentale". La parola chiave è, dunque, "connettività" e l'"Architettura Connettiva" è una disciplina che provvede all'interconnettività fisica e mentale dei corpi e delle menti e, quindi, permette alle menti che collaborano ad uno stesso scopo di riunirsi e quindi di "connettersi". Per evitare confusione, è importante precisare il significato della precedente affermazione: le forme di mediazione che si sviluppano sul Web non si possono definire né individualiste, né collettive, ma unicamente "connettive", questo perché l'interazione delle menti non è sempre volontaria.
Nel raffronto tra il mondo delle comunicazioni fino al 1992 (invenzione del World Wide Web) e l'avvento del Network emergono sorprendenti differenze che invadono tutti gli ambiti disciplinari. L'architettura sin dall'antichità prediligeva la visione frontale e, ignorando gli altri sensi, era mero oggetto di percezione visiva, mentre oggi il Network è ovunque e invade tutti gli spazi, investe tutti i sensi contemporaneamente e sfida la visione frontale. L'alfa-principio, quello dell'alfabeto, che ha accompagnato l'era meccanica, sta cedendo il passo all'e-principio, quello governato dall'elettricità che ha permesso ad internet di esistere. L'alfabeto, con la diffusione dell'informazione su tutta la terra, espandeva lo spazio all'infinito, mentre con l'invenzione del telegrafo l'alfabeto non ha mai più smesso di contrarre lo spazio per arrivare a ridurlo ad un solo punto, lo schermo, "la dinamica dell'elettricità è implosiva, mette tutto insieme in un lampo". L'invenzione della stampa è stata il punto d'incontro tra linguaggio e meccanizzazione, mentre il telegrafo è stato il punto d'incontro tra linguaggio ed elettricità. Grazie alle nuove tecnologie si è passati dalla predominanza visiva a quella tattile, la mente ora può migrare verso lo schermo liberamente. Fino ad oggi la prospettiva Rinascimentale poneva gli spettatori fuori dello spettacolo, mentre la riproduzione 3D li trascina dentro l'oggetto della visione o li immerge nel mondo virtuale, per mezzo di mouse e puntatori sullo schermo.
Ovviamente questo nuovo "spazio" porta con se nuovo strumenti, nuove tecnologie dell'interfaccia del cyberspazio si fanno largo nei nostri Personal Computer; queste tecnologie diventano nuovi organi di senso, alle volte costituiscono veri e propri "arti fantasma". In un'intervista rilasciata a Chiara Sottocorona Ddek afferma che: "Ogni estensione tecnologica che lasciamo accedere alle nostre vite si comporta come una specie di arto fantasma, mai abbastanza integrato al nostro corpo o alle funzioni della nostra mente, ma mai realmente al di fuori del nostro make-up psicologico" (1). Uno di questi strumenti è certamente il mouse che ci permette di penetrare il mondo, di "toccare le idee", è diventato un'estensione del nostro corpo. Associato al mouse, il puntatore è diventato una diretta estensione dell'occhio e della mente umana, una vera e propria "mano nella mente". Lo schermo, come è stato accennato in precedenza, può essere visto come la retina umana perché permette di costruire immagini che riflettono le evidenze visive e l'elaborazione di strategie di interpretazione. Ed infine tra le nuove invenzioni tecnologiche vi sono i telefoni cellulari, i nostri indispensabili "telefonini" che sembrano essere divenuti "estensioni universali del nostro sistema nervoso centrale" e noi tutti, attraverso questi, possiamo "invadere il mondo" con la nostra potenziale presenza.
Per finire, vale la pena citare alcuni fra gli esempi di "Architerrura della Connettività"che Ddek descrive nella parte finale del libro. Sono per lo più esperimenti condotti nella realtà virtuale che ci fanno capire quali e quanti cambiamenti sta subendo lo spazio in cui viviamo e quali incredibili possibilità offre il cyberspazio, il nostro nuovo spazio comune, uno spazio pubblico aperto a tutti (per ora tutti coloro che hanno libero accesso ad un Pc connesso). Molto presto i "Tunnel della Memoria Collettiva", le "Gallerie Virtuali", le "Hypersuperfici", l'"Art Impact, Collective Retinal Memory", l'architettura relazionale del "Alzado Vectorial", le "Global Village Square"(GVS) e gli "European Palace" saranno parte integrante della nostra vita sociale e saremo in grado di fare uso di questi strumenti con la stessa disinvoltura con cui comunichiamo.
Antonia Iodice
Vi lascio questo link:
RispondiEliminawww.soc.uniurb.it/downloads/vari/laudatio_lectio.pdf
Tralascio i dati biografici di cui sopra si è già detto. Interessante il suo approccio con la tecnologia e l'arte.
RispondiEliminaPoetica
De Kerchove promuove una nuova forma di espressione artistica, che unisce le arti, l'ingegneria e le nuove tecnologie di telecomunicazione. “E’ un progetto che sogno da anni, qualcosa che richiede un minimo di investimento tecnologico e che può dare un grande ritorno sociale. Non cambia il mondo, ma cambia la visione del mondo�?. Nell'era delle tecnologie elettroniche, chiunque può e deve essere artista, in quanto non può fare a meno di essere coinvolto profondamente e nella sua globalità di essere umano nelle vicende sociali, politiche e culturali, sensoriali del villaggio globale, cercando di comprenderle e farle comprendere ai propri simili. In altri termini, ciò significa che anche l'uomo della strada potrà dismettere i suoi abiti specialistici e indossare quelli dell'artista. Così de Kerchove ha potuto e dovuto osservare il mondo al di là dello specialismo accademico. Lo ha fatto, tra l'altro, munendosi di una piccola ma abbastanza sofisticata macchinetta, acquistata ad Hong Kong e capace di realizzare foto in 3D, ovvero di coprire la distanza tra i nostri due occhi. De Kerchove è uno di quei geni eclettici capaci di sostenere conversazioni su qualsiasi argomento con cognizione di causa, e che divertiti ti intrattengono a pranzo scattandoti foto "stereografiche" con la macchina digitale. “Nel mondo neobarocco della digitalizzazione radicale di cui adesso stiamo facendo esperienza, tutte le nuove tecniche di visualizzazione, RV, olografia, 3D, sistemi interattivi, il morphing e anche certi strumenti del desktop, invitano l'utente a rientrare nello spettacolo. Ciò significa la "fine della teoria", vale a dire la fine della distanza sicura stabilita dal principio del predominio visivo nel rapporto fra l'utente e il mondo. Il tatto ci conduce nel mondo. Tutte le attività sensoriali, udito, gusto e odorato portano il mondo dentro di noi. L'utente di un multimedia è risucchiato nel mondo, dimostrando così il rovesciamento epistemologico implicito nell'emigrazione della mente dalla testa allo schermo�?.
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Le psicotecnologie
Il termine è stato coniato da Derrick de Kerchove: Scrive De Kerkhove: “Ho coniato il termine psico-tecnologia, modellato su quello di bio-tecnologia, per definire una tecnologia che emula, estende, o amplifica le funzioni senso-motorie, psicologiche o cognitive della mente. In effetti, il telefono, la radio, la televisione, i computer e gli altri media concorrono a creare ambienti che, insieme, stabiliscono ambiti intermedi di elaborazione di informazione. Sono questi gli ambiti delle psicotecnologie�?. Le psicotecnologie consentono di immagazzinare e replicare i memi e operano su tempi molto più brevi a differenza del DNA. Questo tipo di tecnologie vengono chiamate psicotecnologie poiché il software (per esempio la scrittura) è capace di retroagire sull'hardware (il cervello) determinando l'insorgere di nuovi paradigmi cognitivi (quindi nuovi memi) che vanno a influenzare vari aspetti dell'esistenza umana: la scienza, l'arte, la stessa visione del mondo. Un primo esempio di psicotecnologia è il linguaggio. Il linguaggio predispone l'uomo al ragionamento sequenziale e lineare. Con la scrittura l'uomo fa un passo successivo: prende possesso del linguaggio. I pensieri, la memoria e la conoscenza vengono rappresentati esternamente su supporti materiali e per questo possono venir manipolati come oggetti. Derrick de Kerchove definisce la scrittura come la prima psicotecnologia che ci ha dato una visione differente del mondo, che ha comportato: - la costituzione del soggetto individuale nel pieno dei suoi poteri, la riorganizzazione del campo visivo normativo in tre dimensioni; - l'apparizione in più tappe della prospettiva a seconda del progresso nell'alfabetizzazione, la desensorializzazione del linguaggio e l'interiorizzazione psicologica della scrittura sotto forma di pensiero; - le condizioni che permetteranno all'individuo di prendere potere sul linguaggio e di conseguenza sul suo destino. Scrittura intesa dunque non semplicemente come strumento tecnico ma come principio organizzatrice della mente umana, comportante uno spostamento dall'atto dell'udire a quello del vedere, facendoci così uscire dalla tribalizzazione. “Solo quando la lingua smette di essere musicale e di soggiacere all'incanto della narrazione, potrà creare parole che esprimano la convinzione che esiste un io, distaccato dalla tradizione e dalla sua forza ipnotica, capace di distogliere le proprie facoltà mentali dall'apprendimento mnemonico per dirigerle nei canali dell'indagine critica e dell'analisi. Con l'avvento del calcolatore (grazie alle sue capacità di elaborazione) si realizza l'estroflessione cognitiva non solo della memoria a lungo termine (ciò era avvenuto grazie ai libri) ma anche della memoria operativa o a breve termine. Le conoscenze escono dal corpo per diventare oggetti sui quali operare. Con la realtà virtuale si può persino pensare di condividere fisicamente le proprie conoscenze con altri in una realtà parallela. Mentre con gli schermi del computer - a differenza delle altre interfaccie (come le pareti di roccia, i rotoli di papiro, le pagine del libro) - l'informazione è indipendente dal singolo schermo. Diventa onnipresente: lo stesso documento può manifestare su qualsiasi schermo connesso alla rete. Un altro aspetto interessante rispetto al libro sta nell'interattività. Con l'interattività il medium risponde in tempo reale all'input dell'utente. L'addestramento all'interattività con una interfaccia grafica grazie ai videogames inizia anche in età prescolare. Tali giochi non hanno un effetto solo ludico, sono vere e proprie psicotecnologie poiché implicano l'addestramento del sistema nervoso: “Manipolano il corpo e la mente degli utenti in nuove configurazioni, condizionandoli ad un successivo uso professionale di tecnologie computerizzate.
www.wikiartpedia.org/index.php?title=De_Kerckhove_Derrick - 23k -
Nel 1957, scrisse McLuhan, con lo Sputnik l’uomo ha racchiuso il mondo naturale in un contenitore e ha fatto della Terra un’opera d’arte”.L'orbita del satellite, che ci contiene tutti, estende l’essere umano nello spazio. Ricchi o poveri, viviamo la globalizzazione e ne siamo parte attraverso i telefoni cellulari ed i satelliti.Già da tempo, molte opere d'arte, con o senza l'ausilio delle nuove tecnologie, riflettono questa nuova dimensione del nostro essere. L’arte globale esprime una sensibilità nuova in cui identità, intelligenze e presenze di spirito sono interconnesse, distribuite e multiple.L’incontro tra quattro città sarà l’occasione per riflettere insieme sulle implicazioni teoriche e pratiche dell’arte globale e per interrogarsi sull’influenza che la condizione globale ha sull’arte e sulla rappresentazione del mondo. L’integrazione alla globalizzazione attraverso la rete è una nuova espressione artistica? Che cambiamenti percettivi e cognitivi può provocare l’arte globale?Che paradigma contemporaneo riflette?Arte Globale è la prima videoconferenza internazionale, con riflessioni teoriche, esibizioni artistiche e dibattiti sul concetto stesso di Arte Globale, che vedrà in contemporanea la partecipazione attiva di Napoli, Nizza e Barcellona, in collegamento tra loro e con Bilbao.
RispondiEliminaDerrick de Kerckhove
Ho raccolto solo alcune delle risposte lette da interviste che mi interessavano..ho cercato almeno quelle che più si avvicinavano agli argomenti trattati al corso oggi..
Buona lettura…
FRANCESCO D’ORAZIO - Buongiorno Professor de Kerckhove. Comincerei da una domanda a bruciapelo: cosa ci fa un Canadese a Napoli?
DERRICK DE KERCKHOVE - «E perché no! La prima volta che sono venuto da queste parti è stato nel 1985, ero stato invitato a un convegno sul rapporto tra arte e nuovi media. Devo dire che all’inizio non ho capito subito il fascino della città, anzi ero piuttosto spaesato. Poi ho incontrato quello che allora era il direttore del Centro Culturale Francese che era totalmente innamorato di Napoli. È lui che mi ha insegnato a stare attento ai dettagli di Napoli e soprattutto a guardarla dal mare. Vista dal mare verso Capri, Napoli è di una bellezza spettacolare.
Per molti anni non sono più tornato da queste parti se non per vacanza, poi nel 2002 sono stato invitato per la prima volta a insegnare grazie a una studentessa che aveva lavorato a una tesi su di me. Da lì è cominciato un rapporto più stabile, mi hanno proposto di fermarmi più a lungo, poi di tornare l’anno successivo ed eccomi qui. Mi hanno persino inserito in un programma che si chiama “Rientro dei Cervelli”, cosa forse non molto pertinente ma bellissima per me perché significa innanzitutto che sono un cervello e poi anche che sono considerato Italiano!».
FD - Mi sembra che le accomuni un’implosione dell’informazione nel soggetto che diventa una sorta di buco nero che risucchia il mondo esterno. In generale mi sembra che si sia verificata una crescita della capacità soggettiva di rileggere e di riscrivere il mondo. In un certo senso l’aria di famiglia che lei riconosce è che social tagging, blog, wiki, aggregatori ecc. possono essere considerate tutte come tecnologie della personalizzazione del mondo…
DDEK - «È un’espressione bellissima ed è vera! Io credo che on line questa idea della personalizzazione del mondo sia sempre più pertinente. Il soggetto on line non è più un punto di vista ma è diventato un punto d’essere. Laddove il punto di vista era basato sul punto di fuga del visibile, il punto di fuga del punto d’essere è tattile. L’idea del punto d’essere in realtà è fuorviante perché l’essere non è un punto, è più un epicentro, un’area d’intensità della soggettività… Nel momento in cui la vista era il senso dominante la presenza soggettiva era relegata ad un punto; ora che l’evoluzione mediale ha messo il tatto al centro del sensorio umano la soggettività torna ad essere un globo.»
Domanda 5
Lei è un profeta del lavoro connettivo, del tele-lavoro su rete. Ci può spiegare questo concetto?
Risposta
La connettività è veramente una delle grandi scoperte che resta ancora da fare nel mondo moderno: è importante capire, attraverso le reti tutte collegate tra di loro e la cui complessità interna è sempre più grande, che questa possibilità è sempre esistita tra gli uomini, ma prima non si era capaci di servirsene. Adesso sappiamo servirci del nostro cervello, sappiamo accelerare la nostra intelligenza, ci sono metodi per pensare più velocemente, quindi devono esserci anche metodi per far pensare più velocemente un collettivo. Questo è assolutamente chiaro. La connettività è questo: trovare dei metodi che facciano procedere insieme i pensieri in tempo reale, che facciano pensare più rapidamente in gruppo. Io sto esplorando questo fenomeno, che ho accolto nella mia pedagogia.
Domanda 7
Allora Lei crede veramente alla metafora della navigazione in rapporto a Internet? Che cosa ci permette di capire il termine di "navigazione"? Che cosa rappresenta?
Risposta
E' una espressione che mi infastidisce meno della parola "autostrada" e questo è già un buon inizio, perché veramente l'idea di autostrada, per designare Internet, non mi piace. L'idea di navigazione, l'idea del mare è già più interessante, perché il mare è l'elemento liquido e gli elettroni hanno qualcosa di liquido. In un certo senso, quando apriamo Internet, siamo immersi in un oceano di elettroni. Ma anche questa è una metafora. Io credo che sarebbe assai meglio parlare di "ipertesto", ma la gente non capisce che cosa vuol dire "ipertesto", è un termine difficile.
Domanda 8
A proposito di Internet c'è un problema, che ritorna sempre più spesso, quello che in inglese si dice information over load, eccesso di informazione.
Risposta
Non sono d'accordo, mi dispiace: è un problema che non esiste più da tempo.
Dopo Yahoo!, dopo il primo motore di ricerca, c’era già una speranza, la questione aveva trovato una risposta ancora prima di essere formulata con Yahoo!, ma dopo Yahoo! ci sono nuove generazioni di sistemi di ricerca con un futuro prodigioso, dei software, degli agenti intelligenti nella creazione e nella produzione; ci sono due tipi di software e tutti e due possono avere una funzione pedagogica: l'agente intelligente, che serve da filtro dell'informazione - ce ne sono già dei buoni esempi - e soprattutto il software, che si chiama in inglese group ware, cioè il software connettivo, che serve ad accelerare lo scambio, la catalogazione e la maturazione delle informazioni, mettendo in contatto parecchie persone grazie a un programma con il quale tutti i calcolatori si possono connettere. E' un avvenire straordinario e sono sicuro che in questo campo c'è una enorme quantità di cose da scoprire e da sperimentare, molte più di quante ne abbiamo apprese attraverso il libro. Pur non avendo sperimentato tutti gli agenti di informazione ho avuto la possibilità di conoscere dei motori di ricerca come Altavista e Lycos dove gli agenti lavorano in maniera differente.
Il primo è ancora molto semplice, e tuttavia produce effetti straordinari. Si chiama Point Cast . Non so se Lei ne è a conoscenza, ma Point Cast è un agente di selezione delle notizie che interessano, che resta ancora uno strumento un pò primitivo, e tuttavia è già un primo passo verso una straordinaria ricchezza cognitiva e connettiva.
LEI HA DETTO:”DOBBIAMO PENSARE AL MONDO DI DOMANI,NON SUBIRLO”.IN QUESTA FRASE C’E LO SPIRITO DEL WEB 2.0 O GIA’ PENSIAMO AL WEB 3.0?
QUESTO dipende da tante condizioni. La prossima tappa di chi si occupa di SECOND LIFE è di pensare a questo spazio come di uno spazio di costruzione del mondo. Cioè trovare nel virtuale delle soluzioni ai problemi e poi portarle nel mondo vero.
Siamo passati da forme gerarchiche e piramidali ad un mondo di ubiquità e di equivalenza di tutti i punti di connessione. Abbiamo vissuto una rivoluzione cognitiva.
Il nostro pensiero è sempre più connesso con le cose che succedono. Cioè sono sempre più veloci i tempi di realizzazione di quello che pensiamo. Del resto, non possiamo rispondere bene alle emergenze del pianeta se non abbiamo un sistema molto connesso e autoorganizzato,capace di dare risposte rapidissime ai problemi globali che si presentano.
IL MONDO CHE VOGLIAMO E’ QUELLO CHE PENSIAMO. MA DOBBIAMO PENSARLO PRIMA.
E’ un progetto che sogno da anni, qualcosa che richiede un minimo di investimento tecnologico e che può dare un grande ritorno sociale. Non cambia il mondo, ma cambia la visione del mondo”
P.S. SPERO DI NON AVER SMINUITO “QUESTO GRANDE PROFESSORE” NON AVENDO MESSO LA BIOGRAFIA O LA BIBLIOGRAFIA O TUTTE LE COSE DI CUI SI E’ INTERESSATO,MA GIA’ E STATO RIPETUTO PIU’ VOLTE DAI MIEI COLLEGHI….
MARIA GRIMALDI
Derrick de Kerckhove
RispondiEliminaLa pelle della cultura
Un’indagine sulla nuova realtà elettronica
"Nell’era elettronica noi tutti indossiamo la nostra umanità come una pelle"
(Marshall Mc Luhan)
Introduzione
Partendo dall’opera di Mc Luhan l’autore approfondisce alcune sue intuizioni e dimostra che i media elettronici hanno esteso non solo il nostro sistema nervoso e i nostri corpi, ma anche la nostra psicologia. Elabora anche tesi provocatorie (ad esempio la tv si rivolge al corpo e non alla mente e noi interpretiamo continuamente ciò che vediamo con risposte submuscolari). De Kerckhove crede che la realtà virtuale con la tattilità simulata rivoluzionerà il tatto, trasformandolo in un’estensione cognitiva della mente. Siamo sul punto di creare una mente collettiva che andrà oltre le capacità di qualsiasi individuo. Succederà quando un sistema dinamico e interconnesso giungerà ad un certo punto di complessità e si comporterà come un organismo vivente ma secondo schemi imprevedibili a chi lo ha progettato.
La pelle della cultura
- realtà virtuale
- linguaggio
- design
- televisione
- computer
Gli effetti delle tecnologie elettriche
La tecnologia migliore e più utile del mondo non si può imporre ad un pubblico non preparato: non ha ancora trovato posto nell’immaginario collettivo.
- Tecnofeticismo o narcosi di narciso (Mc Luhan) : noi vogliamo che i nostri utensili personali siano dotati di poteri superiori all’uso che possiamo farne.
- Tecnopsicologia: lo scopo della psicologia è fornire un’interpretazione globale e aggiornata della nostra vita, man mano che è condizionata da un mondo in mutamento. Deve fornire una sorta di controllo e stabilizzazione personale per non subire effetto dalle innovazioni tecnologiche. Oggi è importante perché esistono estensioni delle nostre facoltà psichiche che sono di tipo tecnologico.
- Psicotecnologie: una tecnologia che estende o amplifica il potere della nostra mente (telefono, radio, tv, computer). Le psicotecnologie creano ambienti che costituiscono un universo intermedio di elaborazione delle immagini. (Es. videoconferenze). Con la realtà virtuale proiettiamo la nostra coscienza fuori dal corpo e la vediamo oggettivamente ; con tv e computer abbiamo spostato l’elaborazione delle informazioni dall’interno dei cervelli all’esterno degli schermi.
L’immaginario collettivo
- Televisione: immaginario collettivo
La tv parla al corpo e non alla mente, opera un coinvolgimento ipnotico e noi rispondiamo involontariamente ai suoi stimoli, ma sono risposte che non hanno una conclusione, una chiusura perché non abbiamo il tempo di integrare le informazioni su base cosciente infatti la pubblicità ha lo scopo di evitare risposte verbalizzate per farci vittime del messaggio. La tv minaccia l’autonomia acquisita attraverso la lettura e la scrittura, con una sua oralità tattile e collettiva sfida la mentalità alfabetizzata. La televisione spezza le informazioni in segmenti minimi e spesso sconnessi, accumulati in breve tempo; quando noi guardiamo la tv generalizziamo ma non diamo un senso a ciò che vediamo, produciamo solo immagini. La televisione può pensare al posto nostro, con le sue forme stereotipate da divorare in fretta, ha creato culture di massa, eliminando le coordinate della riflessione privata e di orientamento personale. Oggi la televisione sta la sciando il posto al computer, a cui si può rispondere. Non siamo più solo schiavi ma anche padroni perchè il computer fa da ponte tra il mondo esterno e l’identità interna.
Realtà virtuale
- Realtà virtuale: Con la realtà virtuale non ci si limita a guardare il sogno che si svolge sotto i nostri occhi ma ci penetriamo all’interno e ci incontriamo con altre persone.Costruttori,architetti e agenti immobiliari usano già passeggiate virtuali per vendere case e complessi ancora da costruire .La realtà virtuale ha l’obbiettivo di pilotare le simulazioni psicologiche esterne esclusivamente col pensiero.
- Integrazione = tatto: la vera elaborazione delle informazioni non va ristretta ad operazioni logiche, ma deve includere i sensi, in particolare il tatto (i bambini stessi apprendono toccando). La realtà virtuale è una realtà che si può toccare, sentire, vedere e udire con i sensi reali, non solo con la mente. Si può parlare di "mano della mente". La tattilità simulata è la prima psicotecnologia che ci scaraventa fuori dalla mentalità alfabetizzata, teorica, frontale. La tecnologia della realtà virtuale dovrebbe consentire a molte menti di elaborare collettivamente una sorta di coscienza di gruppo. Il mondo virtuale cambia in tempo reale in risposta alle azioni dell’utente.
- Tanti punti di vista: i più punti di vista della realtà virtuale consentono di contestualizzare l’oggetto e animare il suo significato. Nuovi oggetti sono creati col pensiero, in modo collaborativo: la nostra coscienza personale, normale, interiorizzata si esteriorizzerà. Il mondo sarà estensione della nostra coscienza.
- Sistema a cuffie oculari: forniscono visioni stereoscopiche tridimensionali, in un mondo grafico su cui poter proiettare se stessi senza effettivamente rinchiudercisi.
- Dataglove: Per operare nel mondo della proiezione, un guanto che permette di muoversi nell’universo grafico e di maneggiare oggetti al suo interno (1960 Sensorama).
- Videoplace: l’immagine dell’utente proiettata sullo schermo crea eleganti effetti visivi e sonori (Krueger).
Il valore dell’ignoranza
Perché preoccuparsi di imparare tutto se si può avere accesso all’informazione necessaria in caso di bisogno? Il processo di scoperta può essere più eccitante. L’ignoranza ti costringe a porti in modo nuovo per imparare quello che ti serve dall’angolazione del non-esperto. Tempo fa il mondo era ignorante e noi intelligenti, ma ora è più intelligente di noi grazie all’aiuto dei computer e delle tecnologie. Presto l’intelligenza collettiva tecnologica supererà le intelligenze individuali organiche per velocità e integrazione.
Potere del linguaggio
Il linguaggio dà potere perché permette di creare, modellare e dominare la materia. Nessuno potrà fermare il linguaggio tranne la confusione dei linguaggi. L’eredità culturale e tecnologica proviene da un’unica fonte: l’alfabetizzazione fonologica. L’alfabeto ha agito da acceleratore culturale e ha permesso la traduzione dall’articolazione del linguaggio a tradurre il pensiero in tecnologia. Oggi l’unico linguaggio comune è l’elettricità e il massimo esempio è rappresentato dal computer che ci ha dato il potere sullo schermo e consentito di elaborare le informazioni, in questo modo non è il mondo che si fa globale ma siamo noi. L’innovazione tecnologica però porta con sé una contro reazione, nella misura in cui le persone vengono globalizzate, vogliono a maggior ragione enfatizzare la propria identità locale.
La scienza
La scienza non sa dove stiamo andando in quanto ha abbandonato a religioni screditate la ricerca del "perché".
E’necessario:
- vedere di più e sviluppare una nuova precisione e flessibilità dei nostri occhi, non solo vedere più in là.
- udire di più, cioè sapere come trovare il suono dietro il suono, dietro la furia delle città e la cacofonia dei media.
- sentire di più: cambiare le nostre percezioni, non solo le nostre teorie.
Parallelo fra l’avvento della televisione e l’avvento del computer
" Ogni era ha corrisposto ad una diversa posizione nel rapporto con lo schermo"
- Cultura di massa: definisce il decennio fra la metà degli anni’60 e metà degli anni’70 (relazione a senso unico e frontale con la televisione).
- Cultura della velocità: definisce gli anni’80 attraverso la crescita della cultura con la velocità e la rete ( modalità interattive bidirezionali del computer).
- Cultura della profondità: inizia a prendere forma negli anni’80.
L’interdipendenza tra tendenze economiche, sociali e psicologiche hanno portato allo sviluppo di diversi modelli in quanto si sono verificati i principali mutamenti che hanno contribuito al passaggio dalla cultura di massa a quella della velocità e quindi della profondità.
La televisione ci ha reso consumatori portando il mondo esterno nelle nostre case, dentro di noi. Al contrario i computer, proiettandosi all’esterno dei nostri sistemi nervosi centrali, dandoci accesso e potere su qualsiasi punto dell’ambiente, in qualsiasi momento, per ogni scopo, ci ha trasformato in produttori.
Le tecnologie riducono di continuo gli intervalli di spazio e tempo fra le operazioni e contemporaneamente si espandono. L’accesso ai mondi infiniti, alle strutture di informazione espandono la nostra cultura di profondità. Si definisce profondità la possibilità di "toccare un dato punto" e di ottenere un effetto verificabile su di esso grazie a estensioni elettroniche. (esempio: realtà virtuale)
La pelle della cultura
- design: rappresenta le pubbliche relazioni della tecnologia in quanto ne affina l’immagine sul mercato e cura l’aspetto dei suoi prodotti. In quanto forma esterna visibile, auditiva o strutturale di manufatti culturali, il design si rivela come "la pelle della cultura". In ogni periodo il design influenza più di un singolo oggetto o linea di prodotti e porta quindi allo scoperto quella che si potrebbe definire "l’armonia della cultura".
- cyberdesign: è una sorta di una "costola" del design tradizionale applicata ad una nuova figura: "il prosumatore", cioè il compratore che non si accontenta più di essere solo consumatore ma partecipa all’atto della produzione.
Realtà a confronto
De kerckhove si pone una domanda: "Perché la crosta della realtà sta diventando fragile?" La sua risposta è stata: "La realtà dipende fondamentalmente dalla tecnologia e quindi cambia ogni volta che nuove tecnologie la invadono".
- Realtà: è una forma di consenso che non è solo sostenuta dalla buona volontà e dal linguaggio delle comunità che la condividono, ma è anche inquadrata e mantenuta in vita dal principale medium di comunicazione usato da quella cultura. Quando l’innovazione tecnologica si accelera le forze di mercato prendono il sopravvento. Il compito di un’armonizzazione collettiva e di un’educazione psicosensoriale viene affidato alla cultura popolare. La sensazione fisica di essere da qualche parte in particolare è un’esperienza tattile, non visiva; è ambientale, non frontale; è globale, non esclusiva.
Intelligenza collettiva
L’elettricità ha dato accelerazione alla sfera pubblica, tramite la televisione, così come alla sfera privata, grazie ai computer e alle reti informatiche.
"C’è solo un luogo dove io mi trovo completamente ed è dentro la mia pelle, anche se quella pelle e le sue estensioni tecnologiche hanno una portata che va ben oltre i limiti immediati della vista, del tatto e dell’udito. Il mio punto di stato non è esclusivo, ma inclusivo, non è una visione prospettica che inquadra la realtà, semmai un luogo definito dalla precisione e dalla complessità delle mie connessioni con il mondo".
Potenzialmente tutte le tecnologie elettroniche sono interattive, perché stabiliscono scambi continui e intimi di energia e di elaborazione fra i nostri corpi, le nostre menti e il loro ambiente globale.
La televisione
La tv offre a tutti noi un involucro morale psicotecnologico. Siamo strettamente legati ad una psicologia di massa che sceglie i problemi per noi e ci unifica in opinioni convergenti. La televisione è il medium privilegiato per comprendere il nostro rapporto con la realtà collettiva. Le statistiche affermano che la tv è considerata il medium più importante, più credibile, più autorevole. La televisione non è più sola, il nostro rapporto positivo con lo schermo "oggettivo"è finito, i computer hanno introdotto una serie di rapporti -interfaccia- tra persone e schermi. Le nostre macchine parlano e si aspettano risposte. I computer agiscono da interfaccia tra psicologia e tecnica proprio come i videogame offrono interfacce tra le risposte neurologiche e quelle elettroniche. I sistemi di elaborazione delle informazioni come computer e video sono estensioni di alcune delle proprietà principali psicologiche della nostra mente.(http://digilander.libero.it/valutazione/laboratori/tecnologie/aa01-02/la_pelle_della_cultura.htm)
DERRICK DE KERCKHOVE: Linguista e antropologo canadese, è stato studente del grande sociologo e teorico della comunicazione Marshall McLuhan, di cui è considerato l'erede intellettuale. Professore al Dipartimento francese all’Università di Toronto (Canada), è direttore dell'Istituto McLuhan di Cultura e Tecnologia dell'università di Toronto, studioso degli sviluppi antropologici di Internet e anticipatore di un futuro che riunisce arte, ingegneria e comunicazione. Come consulente dei media e delle iniziative culturali ha partecipato alla preparazione e all’ideazione del padiglione di Ontario all’Expo ‘92 di Siviglia (Spagna), all’esposizione Canada in Space e al Centro di trasmissione della Canadian Broadcasting Company; recentemente ha fatto parte della commissione incaricata della progettazione di una politica culturale per la comunità francofona in Ontario e del Comitato governativo di Ontario sulla strategia di telecomunicazioni. Si occupa da anni delle interazioni tra la tecnologia e il corpo, i media e la cultura, l'arte e la comunicazione, svolgendo studi sperimentali sul rapporto tra cervello umano e nuove tecnologie comunicative. Il suo lavoro su media, internet e intelligenza connettiva lo ha reso uno dei più autorevoli teorici della comunicazione. Consulente di molti governi per lo Sviluppo delle Telecomunicazioni, de Kerckhove è rappresentante della politica culturale delle comunità francofone e insignito dal governo Francese con la Palma Accademica. Tra i suoi libri recenti si segnalano: McLuhan for managers: new tools for new thinking, Toronto, Viking Canada, c2003; The architecture of intelligence, Basel; Boston, Birkhäuser, 2001; Connected intelligence : the arrival of the Web society, edited by Wade Rowland. London, Kogan Page, 1998; The skin of culture: investigating the new electronic reality, edited by Christopher Dewdney. Toronto, Somerville House Pub., c1995.
RispondiEliminaIl concetto di bainframe:
IL bainframe (cornice mentale) è una struttura di percezione ed interpretazione fisiologica, cognitiva e sensoriale della realtà creata dalla forgiatura del nostro cervello da parte delle tecnologie di elaborazione delle informazioni. Ogni nuovo mezzo di comunicazione, in sintesi configurerebbe i nostri emisferi celebrali delineando sostanziali modifiche neuronali, fisiologiche cognitive e perfino corporee, creando insomma cornici che circoscrivono le modalità con cui intendiamo il mondo e reagiamo ad esso.
La tecno-psicologia:
De Kerckhove, avanza l'idea di una tecno-psicologia, ossia lo studio della psicologia intesa non come qualcosa di universale ed immutabile, ma come attributo psichico di individui soggetti storicamente all'azione delle innovazioni tecniche. Per l'autore una psico-tecnologia è una tecnologia che con le sue stesse parole emula, estende o amplifica le funzioni senso-motorie, psicologiche e cognitive della mente. Così facendo riformulano la nostra idea di realtà. Egli si riferisce in particolar modo ai mezzi di comunicazione elettronica che ci hanno permesso di entrare in una vera e propria era delle psicotecnologie.
(http://infomorfosi.blogspot.com/2008/08/derrik-de-kerckhove-il-brainframe_26.html)
Posto di seguito due interviste interessanti, la prima riguarda il tema del digital divide affrontato anche a lezione.
RispondiEliminaLa fonte è: http://www.umbertotorelli.com/documents/163_2007_De_Kerckhove.pdf
Intervista a Derrick de Kerckhove: il digital divide non si supera con i pc da 100 dollari, ma con cultura e diffusione dei sistemi wireless. E la a carta stampata, memoria solida dell’umanità sarà affiancata delle webnews, ma non sparirà.
(Corriere Economia, aprile 2007)
Il digital divide, il divario culturale fra chi può usare l’infomazione online e chi no, «non si supera con i Pc da 100 dollari (quelli di Nicholas Negroponte, ndr.) ma con cultura e diffusione gratuita dei sistemi wireless»,senza fili. A partire dal cellulare. Ed è vero che l’informazione sta vivendo una metamorfosi irreversibile, accelerata dalle potenzialità del Web2, l’Internet interattiva. Ma la carta stampata non sarà uccisa dalle notizie online: continuerà ad essere la «memoria solida» dell’umanità, affiancata dalla «memoria fluida»,
istantanea, delle webnews «in real time», che durano il tempo di lettura.
Lo sostiene Derrick de Kerckhove, allievodelfino del sociologo Marshall McLuhan e guru del Web2. Abbiamo incontrato il direttore del centro ricerche McLuhan Program all’Università di Toronto a Roma, la settimana scorsa all’Innovation Forum 2007. Il professore ha risposto alle domande in un misto di italiano, francese e inglese, riprendendo l’intervistatore con una videocamera: l’oggetto cult dal quale non si separa mai, come del resto il BlackBerry. Derrick lo chiama «il mio CrackBerry» e lo considera
«strumento principe per comunicare col mondo».
Blog e Web2 porteranno alla fine della carta stampata?
«No, sono un convinto assertore del fatto che carta e sistemi digitali conviveranno. Ognuno con proprie specificità. Il sistema cognitivo umano avrà bisogno di una scrittura fissa e di una mobile. Il blog è tipico di un’informazione razionale, la carta no. La carta crea libertà di
interpretazione, porta verso l’autonomia. E poi i supporti cartacei contengono informazioni a lungo termine. Invece il mondo delle webnews è immediato, fluido. Dura pochi istanti, è usa e
getta. In questo caso, l’uomo paga i vantaggi del realtime con una scarsa memorizzazione delle informazioni nel cervello. Le notizie passano e non riusciamo a tenerne traccia. La carta porta con sé la responsabilità di ’memoria lunga’, quello che definisco informazione solida».
Lei si riferisce spesso a tre fasi di sviluppo dell'intelligenza umana. Di che cosa si tratta?
«La prima è quella analogica, iniziata nell’800 con lo sviluppo industriale. Parliamo di energia, elettricità e calore. Insomma, la definisco un’intelligenza legata alla forza muscolare. Poi, a metà anni, ’70 è iniziata la rivoluzione digitale, con le trasformazioni che abbiamo vissuto. Qui
siamo in presenza di forza nervosa. In arrivo c’è ora la terza: quella cognitiva, legata alla Rete, ai dispositivi wireless, senza fili. È l’essere sempre connessi in ogni posto, svincolati da tempo e mezzi. È la nuova cultura giovanile dell’always on».
Sarà questa cultura giovanile a farci superare il digital divide?
«Esatto. Credo poco al superamento del digital divide grazie a computer da 100 dollari. Semmai, vedo dispositivi più simili al telefonino e comunque legati a tecnologie Wifi e Wi Max: purchè siano disponibili gratuitamente. Il problema dunque è politico, non tecnologico. È legato alla volontà di superare le barriere monopolistiche di chi pone paletti al freewireless,alle comunicazioni globali a basso costo».
Si parla spesso di intelligenza collettiva contrapposta a quella connettiva, della Rete. Che cosa ne pensa?
«L’idea di Pierre Levy di un’intelligenza collettiva prende spunto dal mondo giapponese: una struttura sociale caratterizzata da regole rigide, che tengono in scarsa considerazione i
bisogni dei singoli individui. Radio e televisione ne sono due validi esempi e, nell’ultimo secolo, rappresentano le forme di comunicazione che hanno permesso lo sviluppo dei media. Adesso però è il momento di Internet, quello che reputo il massimo esempio di intelligenza connettiva».
Qual è la differenza?
«Qui viene messa in luce l’identità privata del partecipante e il modo di relazionarsi con gli altri. Dunque, il termine connettivo diventa sinonimo di individualità. Ed è quanto sta
accadendo nel mondo, senza distinzione di razze e culture, con l’esplosione del Web2. Mi riferisco a YouTube con oltre 65 mila nuovi video messi online ogni giorno, ai milioni di foto di Flickr e al mondo virtuale di Second Life».
Con quali risultati?
«Ebbene, questi esempi dimostrano che siamo entrati nell’era del protagonismo individuale.
Con la voglia di ’connettersi’ per mostrare sé stessi e il proprio punto di vista. È un periodo di web egocentrico».
Pensa che la Rete diventerà un Grande Fratello che sa tutto e controlla tutti?
«Ormai, con Google, siamo rintracciati in modo semplice e immediato. La persona assume in Rete un’identità digitale non più invisibile,non può nascondersi. E poi, con i coockies siamo controllati nelle abitudini, qualcuno sa che cosa ci piace e facciamo. Però Internet mantiene lo spirito ’anarchico’ della sua origine. E i blog sono la massima espressione d’individualismo,
che si alimenta però con il contributo della comunità».
Se Derrick de Kerckhove fosse su una torre con un telefonino, un computer e una
televisione, che cosa butterebbe giù?
«Per prima e senza indugi, la televisione. E devo dire che materialmente l’ho già eliminata da casa».
E poi professore, a che cosa rinuncerebbe?
«Direi il computer. Ma il telefonino mai. Di ’lui’ non faccio a meno».
# # #
Questa seconda intervista invece concerne la cybercultura. L'intervista è stata tradotta in italiano. La fonte è: http://sociologia.tesionline.it/sociologia/intervista.jsp?id=3218 a questa pagina è possibile leggere l'intervista anche in lingua originale (inglese)
[11/03/2009]
Intervista rilasciata a Álvaro Bermejoda da Derrick de Kerckhove, direttore del McLuhan Progam presso l'Università di Toronto.
Álvaro Bermejo: Il suo primo mondo virtuale fu la letteratura e poi la sociologia dell'Arte. E adesso abbiamo Derrick De Kerckhove come visionario della cybercultura e delle nuove tecnologie. Lei è un personaggio di Asimov, di Moebius o piuttosto di McLuhan?
Derrick de Kerckhove: Sono un prodotto della mia educazione in India e in Pakistan. Come ragazzo che è stato esposto alle glorie e alle miserie del mondo, a civiltà totalmente differenti, con una lunga storia alle loro spalle, una volta arrivato in Canada ho sviluppato un salutare senso del dubbio sul mondo, sull'importanza della semiotica e del post-strutturalismo francese di fronte alla globalizzazione e al multiculturalismo. Così quando incontrai McLuhan ero pronto per qualcosa di nuovo. Fu il solo professore che abbia mai incontrato che mi parlava del presente e non solo del passato. Mi ha insegnato a vivere e pensare nella contemporaneità.
Ogni nuova filosofia contiene una nuova concezione dell'universo, dello spazio e del tempo. I monaci medioevali rappresentarono la loro nel Book of Kells, un'architettura infinita di incroci e spirali. Come vede Internet?
Derrick de Kerckhove: Non lo vedo proprio! E' invisibile, come il nostro sistema nervoso. E' un immenso ipertesto che preme dietro il monitor anche quando sto scrivendo questo (l'intervista, n.d.r.). Ma non è affatto sensibile alla vista quanto lo è al tatto. Navigare nel web infatti è una questione tattile. Le cose emergono dal monitor allo stesso modo di come emergono i ricordi nella nostra mente.
Abbiamo abbandonato il villaggio globale, navighiamo nella rete delle reti ma le capacità tecniche del cittadino medio non sono molto più grandi di quelle dell'uomo di Neanderthal. Sotto la vernice della cultura, quale tipo di uomo la cultura digitale sta creando?
Derrick de Kerckhove: Il cittadino medio è sempre un tipo neanderthaliano. Questo perché abbiamo politici neanderthaliani.
La cultura digitale è la fase cognitiva dell'elettricità. Così come abbiamo di certo attraversato la fase muscolare, altrettanto certamente stiamo vivendo questa nuova fase. La maggior parte delle persone si preoccupa di come il loro corpo funziona solo quando hanno un mal di schiena o della loro macchina solo quando devono portarla in officina. E anche allora, non vogliono conoscere. Ma c'è una speranza. La trasformazione che sta avendo luogo è inconsapevole come lo fu al tempo quella del concilio di Trento, quando si cercò di inserire un vecchio ordine in una religione che fu completamente minata da una nuova concezione dell'uomo. Oggi, senza il minimo dubbio siamo letteralmente investiti da una umanità globalizzata e connessa.
Lei afferma che il sistema informatico – in particolare l'ipertesto – è una protesi della mente, come dire delle psicotecnologie. Se confrontiamo i suoi dati con le ultime ricerche sulla ingegnera genetica, quale futuro ci aspetta?
Derrick de Kerckhove: Le chiamo psicotecnologie perché hanno una specifica caratteristica che non condividono direttamente con l'ingegneria genetica, ossia la loro relazione con il linguaggio. Tutte le tecnologie che codificano, classificano e trasportano il linguaggio, allo stesso tempo lo modificano e modificano anche chi lo utilizza. Il linguaggio ha un'intima relazione con la nostra mente e tutte le tecnologie che lo riguardano condizionano anche le strategie da noi usate per organizzare il tempo, lo spazio e il sé. Quindi le psicotecnologie ristrutturano la nostra mente.
Anche se l'ingegneria genetica può condizionare il nostro modo di pensare, scavalca il linguaggio per indirizzarsi all'edificio materiale di base dell'essere umano. Insomma sono manipolazioni differenti, sebbene ugualmente importanti per il nostro status quo. E poi non posso prevedere il futuro che ci attende, la mia unica ambizione è predire il presente
Perché la cultura virtuale ci sembra essere un concetto innocente, mentre l'idea di una democrazia virtuale ci appare sospetto?
Derrick de Kerckhove: In verità nessun concetto è innocente. Arthur Kroker scrisse dei commenti acuti sulla Virtual Class e sul Data Trash world; d'altro canto, con i blog, la democrazia virtuale sembra almeno rappresentare una possibile mutazione della democrazia senza perdere la sua principale caratteristica, che è quella di dare potere alla gente in una misura ragionevole.
La domanda vera è quanto esteso può essere il volume di popolazione mondiale che partecipa attraverso i blog?
Il cyberwork ci rende davvero più liberi o ci ha portato più vicini agli schiavi sorridenti di A Brave New World?
Derrick de Kerckhove: Dipende dal proprio punto di vista. Se odi il tuo lavoro, il cyberwork non è migliore di quello vecchio, anzi probabilmente sarà peggiore perché è così incessante; tuttavia, come succede a me, se ami il lavoro che fai, allora il cyberwork è meraviglioso e non ne hai mai abbastanza. Personalmente non mi sento affatto schiacciato dall'eccesso di informazioni, seppure è vero che non posso rispondere a tutte le mail che ricevo.
Nonostante le ambizioni totalitarie, può il web sviluppare un nuovo Umanesimo, un nuovo Illuminismo?
Derrick de Kerckhove: Forse, ma l'Umanesimo e l'Illuminismo potrebbero non essere i giusti modelli per quest'era. Il Web sta realmente cercando di fornire a quante più persone possibili l'accesso a informazioni utili nella misura in cui possono essere raggiunte.
Il Web sta proponendo una nuova modalità di memoria e di distribuzione dell'informazione. Siamo tutti nella situazione aristocratica che Moliere descriveva quando disse "Un gentiluomo è qualcuno che conosce ogni cosa senza avere il fastidio di apprendere tutto". Questa è la condizione naturale del nuovo Umanesimo.
Per avere invece il curriculum di De Kerckhove e le sue attività di ricerca ho trovato questo link: http://www.uninettuno.it/e/CNContent/uninettuno/01Informazioni/03organi_gestione/docs/CV_Dekerckhove.pdf
Giulia Eleonora Zeno.
Multimedialità cyborg: il corpo che muta"
RispondiEliminaDerrick de Kerckhove: Direttore del Programma McLuhan di cultura e tecnologia e professore del Dipartimento francese all'Università di Toronto (Canada). Il Programma McLuhan, così come il lavoro di McLuhan stesso, è indirizzato alla comprensione di come le tecnologie influenzano e influenzeranno la società. De Kerckhove promuove una nuova forma di espressione artistica, che unisce le arti, l'ingegneria e le nuove tecnologie di telecomunicazione. De Kerckhove è un consulente dei media e delle iniziative culturali, e ha partecipato nella preparazione e nell'ideazione del padiglione di Ontario all'Expo '92 di Siviglia (Spagna), all'esposizione Canada in Space e al Centro di trasmissione della Canadian Broadcasting Company. E' stato recentemente membro della commissione incaricata della progettazione di una politica culturale per la comunità francofona in Ontario e del Comitato governativo di Ontario sulla strategia di telecomunicazioni.
Molti definiscono il digitale come una "tecnica unificante" in riferimento al passato e al futuro delle tecnologie, cosa ne pensa?
- Sì, questa è la definizione di tecnologia quando diventa fondamento di una cultura. Un tempo, l'alfabeto stesso era la "grande tecnica unificatrice della culture", per lo meno per la cultura occidentale. Oggi, il minimo comune denominatore della vita odierna è il bit, 0 o 1, on o off. Poiché 0/1 permette di ridurre la vita sensoriale umana e tanti altri processi umani e artefatti a una singola serie di alternative on/off. Esso è in grado di offrire una soluzione molto migliore di quella offerta dall'alfabeto in relazione a tutti i sensi, le strutture, i materiali, le transazioni, che esistono come risorse ampiamente differenti ed eterogenee e confluenti in un singolo ambiente di informazione. La stessa cosa venne raggiunta dall'alfabeto ma su una molto più modesta scala poiché è molto più complesso relazionare tra loro 26 minimi comun denominatori. Il prossimo stadio della "risoluzione" sarà il "quanto", più preciso, veloce e con processi infinitamente più complessi del più veloce e potente fra i computer in circolazione oggi.
È fantascientifico affermare che è in atto una progressiva integrazione tra organico e inorganico?
- In generale assistiamo ad una scomparsa del confine stretto tra tutte le tradizionali categorie: organico/inorganico, dentro/fuori, uomo/macchina, uomo/donna, cuore/mente, intelligenza/memoria ecc. Ma le distinzioni rimangono operative.
Io penso che si tratta più di capire quanto un dominio coincida con un altro piuttosto che parlare di cancellazione totale dei confini tra questi. Le nanotecnologie possono emulare il tessuto organico e le altre funzioni, ma la loro identità resta distinta dall'umano o dalla carne animale. Io non credo molto nell'eccessivo (sviluppo) del nostro diventare macchine, e non (gradisco, condivido) la retorica post-umana.
Secondo lei è ancora importante la caratteristica user-friendly di un'interfaccia grafica tenendo conto che i personal media potrebbero essere utilizzati servendosi esclusivamente della parola per attivare le varie funzioni?
- La parola è solo una delle possibili interfacce. Ma ancora non è pienamente sfruttata nella tecnologia. È un po' come la televisione ad alta definizione. Se ne è parlato per anni e ancora non è diffusa, in giro non si trova. Naturalmente è una possibilità, ma l'interazione vocale può essere a volte molto imprecisa e gli ostacoli tecnici, seppur teoricamente non insormontabili, richiedono una mole di lavoro tale che ho paura arriveremo prima ad avere una connessione diretta tra mente e macchina (Mind-Machine-Direct-Connect), quella che è l'interazione diretta con la macchine attraverso il pensiero invece che con la voce. Avrebbe più senso. La parola che guida i robot mi fa pensare molto a Fritz Lang…(ndr regista del film Metropolis 1927)
La realtà Virtuale ed il Cyborg, cos'hanno in comune?
- Entrambi sono fondamentali per il loro funzionamento: l'uso della Realtà Virtuale ci trasforma temporaneamente in Cyborg, e tutte le "attività" (cyborgian engagements) presuppongono un'interfaccia virtuale. E, più di tutto, ciò che accomuna uno e l'altro aspetto è il carattere digitale.
Considera il cyborg il ponte tra l'umano e il post-umano?
- I cyborg sono la versione odierna dell'ideale del romanticismo dei primi del XIX secolo, eccetto per il fatto che è al contrario. Proprio mentre la meccanizzazione industriale stava rimpiazzando la cultura agraria, essa evocava una resistenza psichica nel culto della natura e nella credenza in un sofismo patetico, un'assunta associazione armoniosa tra uomo e natura. Ha prodotto una grande poesia e un'interessante cultura che ha segnato le generazioni seguenti fino ai giorni nostri. Oggi, il cyborg è diventato l'esatto opposto, la figura inversa del difficile matrimonio tra uomo e natura, o piuttosto tra natura e tecnologia. Questo perché adesso la tecnologia si unisce al corpo fisico. E tuttavia, trovo qualcosa di piuttosto romantico nella triste, miserabile o ribelle figura del cyborg. La macchina depersonalizza la condizione umana riducendo la persona a diventare il "servo-meccanismo" e l'interfaccia principale di un network. Per quanto riguarda l'idea che il cyborg sia il ponte tra l'umano e il post-umano, prenderò in considerazione questa possibilità quando avrò una idea più chiara di cosa la gente pensa del post-umano...
Cosa pensa del concetto di "corpo scomparso"? Ritiene sia possibile parlare di un corpo disseminato nelle reti, che perde cioè la sua materiale corporeità?
- Anche il dire che stiamo perdendo il nostro corpo disseminato nelle reti è secondo me una nozione "romantica". Io penso che sia esattamente l'opposto, non stiamo cioè perdendo la nostra corporeità, ma la stiamo estendendo, stiamo estendendo il nostro corpo e ridistribuendo la nostra sensorialità a tal punto da portare le reti al livello della nostra epidermide. Il corpo continuerà ad esistere perché rappresenta la più complessa interfaccia dell'esistenza umana…
A proposito di Post-Umano: è possibile pensare che un giorno, in una sorta di mondo dell'informazione radicale non sia nemmeno più necessaria la materia, e gli esseri umani diventino delle creature "angeliche" e incorporee, si trasformino cioè in informazione pura?
- Anche se l'Angelico come conseguenza dell'elettricità fu una delle "predizioni" di McLuhan, io tendo a rifiutare di prendere come seria questa "corrente". Sono più dell'opinione di Blaise Pascal che diceva: "L'homme n'est ni ange ni bete; le malheur est que qui veut faire l'ange, fait la bete" (L'uomo non è ne angelo ne bestia ; il problema è che chi vuole fare l'angelo, fa la bestia " .
La suggestiva convinzione che la corporeità umana possa scomparire per divenire pura informazione (come quella secondo la quale potremmo inserire tutto il sapere contenuto nel nostro cervello compreso il nostro patrimonio di esperienze, nel database di un computer) è per me una sorta di regressione al puritanesimo protestante secondo il quale il corpo sarebbe imperfetto, sporco, peccaminoso e assolutamente non indispensabile. Come cattolico non condivido questa idea, e neanche come uomo. L'intera idea si basa su premesse sbagliate, cioè che "virtuale = immateriale". Non c'è niente di immateriale in Internet o nel Web. Esso è supportato da una profonda infrastruttura di reali reti fisiche e da reali componenti elettriche e fisiche che l'approccio ipercritico dimentica facilmente...
Quale sarà, secondo lei, la tecnologia che più influenzerà il prossimo futuro e che uomo sarà colui che dovrà utilizzarla?
- Per il momento la tecnologia che più secondo me influenzerà la cultura è il "wireless". È una tecnologia che mette tutti in contatto con tutti e con tutto. È la più globalizzante di tutte le nostre tecnologie perché fa implodere il mondo su se stesso; ma la prossima grande tecnologia ha già iniziato a svilupparsi, ed è il computer quantico e le tecnologie quantiche in generale.
Faranno girare il mondo in un modo totalmente diverso e riporteranno la dimensione umana in piena forza, rendendo la nostra cosiddetta illusione " postumana" piuttosto stupida.
Fonte: http://www.pazlab.net/rete/content/view/262/61/
Rosalia Duchen
Articolo di Derrick de Kerckhove su L'Espresso
RispondiEliminaArte digitale libera e remigata
Se le nuove tecnologie abilitano modelli fondati sull’autodeterminazione e sulla condivisione di risorse e conoscenze, il realizzarsi di questa possibilità si scontra da un lato con la resistenza delle strutture economiche, politiche e legislative esistenti, dall’altro con un divide squisitamente culturale e di linguaggio. Copyright e processi di produzione artistico-culturale catalizzano spesso queste tensioni di fondo.
E’ il caso di Romaeuropa Web Factory (http://romaeuropawf.myblog.it/), concorso rivolto ai giovani creativi digitali, il cui regolamento vieta l’uso di remix, mashup e manipolazione dei contenuti. Gli organizzatori, invece, si riservano i diritti in via esclusiva sulle opere e la possibilità di remixarle e manipolarle a piacimento. Una politica culturale difficile che lascia perplessi sotto molti punti di vista. Se manipolazione, replicazione, sintetizzazione, condivisione di contenuti e processi non sono mai state disgiunte dall’atto creativo, sono queste le tecniche che maggiormente definiscono i nuovi processi creativi, costituendone la base e il fondamento culturale.
La vicenda in rete non passa inosservata. Da qualche giorno artisti, creativi e appassionati di diritto possono partecipare alla versione remixata e detournata del concorso: il RomaEuropaFAKEFactory (http://www.romaeuropa.org/). Invertendo la logica del concorso originario, remix e tecniche di manipolazione diventano la condizione di ammissibilità delle opere cedute, in questo caso, in via non esclusiva e non commerciale e revocabili con una mail di notifica.
Una reazione critica che si trasforma un momento di produzione artistica e sociale diffusa.
Derrick de Kerckhove
Fonte: L’Espresso 27/02/09
web 2.0 / italia / blog personali / network di nanopublishing: mi interessa la frizione tra corpo privato e corpo connettivo. Tutti i tentativi di nanopublishing visti dall’alto, cioè dalla prospettiva di un progetto editoriale ambizioso, in Italia si sono rivelati come un tentativo di accentramento collettivo sotto un unico possibile brand. Sfruttare i mezzi del web 2.0 per riproporre una vecchia idea di contenitore; ovvero il tagging selvaggio e l’illusione della partecipazione utilizzati per ottenere contenuti a buon mercato e per veicolare servizi (suonerie, incontri e cosi via). Considerate da una parte le scarse possibilità di trasformare il nanopublishing in un’attività retribuita e allo stesso tempo la semplicità di accesso a tutti i mezzi necessari per costruirsi il proprio web 2.0 (acquisto dominio, piattaforme CMS open etc.) ha ancora senso aprirsi un blog all’interno di un network di nanopublishing? Qual è una strada veramente connettiva per affrontare le possibilità del web 2.0?
RispondiEliminaDDK / Non c’è dubbio che un’implementazione veramente connettiva del fenomeno, riguarda la possibilità di agirne le modalità dal basso, su piattaforme web 2.0.
Questo permette di richiamare nel corpo degli individui connessi, quelle vibrazioni necessarie alla costruzione di spazi di condivisione in cui si possano veicolare contenuti riguardanti problematiche attuali, comunicate però al di fuori dei meccanismi della grande distribuzione.
Nanopublishing si configura per tanto come modello comunicativo che distorce la comunicazione mainstream, partendo da essa (essendo da essa resa possibile) e deviandone i contenuti verso il basso, concernendo la sfera dell’emotività, dell’attitudine, più che quella della razionalità e dell’assenso. Così la vibrazione diventa pulsione fisica, il corpo privato diventa corpo connettivo, attraverso questa straordinaria evoluzione del tatto in tele-contatto.
Musica e intelligenza connettiva: uno scenario possibile, cosa è cambiato e cosa potrebbe cambiare nella PRODUZIONE/DISTRIBUZIONE dei contenuti?
FM / Quello che la connettività restituisce al mondo della produzione è qualcosa di più rispetto alla semplice condivisione di suoni: E’ condivisione di attitudini creative, ed è alla base della diffusione del web 2.0 come piattaforma creativa in sè.
Riguardo al sampling, cioè alle modalità di campionamento di suoni o rumori, prerogativa di tutta la musica contemporanea, la connettività mette in gioco molto di più che il confronto fra stili e sonorità: sul tavolo telematico vengono posti i processi creativi stessi.
E’ il caso dei Telefon tel aviv, noto duo di laptop music di fama internazionale, che sul loro myspace, a seguito di mille richieste ricevute di svelare il nome del software “magico”, adoperato per realizzare una delle loro canzoni più celebri, fahrenheit far enough, hanno pubblicato un’ immagine della pagina degli editing della canzone, in cui si vede che tutti gli interventi sonori sono frutto di sapienti “taglia e cuci” realizzati rigorosamente a mano sulle singole tracce. Per quanto riguarda invece la distribuzione di musica attraverso la rete, c’è da dire che nessuno si è potuto fare un’idea chiara di come questa si stia evolvendo. Myspace, che sicuramente in questo momento riscuote più successo di utenza rispetto ai siti web degli artisti, rimasti ad una comunicazione di tipo verticale, ha messo da pochi mesi a disposizione di chi utilizza il portale per fare musica, un servizio per gli autori che permette di vendere le proprie canzoni on line, conservandone i diritti per quanto concerne il prodotto venduto esclusivamente sulla rete.
Questo potrebbe consentire a realtà ancora più piccole di quelle indipendenti, realtà “casalinghe”, fatte di musicisti da cantina o produttori domestici, di poter continuare a svolgere la loro attività, incentivati da profitti economici che renderebbero quantificabile il loro successo sulla base di un riscontro diretto.
In questo senso la connettività porterebbe ad una democratizzazione della distribuzione di musica tale da garantire il successo di questo o di quell’artista in funzione di caratteristiche squisitamente legate alla musica in sé. Niente più fenomeni commerciali costruiti a tavolino insomma!
Cosa direbbe a chi sostiene che “internet non è un mezzo performativo”? I festival e i grandi contenitori di musica sono il segno di una civiltà dello spreco; è pensabile un festival che sfrutti internet e le ipotesi connettive in modo performativo?
DDK / La performatività del web 2.0 è già evidente senza considerare i software creativi, ed è destinata a crescere ulteriormente attraverso la completa immersione del corpo nei contenuti digitali che fra qualche anno sarà possibile con la tecnologia multitouch screen, attualmente in fase sperimentale. Quando il multitouch si diffonderà il telecontatto uscirà dai libri di De Kerckhove e sarà sotto gli occhi di tutti. I festival musicali di tipo tradizionale, luoghi di aggregazione e di contatto fisico, diventeranno esperibili on line attraverso il trasferimento telematico del movimento stesso del musicista. La performance fisica verrà registrata e trasmessa dalla rete in tempo reale. Il movimento fisico diventerà performance connettiva.
fonte: http://www.indie-eye.it/recensore/2007/05/tele-contatti-conversazioni-con-derrick-de-kerckhove-francesco-margherita-1/
inoltre vi invio a consultare questo link:
http://iab.blogosfere.it/tag/Derrick%20De%20Kerckhove
potete vedere alcuni video del seminario emrging tv in cui interviene il Sommo Professore Derrick De Kerckhove.
buon lavoro a tutti!
bruna la sala
Derrick De Kerckhove
RispondiElimina"La mente umana e le nuove tecnologie di comunicazione"
Domanda 1
Lei ritiene possibile interpretare lo sviluppo della psiche dell'uomo occidentale in relazione ai mezzi di comunicazione?
Risposta
Si, questo fondamentalmente è il tema di tutti i miei libri. A cominciare dall'alfabeto, da come l'alfabeto ci ha resi tutti "privati". E' utilissimo descrivere questo sviluppo attraverso il nostro modo di essere in relazione con il linguaggio. Il linguaggio è esterno a voi e vi controlla, oppure il linguaggio è interno a voi e quindi siete voi a controllarlo. Se è al di fuori, avrete un potere minimo sul vostro destino, avrete una scarsissima coscienza e ancor meno autocoscienza, ed una libertà minima nel decidere quello che volete fare, quello che volete pensare. Dopo l'invenzione della stampa, ad esempio, per 200 anni si sono combattute grandi battaglie per la tolleranza in Spagna, in Italia e in Francia, dappertutto nell'Europa occidentale, contro i pregiudizi religiosi: questi erano linguaggio esterno. La religione è linguaggio esterno, fuori del controllo della gente. I libri, la cultura, sono linguaggio interno a noi, che ci permette di controllare noi stessi.
Domanda 2
Che cosa accade con la televisione e con la radio?
Risposta
Si tratta ancora una volta di linguaggio esterno. E questi sono i dittatori, grandi dittatori che conoscete bene, il Grande Fratello: sono individui che parlano e fanno marciare gli eserciti come un solo uomo. Con la televisione abbiamo ancora una forma di dittatura, ma del mondo consumistico: essa trasforma la gente in consumatori, non in soldatini. I computer sono come libri elettronici, vi restituiscono il potere del libro e il potere di controllare il linguaggio, anche se condividete questo potere con una macchina. La macchina mette la vostra mente sullo schermo all'esterno, ma siete ancora voi a controllare la relazione. Così, i libri vi rendono "privati", mentre radio e TV vi rendono "pubblici", e i computer vi fanno diventare di nuovo "privati".
Domanda 3
Allora, che cosa sta accadendo oggi con le reti telematiche?
Risposta
La rete è il computer più la televisione più la radio più il telefono. Una volta congiunti i computer e i telefoni, avete linguaggio esterno, collettivo, e linguaggio interno e privato con la macchina. Per la prima volta nella storia, c'è una situazione in cui abbiamo un controllo privato del linguaggio che non viene eliminato dal collettivo, e che non elimina il collettivo. I computer in sé sono privati proprio come i libri; il computer più il telefono rimettono insieme il privato e il pubblico. Così, questa è la storia della nostra relazione con il linguaggio attraverso i media.
Domanda 4
Che cosa accadrà con queste reti? Si produce uno spostamento del potere dal produttore al consumatore ?
Risposta
Nelle reti accade, che il potere si sposta dal produttore al consumatore, e il consumatore diventa un trasmettitore. Naturalmente, la televisione dovrà confrontarsi con questo. Molte persone mi chiedono: "Che cosa può fare allora la televisione?" Sta diventando frammentata, si atomizza, tutti i pubblici televisivi in Canada e negli Stati Uniti sono in declino. Le grandi reti perdono spettatori, mentre le piccole reti crescono. Non penso che la televisione stia morendo; lungi dal crederlo. Essa fornisce un certo modello di consapevolezza umana tutta d'un colpo. La TV, come disse Bill Moyer, è "la mente pubblica", essa è necessaria, molto, ma non può esserlo escludendo la mente privata degli utenti.
Domanda 5
Quindi un linguaggio ad una dimensione? Sarà un linguaggio unico?
Risposta
No di certo. Quello che sta accadendo, credo, è che i linguaggi e le reti hanno tutto lo spazio nel mondo per esprimere se stessi. Non c'è alcuna necessità di avere un ordine solo, un linguaggio solo, una sola rete, e un metodo unico. Oggi quando si esplora quello che succede in Internet, nel World Wide Web, notate che Davide è alla pari con Golia, ognuno ha le stesse possibilità, Olivetti non ha più potere di qualche ragazzino che dall'università lancia il suo vecchio programmino. Ognuno sta alla pari, e, date queste condizioni, non è necessario avere un solo linguaggio, non c'è nemmeno uno standard unico, non c'è una sola piattaforma, un solo tipo di computer. Qualsiasi computer andrà bene. La legge della digitalizzazione, l'essere digitali, sta riducendo tutte le differenze ad una sola base comune, ma permette a tutte le differenze di fiorire a partire da questo materiale digitalizzato.
Domanda 6
Che cosa avviene secondo lei nel cervello umano che si adatta alla telecomunicazione e al computer? Cosa cambia?
Risposta
Questa è una domanda più complicata, perché oggi accade che, fino ad ora, abbiamo avuto delle macchine o dei media che hanno fatto andare le nostre menti individualmente più rapidamente o più lentamente. Ieri i libri facevano andare la mente in modo più rapido, oggi i libri fanno andare la mente piano, perché la radio, la televisione, ed i computer sono più veloci. Ma la cosa nuova è che i computer stanno facendo andare molte menti associate in modo più veloce, in opposizione alla mente singola. I computer più il telefono sono intelligenza collettiva. L'intelligenza collettiva cambia la natura dei nostri processi mentali, e ci permette di dipendere maggiormente dalla nostra rete per prendere una decisione, per creare assieme ad altri, per scoprire ogni genere di cose. I cambiamenti sono dovuti al fatto che non solo una singola mente, ma molte menti divengono parte del network.
Domanda 7
Questo è un programma per la memoria.
Risposta
La memoria oggi non è più nella testa, è sempre più condivisa con altri. Alla base la rete, Internet, è un enorme disco globale, è un enorme disco fisso o un enorme CD ROM. E' multimediale, e ha preso ogni cosa. La memoria è veramente buona. Qui siamo vicini a Pompei, e Pompei così come è, è una cosa fantastica. Gli atomi di Pompei - come direbbe Negroponte - sono meravigliosi, ed io voglio andarci sempre. Ma è fuori di dubbio che per essere capaci di ricostruire Pompei e di creare dobbiamo fare qualcosa di simile a quando si pensa. Andate a Pompei, e che cosa accade nella vostra mente? E' evidente, ricostruite attorno alle rovine, e vi dite: "Oh, questo è proprio come era un tempo". Cercate di immaginare la gente che camminava per quelle strade. Questo è quanto accade ora. La gente di fatto sta mettendo Pompei sui CD. O quel magnifico lavoro fatto da IBM, da Antinucci, con San Pietro a Roma. San Pietro è sempre là, ma potete anche immaginare di averlo a disposizione in casa. Non dovete andare in Italia, potete farlo attraverso il Canada e visitate San Pietro, proprio così come fareste nella vostra testa. Questa è la memoria. La memoria è dappertutto.
Domanda 8
Gutenberg ha fatto di ciascuno di noi un lettore, grazie all'uso dei caratteri. Adesso però la fotocopia ci sta trasformando tutti in editori. Lei è d'accordo in questo?
Risposta
Questo è evidente. Questo accade già da un pezzo. Dall'invenzione della fotocopiatrice in poi, tutti siamo stati capaci di diventare editori. Ma la cosa più complessa ora consiste nel fatto che i libri sono il solo posto dove le parole se ne stanno in quiete. Quando parliamo, le parole si muovono; si muovono per radio, si muovono sul video, e sullo schermo con Internet anche si muovono. Questa è la ragione per cui pubblicare diventa molto interessante: non è più un medium fisso, è un medium condiviso, a cui contribuisce la gente comune. Così ora la pubblicazione va ben oltre la fotocopia, ben oltre la forma fissa, è piuttosto un pensare collettivamente in tempo reale. Così, posso scrivere qualcosa nella posta elettronica o in Internet, tu lo leggi, ci aggiungi qualcosa, questo qualcosa ritorna indietro a me, un altro lo legge anche, e poi aggiunge qualcosa... e dopo alcune settimane abbiamo una gran massa di conversazioni molto intelligenti su temi specifici, non lineari ma collegate; questo significa che ogni soggetto importante che tu e tu e io abbiamo discusso può ora essere studiato da qualcun altro. Giusto spulciando. Selezioni quel soggetto, e leggi quello che tu ed io e poi lui abbiamo detto su quel soggetto. Questo è un modo completamente diverso di pubblicare.
Domanda 9
Il libro che Lei ha recentemente pubblicato in Italia parla di videocrazia cristiana.
Risposta
In quel libro ho cercato di capire come la sensibilità religiosa è cambiata sotto l'impatto dei media. Il mio primo saggio fu sul televangelismo. La ragione per cui l'ho fatto era perché una commissione cattolica mi aveva chiesto di scrivere qualcosa sul televangelismo. La domanda era: 'Lei pensa che i cattolici dovrebbe fare anche loro televangelismo?" Era una domanda da cento punti. Non sono un teologo, ma ero molto interessato. Io sono cattolico, sono nato cattolico, e sono un cattolico praticante, così dovevo sapere. Ho riflettuto su questo, e ho pensato a me stesso. Ora raccomanderei questo al vescovo o a chiunque altro si occupi di queste cose: dovrebbe effettivamente fare del televangelismo, perché è di grande successo. Circolano grandi quantità di soldi nel televangelismo. Cominciai a capire come funziona il televangelismo, come ha a che fare con il tuo corpo. La televisione non ha a che fare con la tua testa, ha a che fare con il tuo corpo. Il televangelismo parla in effetti a ciò che chiamo il sistema nervoso centrale. Dopo aver studiato come funzionava il televangelismo, che cosa stava facendo e come cambiamo la nostra sensibilità nei confronti della religione, e nei confronti delle altre persone, la mia conclusione era che la fede non è materia televisiva; è una materia di contatto umano personale. La parola umana può essere amplificata e trasportata da questi media; ma il cuore della presenza umana rimane nella persona e non nei media. Così a questo livello non ero sicuro di voler raccomandare il televangelismo alla Chiesa, perché la Chiesa è un contatto da persona a persona, reale e profondo.
Domanda 10
E il Papa invece? Il Papa elettronico?
Risposta
Il Papa elettronico. Sì, ho scritto anche su di lui. Io penso che questo papa sia molto buono. E' andato in giro per il mondo. Prima di tutto non è italiano, e questa è una buona cosa: è l'internazionalizzazione del papato. Poi è una bravissima persona. In un certo senso egli ha risposto alla domanda del televangelismo, perché egli è un naturale televangelista. E' sempre in TV in un modo o nell'altro, in un paese o nell'altro, e questo ha aiutato molto. La Chiesa di fatto ne ha tratto una grande carica di energia e di incoraggiamento. Naturalmente, alla Chiesa sono state rivolte tantissime domande fondamentali, e il papa non ha risposto a tutte; da qui le grandi resistenze alle sue idee sulla contraccezione e l'aborto, certamente è anch'esso una faccenda quanto mai seria, e naturalmente sull'ordinazione delle donne. Ci sono tantissime ragioni perché la gente sia arrabbiata col papa, ma ci sono anche tante e tantissime ragioni, per lui, di essere fiero di quello che ha fatto, perché ha fatto in modo da globalizzare la Chiesa più di quanto essa non lo fosse prima. Cattolico significa appunto "globale'. E se siamo in una cultura globale, è meglio avere un papa globale.
Domanda 11
Internet è una terra di nessuno, o è uno spazio metafisico?
Risposta
Questa è una buona domanda. E' un "non luogo": su questo, credo, Negroponte aveva ragione. Non c'è alcun posto per Internet. Non penso però che sia una terra di nessuno. Al contrario, penso che ci siano tantissime persone - 30 milioni di persone non sono una terra di nessuno! Se poi sia qualcosa di spirituale... Mettiamola in questi termini: le reti e l'intelligenza umana sulle reti sono la cosa più vicina alla spiritualità che la tecnologia ci abbia mai dato finora. Ma non sappiamo molto della spiritualità. Io posso capirla come la più rapida di tutte le cose, di tutti i processi; la cosa più rapida e più comprensiva. Ha a che fare con qualsiasi cosa. Il fatto è che è talmente rapida che nessuno può vederla. La mente più rapida è più lenta della spiritualità, e così il sistema più rapido è più vicino, un po' più vicino, alla spiritualità, anche se non è spiritualità. Rifiuto che mi si dica che la realtà virtuale è spirituale, che l'Internet è spirituale. Ma se mi si dice che esso ci può aiutare a cominciare a capire che cosa sia la spiritualità, allora forse sì.
Domanda 12
Può essere un posto sacro addirittura, come uno spazio di meditazione; l'immaterialità è la meditazione.
Risposta
No, io penso che la meditazione possa accadere ovunque, in ogni momento; è solo lo spazio speciale. Non penso che Internet sia uno spazio sacro, veramente non lo penso. Il sacro è qualcosa, ancora una volta, di molto ma molto più rapido. Una delle teorie teologiche più interessanti dice che la luce è spiritualità rallentata. La luce di fatto è molto più rapida di qualsiasi altra cosa. C'è molto di misterioso. Lei ed io abbiamo solo questo dato tempo da vivere, e nel corso di questo tempo abbiamo molte vie di accesso alla spiritualità. Dobbiamo cogliere pienamente queste opportunità, e non aspettare la prossima tecnologia che ci aiuti.
Domanda 13
Un dato può essere il fatto che non c'è più la materia in Internet.
Risposta
Questa mattina è stata detta una cosa molto interessante: che la materia è al di fuori, e tutta questa immaterialità è il di dentro, la conversazione in rete. Negroponte aveva ragione nel dirlo, non vivete senza atomi, non avete vita senza il corpo, non avete vita senza la materia, non avete nulla senza la materia. Così, alla base, Internet non è come se non continuassimo più ad avere corpi. Di fatto tutti si preoccupano su come verrà applicata la legge alla rete, Negroponte dice che non è possibile. Invece si può, perché le persone hanno ancora dei corpi e possono ancora essere trovate. Non credo che possiamo separare il corpo dalla mente collettiva.
Domanda 14
Però il momento in cui Lei accede all'Internet esce dal concetto di spazio-tempo.
Risposta
Ma è stato l'alfabeto a creare tempo e spazio. Non esistevano prima dell'alfabeto. Tutti noi pensiamo che lo spazio sia infinito, e che il tempo cominci qui e finirà da qualche altra parte. Questa è la visione del tempo unilineare, irreversibile, storico. Ma si tratta di una struttura alfabetica, è veramente una struttura alfabetica, non è una struttura televisiva, più di una convenzione. E' qualcosa di neurologico, è una struttura neurofisiologica. Quando siamo ancora bambini, e impariamo a leggere, viene generata un'interazione tra la struttura della nostra mente e la struttura della scrittura. Cominciamo ad imparare, e integriamo queste strutture. Ma nella rete non c'è spazio. C'è il tempo. Non c'è spazio, ma non usciamo fuori dal tempo nella rete, usciamo fuori solo dallo spazio. Lo spazio è stato conquistato. La realtà virtuale è la conquista dello spazio. La luna è conquista dello spazio. I database sono una conquista dello spazio. Sappiamo tutto sullo spazio. Non sappiamo nulla sul tempo. Il vostro tempo, il mio tempo, il suo tempo sono fermi, non vanno all'indietro, ancora non li potete espandere. Potete vivere più rapidamente, potete vivere alla velocità dei nanosecondi. Un bambino, che gioca con i videogiochi, vive molto velocemente, e forse ha più tempo perché vive più rapidamente. Ma non è possibile espandere il tempo, o cambiare la propria durata di vita, e non si può nemmeno espandere il tempo delle risorse disponibili per un vantaggio finanziario, o per qualsiasi altro tipo di vantaggio. Perciò, non confondiamo tempo e spazio come se fossero la stessa cosa nella rete. Non c'è spazio nella rete, ma ci sono un mucchio di costrizioni temporali, un bel mucchio davvero. La velocità è l'essenza di Internet: Quanto dovrete aspettare per una pagina? Questa è veramente una questione di tempo.
Domanda 15
L'unico limite che si è riusciti a conquistare con Internet è quello di andare in un'altra parte del mondo.
Risposta
Sì, è possibile risparmiare del tempo eliminando lo spazio. Ogni volta che si sopprime dello spazio, si risparmia il tempo che ci vuole per attraversare quello spazio. Ma a proposito del tempo, ora, dall'invenzione della realtà virtuale e dei sistemi interattivi in poi, la gente parla del "tempo reale" , questa parola ormai esiste. Il tempo reale è un gesto che è seguito immediatamente da una reazione. Ma nella rete, nelle comunicazioni nel network, il tempo reale è esteso perché non è tempo solare. E' il tempo del contesto e della pertinenza. Se ti mando un messaggio, e tu non lo ricevi per sei ore, il tempo reale dura fino al momento in cui tu sei collegato e mi rispondi. Questa estensione del tempo è un approccio diverso al nostro modo di distribuire la nostra vita, al nostro modo di organizzare la nostra vita. L'idea di tempo esteso è forse un'idea utile.
ho dimenticato di scrivere la fonte
RispondiEliminahttp://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/biografi/d/dekerckh.htm
Derrick De Kerckhove
RispondiEliminaRoma, 13/01/96
"Arte e scienza nella rete"
SOMMARIO:
La civiltà della televisione rappresenta una civiltà dello spreco e della negazione dell'interazione: l'unica attività dello spettatore è l'acquisto ed il consumo di tutto ciò che viene pubblicizzato dalla TV. Il computer è la negazione della televisione: è il simbolo dell'interazione e, così come il libro, sviluppa ed accelera il pensiero. Lo scontro tra televisione e computer vede, attualmente, la resistenza televisiva all'interazione insita nel digitale; è comunque evidente che la società del futuro sarà quella delle reti, della comunicazione, dell'interattività (1).
In tal senso una rete come Internet può rappresentare la fine della televisione, a meno che alla TV non venga mantenuta la sua vera funzione, ossia rivolgersi al pubblico per formare un'opinione pubblica (2).
L'Italia è uno dei maggiori fruitori di TV, ma trascura la rete come mezzo del futuro; è necessario investire sia nell'alfabetizzazione informatica, così come bisognerebbe lasciare piena libertà alla concorrenza tra fornitori di servizi. Un errore da evitare, al contrario, è un eventuale aumento delle tariffe di Internet (3).
Per quanto riguarda il rapporto tra arte e tecnologie digitali, si nota un impegno da parte degli artisti nel creare sistemi interattivi che costituiscano delle variazioni, realizzate con l'ausilio di macchine elettroniche, sul tema delle possibilità tattili. Esistono molti esempi di esperienze artistiche in connessione con un computer; è interessante, notare che i risultati di questi esperimenti possono essere applicati alla realtà quotidiana per rendere, ad esempio, meno disagiate le condizioni di vita degli handicappati (4).
La cultura artistica svolgerà un ruolo importante nello sviluppo futuro del rapporto tra uomo e computer e tra uomo e uomo attraverso il computer, come già testimoniano programmi di interattività premiati in sedi internazionali (5).
In altri termini esiste una compenetrazione senza precedenti dei domini dell'arte e della scienza. Inoltre si sta verificando uno spostamento dell'arte dal creatore al fruitore: infatti quest'ultimo può intervenire direttamente all'interno di un meta-progetto in cui le tutte le possibilità virtuali sono state inserite dall'artista (6).
Le tecnologie applicate al campo letterario hanno portato alla realizzazione degli ipertesti che, offrendo la possibilità di scegliere, potrebbero rappresentare una contraddizione della stessa narrativa e, in ultima analisi, della lettura stessa: in realtà negli ipertesti è in discussione la linearità, non la leggibilità (7).
Inoltre non va dimenticato che la lettura è sinonimo di libertà, nel senso che per essere padroni delle nostre parole, condizione prima per la conquista della propria identità, abbiamo bisogno di un testo (8).
Contrariamente a quanto possa apparire, l'era digitale rappresenta in realtà una riconquista del corpo, dal momento che, per esempio attraverso la rete, l'individuo si trova ad essere sparpagliato sull'intero pianeta. Così ciascuno torna ad essere il proprio corpo (9).
Per ciò che riguarda la nuova tecnologia delle telecomunicazioni in rapporto alla religione, la Chiesa cattolica non può pretendere di avere lo stesso tipo d'autorità di prima nella distribuzione centralista. Così la virtualità può indurre a trattare in modo discreto le specificità di ogni religione e di fatto promuovere una nuova tolleranza (10).
Del resto tutte le tecnologie hanno cambiato le vie d'accesso alla spiritualità, ma non le fondamenta (11).
Le reti telematiche possono modificare la fisionomia dell'aggregazione politica, attualmente in grave crisi a causa del fallimento di ogni vecchia ideologia. Per questo motivo è auspicabile che la politica realizzi un ambiente di servizi offerti ai cittadini, superando le anacronistiche contrapposizioni tra destra e sinistra (12).
La rete rappresenta anche lo strumento per nuove forme di aggregazione sociale, basate su interessi e affinità, determinando così una nuova forma di attivismo molto potente, perché amplificato. Se questa situazione verrà gestita con intelligenza, si avrà un effetto benefico per tutti, dal momento che le forme di potere in fase di divisione e ridistribuzione di quest'ultimo, creano società stabili. Questa sembra essere la direzione di sviluppo della società delle reti, la direzione verso la quale si sta muovendo la gente per avere più voce in capitolo, più potere e più rapporti sociali, come risposta alla costante perdita di importanza delle ideologie (13) (14).
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INTERVISTA:
Domanda 1
Alcuni sostengono che siamo all'inizio di una nuova era dell'informatica nella quale l'aspetto saliente è la rete. Che cosa pensa di questa grande novità?
Risposta
Sono d'accordo. Si tratta dell'ultima fase dello sviluppo basato sull'elettricità e iniziato con il telegrafo. Consideriamo il telegrafo, la radio, il telefono, la televisione, i computer ed ora le reti: sono diverse fasi di una sorta di sviluppo ininterrotto dell'elettronica che in sostanza sostituisce i processi mentali del mondo del libro con l'attività fisiologica del sistema nervoso esteso. L'elettricità è, in sostanza, il sistema nervoso. La televisione e la radio hanno creato una cultura di massa, una comunicazione a senso unico da una stazione centrale verso l'esterno, con scarso ritorno in senso inverso. La negazione dell'interazione. La TV è refrattaria all'interazione. Il suo è un prodotto costoso, usato solo per una volta, eccetto che per le repliche, un prodotto usato solo per una volta, senza autentica conservazione in "magazzino", senza che su di esso si riconoscano diritti a qualcosa. Uno spreco di energia umana che dura da anni. La civiltà della televisione è una civiltà dello spreco: essa ama produrre e consumare e far consumare di più e incoraggia un maggior consumo. E' la madre della pubblicità: essa crea una gamma di offerte per un pubblico che deve soltanto sedere davanti alla TV e comprare. Lo spettatore non è passivo, dal momento che la sua attività consiste nell'acquistare prodotti o votare per individui che continuano ad alimentare il sistema. Il computer è un grande nemico per la TV. La TV minacciava il mondo dei libri, il vecchio ritmo dei libri, il loro modo di essere, l'identità, il mondo dello spirito critico. Con i computer i libri ritornano e l'effetto è clamoroso. Un computer è in realtà un libro elettronico; è il primo libro elettronico. Esso crea una potente accelerazione del pensiero, così come di una quantità di processi. Quello che in realtà si è verificato è solo un attacco alla TV. I computer hanno invaso la tecnologia della televisione e poi hanno cercato di inghiottire completamente la televisione introducendo in essa l'interazione. Ma la TV ha resistito con successo a quest'ultimo tentativo. La nuova società è la società delle reti. E' un'autentica civiltà della comunicazione e rappresenta l'ultima forma dell'ampliamento della mente poiché con essa l'estensione della mente diventa collettiva. Per la prima volta nella storia del mondo disponiamo di uno strumento che nello stesso tempo sviluppa la personalità del singolo e la sua socializzazione, sviluppa il privato ed il pubblico, l'oralità e l'archivio della memoria, il singolo e il molteplice. E' la prima volta che disponiamo di strumenti per moltiplicare le intelligenze umane e far sì che queste si possano collegare. Si può analizzare la seguente differenza: Tv come prodotto costoso usato per una sola volta rispetto alle reti come prodotto economico usato, riusato e riconfigurato. E' una differenza incredibile; è un fattore economico del quale la gente non ha ancora neanche iniziato ad avere coscienza. Un'economia di un tipo completamente nuovo. La TV odia l'interazione.
Domanda 2
Può fare l'analisi del rapporto tra la TV e l'interazione?
Risposta
Il rapporto tra la TV e l'interazione è di incompatibilità della prima nei confronti della seconda. Quando si verifica una relazione interattiva, la televisione non funziona secondo le modalità che le sono proprie, rivelando così che non è adatta all'interazione. In linea di massima, la televisione, per sua natura, deve essere una sorta di mezzo di trasmissione a distanza a senso unico. Facendone un mezzo di trasmissione a distanza ravvicinata con la partecipazione dello spettatore, non si ha più televisione, ma un mezzo di comunicazione multipla, di Internet; si creerà una situazione di collegamento in diretta per poter avere interazione, determinando la fine della televisione. In altre parole, la vera funzione della televisione è rivolgersi al pubblico per formare un'opinione pubblica, in quanto è un mezzo di comunicazione che riunisce; ma se la si rende interattiva, la televisione diventa uno strumento educativo, una macchina per giocare, un videogame,e così facendo si snatura.
Domanda 3
In questo mondo delle comunicazioni in trasformazione, quale ruolo può svolgere l'Italia con la sua cultura?
Risposta
L'Italia possiede una cultura orale. Avete un senso spiccatissimo della comunicazione orale. Molto più che non nei Paesi del Nord, in Italia c'è la sensazione di dover stare in un contesto orale, in tempo reale con altri. L'Italia ha un'esperienza fantastica in fatto di televisione. Ama la televisione, conosce la televisione; l'Italia è uno dei principali fruitori di televisione, perciò non meraviglia che sia ancora molto impegnata con la televisione e la consideri il principale mezzo di comunicazione. Ma in realtà la TV non può restare tale nell'economia che ora sta prendendo forma. L'Italia ha davanti a se un periodo di 5 anni durante il quale altri Paesi faranno ciò che è scontato, ossia allacciare ed attivare le loro reti. In Italia tutto questo non c'è ancora. Sarebbe sufficiente sfruttare la rete esistente, già molto buona, in modo da assicurare un'interazione completamente simmetrica. Se non c'è questa simmetria è meglio lasciar perdere, si sprecherebbe soltanto una gran quantità di tempo. Penso che proprio oggi occorra investire una grande somma di denaro per dar vita e per incrementare la cooperazione nelle comunicazioni via satellite, nella comunicazione senza fili. Occorre investire un'enorme quantità di denaro nell'aggiornamento degli insegnanti ed inoltre occorre far sì che gli allievi che hanno appreso possano insegnare ai loro colleghi studenti ed ai propri insegnanti. L'insegnamento è la priorità numero uno per lo sviluppo delle reti telematiche. Esso, infatti, paga sempre, se non direttamente in termini di utenti del sistema, paga in termini di creatori e di elaboratori di informazioni. E questo è incredibilmente importante, in modo particolare oggi, ai fini dell'economia che sta emergendo. Quindi l'insegnamento è un investimento da fare. Un altro investimento consiste nella liberalizzazione di attività disciplinate da alcune regolamentazioni obsolete. In qualche misura è necessario deregolamentare, così come ci deve essere protezione della concorrenza. Credo che si debba in qualche modo garantire unità d'intenti a tutti i fornitori di servizi, ma nel contempo si deve consentire lo sviluppo di una vera concorrenza tra questi. Il Canada sarebbe un ottimo oggetto di studio per il legislatore italiano, perché da noi non si è affermata la propensione per una deregolamentazione piena, aperta e selvaggia. Noi siamo per un tipo di deregolamentazione caso per caso, punto per punto. Siamo andati molto piano in passato. Se l'autostrada informatica significa qualcosa, significa la responsabilità del governo nel farne uno spazio pubblico; non richiede invece di essere lasciata all'impresa privata, alla grande impresa ed al mondo degli affari: quest'ultimo infatti, lo conosciamo tutti, non possiamo criticarlo per la sua natura, ne ricaverà denaro senza trasformarlo in un motivo di progresso sociale. Una società civile è fatta dal governo più il mondo degli affari: cosicché il vostro governo ha una corresponsabilità nel far sì che il pubblico italiano disponga di accessi cognitivi, tecnici, finanziari. Non lasciate che la STET aumenti la tariffa per gli utenti di Internet, dieci o cento volte più che negli altri Paesi: non è la politica giusta.
Domanda 4
Passiamo ad altro. Quale ritiene sia il futuro dei linguaggi artistici in relazione alla nuova tecnologia ed in particolare alla realtà virtuale?
Risposta
Abbiamo fatto qualche lavoro con la realtà virtuale nel quadro del Programma McLuhan. In passato abbiamo lavorato sulle interfacce: ogni interfaccia rappresenta un'estensione del tatto. Una cosa divertente è che veniamo da una civiltà prevalentemente visiva, qual è quella rinascimentale; con i nuovi ambienti di vita sensoriale simulata stiamo ritornando ad una cultura tattile e la gente non se ne accorge. Così agli artisti si richiede di creare sistemi interattivi e ognuno di questi non è altro che una variazione, realizzata con l'ausilio di macchine elettroniche, sul tema delle possibilità tattili. Faccio ora l'esempio di un sistema di danza: si danza davanti ad una telecamera e l' immagine di chi danza viene registrata digitalmente in un computer e quest'ultimo invia informazioni ad un MIDI, ad un sintetizzatore e quindi i suoni creati dai movimenti di chi danza vengono completamente controllati. Il computer registra e può anche ricordare e anticipare certi tipi di suoni; può cominciare a fare la media dei movimenti di chi danza e anticipare certi tipi di movimenti per creare la musica del danzatore. Stiamo facendo qualcosa di artisticamente scientifico in quanto è preciso, si collega a movimenti assolutamente reali e presenta in qualche modo una connessione diretta con il computer. Abbiamo creato una realtà virtuale che l'autore, uno dei nostri esperti che lavora al programma McLuhan, ha chiamato "Giardino virtuale". Chi usa il programma è come un'ape; atterra su un fiore, lo osserva, poi vola su un altro fiore e, per via digitale, preleva qualcosa dal primo fiore e lo porta sul secondo: quindi, con la combinazione dei fiori e del tempo passato su ciascun fiore, se ne crea un terzo, che è il risultato dell'ibridizzazione. Ibridizzazione: questo è un concetto virtuale molto bello. Amiamo questo tipo di materiale virtuale. Ci piace anche il materiale che può essere d'aiuto alle persone. Per esempio usiamo l'arte e la tecnologia per aiutare persone handicappate o persone ospedalizzate con problemi di movimento: così abbiamo usato alcune tecnologie che permettono loro di avere sensazioni più piacevoli nel fare esercizi di movimento come, per esempio, creare la musica. Abbiamo usato questo sistema con i paraplegici e dopo una sperimentazione di dieci mesi i miglioramenti erano così radicali che i risultati sono stati pubblicati su giornali specializzati. Inoltre abbiamo usato un altro sistema per permettere di leggere e scrivere ad una donna che poteva solo gesticolare: le abbiamo dato queste possibilità mediante una connessione con una telecamera e creando ogni tipo di strumenti per collegarla ad un computer. A questa donna, laureata in legge, abbiamo permesso di continuare il suo lavoro ed i suoi studi. Amiamo queste innovazioni con base artistica che possono essere applicate alla vita reale.
Domanda 5
Lei crede, quindi, che la cultura artistica avrà un ruolo da svolgere nello sviluppo futuro del rapporto tra uomo e computer e tra uomo e uomo attraverso il computer?
Risposta
Si. Il rapporto uomo-uomo è diverso dal rapporto uomo-computer perché il primo non è altro che la rete. La rete è la base essenziale di ogni discorso intorno all'interazione uomo-uomo o persona-persona. Ora, è necessario far ricorso ad un certo tipo di arte per occuparsene. L'anno scorso ho partecipato ad una giuria di arte in rete per Ars Electronica, a Linz, in Austria. Nessuno disponeva di criteri per il nostro compito. Cosa è l'arte in rete? Quale ne è la specificità? Non si tratta di album con bei disegnini che chiunque può fare con una scatola di colori e lanciare in rete dicendo: è la mia arte. Abbiamo riflettuto sul fatto di essere in relazione con la rete; quindi il criterio è l'interconettività, la complessità, l'abbondanza delle sfaccettature delle prospettive e delle applicazioni, l'eleganza. Potete così trovare un programma intelligente come Ringo, che vi permette di conoscere il gusto musicale di ognuno in modo da poter creare una comunità di gusti analoghi ed averne un ritratto completo. Abbiamo dato il primo premio a Idea Futures. Chi si inserisce mette in rete un'idea, destinando ad essa una somma di denaro. Il giorno dopo altri considerano quell'idea ed impegnano denaro per migliorarla. E dopo un periodo di due mesi o due settimane o due giorni, l'idea è cresciuta di valore, di qualità, di applicabilità. Forse un giorno diventerà un progetto per investimenti. E' geniale. Un altro esempio sono le connessioni delle conversazioni in rete. Sebbene non sia realmente in funzione, amo l'idea che si possa avere un dialogo in rete attraverso il mondo intorno ad un certo argomento in un sito della rete, senza essere costretti a rivedere le conversazioni in modo lineare, ma potendo analizzare un'area di argomenti attraverso un iperindice. Questo è materiale stimolante per l'intelligenza. Trovo che questo sia la "connettività". Trovo che questo sia degno di una sensibilità estetica. Un artista di Parigi, in collaborazione con il MIT ha creato il seguente sistema: uno parla ed un microfono riceve le parole, che sono trasformate in un testo, per esempio in inglese. Il testo è trasmesso ad un traduttore che lo trasforma in un testo francese e, alla fine di tutto il processo, si può udire un sintetizzatore pronunciare, in modo approssimativo, la traduzione francese. E' un sistema ad alta tecnologia che potrà essere utile per il mondo degli affari; tuttavia proviene da una sensibilità artistica per la traduzione da una modalità in un'altra e da una lingua in un'altra e poi di nuovo nella modalità originaria, questa volta grazie alla mediazione del computer. Un altro esempio è "l'Archivio" di Antonio Muntadas, una novità fantastica. Tutti i file rappresentativi del materiale artistico censurato dalle autorità governative, dai tempi di Nefertiti ad oggi, sono resi disponibili in rete. Sembra proprio di essere al KGB, un grande gabinetto di consultazione con tavolinetti e lampade da tavolo e tutti questi archivi; ma ciò che si vede è Internet e su Internet, naturalmente, ci sono tutti i documenti ai quali la gente sta dando un'occhiata. La gente è molto affascinata da questo particolare sito. E' questa la connettività: tutto il materiale oggetto di repressione viene restituito e reso disponibile. Inoltre la gente può aggiungere le proprie lamentele contro la censura ed esibire le proprie prove e depositare il proprio materiale. Non ci sono limiti alle possibilità.
Domanda 6
Possiamo dire che stiamo alimentando un nuovo modello di estetica?
Risposta
Certo. Per quanto riguarda l'estetica stiamo sperimentando i confini tra la scienza estetica e la scienza applicata. Assistiamo ad una compenetrazione senza precedenti dei domini dell'arte e della scienza. Siamo anche di fronte ad uno spostamento dell'arte, dal creatore al fruitore: il progetto dell'opera diventa un meta-progetto, in base al quale sono definiti i parametri progettuali per la creazione del prodotto artistico finito. Pertanto l'effettivo creatore è il fruitore, ossia l'artista è il creatore virtuale. Ciò è quanto realizzato dal sistema di danza sopra descritto. L'autentico creatore di ogni prodotto artistico è il fruitore, colui che danza e crea la musica. Ma chi ha creato tutte le possibilità virtuali racchiuse nel meta-progetto, è l'artista.
Domanda 7
Poiché l'ipertesto offre la possibilità di scegliere, non crede che la narrativa che si avvale di tale mezzo, in qualche modo, sia una contraddizione?
Risposta
Negli ipertesti è in discussione la linearità, non la leggibilità. Infatti la parola stampata e la parola alfabetica scritta, si basano sulla linearità già in ragione dello stesso processo della lettura: ogni parola è lineare, e non può che essere tale, dovendo essere letta con un inizio, una parte intermedia ed una fine. Cosicché l'emergere dell'alfabetizzazione, la traslazione del linguaggio umano in testo non fa che rinforzare la linearità innata del linguaggio parlato. Per esempio, i programmi che nel nostro corpo, nel nostro sistema nervoso, si attivano per preparare la enunciazione di una frase, sono anch'essi di natura iperlineare. Ma quando il risultato si materializza nella scrittura, allora abbiamo la linearità, la narrativa, la continuità della narrativa con le difficoltà del flashback. Bene, la linearità emerge con i testi e scompare con l'elettricità. Quest'ultima rappresenta la simultaneità. Quindi non c'è più testo ma un archivio automatico da esplorare a diversi livelli. Durante la realizzazione dell'album del Programma McLuhan, ora reperibile in un sito Beta, abbiamo fatto un'importante osservazione: quando uno guarda un testo in rete, non desidera cliccare su ogni parola scritta con la maiuscola. Abbiamo diviso la pagina in due: una parte larga, a destra, per il testo e sulla sinistra tutti i punti interessanti che il lettore può desiderare di esplorare, senza essere obbligato. Questi punti, quindi, non danno la sensazione di interrompere il testo. Inoltre, abbiamo strutturato il nostro album in orizzontale, non in verticale, cosicché se il lettore vuole navigare nella pagina, può farlo con il cursore muovendolo verso destra e può spostarlo all'infinito. Ma è sempre qualcosa di analogo alla lettura. Quindi crediamo che il nostro album sia un omaggio di Internet al libro.
Domanda 8
Crede che la nostra esperienza nella realtà virtuale sostituirà l'esperienza della lettura?
Risposta
Non è possibile in alcun modo sostituire l'esperienza della lettura. Perché? Per avere la mente libera, abbiamo bisogno di una piattaforma fissa. Il mondo deve essere fissato per poter essere liberi. Se il mondo si muove, perdiamo la nostra libertà. Ci muoviamo con esso. Per questo l'interattività non contribuisce alla costruzione dell'identità dell'uomo. Essa dà più potere; dà più potere ma non più identità. Il testo è, oggi e nella storia della nostra cultura, l'unico mezzo di comunicazione che ci dia identità. Non abbandoneremo mai il testo. Elaborare informazione significa controllare un linguaggio. La televisione fa ciò a prescindere dal controllo individuale del linguaggio; la radio fa lo stesso e ha dato ai dittatori la possibilità di trasformare il loro discorso personale in discorso pubblico, sia che si trattasse dell'eroe di Roma o di Hitler o di Stalin. Costoro hanno imposto al pubblico il loro programma, il loro pensiero personale. Ma per poter controllare noi stessi il nostro proprio linguaggio, per essere padroni delle nostre parole, che è la condizione per conquistare la nostra identità, abbiamo bisogno di un testo. A questo fine non c'è mezzo di comunicazione, né film, né collegamento in linea diretta che valga.
Domanda 9
Passando ad un'altra serie di considerazioni, l'era digitale propone un ambiente nel quale il corpo sembra destinato ad avere meno importanza.
Risposta
No, non è vero. Il corpo è molto più importante oggi che in passato. Prima di tutto, perché se ne è acquisita una maggiore conoscenza scientifica. Oggi sappiamo come funzionano tutti i nostri sensi: il tatto, la vista, l'udito. Sappiamo molto di più su di essi. La scienza ha studiato tutto ciò anche in virtù delle esigenze proprie della realtà virtuale e delle sue applicazioni. Nell'era del libro, nel Rinascimento, il mondo è visione e ciascuno è un punto di vista. Il suo punto di vista è dove Lei si trova: è situato dietro gli occhi, tra le orecchie, nella testa; talvolta è collegato con il cuore, ma non troppo, anzi sempre meno nella storia dell'Occidente. E oggi questo schema non funziona più perché Lei si trova ad essere sparpagliato sull'intero pianeta: può raggiungere e collegarsi con qualsiasi posto che non può vedere e su Internet non è importante quale immagine Lei proietti perché è tutto un artificio. Così ciascuno diventa in realtà soltanto il proprio corpo. E' la prova fisica, materiale, dell'esistenza. Non si tratta solo di uno sviluppo della comprensione del corpo da un punto di vista tecnico o teorico o tecnologico; è un riconsiderazione del corpo anche sul piano legale, personale, psicologico. Il corpo pensa. Il pensiero occidentale è stato: il corpo sotto, la testa sopra. La gente comincia a fumare per tagliare il rapporto tra la risposta fisica e quella mentale. Credo che il corpo sia stato considerato stupido e muto. Oggi scopriamo che se non abbiamo un corpo che lavora in collaborazione con noi, non abbiamo nulla. Così usiamo il nostro corpo in modo diverso. Lo comprendiamo in modo diverso; esso ci identifica in modo differente e personalmente non credo a una parola delle affermazioni circa il fatto che staremmo per perdere i nostri corpi.
Domanda 10
Cambiamo argomento. Lei ha studiato il fenomeno della religione virtuale. Ci può illustrare di che cosa si tratta? Cosa potranno cambiare i predicatori televisivi?
Risposta
Per essere più precisi ho parlato di "tele-evangelismo", che è religione in TV. La realtà virtuale è una cosa molto diversa dalla TV. Innanzi tutto non ho visto realtà virtuale usata dai religiosi, almeno finora. Esiste un programma denominato "Mondi, Inc." Serve a creare una chiesa virtuale ed ottenere che la gente vi si rechi; non credo sia questa la parte interessante della realtà virtuale in fatto di religione. E' interessante un altro aspetto: nel 2000 la Chiesa Cattolica celebrerà il Giubileo e riunirà circa 60 milioni di persone che si recheranno a Roma con vari mezzi per partecipare alle celebrazioni. E' legittimo che la Chiesa cattolica continui ancora a fare di sé l'unico punto di riferimento per tutto il mondo cattolico, ora che abbiamo la comunicazione globale e chiunque può entrare in contatto con chiunque altro? La risposta è proprio interessante. Roma è stata la prova materiale. Un altro aspetto del corpo. Roma è il luogo nel quale si è svolta la storia. Questo equivale ad una legittimazione. D'altra parte, la Chiesa cattolica non può pretendere, nell'attuale ambiente mondiale della comunicazione, di avere lo stesso tipo d'autorità di prima; non può abusare dell'autorità della distribuzione centralista. Così la virtualità, in fatto di fede o di spiritualità, può oggi soltanto indurre a trattare in modo discreto le specificità di ogni religione e di fatto promuovere una nuova tolleranza. C'è una grandissima esigenza di una nuova forma di tolleranza. Proprio come la tolleranza fu la conquista della libertà individuale contro la Chiesa medievale, così oggi un nuovo tipo di tolleranza multiculturale e multilingue diventa parte essenziale di ogni seria avventura religiosa o spirituale.
Domanda 11
Così Lei crede che la nuova tecnologia produrrà un nuovo tipo di spiritualità?
Risposta
Tutte le tecnologie hanno cambiato la spiritualità dell'uomo: hanno cambiato le vie d'accesso, ma non le fondamenta. Il pensiero è molto rapido, ma la spiritualità è infinitamente più rapida del pensiero. Non disponiamo di supporti tecnologici per la velocità dello spirito, ma ne abbiamo molti per la rapidità del pensiero e della memoria. Quindi non sappiamo come trattare la spiritualità, dobbiamo lasciare che operi da sé. Sarebbe piuttosto importante aprire nuove vie d'accesso, perché nel regno della spiritualità ogni mezzo di comunicazione è un filtro tra l'individuo e la collettività. Ogni mezzo è un filtro ed il primo effetto dell'alfabeto fu lo sterminio, nelle guerre di religione, di centinaia di migliaia di persone. Dopo il Rinascimento le guerre di religione, al termine della Guerra dei Cento Anni, avevano provocato la morte di milioni di esseri umani. Per il mondo della religione, quindi, non è esattamente una buona notizia trovarsi di fronte ad un importante cambiamento nei mezzi di comunicazione.
Domanda 12
Dalla religione alla politica. Cosa pensa del futuro della aggregazione politica nel nuovo ambiente caratterizzato dalle reti telematiche?
Risposta
Attualmente vedo molti problemi in questo campo perché credo che oggi la nuova generazione sia molto diffidente rispetto alle vecchie ideologie: del resto ognuna di esse ha fallito, quindi la gente non ha più fiducia nelle grandi istituzioni e cerca di organizzarsi il proprio futuro da sola. Per questo motivo, la cosa migliore che possa accadere alla politica è che possa diventare un'istanza che crea un ambiente di servizi offerti ai cittadini. Abbiamo necessità di governo, ne abbiamo davvero bisogno. Non condivido le posizioni di George Gilder o di molti altri che sostengono che non c'è necessità di governo. Io credo realmente che il governo sia un importante fattore strutturante per ogni società; credo che ci sia bisogno di un governo ben strutturato. Anche la stessa divisione tra destra e sinistra è ormai obsoleta: occorrono due ali per volare. Se si vola con la sola ala destra si cade, così come se si vola solo con la sinistra. E' necessario usarle entrambe.
Domanda 13
Ritiene che vi saranno tipi nuovi di aggregazione sociale?
Risposta
Sì, aggregazioni basate su interessi e affinità. Perché una persona dovrebbe restare nei limiti segnati dallo spazio o anche da affiliazioni professionali, se può entrare sempre più in contatto con individui che hanno interessi analoghi? Attenzione, ciò presenta anche possibili pericoli a causa dei gruppi di pressione. Per via delle nuove comunità create dal sistema delle reti telematiche, la gente che oggi dà l'assalto al Campidoglio di Washington ed al Congresso degli Stati Uniti per esprimere i propri bisogni, dispone di una forma di potere che perfino il Congresso ha difficoltà a gestire.
Domanda 14
Una specie di nuova forma di attivismo.
Risposta
Una nuova forma di attivismo, sì, ma molto potente, perché risulta amplificato. Del resto anche la gestione dell'opinione pubblica è stata amplificata attraverso il mondo dei sondaggi. Sussistono alcuni seri problemi con i poteri, dal momento che la vera novità è la ridistribuzione del potere. Qualcuno ha giustamente affermato che le forme di potere che implicano divisione e ridistribuzione di quest'ultimo, creano società stabili. Quanto più la gente condivide la proprietà o un interesse per una causa comune, tanto più stabile è una società. E credo che questa sia la direzione di sviluppo della società delle reti, la direzione verso la quale si sta muovendo la gente per avere più voce in capitolo, più potere e più rapporti sociali, la direzione della ridistribuzione e del riequilibrio. In altre parole, la frammentazione del potere non equivale a caos e disastri; è invece una forma di ricombinazione, di riconfigurazione del potere. Questa è attualmente la direzione di marcia della società, cosicché le ideologie politiche hanno perduto in realtà ogni importanza.
FONTE
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerc02.htm
Con il suo italiano quasi perfetto e la grande capacità di rendere comprensibili anche i concetti più¹ complicati, Derrick De Kerckhove cerca di spiegare cosa succede nel mondo della comunicazione e dei mass media. Il professore canadese, direttore del McLuhan Program a Toronto, è una delle massime autorità in materia. Il suo lavoro su media, internet e intelligenza connettiva lo ha reso uno dei più autorevoli teorici della comunicazione. Suo, ad esempio, il concetto di screen-agers, che identifica gli adolescenti perennemente connessi e dotati di ogni dispositivo possibile (computer, telefonino, lettore mp3 e così via). E' Presidente del Reasearch and Development Board, associazione d'apprendimento da lui fondata; consulente di molti governi per lo Sviluppo delle Telecomunicazioni, de Kerckhove è rappresentante della politica culturale delle comunità francofone e insignito dal governo Francese con la Palma Accademica. Si occupa da anni delle interazioni tra la tecnologia e il corpo, i media e la cultura, l'arte e la comunicazione, svolgendo studi sperimentali sul rapporto tra cervello umano e nuove tecnologie comunicative.
RispondiEliminaecco alcuni video:
http://intoscana.it/intoscana/mediaviewer.jsp?tipologia=2&idmedia=52291&id_categoria=713&id_sottocategoria=&id=&tipologia1=Tutti&language=it
http://intoscana.it/intoscana/mediaviewer.jsp?tipologia=2&idmedia=52292&id_categoria=713&id_sottocategoria=&id=&tipologia1=Tutti&language=it
http://intoscana.it/intoscana/mediaviewer.jsp?tipologia=2&idmedia=16942&id_categoria=713&id_sottocategoria=&id=&tipologia1=Tutti&language=it
(http://intoscana.it/intoscana/home.jsp?language=it)
È il Direttore del Programma McLuhan in Cultura e Tecnologia ed autore di La pelle della Cultura e dell'Intelligenza Connessa ("The Skin of Culture and Connected Intelligence") e Professore Universitario nel Dipartimento di lingua francese all'Università di Toronto. Attualmente è docente presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è titolare degli insegnamenti di "Metodi e analisi delle fonti in rete", "Sociologia della cultura digitale" e di "Sociologia dell’arte digitale".
RispondiEliminaDe Kerckhove ha ricevuto il suo dottorato in filosofia (Ph.D), in Lingua e Letteratura Francese dall'Università di Toronto nel 1975 ed un dottorato del terzo ciclo in Sociologia dell'Arte dall'Università di Tours (Francia) nel 1979.
È stato un associato del Centro per la Cultura e la Tecnologia dal 1972 al 1980 ed ha lavorato con Marshall McLuhan per oltre 10 anni come traduttore, assistente e co-autore.
Richiamando la teoria delle Intelligenze Collettive di Pierre Levy, de Kerckhove l'ha aggiornata e adattata al contesto tecnologico delle reti, mirando alla connessione delle intelligenze quale approccio ed incontro sinergico dei singoli soggetti per il raggiungimento di un obiettivo. Tale connettività si affianca e contemporaneamente si oppone all'idea di collettività proposta da Levy, aggiungendo a questa l'unità frammentata delle potenzialità degli elementi della rete. Non soltanto, quindi, la comunicabilità dei singoli elementi quale caratteristica fondamentale del nuovo medium, ma la possibiltà offerta per la azione/creazione di un oggetto multimediale, un artefatto cognitivo.
De Kerckhove ha offerto seminari di intelligenza connessa in tutto il mondo, e ora offre questo approccio innovativo alle aziende commerciali, ai governi ed alle università per aiutare piccoli gruppi a pensare assieme in una via disciplinata ed efficace mentre utilizzano le tecnologie digitali. Allo stesso modo, ha contribuito all'architettura del software di Hypersession, un software collaborativo ora utilizzato da Emitting Media ed utilizzato per varie situazioni educative.
Per diversi anni ha tenuto presso l'Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli le lezioni per la cattedra di Sistemi e tecnologie per la comunicazione. Durante questo corso di studi ha avuto modo di sperimentare ulteriormente il software di Hypersession quale strumento di lavoro connettivo-collaborativo.
Come consulente dei media, per i suoi interessi culturali, e per le politiche relative, de Kerckhove ha partecipato alla preparazione per i piani del Padiglione Ontario all'Expo '92 tenuto a Siviglia.
Il commento è stato preso dal sito internet Wikipedia
RispondiEliminaDerrick De Kerckhove
RispondiEliminaCannes (Milia), 11/02/1997
"Verso la conoscenza connettiva"
SOMMARIO:
La tele-educazione presenta notevoli vantaggi: qualunque informazione può raggiungere anche le persone che vivono lontane dai centri accademici e questo contribuisce a realizzare connessioni sempre più numerose tra le persone (1).
I nuovi ipermedia possono essere utili in diversi contesti educativi (2).
Lo strumento didatticamente più efficace è il CD-ROM on-line, aggiornabile periodicamente (3).
Le nuove tecnologie di trasmissione aumentano capacità e velocità della trasmissione e permettono di realizzare luoghi virtuali di insegnamento ai quali tutti possono accedere (4).
Questi miglioramenti dei collegamenti arricchiscono la connettività che gli uomini hanno sempre conosciuto ma mai realizzato nelle forme attuali (5).
A Sophia Antipolis si stanno conducendo esperimenti di lavoro interattivo realizzato mediante la connessione dei diversi gruppi di lavoro (6).
Navigare in Internet significa esattamente immergersi nel mare di elettroni che costituiscono la rete. La metafora del navigare è molto più comprensibile di quella racchiusa nel termine "ipertesto" (7).
Con i nuovi agenti intelligenti e i nuovi motori di ricerca il problema dell'eccesso di informazioni che potrebbero sommergere chi naviga è davvero superato (8).
La possibilità di distribuire i propri prodotti in rete rende la comunicazione su Internet davvero interattiva (9).
Internet2 potrebbe essere uno strumento di esclusione rispetto a chi non fa parte della comunità accademica (10).
Il proselitismo religioso in rete è una buona idea perché' si realizza in modo interattivo, con uno scambio dialogico tra utenti (11).
Non tutte le religioni sono in rete, ma questo dipende dalla diversità delle culture alle quali sono legate. Ciò che conta nella comunicazione su Internet non è il numero di persone che si collegano ma il numero di contatti che si stabiliscono (12).
La Web TV sarà uno strumento efficacissimo per un'ulteriore aumento della diffusione di Internet (13).
Presto la tecnologia saprà realizzare una perfetta interattività senza fili (14).
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INTERVISTA:
Domanda 1
Quali sono, a suo avviso, i vizi e le virtù della tele-educazione?
Risposta
La tele-educazione è un sistema straordinario per fornire e per distribuire conoscenze specializzate, che altrimenti resterebbero inaccessibili a chi vive in certi luoghi. Questo è un primo aspetto. Un secondo aspetto è la moltiplicazione delle connessioni tra le persone, non solo tra studenti e professori, ma anche degli studenti tra di loro e tra le zone periferiche e i centri. Il terzo beneficio che la tele-educazione apporta è una ricomposizione completa dei fenomeni della conoscenza, cioè la conoscenza connettiva.
Domanda 2
Lei pensa che gli strumenti multimediali e gli ipertesti possano essere veramente mezzi di formazione? Ed eventualmente di quale formazione?
Risposta
Dipende totalmente dagli ipermedia che si usano. E' evidente che la realtà virtuale è un aspetto, il Cd ROM un altro, i video non lineari un terzo: ci sono molte specie di ipermedia. Dipende anche dalle situazioni educative nelle quali questi strumenti vengono utilizzati. Io sono convinto, ad esempio, che la presenza di un professore in video-conferenza è molto diversa dalla conversazione telefonica o su Internet. E' un metodo importante di contatto tra studenti e professori, ma solo in certi contesti. Se si vuole avere la partecipazione di qualche celebrità alla discussione, è più facile ottenerla senza chiederle scomodi spostamenti. Inoltre è più economico farla intervenire dal suo studio, piuttosto che farla partecipare di persona.
Domanda 3
Lei crede anche ai corsi su CD ROM o su Internet come forme di apprendimento autodidattico?
Risposta
Sì certo. Credo che il CD ROM possa essere un buon sussidio per i corsi di base e ancora più il CD ROM on-line, cioè un CD ROM modificabile che può essere aggiornato per mezzo di Internet. Questo è quanto c’è di meglio. E del resto si va diffondendo ovunque la pratica di trasferire delle banche dati su CD ROM: è lo stesso principio della video-conferenza, d'altronde, in cui quello che cambia sono i movimenti, le parti che si muovono, mentre quello che non si muove non cambia, è una parte della compressione.
Domanda 4
Lei pensa che le tecnologie per la trasmissione dei flussi, la ATM, per esempio, e ormai anche l'ISDN (Integrated Services Digital Network) possano imprimere veramente una svolta alla tele-educazione. Sono veramente necessarie e avranno conseguenze importanti?
Risposta
Si possono fare già molte cose: più larga è la banda più cose si possono fare e, in definitiva, per avere la comunicazione, bisogna aspettare meno di quanto non si faccia nel caso di bande strette. Credo che noi stiamo andando verso un aumento della banda passante. Rispetto alla funzione educativa questo comporta una differenza notevole. Abbiamo creato una Università a tre dimensioni sui mondi a Mediartech, l'anno scorso a Firenze. E' una università che esiste e cresce continuamente.
E’ un esempio banale ma ricordo che all’inizio della nostra esperienza se si cercavano dei personaggi sullo schermo, si presentavano come figurine di legno, molto grezzi nella loro rappresentazione grafica. Quei personaggi adesso si muovono, si sente la loro voce, ci si può parlare, dunque c'è una rappresentazione di persone che si scambiano dei commenti in un ambiente educativo. Io non so se i seminari che hanno luogo così sono migliori di quelli che teniamo in presenza reale, ma hanno luogo comunque tra persone che non siedono l'una vicino all'altra.
Domanda 5
Lei è un profeta del lavoro connettivo, del tele-lavoro su rete. Ci può spiegare questo concetto?
Risposta
La connettività è veramente una delle grandi scoperte che resta ancora da fare nel mondo moderno: è importante capire, attraverso le reti tutte collegate tra di loro e la cui complessità interna è sempre più grande, che questa possibilità è sempre esistita tra gli uomini, ma prima non si era capaci di servirsene. Adesso sappiamo servirci del nostro cervello, sappiamo accelerare la nostra intelligenza, ci sono metodi per pensare più velocemente, quindi devono esserci anche metodi per far pensare più velocemente un collettivo. Questo è assolutamente chiaro. La connettività è questo: trovare dei metodi che facciano procedere insieme i pensieri in tempo reale, che facciano pensare più rapidamente in gruppo. Io sto esplorando questo fenomeno, che ho accolto nella mia pedagogia.
Domanda 6
Quali sono i suoi ultimi esperimenti in questa direzione?
Risposta
Sto facendo degli esperimenti, qui nella regione, a Sophia Antipolis, all'European American Institute. Abbiamo un gruppo di studenti che lavora su un progetto, che è la ricostruzione della cittadina di Sagres, in Portogallo. Sono studenti di management e di comunicazioni. Il mio corso è intitolato "Cultura, tecnologia e impresa". Ho pensato: qui è possibile fare cultura, si possono utilizzare le nuove tecnologie al servizio di una impresa. Noi stiamo facendo proprio questo, stiamo creando il design, il progetto per una esposizione che metterà in valore, sul piano virtuale, la città di Sagres, incantevole cittadina turistica del Portogallo, e permetterà di farne un centro di comunicazione e di intercomunicazione. E' un modello per l'Expo '98 sugli Oceani, che si terrà a Lisbona, un modello di navigazione, perché è da Sagres che sono partiti i grandi navigatori portoghesi, da Enrico il Navigatore in poi. Nella mia classe lavoriamo in piccoli gruppi di cinque persone alla creazione di quest'opera, usando Sagres come metafora. Il corso consiste in questo lavoro comune interattivo, che si fa connettendo i diversi gruppi tra loro.
Domanda 7
Allora Lei crede veramente alla metafora della navigazione in rapporto a Internet? Che cosa ci permette di capire il termine di "navigazione"? Che cosa rappresenta?
Risposta
E' una espressione che mi infastidisce meno della parola "autostrada" e questo è già un buon inizio, perché veramente l'idea di autostrada, per designare Internet, non mi piace. L'idea di navigazione, l'idea del mare è già più interessante, perché il mare è l'elemento liquido e gli elettroni hanno qualcosa di liquido. In un certo senso, quando apriamo Internet, siamo immersi in un oceano di elettroni. Ma anche questa è una metafora. Io credo che sarebbe assai meglio parlare di "ipertesto", ma la gente non capisce che cosa vuol dire "ipertesto", è un termine difficile.
Domanda 8
A proposito di Internet c'è un problema, che ritorna sempre più spesso, quello che in inglese si dice information over load, eccesso di informazione.
Risposta
Non sono d'accordo, mi dispiace: è un problema che non esiste più da tempo.
Dopo Yahoo!, dopo il primo motore di ricerca, c’era già una speranza, la questione aveva trovato una risposta ancora prima di essere formulata con Yahoo!, ma dopo Yahoo! ci sono nuove generazioni di sistemi di ricerca con un futuro prodigioso, dei software, degli agenti intelligenti nella creazione e nella produzione; ci sono due tipi di software e tutti e due possono avere una funzione pedagogica: l'agente intelligente, che serve da filtro dell'informazione - ce ne sono già dei buoni esempi - e soprattutto il software, che si chiama in inglese group ware, cioè il software connettivo, che serve ad accelerare lo scambio, la catalogazione e la maturazione delle informazioni, mettendo in contatto parecchie persone grazie a un programma con il quale tutti i calcolatori si possono connettere. E' un avvenire straordinario e sono sicuro che in questo campo c'è una enorme quantità di cose da scoprire e da sperimentare, molte più di quante ne abbiamo apprese attraverso il libro. Pur non avendo sperimentato tutti gli agenti di informazione ho avuto la possibilità di conoscere dei motori di ricerca come Altavista e Lycos dove gli agenti lavorano in maniera differente.
Il primo è ancora molto semplice, e tuttavia produce effetti straordinari. Si chiama Point Cast . Non so se Lei ne è a conoscenza, ma Point Cast è un agente di selezione delle notizie che interessano, che resta ancora uno strumento un pò primitivo, e tuttavia è già un primo passo verso una straordinaria ricchezza cognitiva e connettiva.
Domanda 9
I modelli che Lei ha citato rappresentano le cose in un certo modo, forniscono una specie di giornale personale, che si può selezionare su temi preferiti. Sono delle information channels: significa che si cominciano a vedere su Internet dei canali in cui le informazioni arrivano come se fossero trasmesse per televisione, cioè preconfezionate. Allora Lei non pensa che ci sia sempre più il rischio che mentre cerchiamo le cose che ci interessano, riceviamo invece cose già confezionate da altri? Io credo che questa sia una nuova forma di passività sulla rete.
Risposta
Credo che questo sia vero in parte. Una passione scaccia l'altra. Ci sarà anche questo fenomeno, ma ci sarà anche, a mio avviso - Internet ne è la prova - un bisogno straordinario di creare, di distribuire i propri prodotti. Vedo questo nel moltiplicarsi delle pagine Web, che è un antidoto alla personalizzazione passiva della pubblicità o del giornale. Io credo che la gente comprenderà presto questo genere di trasformazione, soprattutto se verrà educata nel modo giusto ed esercitata fin dall'inizio alla connettività. Ho un sistema per questo. Una volta raggiunta la comprensione, la gente non correrà rischi di condizionamenti, ma, al contrario, esigerà un garante per ognuna delle connessioni. Nella pubblicità classica non c'è nessuno che risponde.
Domanda 10
Che cosa pensa riguardo Internet Due, che sta diventando una rete privilegiata e separata, adatta solo per la grande ricerca? Lo ritiene un fatto positivo o meno?
Risposta
Mi preoccupa relativamente, la direzione che sta percorrendo questo fenomeno, perché trovo che sia importante avere un Internet aperto, un sistema completamente aperto, con regole di accesso magari finanziarie, ma non tecnologiche. Trovo che l'esclusione tecnologica è un'esclusione grave e pericolosa. L'esclusione finanziaria è dura da subire, ma al limite può essere dosata; l'esclusione tecnologica no, a meno che non sia variabile, all'infinito, tra il telefono o il telegrafo. Ritengo che l’esclusione tecnologica sia, in ultima analisi, un elemento negativo.
Domanda 11
Lei ha scritto sulla civiltà video-cristiana. Che cosa pensa dell'uso che fa oggi la Chiesa Cattolica, peraltro molto attiva in questo campo, delle reti e della multimedialità?
Risposta
Trovo che sia stato più utile per la Chiesa aver scelto senza troppo esitare questa opzione, piuttosto di aver privilegiato acriticamente il tele-evangelismo. Si incontra molta più gente in rete, che non con la televisione classica. La televisione classica ha un aspetto più soggiogante delle reti, perché è a senso unico. Penso che sia un abuona idea che la Chiesa usi la rete perché è un modo di attivare un dialogo molto più interessante del dialogo televisivo. Penso anche che una certa forma di spiritualità possa passare attraverso i media. Il fatto importante è che la rete è il più veloce dei media ed è al tempo stesso connettivo e collettivo, permette di avere una veduta d'insieme. Dunque è essenzialmente connettivo, perché, almeno potenzialmente, comprende tutta l'umanità, riprende una forma di sinergia molto più vicina alla spiritualità e ben più antica della separazione, della frammentazione del campo semiotico, dalla scrittura all'immagine televisiva. E questo è possibile solo con il computer.
Domanda 12
Può dirmi cosa fanno le altre altre religioni sulla rete?
Risposta
Credo che vi partecipano tutte, secondo le condizioni economiche dei paesi da cui provengono. In teoria hanno tutte le stesse opportunità di accesso alla rete. Bisogna vedere su quale base facciamo il confronto. Bisognerebbe capire, per esempio, perché ci sono tanti Inglesi in rete, e così pochi Francesi, così pochi Italiani o Spagnoli - anche se di spagnoli forse ce ne sono di più. E' un problema di sensibilità culturale che si riflette nella presenza in rete di una popolazione. Non si tratta di eliminazione o di dominio dell'una sull'altra.
Ognuno può mettere sulla rete i suoi prodotti. Il problema è che si continua a vedere Internet come un fenomeno di massa. Internet è invece un fenomeno totalmente privato, qualcosa di assolutamente, incredibilmente privato. E' la moltiplicazione degli affari privati, non la moltiplicazione di una massa di persone. Dunque la problematica religiosa, la problematica culturale, la problematica linguistica vengono viste sotto un'altra luce, non so se migliore o peggiore, ma sotto una luce diversa. E’ un fenomeno che non si misura secondo il numero delle persone, ma secondo il numero dei contatti: si misura con straordinaria precisione nel "tutto" e nell'"uno" al tempo stesso.
Domanda 13
A Milano si è sentito parlare molto della presenza del personal computer nelle famiglie. Ma parlare di personal computer in living room significa che si è creata una convergenza di tutti i media nel personal computer. Si potranno vedere anche i film e la televisione. Questo mezzo diventerà un po' più familiare, conviviale, meno individuale, forse. Che cosa pensa della fusione tra televisione e personal computer nella living room?
Risposta
Per cominciare non credo che ci debbano essere necessariamente degli scambi tra famiglia e individui a livello di PC. Non ci credo perché è molto più giusto -nei paesi cablati- usare la web TV che si sta sviluppando molto rapidamente, ora, e entrare in Internet attraverso la televisione e trovare nella televisione un'immagine migliore, cosa che adesso è possibile anche con la Web TV, piuttosto che comprare un calcolatore, che costa caro. C'è una saturazione del mercato dei calcolatori per la casa, che sta intorno al 38% negli Stati Uniti, e che è destinato a salire forse fino al 45% o al 46%, ma poi si dovrà fermare. Non tutti si butteranno su un impianto così costoso, mentre il 98% ha la televisione. Il 77%, 78%, 79% della popolazione americana è cablata, nel Canada è l'87%. Quindi perché dovrebbero indirizzarsi verso il calcolatore, quando possono avere, via cavo, una grande quantità di informazioni usando il televisore, salvo comprare un giorno un bel piccolo monitor, che sfrutterà il cavo e sarà in grado di dare un'immagine altrettanto bella di quella che avrebbe dato il calcolatore, ma a un costo nettamente inferiore?
Domanda 14
E' uno scenario molto interessante. Ma negli altri paesi?
Risposta
Io credo che in tre anni si troverà un sistema capace di darci una perfetta interattività senza fili, satellitare, cellulare. La forma, il tipo di tecnologia è indifferente. La troveremo, ne sono certo, perché ormai le tecnologie sono in grado di rispondere alla domanda.
FONTE:http://edusfera.blogspot.com/2009/04/derrick-de-kerckhove-wanze-30-maggio.html#comments
Posto questo link:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=_tzWZcUVTDU,
Derrick De Kerckhove sulla creativita'.